L’animale agisce da stimolatore sul piano fisico, psicologico o sociale per le persone che ne sono messe in contatto. Già nel lontano XIX secolo si comprese l’enorme potenziale della zooterapia.
Durante la guerra di Crimea, l’infermiera Florence Nightingale (1820-1910) notò quanto il rapporto con l’animale fosse fonte di conforto in caso di trauma e l’utilizzò in ospedale per diminuire l’ansia dei feriti durante la guerra di Crimea.
Lo psicologo Boris Levinson (1907-1984) eseguiva le sue sedute in presenza di un cane o di un gatto, in base alle caratteristiche del paziente; inoltre, nel 1861, constatò, grazie all’esperienza con un ragazzo autistico e un cane, che in psicologia infantile il gioco è il migliore mezzo di comunicazione e di apertura verso il mondo.
In seguito, gli psichiatri Elisabeth e Samuel Corson, dal 1958, utilizzarono l’animale nelle loro terapie, soprattutto in caso di pazienti schizofrenici. L’animale divenne, così, un mediatore terapeutico.
I lavori più conosciuti del medico veterinario Ange Condorcet (1923-1983) misero in luce questo ruolo della mediazione animale come facilitatore della comunicazione verbale nei giovani che presentavano alterazioni del linguaggio.
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La zooterapia e i suoi utilizzi in caso di disturbi fisici, mentali o sociali
La zooterapia basa la sua azione sul legame tra animale e uomo con disabilità psichiche, mentali o sociali riducendo lo stress o attenuando le conseguenze di un trattamento.
Complementare alla terapia tradizionale, la zooterapia non si limita alla sfera medica, ma interviene anche in caso di problematiche sociali (rapporto con gli altri, educazione, delinquenza, ecc.) e nei casi di disturbo dell’attenzione, della concentrazione, di depressione, di mancanza di autostima, di isolamento.
Gli Interventi assistiti con gli animali (Iaa) raggruppano più tipi di terapie:
- l’Attività assistita con gli animali (Aaa);
- la Terapia assistita con gli animali (Taa);
- l’Intervento educativo per le persone in difficoltà (Eaa);
- la Terapia assistita dal cavallo (Tac).
La mediazione animale necessita una formazione obbligatoria
Sono tre le entità che interagiscono fra loro e danno luogo alla zooterapia: un terapeuta, un paziente, un animale.
Mentre i beneficiari di queste terapie non hanno bisogno di alcuna competenza particolare, coloro che intervengono professionalmente in “mediazione animale”, detti inizialmente terapeuti, devono vantare una formazione in zooterapia.
Infatti, oltre alla formazione professionale specifica sull’area di intervento, è necessario porre una particolare attenzione anche a una serie di aspetti etici, deontologici e giuridici che nascono sia dal coinvolgimento di soggetti appartenenti a categorie deboli, quali bambini, anziani, disabili e persone con un disagio mentale, sia dalla presenza di animali che devono essere tutelati.
Tutti gli operatori dell’équipe multidisciplinare devono quindi possedere una formazione specifica.