Quello dei parassiti interni è un problema che può riguardare anche il criceto.
Per questo, e per molti altri motivi, è sempre consigliato potare a visitare dal tuo Medico veterinario l’animale che hai appena accolto in casa.
Come per i parassiti esterni anche la presenza di parassiti “interni” nel criceto può passare del tutto inosservata oppure causare minimi disturbi, a seconda del tipo di ospite indesiderato,.
In alcun casi invece può portare a un deterioramento importante delle condizioni di salute del pet.
Scopriamo insieme i principali parassiti interni che possono infestare il criceto attraverso 4 semplici domande.
Indice dei contenuti
Come si trasmettono gli endoparassiti nel criceto?
Gli endoparassiti hanno dei meccanismi di trasmissione da un animale all’altro che sono diversi a seconda della specie.
Quelli più comuni però sono sicuramente la via oro-fecale (ingestione di feci contenenti il parassita) oppure l’ingestione di un ospite intermedio, come ad esempio un invertebrato.
Per quanto riguarda il primo meccanismo, la via oro-fecale, è favorito dal fatto che questo animale effettua la coprofagia.
Questa caratteristica lo porta a ingerire sia le proprie feci, che quelle di altri soggetti conviventi.
Molti dei parassiti di cui andremo a parlare sono specie-specifici, cioè infestano solo il criceto.
Altri invece sono meno “specializzati” e vengono ritrovati in diverse specie (ad esempio altri roditori) che possono trasmetterseli.
Gli animali possono contrarre l’infestazione già presso l’allevatore, (ad esempio per trasmissione dalla madre ai piccoli) o nel punto vendita, per la convivenza di più criceti o dei criceti con altri animali in una stessa gabbia.
Esiste la possibilità di trasmissione anche in casa del proprietario in presenza di altri animali.
Il criceto è però tendenzialmente solitario e quindi non si adatta bene alla compagnia di altri soggetti, soprattutto se adulti e dello stesso sesso.
La trasmissione potrebbe avvenire quindi quando un maschio e una femmina vengono messi insieme per l’accoppiamento.
Cosa fa il veterinario per tutelare il nostro criceto dai parassiti interni?
L’animale andrebbe fatto visitare quanto prima dal veterinario per verificare il suo stato di salute generale, anche se può sembrare perfettamente sano.
Durante la visita, il veterinario procederà anche all’esecuzione di un esame delle feci per accertare la presenza o meno di endoparassiti.
In caso di positività, il parassita verrà identificato per scegliere il farmaco e le modalità di somministrazione più adeguate.
Sarà quindi prescritto il trattamento che, in caso di necessità, potrà essere esteso anche ad altri soggetti conviventi.
Non lasciatevi ingannare dall’osservazione macroscopica delle feci.
Nella maggior parte dei casi queste contengono solo le microscopiche uova o oocisti dei parassiti, pertanto a occhio nudo difficilmente sarà possibile individuarli.
Solo gli adulti di alcuni nematodi sono abbastanza grandi da poter essere osservati e solo occasionalmente vengono espulsi con le feci.
Quali problemi possono causare gli endoparassiti nel criceto?
I danni causati dipendono dal tipo di parassita, dall’entità dell’infestazione, dalle condizioni generali e dall’età dell’animale.
Alcuni parassiti, se presenti in quantità modesta e in soggetti sani possono passare del tutto inosservati agli occhi del proprietario.
Altri, in virtù di una più elevata patogenicità, possono causare problemi di tipo variabile.
Può esserci dimagrimento di grado lieve o moderato fino a molto grave, prurito perineale e perdita di pelo localizzato, diarrea fino alla disidratazione e a importanti stati di denutrizione.
Quali sono i principali parassiti interni del criceto?
Per redigere questo paragrafo, per maggiore completezza, abbiamo consultato le linee guida ESCCAP (European Scientific Counsel Companion Animal Parasites).
Protozoi
Iniziamo dai protozoi, organismi microscopici. Giardia muris è un protozoo frequente nell’intestino del criceto.
Spesso convive in maniera “pacifica” con il suo ospite.
Può però diventare ”pericoloso” negli animali debilitati o anziani o in caso di infestazioni massive, fino a causare diarrea importante e dimagrimento.
Più rari o comunque meno importanti da un punto di vista patogenico e sintomatologico sono Spironucleus muris, Hexamastix, Trichomonas, Tritrichomonas e Tetratrichomonas.
Possono comunque diventare anche loro problematici in caso di gravi infestazioni o in animali con altre patologie concomitanti.
Nematodi
Tra gli ossiuridi, il più comune è Syphacia spp., un nematode, verme cilindrico i cui adulti possono misurare alcuni millimetri.
Le uova, che sono rilasciate con le feci, sono invece microscopiche.
La loro presenza causa spesso sintomi lievi come prurito perianale, ma può determinare anche dimagrimento e prolasso rettale.
Più rari sono i nematodi Aspicularis tetraptera (frequente nei topi selvatici che possono penetrare in ambiente domestico) e Dentostella translucida, tipica del gerbillo, che può parassitare occasionalmente il criceto in caso di promiscuità.
Cestodi
A questo punto, nell’elencare gli endoparassiti più comuni nel criceto rimangono solo i cestodi, vermi piatti meglio noti come “tenie”.
Il più frequente nel criceto è Rodentolepis nana, un cestode che, da adulto, può superare i 4 cm di lunghezza.
Il criceto si infetta o per ingestione di feci contenenti le uova o di insetti (ad esempio, pulci o scarafaggi) che ne ospitano lo stadio larvale.
Spesso le infestazioni lievi passano inosservate. Nel caso di animali giovani, anziani, deboli o malati o in presenza di cariche parassitarie importanti possono però verificarsi dimagrimenti, scarsa crescita, enterite o addirittura ostruzione intestinale.
R. nana è potenzialmente trasmissibile anche all’essere umano.
Meno frequente, ma molto simile al precedente, è il cestode Hymenolepis diminuita.
Come evitare sorprese
Insomma, i parassiti interni del criceto non sono pochi e le probabilità di trovare “sorprese” in occasione della visita dal veterinario non sono poi così remote.
Niente paura: i parassiti interni si possono trattare ed eliminare.
È sempre meglio però intervenire quando l’animale è ancora clinicamente sano, invece di dover correre ai ripari quando mostra segni di malessere.
Seguendo le indicazioni del veterinario, ed eventualmente le terapie prescritte, il problema si può risolvere.