Abilissimo cacciatore che supera in velocità il ghepardo aggiudicandosi il titolo di vertebrato più veloce con i suoi 385 km/h nel volo in picchiata, il falco pellegrino (Falco peregrinus) così definito perché la colorazione delle piume sul capo ricordano il cappuccio che indossavano i pellegrini nel medio evo, è un rapace visibile in volo in molti areali del nostro Paese.
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Come riconoscerlo?
Il falco pellegrino (var. F. peregrinus peregrinus) che vive alle nostre latitudini è caratterizzato da un corpo compatto con piumaggio grigio – bluastro/ardesia sul dorso, testa e coda, nella parte ventrale le piume invece sono biancastre o rossicce con macchie scure e striature. La testa scura contrasta con le piume chiare laterali e della gola e gli evidenti mustacchi neri.
Il becco tipico dei rapaci è adunco, scuro, presenta un intaglio che gli facilita l’uccisione della preda, con cera gialla. Dello stesso colore le zampe dotate di artigli scuri. I giovani presentano un piumaggio più bruno, anello perioftalmico e cera bluastri.
Come nella maggior parte dei rapaci la femmina è notevolmente più grande (circa il 30%): il peso di una femmina si aggira in genere sui 1030 gr, mentre il maschio solo 580 gr.
Il falco pellegrino attacca le loro prede soprattutto in picchiata
Volare per gli uccelli è dispendioso dato che consumano una notevole quantità di ossigeno ed energia. I falchi, per poter cacciare e sopravvivere, devono avere una fitness perfetta a partire dal piumaggio, muscolatura, grasso minimo, articolazioni ed ossatura, apparato respiratorio.
Lo scopo primario del volo è dunque la caccia: l’evoluzione e l’adattamento lo hanno portato ad affinare modalità peculiari di volo che hanno da sempre affascinato gli uomini che li hanno osservati.
I falchi pellegrini attaccano le loro prede soprattutto in picchiata, momento in cui raggiunge la maggior velocità.
Il volo orizzontale è decisamente meno rapido (105- 110 km/h), utilizzato per inseguire, per spostarsi, per migrare (nelle specie migratrici) ma insufficiente per raggiungere alcune delle sue prede (colombacci, piccioni o anatre).
Il falco quindi tende a porsi al di sopra delle sue prede per poi chiudere le ali e lanciarsi in una fulminea picchiata, avendo l’accortezza di eseguire tali manovre in spazi aperti.
Infatti un’altra caratteristica di questo falco sono le penne remiganti rigide, strette e a punta, fondamentali per una precisa manovra alla fine della picchiata. Queste penne però sono anche più fragili e un impatto con rami o foglie sarebbe devastante.
Con una “stoccata” ovvero un colpo di artigli il falco cattura la sua preda. Il colpo di becco viene poi assestato a terra.