Come è possibile parlare al cane correttamente? Il linguaggio utilizzato è spesso molto simile – nei termini e nei toni – a quello che si utilizza con i bambini piccoli.
Quest’ultimo è definito infant-directed speech (IDS): cioè – appunto – linguaggio rivolto ai bambini, ed è un registro vocale speciale, caratterizzato da elevata frequenza (un tono di voce acuto), intonazione esagerata e interazione molto affettuosa.
Questo linguaggio, che si risconta in tutte le lingue (dal russo allo svedese, dall’inglese al giapponese) ha uno scopo preciso, ed è quello di aiutare il neonato nell’acquisizione del linguaggio e rendere più forte il legame tra quest’ultimo e chi si occupa di lui.
Questo tipo di linguaggio condivide alcune delle sue proprietà con il linguaggio diretto ai cani (Dog directed speech, DDS), che i proprietari, come detto, producono quasi automaticamente quando si rivolgono ai loro animali; tuttavia non è chiaro se la produzione del DDS sia funzionale o sia semplicemente una generalizzazione eccessiva dell’IDS nelle culture occidentali, in cui il cane è spesso considerato un membro della famiglia, al pari di altri esseri umani.
Ma si tratta di un vezzo dei proprietari, o il DDS è davvero utile per cementare il rapporto uomo-animale? Come si fa a parlare al cane?
Questa è la domanda che si sono posti Alex Bejnamin e Katie Slocombe, del Dipartimento di Psicologia dell’Università di New York (Usa), che hanno recentemente pubblicato i risultati di uno studio, che ha dimostrato le preferenze dei cani per il modo in cui ci si rivolge a loro.
Indice dei contenuti
I CUCCIOLI PREFERISCONO IL DDS?
I ricercatori non sono i primi ad aver affrontato questo tema: in uno studio realizzato nel 2017, alcuni studiosi avevano valutato la risposta di cani di diversa età al DDS rispetto all’ADS (adult directed speech, linguaggio con cui gli adulti si rivolgono tra loro).
Nella sperimentazione gli animali potevano ascoltare da un altoparlante la registrazione di frasi come “Ciao! Bello! Ciao tesoro! Vieni qui! Bravo ragazzo! Vieni qui tesoro! Che bravo ragazzo!” pronunciate con DDS o con ADS.
Ne era emerso che, mentre i cuccioli mostravano maggiore interazione quando le frasi erano pronunciate con DDS rispetto ad ADS, i cani adulti non mostravano alcuna preferenza.
La loro conclusione era quindi che il DDS può avere un valore funzionale nei cuccioli, ma non nei cani adulti, con i quali l’uso del DDS con può semplicemente rappresentare un “tentativo spontaneo di facilitare le interazioni con ascoltatori non verbali”.
I CANI ADULTI SONO PIÙ ATTENTI AL DDS CON CONTENUTO SPECIFICO
I ricercatori newyorchesi hanno invece voluto verificare in modo più ecologicamente valido quali siano le preferenze dei cani rispetto al modo con cui ci si rivolge loro, effettuando una serie di test con 30 cani adulti.
In un primo test, gli animali avevano la possibilità di ascoltare una persona che utilizzava un DDS contenente frasi come “sei un buon cane, facciamo una passeggiata?”, e poi un’altra persona che pronunciava frasi utilizzando l’ADS in cui non vi erano contenuti correlati al cane, come ad esempio “domani andrò a fare shopping, ieri sono andato al cinema”.
Sono stati misurati l’attenzione e il legame sociale del cane mentre ascoltava ciò che veniva detto e subito dopo: ne è emerso che gli animali prestavano maggiore attenzione e mostravano una preferenza comportamentale nei confronti dell’oratore che utilizzava il DDS.
Per verificare ulteriormente se gli animali mostravano più interesse per il modo in cui le cose erano dette rispetto al contenuto del discorso, è stato allestito un secondo esperimento per comprendere come parlare al cane.
In questa fase, gli oratori dovevano pronunciare frasi con prosodia e contenuto opposti: cioè frasi che mescolavano parole non legate al cane utilizzando il DDS, e frasi in ADS con parole legate al cane.
In questo modo, è stato possibile valutare se il tono con cui era pronunciata la frase, emotivo e acuto nel caso dell’ADS, era più attraente per il cane rispetto alle parole realmente dette.
In questo caso, si è visto che i cani non mostravano preferenze per un oratore rispetto all’altro: per i ricercatori questo suggerirebbe che forse è la combinazione delle proprietà acustiche del DDS, unite al contenuto del discorso, che deve essere relativo al cane, che modula la preferenza mostrata per il DDS naturalistico; in altre parole, i cani adulti hanno bisogno di sentire parole per loro interessanti, pronunciate con un tono di voce emotivo e acuto, per poterle trovare pertinenti.
In definitiva, per migliorare l’attenzione dei cani e rafforzare il legame con i proprietari, è opportuno che questi ultimi si rivolgano al loro animale utilizzando sia il DDS che parole pertinenti.
I ricercatori sperano che questa ricerca sia utile per i proprietari che vogliono interagire con i loro animali, ma anche per i veterinari e i soccorritori che si avvalgono dell’aiuto dei cani.
FONTE: La Settimana Veterinaria