La Medicina Veterinaria nell’Antica Civiltà Cinese

I primi cavalli introdotti in Cina erano soggetti nevrili, di piccola taglia, con testa grossa, del tipo pony, provenivano dalla Mongolia e appartenevano forse al ceppo dei cavalli selvaggi scoperti da Przewalski nel 1876.

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Nell’Antica Civiltà Cinese, l’ippiatra era considerata una carriera professionale prestigiosa e il rango sociale dei veterinari per cavalli era molto elevato e molto rispettato, data l’importanza del cavallo nella guerra, nei trasporti e nel lavoro agricolo.

Risalirebbe al 480 a.C. la nascita di Shun Yeng, noto anche come Pao Lo, il primo medico veterinario a tempo pieno, da alcuni considerato il padre della medicina veterinaria cinese.

Presso ogni grande dinastia regnante cinese era presente e riconosciuta per la sua importanza la figura del medico veterinario ippiatra, che era responsabile, anche attraverso misure di igiene e alimentazione, della medicina preventiva per garantire la salute e l’efficienza dei preziosi cavalli.

Era sicuramente conosciuta e praticata la castrazione degli animali da tiro e anche quelli destinati all’alimentazione, come i cinghiali e i galli nonché le femmina di maiale.

Nel libro delle odi dal titolo Shih Ching Shijng si descrive la vita feudale dall’undicesimo al sesto secolo avanti Cristo e vi si può leggere la descrizione dei segni di buona salute delle capre.

Medico degli animali fu pure un certo Chao Fu, forse uno dei primi ad essere chiamato veterinario nell’Antica Civiltà Cinese, che visse nel decimo secolo a.C., sicuramente attivo nelle campagne militari come combattente sui cocchi militari, ma anche come esperto di malattie, quasi un antesignano dei moderni ufficiali veterinari militari.

Verso il 400 a.C., durante la dinastia orientale Chou, prese forma la Medicina pubblica che venne organizzata in cinque classi, fra le quali una per il servizio medico degli animali e il Shu-ma ovvero il medico dei cavalli.

L’ippiatra svolgeva il suo compito partendo da un’accurata indagine clinica per accertare il tipo di patologia in atto, che veniva sempre riferita e collegata a uno squilibrio energetico tra lo Yin e lo Yang.

Nell’esame clinico, un ruolo importante era attribuito al rilievo e valutazione del polso.

La terapia era costituita principalmente da infusi di erbe, spesso applicate anche solo per via esterna con infusi irrorati sulla superficie corporea.

Dopo l’applicazione, il cavallo veniva fatto muovere a passo moderato indi e ne esaminava il polso per identificare o confermare la diagnosi.

Interessante è l’esistenza, nell’Antica Civiltà Cinese, di un registro degli animali morti, dal cui esame si risaliva alla valutazione dell’attività veterinaria.

Sempre a quel tempo erano stati stabiliti dei contribuiti agli allevatori per le perdite di animali.

Il primo libro di farmacia erboristica comparve durante le dinastie Qin e Han che seguirono a quella Chou.

Molte erbe per uso veterinario si trovano elencate su una stecca di legno risalente al tempo della dinastia Han (206 a.C.).

FONTE: Praxis Veterinaria

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