Questo è il secondo articolo sul coniglio al tempo del Coronavirus: nel precedente articolo abbiamo parlato dei segnali che devono essere rilevati dal proprietario e comunicati al Veterinario di fiducia.
A quel punto sarà il medico veterinario ad indicare come comportarci e se sia necessaria o meno una visita, se l’animale vada tenuto semplicemente sotto osservazione o se siano sufficienti alcuni consigli telefonici o una prescrizione.
Ricordiamo che, in ogni caso, la visita diretta è (e sarà sempre) insostituibile.
Vediamo a questo punto, in sintesi e solo a titolo esemplificativo, alcune delle situazioni “conigliesche” più comuni che possono configurarsi come emergenza.
- trauma importante (ad es. caduta dall’alto o schiacciamento), soprattutto se in presenza di una frattura, perdita di coscienza o alterazione del sensorio
- ferita penetrante o emorragia
- ingestione di corpi estranei, parti di piante d’appartamento o sostanze tossiche
- folgorazione (per rosicchiamento di un filo elettrico)
- anoressia (mancata assunzione dell’alimento)
- stasi intestinale, dilatazione dell’addome, interruzione nell’emissione delle feci o diarrea profusa
- profonda depressione e immobilità
- incoordinazione motoria, sbandamento, rotolamento o alterazioni posturali molto evidenti
- difficoltà respiratoria
- distocia (problemi durante il parto)
- ipertermia o ipotermia
- segni clinici riferibili a malattie infettive (soprattutto se il paziente non è in regola con i richiami vaccinali).
Queste sono solo alcune delle situazioni urgenti più comuni che si possono verificare quando si vive in casa con un coniglio (al tempo del Coronavirus).
Dal momento che, come abbiamo ricordato, il coniglio tende a nascondere gli stati di sofferenza, non appena ci si accorge di qualche segnale di alterazione nello stato di salute è necessario contattare immediatamente il medico veterinario, che valuterà se farvi muovere da casa oppure no in tempi di COVID-19.