Rapace appartenente alla famiglia degli accipitridi, uccello spazzino dall’aspetto tipico di un avvoltoio, il grifone è a oggi ritenuto a rischio minimo di conservazione in Italia, grazie ai vari progetti di salvaguardia.
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Biologia del grifone
Il grifone pesa dai 7 ai 12 kg, apertura alare di 2,4-2,8 m e lungo circa 95 cm.
La testa e il collo sono prive di piume sviluppate: è presente solo un piumino sufficiente a proteggere la cute, ma che consente e facilita l’introduzione del becco e, se necessario, anche della testa all’interno delle carcasse di cui si nutre.
Anche il collare di piume alla base del collo è fatto per proteggere il resto del piumaggio da sangue o resti di cibo.
Le narici sono molto marcate, ma conformate in modo da consentire anche in questo caso l’aspirazione di materiale contaminato.
Il piumaggio è di colore bruno, più scuro in fase giovanile, con coda corta e quadrata.
Si riproducono in gennaio-febbraio, depongono un unico uovo e si occupano del pullo fino all’età di 120 giorni.
I grifoni sono animali longevi: l’aspettativa di vita è di circa 30-40 anni, mentre la maturità sessuale è raggiunta intorno ai 5-7 anni di età.
Comportamento dei grifoni
Il grifone è un abile volatore, in particolare sfrutta per le sue ricognizioni le correnti termiche ascensionali, restando quindi in volo per parecchi chilometri senza sbattere le ali e arrivando anche a 6.000 metri di quota.
La vita in stormo
Sono uccelli che vivono preferibilmente in stormi. Ogni grifone rimane fedele alla sua colonia e soprattutto al luogo dove vive e si riproduce.
La vita in stormo riveste la chiave del successo di questo rapace non predatore: la numerosità del gruppo consente una maggiore o migliore attività di ricerca.
Se la colonia conta pochi individui, la tattica di ricognizione prevede una perlustrazione ad alta quota per poter scansionare un territorio maggiore.
Se invece il numero dei componenti della colonia è più elevato, è possibile eseguire un volo a quota minore con maggior minuzia di particolari e comunicazione tra individui.
L’ottima vista di questi rapaci consente agevolmente l’individuazione di una carcassa o movimenti di altri uccelli o animali spazzini, facilitando quindi la ricerca del cibo.
Comportamento alimentare particolare
Come accennato inizialmente i grifoni sono animali saprofagi: si nutrono esclusivamente di carogne di mammiferi di grandi dimensioni, come ungulati selvatici e domestici come ovini e caprini.
Il comportamento alimentare e tutta la fisiologia di questi grandi rapaci è particolare.
Una volta individuata la carcassa lo stormo di grifoni inizia la discesa lenta, con ampi giri attorno all’area, che serve sia per richiamare altri grifoni, sia per scongiurare il pericolo di altri grossi predatori.
Raggiunta a terra la carcassa avvengono alcune scaramucce tra individui per definire l’ordine del pasto.
I rituali sono abbastanza standardizzati: i più affamati e spavaldi compiono una tipica camminata per intimorire gli avversati definita dagli etologi “passo di parata”, dove il soggetto avanza verso l’avversario con collo teso, penne scapolari arruffate e mostra alternativamente gli artigli delle zampe.
Raggiunto l’obiettivo il vincitore sale sulla carcassa apre le ali e assume la postura del “sovrano”, tutti gli altri contendenti attendono quindi che si nutra per primo.
Il pasto non dura mai per troppo tempo, 20-30 avvoltoi riescono a ripulire completamente la carcassa di una pecora in meno di mezz’ora.
Se il cadavere è abbastanza fresco, gli avvoltoio iniziano a cibarsene dagli orifizi naturali, raggiungendo in breve le ossa che sono completamente scarnificate.
Al termine del pasto gli uccelli si occupano del piumaggio che deve essere perfettamente ripulito.
I grifoni sono in grado di digiunare anche per 2-3 settimane.
Talvolta capita che al termine del pasto alcuni grifoni rigurgitino del cibo.
Questi uccelli possono infatti ingerire fino a 2 kg di carne, ma appesantendosi troppo non possono riprendere il volo, così si alleggeriscono rigurgitandone una parte.
Habitat e distribuzione del grifone in Italia
In Italia circa 300 esemplari di grifone sono stati censiti in Sardegna, ma hanno dovuto sopravvivere a un accanito bracconaggio e a vari tentativi di avvelenamento (mediante bocconi sparsi in modo doloso per uccidere altri predatori).
Anche la carenza di luoghi di sopravvivenza ricchi di cibo a loro indispensabile, ovvero carogne di grandi animali predati o morti per cause accidentali, gli incendi e ovviamente l’alterazione dell’habitat hanno contribuito al decremento della specie in natura.
In Sicilia gli ultimi esemplari sono scomparsi a causa dei bocconi avvelenati sparsi nei luoghi di frequentazione.
Sempre in Italia si sono ottenuti ottimi risultati mediante reintroduzione controllata del grifone in Sicilia nel Parco dei Nebrodi, in Calabria nel massiccio del Pollino, in Piemonte, in Abruzzo sul Monte Velino e sul Gran Sasso, e in Friuli Venezia Giulia nella riserva del Lago di Cornino.
Parecchie coppie si sono involate in varie zone e sono state quindi osservate anche sulle Dolomiti, Marmolada, Parco del Gran Paradiso e nel 2024 anche il Garfagnana.
In Europa e nel bacino del Mediterraneo i grifoni sono nidificanti in Marocco, Algeria, Spagna, Grecia, Turchia, Iran e Iraq, Serbia, Slovenia.
Sono stati infine reintrodotti anche in Francia nel Massiccio Centrale.