Negli ultimi decenni l’adozione di animali cosiddetti non convenzionali è aumentata notevolmente e tra questi nuovi pet vi è il furetto domestico.
Di pari passo è cresciuto anche l’interesse dei proprietari nel voler garantire a queste specie animali una vita migliore e più longeva.
Indice dei contenuti
Il furetto, animale domestico da più di 2000 anni
Il furetto domestico (Mustela putorius furo) appartiene all’ordine dei Carnivori, famiglia Mustelidae, ed è vissuto in stretto rapporto con l’uomo per oltre 2000 anni.
Si ritiene che il primo utilizzo del furetto fu per il controllo della popolazione di conigli nelle isole Baleari.
In seguito furono addomesticati nell’area del Mediterraneo per la caccia al coniglio.
I romani impiegavano il furetto nelle loro abitazioni per allontanare ratti e topi, fin quando questo ruolo non fu rimpiazzato dalla mangusta egiziana, che sembrava essere più idonea allo scopo.
A partire dall’inizio del secolo scorso si è assistito a un crescente interesse nell’allevamento di questa specie come animale da compagnia.
Ciclo riproduttivo del furetto domestico
Con l’intensificarsi del suo allevamento sono stati effettuati numerosi studi per caratterizzare il ciclo estrale.
Questo per migliorare la gestione dell’allevamento e per individuare metodiche efficaci per il controllo dell’attività riproduttiva.
Il furetto è un riproduttore a fotoperiodo positivo, vale a dire che la sua riproduzione avviene quando il rapporto tra la durata della luce e del buio nelle 24 ore è a favore della luce.
Il suo ciclo estrale è influenzato quindi dall’alternanza di periodi di incremento della durata della luce giornaliera (giorni lunghi) e di giorni di decremento della durata della luce (giorni brevi).
Sia il maschio che la femmina di furetto raggiungono la maturità sessuale a 5-9 mesi di età, nella primavera successiva alla nascita, per l’influenza del fotoperiodo.
È un riproduttore stagionale.
Nel maschio i testicoli scendono nello scroto da gennaio ad agosto (periodo riproduttivo), aumentando di volume e diventando almeno cinque volte più grandi.
Da settembre a dicembre invece sono atrofici e risalgono a livello del canale inguinale.
Accoppiamento, gravidanza e problematiche della riproduzione
La femmina è in grado di portare avanti due gravidanze all’anno.
L’ovulazione non è spontanea, ma espressione di un riflesso neuroendocrino provocato dalla pressione esercitata dal pene al momento della copula sulla cervice.
In mancanza dell’accoppiamento il calore continua per tutta la stagione riproduttiva.
Tale condizione può portare alla presenza di elevati livelli di estrogeni (ormoni prodotti durante il calore) nel sangue per periodi di tempo prolungati.
Questi posso arrecare danni al midollo osseo, organo deputato alla produzione delle cellule del sangue, causando aplasia midollare con conseguente anemia non rigenerativa gravissima.
Se, al contrario, la femmina di furetto si accoppia ma non rimane gravida, con molta probabilità andrà incontro a pseudogravidanza.
In questo caso presenterà una sintomatologia molto simile alla pseudogravidanza della cagna.
Controllo dell’attività riproduttiva del furetto
Negli animali domestici non convenzionali il controllo dell’attività riproduttiva rappresenta una realtà importante.
Non solo perché limita l’eccessiva crescita della popolazione allevata, ma soprattutto perché garantisce all’animale un’aspettativa di vita più lunga.
Si pensi che la vita media del coniglio da compagnia, così come quella del furetto è passata da circa sette-otto anni a oltre dieci.
Negli ultimi anni le ricerche si sono concentrate sulla valutazione degli effetti collaterali della sterilizzazione chirurgica e sull’individuazione di una terapia alternativa a questa.
La chirurgia era ritenuta in passato, insieme all’asportazione delle ghiandole perianali, l’approccio migliore per l’interruzione dell’attività riproduttiva e per l’eliminazione dell’odore muschiato caratteristico dell’animale intero.
Nel corso degli anni diverse teorie e metodiche sembravano rappresentare una soluzione per il controllo dell’attività gonadica, la riduzione degli aspetti sessuali secondari e la prevenzione di patologie correlate alla sfera riproduttiva.
Tuttavia, molte di questesi sono dimostrate inefficaci o talvolta addirittura alla base di alcune patologie.
Sterilizzazione chirurgica del furetto domestico
La sterilizzazione chirurgica del furetto può essere causa di gravi disfunzioni a carico dell’apparato riproduttore e degli organi ad esso correlati.
In particolare, l’approccio chirurgico, soprattutto se praticato troppo presto, predispone alla “malattia surrenalica”.
Questa consiste in un’alterazione delle ghiandole surrenali con produzione eccessiva di steroidi sessuali anche in assenza delle gonadi.
Attualmente questa può essere prevenuta o trattata mediante l’utilizzo di impianti a lento rilascio di agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH), applicati in associazione o in alternativa alla terapia chirurgica.
Sterilizzazione farmacologica
L’applicazione sottocutanea di impianti a lento rilascio, contenenti una sostanza che si chiama deslorelina è, ad oggi, largamente accettata come alternativa alla sterilizzazione chirurgica nel furetto.
A motivo di ciò, nella pratica clinica, è comune e sempre più frequente il consiglio da parte del Medico veterinario di optare per l’utilizzo del solo trattamento farmacologico.
Nei soggetti interi, l’utilizzo di impianti di deslorelina rappresenta un ottimo ausilio per la prevenzione delle patologie dell’apparato riproduttore nel furetto domestico.
Se applicati precocemente, danno ottimi risultati anche per la riduzione dell’odore muschiato, dei comportamenti aggressivi e di marcatura del territorio tipici di questo animale.