Vietato l’allevamento della razza Cavalier King Charles in Norvegia

La riproduzione a scopo commerciale del Cavalier King Charles spaniel è stata messa fuori legge in Norvegia perché viola la legge sul benessere degli animali del Paese, a causa dei molti problemi di salute caratteristici di questa razza.

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La Corte suprema norvegese ha recentemente emanato una sentenza definitiva sull’allevamento di alcuni cani di razza che lascerà traccia nella storia dell’allevamento canino mettendo definitivamente al bando l’allevamento del Cavalier King Charles.

Il tribunale di Oslo ha infatti confermato la sua precedente decisione, risalente alla fine dello scorso anno, in base alla quale era da considerarsi vietato l’allevamento del Cavalier King Charles spaniel (e originariamente anche del Bulldog inglese).

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Questo perché riteneva l’allevamento di questa razza immorale e in violazione della legge sul benessere degli animali del Paese, dal momento che porta alla produzione di soggetti con gravi problemi di salute dovuti all’eccessiva consanguineità.

Il divieto, come detto, si applica solo all’allevamento del Cavalier King Charles.

Pertanto, attualmente nel Paese resta consentito possedere o importare soggetti appartenenti a tale razza.

La causa era stata promossa originariamente dalla Società Norvegese per la Protezione degli Animali (SNPA, Dyrebeskyttelsen Norge) e, dopo il primo giudizio positivo, era stata oggetto di ricorso da parte del Kennel club norvegese (NKK).

Bulldog ancora ammessi, ma sotto controllo

Relativamente al Bulldog inglese, invece, la Corte suprema ha stabilito che in Norvegia rimane al momento
legale allevarlo, ma solo applicando un programma che riduca l’incidenza dei problemi della razza in futuro, mediante nuove regole stabilite dai club di razza comprendenti l’esecuzione di test sanitari volti a verificare la salute dei soggetti da mettere in riproduzione.

Al di fuori di questi limiti l’allevamento di Bulldog è quindi illegale.

La Corte Suprema ha però anche affermato che questa conclusione è basata su valutazioni valide oggi.

Se le nuove regole non porteranno però a miglioramenti sufficienti a breve termine, in relazione sia alla frequenza di BAOS (brachycephalic airway obstruction syndrome), sia alla percentuale di cesarei nella razza, la decisione potrebbe cambiare, e, di fatto, anche l’allevamento del Bulldog potrebbe tornare a essere proibito.

Per il Kennel club norvegese, invece, già oggi gli allevatori di Bulldog metterebbero in atto tali precauzioni.

Un nuovo standard contro l’allevamento non etico

In un comunicato la Società Norvegese per la Protezione degli Animali ha plaudito alla decisione della Corte, che riconosce come oggi la razza Cavalier King Charles spaniel sia troppo cagionevole di salute e a tal punto affetta da consanguineità da potersi ritenere inadatta alla riproduzione.

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Il verdetto conferma che l’allevamento che per anni ha perpetuato disordini e malattie ereditarie non solo non è eticamente accettabile, ma anche in violazione alla legge norvegese (…)

In questi cani, oltre cento anni di accoppiamenti basati sulla purezza di razza e sull’aspetto esteriore hanno causato disordini ereditari, un alto grado di consanguineità e la diminuzione dell’aspettativa di vita (…)

Il prezzo che hanno pagato per la vanità delle persone è altissimo” tanto che i problemi di razza sono definiti dall’Associazione come segno del “tradimento da parte del genere umano”.

Per Dyrebeskyttelsen Norge, inoltre, questa sentenza stabilisce un nuovo standard per contrastare l’allevamento non etico, sia a livello nazionale che internazionale.

Il nostro lavoro con l’allevamento non etico ha avuto importanti effetti a catena in Europa. 

In molti Paesi le autorità hanno ormai capito che l’allevamento dei cani deve cambiare”, ha affermato Åshild Roaldset, direttore generale di Dyrebeskyttelsen Norge, ricordando che interventi legislativi simili sono in atto in altri Paesi per il Bouledogue francese e il Cavalier king Charles spaniel.

Tra i Paesi che stanno legiferando per il benessere degli animali da compagnia, si segnalano i Paesi Bassi che, dall’inizio dell’anno, stanno elaborando una normativa per vietare la detenzione e il commercio di cani e gatti con caratteristiche fisiche che provocano sofferenza.

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