Infezione urinaria in cane e gatto: diagnosi e terapia

Scopriamo insieme quali sono la diagnosi e la terapia dell'infezione urinaria nel cane e nel gatto.

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A cura di: Dott.ssa Carlotta Tomarelli

infezione urinaria gatto
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Dopo aver visto in un altro articolo quali sono le cause, i meccanismi di formazione e i segni clinici dell’infezione urinaria (urinary tract infection, UTI) nel cane e nel gatto, vediamo ora quali sono la diagnosi e la terapia per questo tipo di problema.

Diagnosi di infezione urinaria nel cane e nel gatto

Oltre alla visita clinica medico veterinaria per la valutazione della patologia è fondamentale l’esame chimico-fisico delle urine.

Da esso infatti si ottengono diverse informazioni (ad esempio il peso specifico, la presenza di globuli rossi, proteine, ecc.) oltre a quelle derivate dall’analisi del sedimento urinario, che può evidenziare o meno la presenza di batteri, cellule infiammatorie e cristalli.

Prelievo delle urine

Il prelievo può essere fatto per minzione spontanea, o dal veterinario tramite cateterismo o cistocentesi.

La cistocentesi è il metodo elettivo soprattutto se si deve fare un controllo batteriologico tramite urocoltura.

raccolta urine

L’esame delle urine dovrebbe essere effettuato entro poco tempo dopo il prelievo (< 2 ore).

Se ciò non fosse possibile, il campione di urina dovrebbe esser mantenuto a temperatura di refrigerazione, per evitare inquinamenti o alterate valutazioni.

Sono disponibili in commercio dei contenitori che possono essere utilizzati per preservare le urine prima dell’esame.

Per poter eseguire correttamente l’esame il quantitativo necessario è di almeno 3 ml (3-5 ml).

L’urina non dovrebbe esser conservata a temperatura ambiente, né congelata.

Esame batteriologico o urocoltura

L’infezione delle vie urinarie può essere confermata solo con la semina dell’urina su terreno di coltura.

L’esame culturale è consigliabile soprattutto in caso di:

  • sintomi clinici di infezione urinaria;
  • previsione di procedure invasive (ad esempio cateterismo) sulle vie urinarie;
  • cani con sospetto di urolitiasi da struvite;
  • soggetti diabetici con scarso controllo della glicemia;
  • sospetto di pielonefrite (infiammazione renale);
  • sospetto di un’eventuale batteriemia di origine vescicale.

infezione urinaria gatto urine

Classificazione delle infezioni urinarie

Infezioni urinarie non complicate

Queste sono le infezioni urinarie sporadiche che non hanno complicanze e che rispondono bene alla terapia antibiotica: l’animale è in salute e il suo tratto urinario anatomicamente e funzionalmente è normale.

Infezioni urinarie complicate

Si hanno in caso di concomitanti anomalie di tipo anatomico o funzionale o altre patologie e/o sistema immunitario compromesso, l’effetto della terapia antibiotica può non essere efficace e l’infiammazione persistere con selezione anche di germi resistenti.

Infezione sporadica

Con tale definizione si intende un’infiammazione urinaria che si manifesta raramente associata a sintomatologia.

Infezione ricorrente

Si ha quando si presentano 3 o più episodi in un anno o 2 episodi in 6 mesi.

In tal caso, oltre alla alla visita clinica, esame urine e urocoltura è consigliabile eseguire ulteriori accertamenti quali:

  • profilo ematobiochimico;
  • Rx, ecografia ed eventuale uroTac, se necessario;
  • eventuale pielocentesi e/o pielografia con contrasto qualora necessario;
  • cistoscopia con associata biopsia e richiesta di esame batteriologico ed istologico (per la valutazione di infezioni profonde).

Sarebbe meglio ripetere gli esami colturali durante la terapia per valutarne l’effetto e dopo il termine per evitare la presenza di recidiva o di infezioni resistenti.

Infezione recidivante

Si parla di recidive di infezioni alle vie urinarie quando, dopo alcune settimane o mesi dal termine della terapia antibiotica, si ripresenta l’infezione urinaria provocata dallo stesso batterio.

Infezione persistente

In questo caso l’agente infettivo persiste nonostante un appropriato trattamento antibiotico.

Reinfezione

Una nuova infezione, con agente infettivo diverso dal precedente che aveva risposto al trattamento, viene a instaurarsi.

Spesso in questi casi sussistono fattori predisponenti anatomici alla base dell’infezione, come ipertrofia delle pliche vulvari o vulva giovanile.

Sovrainfezioni

Si verificano quando durante la terapia si identifica un altro agente patogeno che complica l’effetto terapeutico del farmaco in atto.

La diagnosi si conferma con gli esami batteriologici di controllo che dovrebbero essere effettuati durante la terapia o a fine terapia.

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Terapia dell’infezione urinaria in cane e gatto

Bisogna distinguere le infezioni urinarie (UTI) da un batteriuria subclinica poiché questo rappresenta il fattore discriminante per l’uso di antibiotici.

L’infezione urinaria è caratterizzata da adesione, moltiplicazione e persistenza del patogeno nel tratto urinario, associata a risposta infiammatoria e segni clinici.

La batteriuria, con presenza di un numero significativo di batteri nelle urine (103 UFC/ml) non è associata a segni clinici di UTI.

La presenza di batteriuria non richiede necessariamente una terapia.

Nell’uomo la terapia della batteriuria asintomatica non viene raccomandata, in quanto la terapia non esclude reinfezioni.

Inoltre, la presenza dei germi può avere una funzione di protezione da colonizzazioni da parte di germi più virulenti.

Il beneficio dell’uso di antibiotico non è dimostrato, se non in particolari condizioni.

È stato invece dimostrato che un uso scorretto dell’antibiotico può indurre, oltre che effetti collaterali, anche resistenza agli antibiotici quando realmente necessario o peggio aumentare la pressione selettiva dei batteri non patogeni trasformandoli in patogeni.

È quindi fondamentale affidarsi al proprio Medico veterinario curante per la valutazione della terapia antibiotica più adatta in caso di UTI in attesa di urocoltura (da 3 a 5 giorni per esito) e impostare in associazione una terapia analgesica qualora necessario.

Terapie collaterali non antibiotiche

In letteratura sono riportati studi sull’uso di sostanze che dovrebbero favorire la terapia delle infezioni urinarie in maniera sinergica all’antibiotico. Vediamo alcuni esempi.

L’estratto di mirtillo viene proposto come elemento che inibisce l’adesione dei germi alla parete uroteliale.

La documentazione scientifica si basa soprattutto su prove in vitro, mentre la dimostrazione della loro validità in vivo non è stata ancora completamente dimostrata.

La somministrazione di D-mannnosio sembrerebbe invece impedire l’adesione dei batteri E. coli all’epitelio urinario.

I probiotici sembrano svolgere un’azione favorente il controllo delle vie urinarie tramite competizione (riducendo la crescita di batteri patogeni) e modulazione dell’immunità.

I glicosaminoglicani (GAG) sembrerebbero infine formare uno strato protettivo sull’epitelio urinario danneggiato dall’infezione da E. coli.

Prevenzione

Attenzione all’uso non corretto dei cateteri urinari

Bisogna fare molta attenzione alla gestione dei cateteri lasciati aperti nell’ambiente domestico, che possono favorire le infezioni urinarie.

Per questo non bisognerebbe mai lasciare i cateteri uretrali liberi e non collegati a mezzi di raccolta delle urine, specifici e sterili.

Gli animali con cateterismo permanente dovrebbero essere sempre ospedalizzati.

Eliminazione o controllo delle cause concomitanti

Esistono dei fattori predisponenti le UTI che sono da rivalutare soprattutto in caso di fallimento terapeutico:

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