Animali protagonisti alla nuova mostra, dal titolo “Gatti, falchi, anguille: i bronzi votivi per mummie animali”, inaugurata ieri lunedì 8 novembre al Museo Egizio di Torino.
L’esposizione è il quarto appuntamento di “Nel laboratorio dello studioso” dedicato alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del museo.
Al centro della nuova esposizione un gatto bronzeo che contiene ancora resti di una mummia e un contenitore ancora sigillato e inscritto, simile a una cappella, su cui poggia un toporagno.
Inoltre, i contenitori di un falco, un geco e un’anguilla-serpente, che contenevano mummie ormai perdute.
Stele, statuette votive e amuleti raffiguranti animali e dèi compongono il resto dell’esposizione.
Indice dei contenuti
Animali messaggeri delle divinità dell’Antico Egitto
Gli antichi egizi credevano che le anime degli animali fossero dei messaggeri tra le persone e gli dèi.
Gli animali pertanto erano mummificati e depositati dai sacerdoti in speciali cimiteri nel corso di processioni religiose.
I culti animali e la loro mummificazione nell’antico Egitto raggiunsero l’apice durante il Periodo Tardo e Tolemaico (664–332 a.C. e 332–30 a.C.).
In questo periodo grandi animali sacri come i tori Mnevis o Apis e la deposizione rituale delle loro mummie erano di fondamentale importanza per il re e il potere reale.
Animali più piccoli come falchi, ibis e gatti, ma anche toporagni, lucertole e altre creature legate alla terra, erano anch’essi mummificati e depositati a milioni nei cimiteri nel paese.
Molti animali avevano un significato particolare. Oppure potevano incarnare l’essenza degli esseri divini o simboleggiare le forze della natura ed erano visti come avatar delle divinità.
Di conseguenza, le divinità erano spesso rappresentate in forma animale o con fattezze animali.
Visite guidate con il curatore della mostra
La mostra è nata sulla scorta di un progetto di ricerca interdisciplinare dell’Egizio, che mira a studiare approfonditamente tutte le mummie animali e gli oggetti correlati presenti nella collezione torinese.
L’esposizione è stata curata da Johannes Auenmüller, curatore del Museo.
Auenmüller ha conseguito il dottorato di ricerca in Egittologia presso la Free University Berlin e ha svolto ricerche sulla tecnologia della fusione del bronzo all’Università di Bonn.
È stato docente in diverse università tedesche, tra cui quella di Münster e Monaco di Baviera.
Ha inoltre partecipato a scavi archeologici in Austria, Egitto (Dahshur & Elephantine) e Sudan (Amara West).
Sono previste due visite guidate da un’ora con il curatore della mostra.
La prima il 23 novembre e la seconda il 5 gennaio, entrambe alle 16,30 e in lingua inglese.
La partecipazione è consentita a un massimo di 25 persone con prenotazione online.
Il costo è di 7 euro a persona (escluso il biglietto d’ingresso al Museo Egizio di Torino).
La mostra si conclude il 9 gennaio 2022.