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I bambini tendono ad affezionarsi molto all’animale che fa parte della famiglia, con il quale nascono spesso legami molto profondi, che sono fonte di importanti benefici.
Non solo cani e gatti, ma anche altri animali possono accompagnare i più piccoli nelle diverse fasi della crescita del bambino ed assumono per loro molteplici ruoli.
A seconda dell’età e del tipo di rapporto instaurato, i bambini li considerano infatti come compagni di giochi, amici da cui trarre conforto e sicurezza o preziosi confidenti.
Purtroppo, la vita dei nostri pet è generalmente più breve della nostra e a volte succede che un bambino debba confrontarsi con la morte del proprio amico a quattro zampe.
Spesso si tratta della prima esperienza di perdita vissuta dai bambini e, per quanto sia inevitabilmente dolorosa, può rappresentare un’opportunità di crescita, che aiuta a maturare consapevolezze sul naturale corso dell’esistenza e a sviluppare competenze rispetto alla gestione delle proprie emozioni.
Indice dei contenuti
La figura dell’adulto per aiutare il bambino ad affrontare la perdita del proprio animale
È un evento che mette alla prova anche gli adulti, non solo perché il dolore della perdita li coinvolge in prima persona, ma anche per la difficoltà di affrontare conversazioni sul tema della morte che, almeno nella società occidentale attuale, è sempre più allontanata e nascosta, alla stregua di un tabù.
Non sorprende quindi che il primo istinto sia quello di tentare di proteggere i bambini da un evento così doloroso, difficile da comprendere e da spiegare.
È così che, con le migliori intenzioni, inventiamo storie fantasiose in cui l’animale scappa o si unisce improvvisamente a un gruppo di amici per non fare più ritorno a casa o minimizziamo l’entità della perdita cercando un nuovo pet, magari identico al primo, che possa sostituirlo.
Ma siamo sicuri che questa sia la soluzione migliore?
Purtroppo la morte fa parte della vita. Tuttavia, come qualsiasi esperienza difficile, anche il lutto può darci l’occasione di conoscere e sviluppare le nostre risorse, imparando fin da piccoli che è possibile affrontare anche gli eventi più critici, uscendone rafforzati.
Dare ai bambini, compatibilmente con la loro età e il loro livello di maturità emotiva e cognitiva, l’opportunità di confrontarsi con la perdita, in un clima di apertura e supporto, può quindi diventare un’occasione per aiutarli a porre le basi della resilienza, ovvero la capacità di affrontare le difficoltà uscendone rafforzati.
Mettersi nei panni del bambino, comprendendo il modo in cui percepisce la morte sulla base dell’età, è senz’altro il primo passo da compiere per aiutarlo a elaborare il lutto per la perdita del suo animale da compagnia.
La comprensione della morte nelle diverse fasi dell’età evolutiva
La comprensione del concetto di morte evolve dall’infanzia all’adolescenza, seguendo lo sviluppo cognitivo dell’individuo.
I bambini inoltre manifestano le reazioni emotive alla perdita in modo diverso dall’adulto, sebbene possano soffrirne con la stessa intensità.
È solo intorno agli 8 anni che iniziamo a considerare la morte come una condizione permanente e collegarla a cause biologiche, come la malattia o la vecchiaia.
Prima di questa età, in particolare tra i 3 e i 6 anni, i bambini tendono a equiparare la morte al sonno e quindi a uno stato temporaneo che sottende l’aspettativa del ritorno di chi non c’è più.
Inoltre, questa fase dello sviluppo è caratterizzata da un pensiero fortemente egocentrico e si tende perciò a collegare gli eventi alle proprie azioni, attraverso un pensiero “magico” che può portare a credere di essere causa della morte dell’animale.
Bambini più piccoli, al di sotto dei due anni, sono invece particolarmente sensibili alle emozioni degli adulti e tendono ad esserne influenzati.
L’ansia, la tristezza e il nervosismo dei famigliari possono quindi tradursi in una maggiore irritabilità o in alterazioni del sonno e dell’appetito del bambino, pur in assenza della consapevolezza della perdita.
Con lo sviluppo delle capacità di pensiero astratto, a partire dai 10 anni, la morte viene compresa come evento universale e diviene via via oggetto di riflessioni più profonde, dal punto di vista esistenziale e spirituale, soprattutto in adolescenza, quando la comprensione di questo concetto è sovrapponibile a quella degli adulti.
Consigli per aiutare i bambini a elaborare il lutto per la morte del loro animale da compagnia
Dire la verità
I bambini sentono, percepiscono, osservano, pensano e intuiscono.
Capiscono quando qualcosa non va e, se non ricevono spiegazioni, usano la loro fantasia per dare un senso agli eventi.
Ecco perché fare finta di niente, tergiversare e mentire di fronte alla morte del loro pet non sono strategie utili.
Anzi, spesso sono del tutto controproducenti.
Immaginate, ad esempio, di dire a un bambino di 5 o 6 anni che la sua gattina è scappata, così, all’improvviso, e non tornerà, perché ha deciso di vivere con altri gatti.
Il bambino sarà sicuramente triste, per via della mancanza della gattina, si sentirà confuso e farà domande ai genitori (“Perché è andata via?”, “Perché proprio ora?”) che, con tutta probabilità, verranno liquidate velocemente non appena si addentrerà nella richiesta di maggiori dettagli.
Non soddisfatto, il bambino cercherà di darsi una spiegazione e, con l’egocentrismo tipico della sua età, potrebbe pensare che la micia si sia allontanata per via di un suo comportamento: alla tristezza per la mancanza si aggiungono così il dolore del rifiuto e il senso di colpa.
È meglio piuttosto parlare ai bambini in modo onesto, con un linguaggio adatto all’età e alle capacità di comprensione.
Accogliere e rispondere alle domande
Abbiamo visto come il concetto di morte faccia fatica a essere compreso dai bambini, perciò è naturale che pongano molte domande.
I quesiti dei più piccoli potrebbero riflettere la fatica a concepire la natura irreversibile della morte, tradendo la speranza che l’animale ritorni (“Mamma, ma quando potrò giocare ancora con Otto?”).
I bambini un po’ più grandi cercheranno invece di capire il significato di quanto accaduto, mostrando curiosità verso gli aspetti più concreti (“Perché è morto?”, “Cosa succede al corpo dopo la morte?”).
È molto importante che gli adulti siano pazienti e diano al bambino le risposte che cerca, ricorrendo anche all’ausilio di storie e analogie per facilitare la comprensione.
Poter parlare e confrontarsi sugli avvenimenti importanti, quale la morte dell’animale di famiglia, è una componente preziosa del rapporto tra genitori e figli, che sentiranno di poter contare su punti di riferimento accoglienti e disponibili.
Al contrario, evitare l’argomento e sottrarsi alle domande rischierebbe di creare un tabù e inibire il bambino nell’esprimere i propri pensieri e i propri stati d’animo.
Osservare le emozioni e aiutare ad esprimerle
Siamo abituati a pensare al lutto come a una successione di fasi, che va dalla negazione alla risoluzione, passando per la rabbia e il dolore.
Se questa schematizzazione può essere parzialmente vera negli adulti, è più difficile osservare una sequenza rigorosa di stati d’animo nell’infanzia, quando il cordoglio si esprime spesso attraverso reazioni emotive intense e brevi, alternate a momenti di quiete, in cui il bambino riesce a farsi assorbire da altre attività.
Inoltre, non solo il pianto, ma anche una maggiore irritabilità o iperattività possono essere ricondotte al lutto ed è importante aiutare il bambino a comprendere le proprie reazioni, anche attraverso l’ausilio di libri e favole sul tema, adeguate all’età.
Si potrebbero poi notare alcuni comportamenti regressivi, quali ad esempio la richiesta del ciuccio in bambini che avevano già smesso di utilizzarlo o la necessità di tornare a dormire nel lettone: assecondare queste richieste fa sentire il bambino al sicuro, confortato e supportato.
Tutti, grandi e piccini, di fronte a un lutto abbiamo bisogno di sentire la vicinanza degli altri, soprattutto emotiva.
Esprimere le emozioni
In mancanza di un vocabolario completo, che permetta di esprimere le emozioni attraverso il linguaggio, è utile prestare attenzione alle modalità espressive alternative di cui i più piccoli dispongono: i disegni e i giochi, ad esempio, possono rivelare lo stato emotivo e i pensieri rispetto alla perdita e diventare uno strumento per aiutare i bambini ad esternarli.
Si potranno quindi esplicitare le emozioni e dare loro un nome, facilitandone la condivisione.
In generale, tutte le attività basate sulla creatività, quali scrivere lettere, favole, poesie, canzoni o realizzare un oggetto per l’animale possono agevolare le conversazioni sull’accaduto e diventano occasioni di condivisione con gli adulti, durante i quali è possibile riportare alla mente i ricordi più belli e percepire un senso di connessione con l’amico non umano.
Riusciremo così ad alleviare il dolore della perdita e a dare un senso di continuità al legame, che non finisce con la morte ma si trasforma.
Un nuovo amico?
Chi, di fronte alla morte di un amico a quattro zampe, non si è sentito consigliare di prenderne subito un altro?
Ma davvero può essere utile per aiutare i bambini a elaborare il lutto?
Difficile dare una risposta univoca, perché molto dipende dagli individui coinvolti e dalla profondità del legame tra il bambino e l’animale che non c’è più.
Un buon presupposto su cui riflettere è senz’altro relativo al fatto che un animale, così come una persona, non può essere “sostituito”.
In altre parole, l’arrivo di un nuovo pet non cancellerà la perdita di quello precedente: anche se fosse identico al primo – stessa razza, stesso colore – ci troveremmo inevitabilmente di fronte a un individuo diverso nella personalità, con un legame nuovo da costruire.
È importante spiegare questo concetto al bambino e cercare di capire se sia realmente pronto ad accogliere un nuovo amico, a cui dedicarsi giorno dopo giorno con dedizione e amore.
In questo caso, l’inizio di una nuova avventura potrà lenire la tristezza, senza che vi sia il rischio di deludere aspettative irrealizzabili, come riavere indietro chi non c’è più.
In caso contrario, meglio aspettare un po’ e concedersi il tempo di metabolizzare la perdita.