Negli ultimi decenni l’Italia ha assistito a un fenomeno piuttosto curioso e affascinante: la diffusione del parrocchetto, in particolare del parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) e del parrocchetto dal collare (Psittacula krameri).
I parrocchetti sono uccelli colorati, chiassosi e sociali e si sono stabiliti in diverse città italiane: a molti mettono allegria, non mancano però i lati negativi di questa nuova diffusione di specie alloctone.
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Caratteristiche biologiche del parrocchetto
I parrocchetti dal collare
I parrocchetti dal collare sono originari delle regioni tropicali africane a nord dell’equatore e dell’Asia meridionale.
Sono lunghi tra i 37 e i 43 centimetri e presentano piumaggio verde, coda lunga e appuntita dal colore bluastro superiormente e ocra inferiormente, becco ricurvo rosso e zampe grigio-verdi.
I giovani si distinguono per il piumaggio più giallastro e solo i maschi adulti sviluppano una sorta di collare nero e rossastro, e una sfumatura bluastra sul capo.
Il peso varia da 95 a 140 grammi e, grazie ad ali molto strette e affusolate, il volo è rapidissimo e rettilineo, accompagnato regolarmente da un acuto “kaak kaak” d’avvertimento.
I parrocchetti monaci
I parrocchetti monaci, invece, sono originari di Bolivia, Paraguay, Brasile e Argentina.
Un po’ più piccoli (28-33 centimetri, con un peso di circa 100 grammi) rispetto ai parrocchetti dal collare, hanno regione frontale, guance e parti inferiori del corpo grigie, mentre le parti superiori sono verdi tendenti al giallastro.
Le penne remiganti sono blu scuro e le timoniere della coda verdi, con una sfumatura blu lungo il rachide (la parte esterna del calamo).
Habitat e comportamento dei parrocchetti
Nel subcontinente indiano, nei centri abitati, la popolazione di parrocchetti è divenuta così numerosa e ubiquitaria da aver sostituito la fauna aviare locale corrispondente in Europa al passero domestico (Passer domesticus), allo storno (Sturnus vulgaris) e al piccione torraiolo (Columba livia).
L’habitat di queste specie è caratterizzato dalla presenza di aree alberate (ad alto fusto) dove gli uccelli si aggregano e nidificano (i grossi nidi possono superare i 100 kg di peso).
Sono animali monogami e la stagione riproduttiva è invernale, con un alto tasso di natività.
Uccelli dalla spiccata socialità, passano gran parte del tempo al suolo alla ricerca di cibo e possono formare grandi gruppi, aggregandosi anche a specie diverse.
In Europa tendono a colonizzare le città o le aree nei pressi di frutteti, campi coltivati, granai.
Di cosa si cibano i parrocchetti?
Prevalentemente granivori e frugivori, i parrocchetti si adattano in ambiente urbano diventando opportunisti, ma la loro sopravvivenza in libertà dipende molto dalla disponibilità di risorse alimentari adeguate.
In natura le basi dell’alimentazione sono:
- semi di piante selvatiche e coltivate (tarassaco, trifoglio, miglio selvatico, grano, orzo, avena, mais, girasole);
- frutta e bacche (more, lamponi, sambuco, uva spina, mele, pere, fichi, ciliegie);
- foglie, germogli e fiori presenti nei giardini e nei parchi pubblici (tarassaco e camomilla sono molto apprezzati);
- insetti e larve, come integrazione dietetica occasionale di proteine;
- fonti di minerali, che i parrocchetti integrano ingerendo piccole quantità di terreno o sabbia per ottenere minerali essenziali; a questo scopo sono utilizzate anche ossa di seppia o conchiglie di molluschi rinvenute nell’ambiente.
In primavera ed estate, la disponibilità di frutta, fiori e germogli è maggiore, mentre durante autunno e inverno fonte alimentare dei parrocchetti sono essenzialmente semi e bacche.
I parrocchetti in libertà devono inoltre competere per il cibo con altre specie di uccelli e con altri animali, alcuni dei quali potrebbero anche rappresentare possibili predatori.
Presenza del parrocchetto in Italia
Secondo il progetto ParrotNet (Università di Kent, Regno Unito), in Europa si contano più di 200 popolazioni differenti di parrocchetti.
La loro diffusione è stata monitorata attraverso censimenti avifaunistici e studi ecologici, che hanno evidenziato una crescita esponenziale delle popolazioni.
Le aree urbane offrono un habitat ideale, con abbondanza di cibo proveniente dai giardini (pubblici e privati), e pochi predatori naturali.
La presenza dei parrocchetti in Italia è principalmente dovuta a fattori antropogenici.
Negli anni ‘70 e ‘80, infatti, l’importazione di questi uccelli esotici come animali da compagnia era molto comune.
Tuttavia, alcuni di questi esemplari sono riusciti a fuggire o sono stati deliberatamente rilasciati in natura.
Grazie alle loro capacità di adattamento e alle condizioni climatiche favorevoli, questi animali sono riusciti a stabilirsi e a proliferare.
Altro fattore rilevante è rappresentato dal cambiamento climatico: le temperature più miti e gli inverni meno rigidi hanno creato un ambiente più ospitale per questi uccelli tropicali, e le città italiane offrono risorse alimentari abbondanti e rifugi sicuri, facilitando ulteriormente la loro sopravvivenza.
I parrocchetti hanno colonizzato ad esempio Milano, Torino, Genova, Firenze e Roma, dove si stima la presenza di migliaia di esemplari.
Il parrocchetto dal collare è più diffuso nel Nord Italia, mentre il parrocchetto monaco è maggiormente presente nelle regioni centrali e meridionali.
Implicazioni ecologiche della presenza del parrocchetto in Italia
L’introduzione dei parrocchetti ha sollevato diverse preoccupazioni ecologiche.
Anche se i dati al momento disponibili per l’Italia non permettono di trarre conclusioni definitive, i parrocchetti sembrano competere con successo con le specie autoctone per i luoghi di nidificazione e per le risorse alimentari, così come è successo in altre parti d’Europa.
Ciò può portare a una diminuzione della biodiversità locale.
Inoltre, i parrocchetti sono animali voraci e possono arrivare a danneggiare le attività agricole locali.
Questi uccelli costituiscono anche un serbatoio naturale per il batterio Chlamydia psittaci, responsabile della psittacosi, malattia zoonosica.
Sul fronte della sicurezza soprattutto in aree urbane, il parrocchetto monaco costruisce nidi voluminosi che possono causare la rottura di rami degli alberi.
Implicazioni sociali
Dal punto di vista sociale, i parrocchetti hanno suscitato sentimenti contrastanti tra la popolazione.
Da un lato, la loro presenza è vista come un arricchimento della fauna urbana e un tocco esotico e colorato ai parchi cittadini.
Dall’altro, i loro richiami rumorosi e la competizione con altre specie di uccelli possono essere percepiti come fastidiosi.
Inoltre, la gestione dei parrocchetti pone sfide significative.
La ricerca di soluzioni sostenibili per il controllo delle loro popolazioni è dunque essenziale per affrontare questo fenomeno in modo equilibrato.
È possibile, ad esempio, agire per contenere l’espansione dei gruppi e monitorarli anche con l’aiuto dei cittadini e imparare a gestire adeguatamente la loro invasività.
La normativa sul commercio degli animali esotici e regolamenti regionali più stringenti su possesso, trasporto e commercio di specie invasive dovrebbero poi contribuire a limitare nuove invasioni di flora e fauna alloctona.
È fondamentale continuare a monitorare la loro diffusione e a studiare le loro interazioni con l’ecosistema locale per sviluppare strategie di gestione efficaci.
Solo attraverso un approccio integrato e consapevole sarà possibile bilanciare la conservazione della biodiversità con la convivenza pacifica tra uomini e parrocchetti nelle nostre città.
Articolo a cura di Marta Conti, Medico DMV, GPCert EX-AP, Master II livello Gestione della Fauna Selvatica