Il gatto e l’estate: un binomio non sempre felice. Consigli utili

Gli ectoparassiti, le patologie dermatologiche, oftalmiche, oncologiche, le emergenze chirurgiche… e le vacanze: sono solo alcune delle insidie che il felino domestico deve affrontare in questa stagione.

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il gatto
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Il gatto e l’estate: come affrontare questo momento delicato per l’uomo e per l’animale?

Partendo dal presupposto che per il gatto il territorio è molto importante, bisogna capire la “tempistica” della villeggiatura. Se si tratta di uno spostamento di pochi giorni verso un luogo sconosciuto, conviene lasciare il gatto a casa, nel proprio ambiente, con i suoi odori e i suoi riferimenti, provvedendo a un’adeguata assistenza domiciliare.

È importante sottolineare che la persona incaricata, oltre a pulire la cassettina e a rifornire le ciotole di acqua e cibo, dovrà dedicare del tempo all’animale rimanendo con lui, giocando e coccolandolo (se si è in presenza di un gatto socievole).

È anche consigliabile che l’animale conosca la sua “balia” temporanea: bisognerebbe lavorare in anticipo in modo che l’animale possa fare la conoscenza del suo cat sitter e possa sentirsi sicuro in sua presenza.

Se si tratta di una persona di famiglia il problema spesso non si pone, poiché è già conosciuta e accettata. Se si prevede una vacanza più lunga, si potrà comunque optare per la soluzione “rimanere a casa”, o decidere se affidare il micio ad una pensione o portarlo con sé.

Quali sono i requisiti generali per una pensione cat friendly?

Oggi ci si affida molto a Internet, sia per la scelta di una vacanza o di un albergo sia per trovare una pensione per animali.

Sarebbe bene che il proprietario facesse un sopralluogo preventivo per rendersi conto se l’ambiente sia veramente adatto al proprio animale. Prima di tutto è necessario che il gestore e il personale della struttura conoscano bene i gatti, il loro comportamento ed esigenze specifiche.

Meglio scegliere una pensione dedicata esclusivamente ai felini, nella quale non vi siano cani, o altri animali, la cui presenza potrebbe essere motivo di stress. A differenza di quanto indicato per i canili, non esistono requisiti tecnico-strutturali specifici per i ricoveri rivolti ai gatti, anche se la norma per l’autorizzazione è la stessa.

La struttura dovrebbe comunque possedere box singoli, facilmente lavabili e disinfettabili, di dimensioni tali da permettere al gatto possibilità di movimento utilizzando lo spazio orizzontale e verticale.

L’arricchimento ambientale (tiragraffi, cucce, luoghi di isolamento, giochi, ecc.) rappresenta un fattore fondamentale per il benessere del gatto ospitato. Esistono anche soluzioni nelle quali i pets vengono ospitati in grandi ambienti comuni dove possono socializzare, ma per far questo è necessaria una grande esperienza e conoscenza da parte del gestore che deve avere un certo “occhio clinico” per capire il carattere del gatto e le possibili conseguenze… non è quindi una strada percorribile da tutti!

Alcuni proprietari si affidano a “pensioni” casalinghe, gestite da persone amanti dei gatti, che raccolgono anche felini vaganti: mi sento di sconsigliare questo tipo di soluzione per gli eventuali risvolti negativi legati ad episodi di diffusione di malattie infettive gravi.

Il gatto e la pensione: qualche consiglio per rendere l’adattamento meno traumatico?

Il gatto dovrebbe essere accompagnato dai suoi oggetti che potranno essere così inseriti all’interno del box per creare un ambiente quanto più possibile gradevole e famigliare: tiragraffi, cassettina igienica, giochi, cucce e copertine sono sicuramente le cose più utili in questo senso. Sarebbe importante, se fattibile, continuare ad utilizzare la sabbietta ed il cibo ai quali il micio è abituato anche in pensione, evitando cambiamenti deleteri.

FONTE: La Settimana Veterinaria

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