Hi-Tech canino: dalla Cina un software per il riconoscimento…nasale!

I sistemi di riconoscimento facciale, come per esempio FaceApp, non riguardano solo gli umani. Dalla Cina arriva la notizia che la tecnologia di riconoscimento facciale riguarderà anche gli animali.

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Qualche settimana fa abbiamo tutti assistito al fenomeno FaceApp, software russo che consente di invecchiare o ringiovanire le fotografie degli utenti.

Nonostante gli effetti esilaranti (o tristi) a seconda del risultato, abbiamo assistito anche  ai connessi problemi di privacy e cessione di diritti sulle nostre immagini.

Tutte le implicazioni di questa situazione non sono ancora chiare e non è dato sapere a quali usi, leciti o illeciti, verranno destinate le immagini, ma tra quelli che già si conoscono vi è quello di implementare sistemi di riconoscimento facciale, utilizzabili da forze di polizia o sistemi di sicurezza, per riconoscere criminali o ritrovare persone scomparse.

Ma questi sistemi di riconoscimento facciale non riguardano solo gli umani. Dalla Cina arriva la notizia che la tecnologia di riconoscimento facciale riguarderà anche gli animali.

La società Megvii ha messo a punto un’intelligenza artificiale in grado di identificare i cani, che si basa sulle differenze nell’impronta del tartufo di ciascun animale.

Al software di riconoscimento sarebbe sufficiente una fotografia del tartufo scattata tramite la apposita App con la fotocamera di un qualsiasi cellulare, per individuare le aree che contengono i segni identificativi chiave e creare un profilo univoco del cane nel suo database.

La società afferma che questo metodo può verificare l’identità di un cane rispetto a un’immagine del database con un’accuratezza del 95%.

Tra i molteplici usi, c’è sicuramente quello di poter recuperare gli animali smarriti: identificare gli animali che sono stati abbandonati o quelli che si rendono responsabili di disturbi del vicinato, verificare l’identità degli animali a scopi assicurativi o in occasione di gare per evitare sostituzioni illecite, e molto altro.

FONTE: LaSettimanaVeterinaria

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