Oggigiorno gli sniffer dogs sono utilizzati anche per la ricerca di animali, sia domestici scomparsi sia selvatici. Esistono associazioni che utilizzano unità cinofile per l’identificazione e il monitoraggio di diverse specie in via d’estinzione di mammiferi (orso Grizzly, tigre dell’Amur e volpe pigmea americana) e di uccelli (kiwi, anatra blu e kakapo).
Questo risulta un metodo di ricerca efficace e poco invasivo, considerando che i sistemi di cattura e marchiatura con l’applicazione di strumenti radio per seguire i movimenti della fauna selvatica sono potenzialmente dannosi e pericolosi per gli animali.
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Come funziona l’attività degli sniffer dogs?
L’attività dei cani in questo ambito si basa soprattutto sulla ricerca degli escrementi degli animali da trovare, anche su territori molto vasti.
La raccolta sistematica di materiale fecale in un’ampia area geografica permette di comprendere le caratteristiche di una popolazione, come il rapporto tra i sessi, i gradi di parentela e le caratteristiche ambientali da cui gli animali traggono più vantaggio.
Gli escrementi della fauna selvatica, inoltre, sono spesso una fonte di DNA più accessibile all’uomo (anche se non la più pratica) rispetto ad altri materiali biologici come peli, pelle, piume, unghie, ossa o saliva.
Sniffer dogs per la ricerca di animali: un valido aiuto per fermare il contrabbando
La ricerca di animali non si limita solamente a questo, ma si estende anche al mondo del contrabbando.
Ogni anno, infatti, milioni di esemplari di specie animali e loro derivati (avorio di elefanti, corni di rinoceronti, bile d’orso, pelli di tigri e di altre specie protette) vengono prelevati dal loro ambiente naturale e contrabbandati attraverso i mercati clandestini, che fruttano alle reti criminali oltre 23 miliardi di dollari l’anno.
Allo scopo di combattere questi commerci illegali, l’uso delle unità cinofile per ricercare animali si è rilevato particolarmente utile in particolare in luoghi sensibili come porti, aeroporti, uffici postali e di trasporto, parchi nazionali e dogane.
FONTE: LaSettimanaVeterinaria