Definizione
Il paraquat è un erbicida dipiridilico, utilizzato in agricoltura come diserbante-disseccante, la cui ingestione causa un avvelenamento in genere letale.
Peraltro, la sostanza è coformulata con agenti maleodoranti ed emetici, allo scopo di ridurre rischi di avvelenamento nell’uomo e negli animali, quindi in genere l’assunzione del tossico avviene per cause dolose, piuttosto che accidentali, o per ingestione di vegetali trattati.
Si può verificare tossicità sistemica anche in seguito ad esposizione cutanea a formulazioni concentrate.
Eziopatogenesi
Il tossico agisce comportandosi quale accettore di elettroni e trasformandosi nella forma ridotta, in un processo in cui si vengono a generare radicali liberi che, reagendo con l’ossigeno molecolare, formano a loro volta radicali perossidi, responsabili di gravi danni a carico dei lipidi insaturi delle membrane cellulari (perossidazione lipidica e conseguente danno cellulare).
A livello del tratto alimentare l’azione caustica determina gravi lesioni. Una volta assorbito, il paraquat tende a concentrarsi negli alveoli polmonari (affinità per gli pneumociti), dove, grazie all’alta concentrazione di ossigeno, provoca un danno acuto: edema proteinaceo emorragico e leucociti infiltrano inizialmente gli spazi alveolari, mentre la successiva proliferazione dei fibroblasti induce più tardivamente grave e irreversibile fibrosi polmonare; ne consegue grave alterazione degli scambi gassosi e insufficienza respiratoria.
L’assorbimento è rapido ma non completo, il metabolismo è minimo, e la sostanza per il 70-80% viene escreta inalterata con le urine entro circa 2 giorni, mentre la restante parte, legata ai tessuti, viene eliminata con più lentezza in 2-3 settimane.
In alcuni casi può anche determinare necrosi del tratto prossimale dei tubuli renali, con conseguente insufficienza renale.