In linea di massima, le principali modificazioni psicomotorie che vengono messe in atto in presenza di dolore acuto o persistente riguardano postura del corpo, attività, andatura, movimenti, umore, espressioni facciali, vocalizzazioni, comportamenti evocati, abitudini alimentari o eliminatorie.
– Posture del corpo e attività. Assunzione di posture anomale rispetto al repertorio comportamentale della specie (es. dorso incurvato, posizione del “cane che prega”, decubito sternale, testa abbassata), rigidità, guardarsi la zona dolente, leccarsi o mordersi in modo compulsivo una precisa area del corpo (fino a provocarsi autotraumatismi), posizionamento nel fondo della gabbia o della cuccia, con il muso rivolto verso una parete della stessa, sono tutti segnali che possono associarsi alla presenza di dolore.
– Riluttanza al movimento. Soggetti con dolore possono presentare riluttanza nel sedersi, coricarsi o rialzarsi, cambiare posizione o muoversi (es. non camminano, non si stirano, non si scrollano) via via che il dolore cresce di intensità. Soggetti con dolore addominale possono rimanere seduti oppure in stazione quadrupedale per ore.
– Cambiamenti frequenti di posizione, disturbi del sonno. Irrequietezza e frequenti cambiamenti della posizione del corpo indicano che l’animale non è a suo agio. Alcuni soggetti possono passare da un lato all’altro o alzarsi e sdraiarsi frequentemente. Talvolta gli animali appaiono particolarmente nervosi e agitati nei momenti che precedono l’andare a dormire.
– Attività locomotoria. La zoppia e il tentativo di proteggere un arto leso da ulteriori insulti rappresentano ovvi segni di dolore appendicolare, a prescindere che siano interessate le ossa, le articolazioni o i tessuti molli. Andatura barcollante, carico eccessivo sugli arti anteriori e riluttanza a muoversi, tipici del dolore persistente (quale quello da osteoartrosi), possono anche essere espressione di dolore acuto.
– Risposta alla manipolazione (comportamenti evocati). Gli animali con dolore possono mostrarsi sulla difensiva o tentare di sottrarsi alla palpazione dell’area dolente come pure di altre parti del corpo. I soggetti più passivi possono rimanere immobili o guardare la zona in questione, eventualmente lamentandosi. Quando il dolore è importante, gli animali possono mostrarsi aggressivi, fino ad arrivare a ringhiare o soffiare e a tentare di mordere o graffiare anche quando la manipolazione è minima o, addirittura, prima ancora che ci si sia avvicinati con la mano al punto dolente.
– Cambiamenti di umore. Soggetti con dolore sono spesso ansiosi e irrequieti e possono diventare difficili da manipolare. Aggressività viene spesso osservata in associazione a dolore acuto severo. Al contrario, alcuni animali possono diventare sottomessi o mentalmente depressi, fino ad essere riluttanti a muoversi o a impegnarsi in qualsiasi attività (incluse le interazioni con altre persone o altri animali). Altri possono divenire più vigili, timidi e paurosi, tendendo talvolta a nascondersi o a fuggire.
– Espressioni facciali ed aspetto. Fronte aggrottata, occhi socchiusi, orecchie abbassate, espressione depressa (“triste”), pelo sporco, non tolettato fino alla perdita di pelo, sono tutti segni che potrebbero permettere di individuare un soggetto sofferente.
– Vocalizzazioni. La comparsa di vocalizzazioni in animali che usualmente non vocalizzano o la diminuzione di vocalizzazioni in animali che normalmente vocalizzano, possono essere associate a situazioni dolorose da lievi a severe, a seconda del pattern di comportamento dell’animale e delle condizioni ambientali. Alcuni animali non mostrano segni di dolore fino a quando questo non diventa particolarmente intenso, momento in cui possono iniziare a vocalizzare. La vocalizzazione può anche essere conseguenza dell’esaurimento dei meccanismi di protezione dell’animale (reazioni di evitamento o di fuga) e dell’incremento di uno stato di ansia.
– Appetito. L’anoressia o la disoressia rappresentano un evento comune nei soggetti con dolore sia acuto che persistente.
– Abitudini eliminatorie. Soggetti affetti da dolore possono urinare frequentemente, a causa della distensione della vescica o dell’irritazione di vescica o uretra. Se il dolore aumenta, si può verificarsi anche la perdita delle buone abitudini eliminatorie, nel senso che l’animale può sporcare in casa (cane) o fuori della cassetta (gatto).
Quando è in atto un dolore persistente (che dura cioè da un certo tempo, essendo associato ad una patologia cronica), la presenza di modificazioni psicomotorie e di espressioni di dolore è in genere più difficile da individuare, in quanto le manifestazioni, che sono progressive e quindi meno evidenti e più subdole, risultano principalmente in modificazioni dello stile di vita dell’animale, traducendosi prevalentemente in disturbi del sonno e dell’appetito, rallentamento psicomotorio, stipsi (per ridotta attività fisica), riduzione del grooming, disturbi dell’umore (depressione o aggressività).
Sicuramente, essere addestrati a cogliere anche minime modificazioni nell’atteggiamento dell’animale (sapendo esattamente cosa e dove guardare!) aiuta l’osservatore (proprietario o veterinario) ad individuare precocemente eventuali segni di malessere.
Da quanto espresso appare evidente come la comparsa di modificazioni nello stile di vita dell’animale, accompagnate o meno da modificazioni patologiche del comportamento o da segni specifici, deve far sempre sospettare la presenza di uno stato algico. Stante la natura di tali cambiamenti, la ricerca di segni e atteggiamenti psicomotori associati a dolore, sopratutto se questo è presente da un certo tempo, deve prevedere un ampio coinvolgimento del proprietario dell’animale, che vivendo quotidianamente con esso e quindi conoscendo in modo più approfondito il carattere e il comportamento normale del proprio animale, ha chiaramente più possibilità, rispetto al veterinario, di rilevare eventuali variazioni rispetto a comportamenti pregressi considerati normali.
Da quanto detto, appare ovvia l’importanza di informare sempre il proprio Medico Veterinario di fiducia circa eventuali cambiamenti di abitudine, capacità di movimento dell’animale, grandi funzioni organiche, rapporto sonno-veglia, etc. In tal senso, infatti, l’aspetto anamnestico è di fondamentale importanza e aiuta il clinico a definire meglio il grado e il tipo di dolore presente e a contestualizzarlo nell’ambito del quadro clinico che si trova ad affrontare.