La popolazione di lupi italiani che oggi vive nel nostro Paese ha caratteristiche uniche al mondo sia dal punto di vista genetico che da quello morfologico: una peculiarità che deriva da una lunghissima e complessa storia evolutiva, fatta di migrazioni e incontri ma anche di isolamento e persecuzioni da parte dell’uomo.
Alcuni importanti indizi per provare a ricostruire questa vicenda arrivano grazie a nuovo studio che per la prima volta ha analizzato in modo sistematico il DNA di reperti biologici appartenenti a lupi rinvenuti nella Penisola italiana datati tra 25.000 e 1.000 anni fa.
Tra i dai emersi c’è anche una possibile novità su un altro importante tema: la domesticazione del lupo da parte dell’uomo.
La ricerca, pubblicata su PeerJ, nasce dalla collaborazione tra l’Università di Bologna e l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha sede a Ozzano dell’Emilia (Bo).
Le analisi dei reperti sono state realizzate nel Laboratorio di antropologia fisica e DNA antico attivo al Campus di Ravenna dell’Università di Bologna, presso il Dipartimento di beni culturali.
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Diversità genetica
Il numero dei reperti e l’ampio arco temporale coinvolto hanno permesso agli studiosi di ottenere diverse indicazioni sull’evoluzione dei lupi italiani nel corso dei millenni.
Nei reperti più recenti, datati tra 3.000 e 1.000 anni fa, mentre restano confermate le somiglianze con il DNA dei lupi che si trovano oggi in Italia, scompaiono le corrispondenze con gli esemplari americani ed europei.
Questa differenza tra i reperti più antichi e quelli più recenti suggerisce una progressiva perdita di diversità genetica nel passaggio dal Pleistocene all’Olocene, legata probabilmente all’isolamento geografico della penisola italiana e alla graduale riduzione della popolazione dovuta anche all’attività antropica.
Dai lupi italiani ai cani
Ricostruendo i dati genetici dei 19 esemplari presi in analisi, infatti, i ricercatori si sono imbattuti in un risultato sorprendente.
In due dei reperti più antichi, risalenti a circa 25.000 anni fa, è emersa la presenza di un aplotipo (gruppo di mutazioni ereditate insieme) che oggi è presente in 97 diverse razze canine.
Un dato particolarmente interessante considerato che al momento i primi cani riconosciuti dalla comunità scientifica risalgono a circa 14.000 anni fa.
Elisabetta Cilli, docente dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio, conclude “Speriamo in questo modo di ottenere nuovi dati sia per approfondire la storia genetica del lupo italiano, sia per capire meglio dove e quando sia avvenuta la domesticazione del cane”.
FONTE: La Settimana Veterinaria