La leptospirosi rappresenta la più diffusa malattia trasmissibile dagli animali all’uomo (zoonosi) a livello mondiale.
È stato valutato che circa 150 specie di mammiferi sono sensibili alla sua infezione, compreso l’uomo.
Questa malattia è causata da batteri (spirochete) del genere Leptospira, di cui attualmente sono state identificate 22 specie, tra le quali almeno 10 patogene.
Delle specie patogene sono stati riconosciuti 260 sierotipi, alcuni dei quali si sono adattati ai mammiferi, selvatici e domestici, che fungono da loro serbatoio.
Questi animali ospiti contraggono la malattia normalmente in età giovanile, con segni clinici lievi, ed eliminano il batterio nelle urine per molto tempo.
Se l’animale portatore si infetta con un sierotipo diverso, può però sviluppare sintomi clinici più gravi e con una forma acuta della malattia.
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Leptospirosi: come avviene l’infezione?
La trasmissione può verificarsi tramite diretto contatto con le urine infette, ingestione di tessuti infetti, morsi, per via trans-placentare o per via venerea.
Oppure indirettamente tramite il contatto con materiale infetto.
Le acque stagnanti sono la principale fonte di contagio per l’uomo e il cane, che contraggono l’infezione attraverso ferite cutanee o direttamente dalle mucose.
Infatti, le leptospire possono rimanere vive a lungo nelle acque stagnanti, pur non replicandosi.
Questo aspetto spiega anche la stagionalità della malattia che è maggiormente diffusa nei periodi umidi di fine estate quando la temperatura è ancora elevata.
Va tenuto presente che però il periodo può variare in funzione della localizzazione geografica.
Considerata la naturale avversione dei gatti all’acqua, la trasmissione tramite acqua è forse per loro più improbabile.
Infatti, nei felini l’infezione da leptospira è associata al consumo di prede infette, ma anche al contatto diretto con le urine di altri animali.
L’eventuale convivenza di più gatti nello stesso ambiente facilità l’aumento della sieropositività e la causa probabilmente è da ricercarsi nella condivisione della lettiera.
Una patologia non sempre evidente nel gatto
Al momento non è completamente noto quale sia il sierotipo alla base dell’infezione nel gatto.
Le attuali conoscenze indicano più comuni i sierotipi autunnalis, australis, ictero-haemorragiae, grippotyphosa, pomona e sejroe.
I gatti risultano asintomatici, ma rimangono portatori, fungendo da serbatoi di leptospire.
Tuttavia, nonostante questo aspetto, il gatto può contrarre la leptospirosi come malattia, correlata principalmente ai sierogruppi ictero-haemorragiae e pomona.
La forma acuta è per lo più diagnosticata in animali giovani.
Le lesioni provocate dal batterio si verificano a livello dei capillari, con conseguente ischemia localizzata, e a livello renale questo provoca una nefrite interstiziale e conseguente insufficienza renale cronica.
Altri organi coinvolti sono il fegato, la milza, gli occhi e le meningi.
Le spirochete sono eliminate con le urine anche per un tempo prolungato. Da uno studio è emerso che il DNA di Leptospira rimane presente nelle urine fino a 8 mesi dopo l’infezione, anche in assenza della malattia.
Questi gatti portatori possono in ogni caso sviluppare la malattia, ma ad oggi non è noto il meccanismo con cui i batteri riescano a evitare il sistema immunitario.
Sintomatologia e diagnosi di leptospirosi nel gatto
Normalmente i sintomi della malattia sono ittero, presenza di emoglobina nell’urina (emoglobinuria) conseguente distruzione dei globuli rossi provocata dai batteri e dalle loro tossine.
I segni clinici peculiari includono poliuria, polidipsia, ematuria, uveite, zoppia, letargia, anoressia, dimagrimento, ascite, vomito, diarrea, dolore alla manipolazione, lesioni cutanee.
Nel gatto così come nel cane la leptospirosi può causare insufficienza renale acuta che può trasformarsi in cronica, mentre l’insufficienza epatica è meno comune.
Diagnosi e terapia nel gatto
La diagnosi prevede l’esecuzione da parte del Medico veterinario di esami ematici, urinari, ecografici e test sierologici per la ricerca degli anticorpi specifici.
I gatti con segni clinici lievi e nessun danno d’organo grave rispondono bene alla terapia antibiotica.
I gatti che sopravvivono all’insufficienza renale acuta possono però sviluppare un danno renale cronico permanente.
Come nel cane, dopo 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica il gatto non è più infettivo.
Eventuali terapie di supporto saranno necessarie in base ai sintomi e al danno d’organo che si è instaurato.
A oggi non è disponibile un vaccino anti-leptospirosi specifico per questa specie.
Tratto da La Settimana Veterinaria da un articolo della dott.ssa Maria Savoca e del dott. Claudio Brovida