Il Parere del Medico Veterinario - animali da compagnia https://www.animalidacompagnia.it/category/il-parere-del-medico-veterinario/ Tue, 25 Jun 2024 09:46:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 L’ernia del disco nel cane e nel gatto https://www.animalidacompagnia.it/lernia-del-disco-nel-cane-e-nel-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/lernia-del-disco-nel-cane-e-nel-gatto/#respond Mon, 15 Nov 2021 09:00:55 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=47441 Nel cane e nel gatto un’ernia del disco può provocare sintomi molto diversi tra loro, che possono andare da una semplice dolorabilità, fino a disfunzioni motorie molto gravi. Il protocollo terapeutico deve essere adeguato al singolo individuo.

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Le discopatie e l’ernia del disco sono condizioni patologiche a carico dei dischi intervertebrali del cane e del gatto.

Il disco intervertebrale è una struttura fibrocartilaginea che si interpone tra i corpi di due vertebre contigue, svolgendo la sua principale funzione di “cuscino”.

La sua funzione è quella quindi di ammortizzatore delle forze meccaniche che normalmente si scaricano sulla colonna vertebrale durante il movimento.

Le componenti principali di un disco intervertebrale sono:

  • il nucleo polposo al centro, costituito per circa il 90% di acqua;
  • l’anello fibroso esterno (annulus fibrosus), costituito da una serie di lamelle concentriche di fibrocartilagine.

Nella maggior parte delle discopatie che colpiscono i nostri amici animali, sia cani che gatti, si verifica una degenerazione dell’anello fibroso, che perde la sua capacità elastica fino a rompersi, in maniera parziale o totale.

Questa rottura produce la conseguente fuoriuscita del nucleo polposo dalla sua normale sede anatomica.

Per ernia del disco, dunque, si intende proprio la dislocazione del nucleo polposo verso il canale vertebrale con conseguente effetto dannoso, potenzialmente compressivo o contusivo, sul midollo spinale.

Sintomi dell’ernia del disco nel cane e nel gatto

Un’ernia discale può provocare sintomi molto diversi tra loro, che possono andare da una semplice dolorabilità, fino a disfunzioni motorie molto gravi.

Solo in rari casi può decorrere in maniera del tutto asintomatica, anche se è più probabile che piccoli segnali vengano ignorati o male interpretati.

Ad esempio, se un animale mostrasse improvvisamente un tremore, una rigidità o una debolezza degli arti oppure manifestasse semplicemente una mancanza di appetito o ridotta voglia di giocare, ciò potrebbe sottintendere un dolore acuto alla colonna vertebrale.

Peraltro, si tratta di una sintomatologia alquanto aspecifica, considerando il fatto che la localizzazione del presunto dolore e le cause che possono determinarlo sono innumerevoli.

ernia del disco cane bassethound

In neurologia veterinaria, una volta stabilito, da parte del Medico veterinario di fiducia, che il malessere del proprio cane o gatto possa essere ascrivibile a un’affezione del sistema nervoso, è necessario definire la localizzazione e l’entità della condizione, anche per decidere la tempestività degli interventi del caso.

In caso si sospetti un’ernia del disco, si può applicare una scala di valutazione della sintomatologia spinale.

Grazie a questa i pazienti affetti possono essere suddivisi in 5 gruppi.

Pazienti di grado I

Sono quelli che presentano soltanto dolore al rachide senza mostrare alterazioni della deambulazione.

Il dolore può rendersi manifesto in maniera aspecifica, caratterizzata da abbattimento, apatia e irrequietezza, oppure con rigidità, tremori.

È soprattutto in questi casi che si corre il rischio di non individuare subito il problema, esponendo l’animale alla possibilità di peggioramento.

Pazienti di grado II

Gli animali in questo caso manifestano una “paresi” o “debolezza” a carico di uno o più arti, considerata lieve, in quanto la capacità di deambulare autonomamente resta conservata.

Pazienti di grado III

Cane o gatto mostrano, invece, una paresi più grave, in quanto risultano incapaci di sostenere il proprio peso e di camminare da soli.

In questi animali è possibile talvolta osservare anche una difficoltà o incapacità a urinare e defecare autonomamente per il coinvolgimento del controllo neurologico di tali funzioni.

Urgenza neurologica in caso di ernia nel cane e nel gatto

A partire da un livello di “paresi non deambulatoria”, si entra nel concetto di “urgenza neurologica”.

Questo perché l’animale può perdere la capacità di movimento spontaneo (plegia o paralisi di grado IV) e infine anche la sensibilità o “dolore profondo” di uno o più arti (plegia o paralisi di grado V).

Queste condizioni non vanno sottovalutate. Possono diventare infatti irreversibili, se non si interviene prontamente, condannando gli animali a una perdita di autonomia funzionale per tutta la vita. Per questo bisogna essere tempestivi.

ernia del disco cane carrellino

Pertanto, sia in considerazione del fatto che, come detto, la sintomatologia in caso di ernia discale può essere aspecifica, ma soprattutto in relazione alla possibilità di un aggravamento progressivo, appare necessario e indispensabile, ogni qual volta osserviamo una sintomatologia in qualche modo riferibile a una patologia della colonna, riferirsi immediatamente al proprio Veterinario.

Lui procederà con le indagini necessarie per confermare il sospetto diagnostico di ernia discale e, se del caso, deciderà di intervenire immediatamente anche con un intervento chirurgico.

Diagnosi di ernia discale

Per confermare il sospetto di ernia del disco nel cane o nel gatto si ricorre alla diagnostica per immagini avanzata.

Infatti, l’esecuzione di radiografie consente soltanto di sospettare la presenza di una discopatia.

Solo uno studio di tomografia computerizzata (TC) o di risonanza magnetica (RM) può permettere invece di acquisire informazioni certe.

L’esame di tomografia computerizzata del rachide risulta vantaggioso soprattutto per la rapidità di esecuzione e i costi contenuti.

La risonanza magnetica resta però, ad oggi, la tecnica d’elezione per indagare le affezioni del sistema nervoso centrale.

Entrambe le procedure vengono eseguite con l’animale in anestesia generale e risultano ugualmente utili a emettere una diagnosi di discopatia.

L’utilizzo di onde elettromagnetiche (RM) permette però di ottenere maggiori informazioni circa l’estensione del danno midollare e la tipologia di ernia individuata, permettendo così di ridurre al minimo il margine di errore diagnostico.

Quale terapia per l’ernia del disco nel cane e nel gatto?

Sulla base delle indicazioni della diagnostica per immagini, sommate a quelle scaturite dalla visita clinica, come l’età del soggetto, la sua prospettiva di vita, la presenza concomitante di altre patologie, viene deciso il protocollo terapeutico più adeguato al singolo individuo.

Alcune discopatie impongono una risoluzione chirurgica, altre invece prevedono un approccio conservativo.

La chirurgia spinale ha come obiettivo principale quello di decomprimere il midollo mediante la rimozione del materiale discale erniato e la conseguente riduzione dell’effetto schiacciamento.

Di contro, laddove si sia in presenza di ernie discali “non compressive”, ovvero dislocazioni del disco intervertebrale che non comprimono il midollo spinale ma possono averlo danneggiato mediante un effetto contusivo, può risultare sufficiente procedere con una terapia farmacologica associata a fisioterapia.

Gli esiti della terapia possono essere variabili, in quanto il recupero funzionale e, quindi, la guarigione clinica della discopatia dipendono da molteplici fattori.

In caso di intervento chirurgico, alcuni animali riprendono a camminare autonomamente anche entro 24 ore, mentre altri possono necessitare di mesi di riabilitazione.

Laddove malauguratamente non si riesca a ottenere il recupero della funzione motoria, si può comunque considerare l’uso di un carrellino.

Seppure non in grado di sostituire l’azione delle zampe, questo ausilio può certamente restituire, con una dignitosa autonomia locomotoria, la gioia di una passeggiata.

Articolo redatto dalla Dott.ssa Donatella DeSimone

 

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La rogna sarcoptica nel cane: sintomi, cause e ciclo biologico https://www.animalidacompagnia.it/la-rogna-sarcoptica-nel-cane/ https://www.animalidacompagnia.it/la-rogna-sarcoptica-nel-cane/#comments Sat, 13 Nov 2021 08:00:56 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=11375 Sarcoptes scabiei canis è l’acaro della rogna sarcoptica del cane, nota in medicina umana come scabbia e caratterizzata dal forte prurito. Colpisce prevalentemente il cane e talvolta anche il gatto.

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Sarcoptes scabiei canis è l’acaro della rogna sarcoptica del cane, conosciuta sia in medicina umana (scabbia), sia in medicina veterinaria.

Cos’è la rogna sarcoptica e chi colpisce

La rogna sarcoptica è una malattia parassitaria spesso molto pruriginosa, che provoca un’alterazione cutanea ed eventualmente sistemica.

Colpisce prevalentemente il cane e talvolta anche il gatto.

Come avviene la contaminazione

La contaminazione avviene in modo diretto o indiretto, perché l’acaro può sopravvivere molti giorni nell’ambiente esterno.

Gli attuali serbatoi sono i canidi, le volpi e, in misura minore, alcuni animali selvatici (lince, tasso, ecc.).

Quali sono i sintomi della rogna sarcoptica nel cane?

I segni clinici della rogna sarcoptica sono un notevole prurito, la progressiva comparsa di papule eritematose, di croste, desquamazione e ipercheratosi sul bordo libero dei padiglioni auricolari.

È presente anche un’alopecia a macchia, essenzialmente localizzata su padiglione auricolare, gomiti, garretti e addome.

rogna sarcoptica

L’intensità del prurito varia a seconda dell’immunocompetenza del soggetto infestato: più questa è scarsa, meno il prurito è presente.

Oggi i casi di rogna non sono più relegati nelle campagne, ma sono segnalati anche nei centri urbani.

In città, i serbatoi sono cani appartenenti a persone senza fissa dimora e zone contaminate da un gran numero di animali, come i canili.

Poiché il contagio dei proprietari non avviene sistematicamente, si consiglia di non escludere l’ipotesi della parassitosi anche in assenza di contaminazione umana.

Attualmente, infatti, questa evenienza sembra essere sempre più frequente.

La rogna sarcoptica è quindi una parassitosi sempre attuale.

Tuttavia, è sottodiagnosticata per scarsa sensibilità nelle tecniche di raschiamento, per un quadro clinico spesso ingannevole o per esami complementari eseguiti in modo inadeguato.

In tutti i casi, in caso di prurito intenso, prima prendere in considerazione un’allergia, è meglio escludere completamente la presenza di infestazioni parassitaria e di infezioni batteriche.

È noto come S. scabiei sia in grado di sopravvivere per alcune settimane al di fuori dell’ospite.

Pertanto le cucce contaminate o le attrezzature utilizzate per la toelettatura degli animali infestati possono essere una fonte d’infestazione.

Diagnosi differenziale

Il prurito può avere altre cause oltre alla rogna sarcoptica, che devo essere comunque indagate dal Medico veterinario.

La dermatite atopica canina (DAC) è la seconda causa di prurito dopo l’infestazione da pulci.

È una patologia a carattere cronico, ereditata geneticamente, con manifestazioni cliniche tipiche, legata ad allergie nei confronti di sostanze ambientali che penetrano nell’organismo per via transcutanea.

I sintomi compaiono abitualmente tra i 12 mesi e i tre anni di età.

Prima dei sei mesi di vita risulta più probabile la comparsa di un’allergia alimentare.

Ciclo biologico di Sarcoptes scabiei canis

Gli acari adulti, piccoli e tondeggianti (fino a 0,4 mm di diametro) vivono e si nutrono in superficie nell’epidermide creando dei tunnel e delle tasche di alimentazione.

rogna sarcoptica Sarcoptes scabieiL’accoppiamento avviene di solito sulla superficie cutanea.

Successivamente la femmina scavando si porta negli strati superficiali dell’epidermide, dove si nutre dei fluidi e detriti derivati dal danno tissutale.

Nella rete di tunnel che ha creato, la femmina deposita le uova per diversi mesi.

Le uova schiudono nel giro di 3-5 giorni e la maggior parte delle larve a sei zampe striscia sulla superficie cutanea per il proprio sviluppo.

Le larve a loro volta scavano e si portano negli strati superficiali della cute e nei follicoli piliferi, dove mutano attraverso due stadi di ninfa, per poi diventare adulti.

Il periodo di prepatenza, cioè da uovo a stadio adulto è di 23 settimane.

 

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Il tumore del pancreas nel furetto: sintomi e terapia https://www.animalidacompagnia.it/il-tumore-del-pancreas-nel-furetto-sintomi-e-terapia/ https://www.animalidacompagnia.it/il-tumore-del-pancreas-nel-furetto-sintomi-e-terapia/#respond Mon, 13 Sep 2021 09:50:16 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=46315 Il tumore del pancreas del furetto è una tra le più frequenti patologie tumorali a cui può andare incontro questo animale. Ecco quando può insorgere, quali sono i sui sintomi e la sua terapia.

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Il tumore del pancreas nel furetto è una tra diverse patologie tumorali a cui può andare incontro questo animale. Queste possono interessare sia animali giovani (7-8 mesi), che animali adulti o anziani.

L’insulinoma nel furetto, termine con cui si intendono i tumori insulino-producenti del pancreas, è una delle malattie tumorali più frequenti.

Tumore del pancreas nel furetto: quando può insorgere e quali sono i sintomi

Questi tumori si manifestano solitamente in età adulta in furetti oltre i 4,5-5 anni, ma in rari casi possono colpire anche soggetti più giovani.

L’eccessiva produzione di insulina porta a un abbassamento importante del glucosio nel sangue.

I sintomi solitamente si manifestano inizialmente con una debolezza più o meno marcata.

Il furetto risulta molto stanco, dorme molto ed è poco attivo, a volte si può osservare una debolezza degli arti posteriori e cedimenti sugli arti in generale.

Il soggetto manifesta spesso tremori prolungati.

Con il diminuire della glicemia si possono osservare una sorta di “assenze”. Il furetto in questi casi, pur essendo sveglio, fissa un punto nel nulla e non reagisce.

In concomitanza di queste circostanze solitamente l’animale ha gli occhi molto lucidi e spesso manifesta un movimento ondulatorio soprattutto della testa.

Il sintomo successivo è generalmente la scialorrea (bava alla bocca), seguita da nausea e inappetenza.

Arrivato a questo punto, se il soggetto non viene assistito, smette di mangiare per la nausea.

Questo causa la precipitazione della glicemia con crisi ipoglicemica, provocando svenimenti, mandibola serrata, crisi convulsive, coma, infine morte.

tumore del pancreas nel furetto terapia

I sintomi della patologia sono inizialmente intermittenti.

Controlli con monitoraggio del sangue effettuati dal medico veterinario curante possono aiutare a diagnosticare precocemente la patologia.

Nella maggior parte dei casi la diagnosi è presto fatta.

La descrizione dei sintomi e dell’atteggiamento insieme a esame del sangue, con il furetto a digiuno da almeno 4 ore, sono spesso sufficienti per esprimere un sospetto diagnostico.

Quando l’ipoglicemia non è così marcata e comunque rimane il dubbio diagnostico, è sufficiente monitorare la glicemia nel periodo successivo.

Solitamente in casi di insulinoma la glicemia tende a diminuire gradualmente.

Primo soccorso in caso di crisi ipoglicemica del furetto

Quando un furetto viene trovato in forte crisi ipoglicemica bisogna prima di tutto tentare di stabilizzarlo il più velocemente possibile.

Una crisi grave può causare infatti danni al cervello e non è il caso di attendere il trasporto del furetto nella struttura veterinaria.

Nel caso un furetto vada in crisi ipoglicemica, se è possibile, andrebbero somministrati degli alimenti da convalescenza ad alto contenuto proteico o, se non sono reperibili, omogeneizzati di carne bianca per i neonati.

Se il furetto si presenta con la mandibola serrata e non è in grado di deglutire o aprire la bocca, bisogna introdurre in bocca del miele, attendere circa 10 minuti e poi imboccarlo con i suddetti alimenti.

Non bisogna mai infilare in nessun caso il dito nella bocca dell’animale, perché il furetto potrebbe chiudere la bocca senza volerlo e rimanere così con il dito in bocca e la bocca serrata.

tumore del pancreas nel furetto alimenti

Attenzione alla somministrazione di soli zuccheri, che potrebbe causare una produzione di insulina per tenere sotto controllo l’iperglicemia indotta.

Quest’ultima si sommerebbe all’insulina prodotta dal tumore causando un tracollo della glicemia.

Per questo motivo è fondamentale che il furetto appena ristabilito si nutra con alimenti per mantenere la glicemia a un livello accettabile.

Terapia e dieta alimentare per l’insulinoma

In caso di attesa di terapia, si deve tentare di tenere sotto controllo l’ipoglicemia.

A questo scopo è necessario alimentare il furetto con alimenti per la convalescenza somministrati 3-4 volte al giorno, se necessario anche con una siringa, oltre al cibo secco abitualmente somministrato.

Siccome il furetto solitamente ha una digestione di circa 4 ore, la somministrazione controllata di cibi ad alto contenuto energetico risulta molto utile per mantenere un buon livello di glicemia nella fase iniziale della malattia.

La terapia medica sussiste solitamente in un intervento chirurgico con asportazione dei tumori e le porzioni di pancreas interessate.

Esistono delle cure farmacologiche palliative che sono utili ad alzare la glicemia, ma non hanno alcun effetto curativo sul tumore.

 

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Coprofagia: perché a volte il cane mangia le feci? https://www.animalidacompagnia.it/coprofagia-perche-a-volte-il-cane-mangia-le-feci/ https://www.animalidacompagnia.it/coprofagia-perche-a-volte-il-cane-mangia-le-feci/#respond Fri, 10 Sep 2021 08:00:11 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=37618 Per il proprietario la coprofagia, cioè quando il cane mangia le feci, è un vero problema che può minare addirittura il rapporto tra quest'ultimo e l'animale. Quali sono le cause di tale comportamento? Bisogna preoccuparsi?

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La coprofagia, cioè quando il cane mangia le feci, è un fenomeno normale in quest’animale.

Alcune volte questo comportamento è fisiologico. Infatti, è normale per le cagne ingerire le feci dei loro cuccioli per alcune settimane dopo la nascita

Tale comportamento rappresenta dei vantaggi igienici evidenti, dal momento che la lettiera dei neonati resta sempre pulita.

Perché il cane mangia le feci?

Il cane è un netturbino per natura. I cani di qualsiasi età, maschi e femmine, sono fortemente attirati dalle feci degli animali erbivori e talvolta consumano anche feci di umani o di gatti, e particolarmente di quelli che mangiano le scatolette industriali.

Alcuni autori pensano che la causa di ciò sia da ricercare in un difetto di assorbimento di nutrienti a livello intestinale, ma ciò non è stato ancora scientificamente provato.

Quando bisogna preoccuparsi?

È tuttavia anormale per un cane mangiare i propri escrementi. L’autocoprofagia, il fatto di mangiare i propri escrementi, è frequente nei cani che mangiano alimenti poco digeribili e fermentescibili come gli amidi (cereali ad esempio).

cane mangia le feci 3

In questi casi è sufficiente cambiare il regime alimentare di questi cani con un regime iperproteico per vedere sparire il problema in qualche giorno.

Se anche con il cambiamento della dieta il problema non dovesse sparire occorre pensare ad altre possibili cause di tale comportamento.

Le problematiche sottostanti possono essere ricercate, ad esempio, in:

  • una reale alterazione dell’appetito;
  • un disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) generato da possibili stati d’ansia;
  • un problema educativo. Ad esempio, un cane, punito perché ha defecato in casa, può ingerire i suoi escrementi per evitare la punizione. Tale situazione risulta però rara.

Come risolvere il problema della coprofagia?

Il metodo più sicuro ed efficace per lottare contro la coprofagia sembra essere quello di allontanare le feci dell’animale il più presto possibile dalla zona in cui vive, così che il cane perda questa abitudine.

Alcuni allevatori, al fine di impedire al cane di ingerire le feci, applicano sostanze amare sulle feci.

Per risolvere in maniera definitiva il problema, è però sempre consigliato rivolgersi al medico veterinario, in modo da stabilire la reale causa di tale comportamento.

 

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Problemi comportamentali di cane e gatto: i fitoterapici possono aiutare? https://www.animalidacompagnia.it/problemi-comportamentali-di-cane-e-gatto-i-fitoterapici-possono-aiutare/ https://www.animalidacompagnia.it/problemi-comportamentali-di-cane-e-gatto-i-fitoterapici-possono-aiutare/#respond Sat, 14 Aug 2021 08:00:40 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=45651 La maggior parte dei problemi comportamentali di cane e gatto sono il risultato di paura e ansia. Le cause della paura e dell’ansia sono multifattoriali, incluse cause genetiche e perinatali, scarsa socializzazione ed esperienze negative.

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La maggior parte dei problemi comportamentali di cane e gatto sono il risultato di paura e ansia. Le cause della paura e dell’ansia sono multifattoriali, incluse cause genetiche e perinatali, scarsa socializzazione ed esperienze negative.

Diversi nutraceutici hanno dimostrato effetti promettenti per il trattamento dello stress e dell’ansia nei cani tra cui alcuni fitoterapici quali Magnolia officinalis, Phellodendron amurense, valeriana, Ginkgo biloba.

In campo umano, inoltre, vi sono segnalazioni interessanti di una possibile associazione tra risoluzione di problematiche comportamentali e utilizzo di diete contenenti proteine idrolizzate e prive di glutine.

Carenze nutrizionali sono state associate a problemi comportamentali nel cane e nel gatto

D’altra parte, è risaputo come la nutrizione giochi un ruolo fondamentale nello sviluppo strutturale e funzionale del cervello animale nell’età adulta, durante la crescita e già prima della nascita.

Una scorretta alimentazione della femmina gestante, infatti, ha effetti dannosi sui feti in via di sviluppo.

Carenze di vitamine e minerali sono state associate a disturbi comportamentali, tra cui ansia e aggressività, sia negli esseri umani che negli animali, e ci sono prove crescenti che il microbiota intestinale possa influenzare il funzionamento del cervello.

Il comportamento è infatti regolato da neurotrasmettitori e ormoni i cui precursori derivano da nutrienti assunti con l’alimentazione.

Alcuni studi scientifici hanno esaminato il ruolo positivo di diverse molecole nell’ambito dei disturbi cognitivi e comportamentali in molte specie, compresi gli esseri umani e gli animali d’affezione.

Tra le molecole più importanti annoveriamo alcuni aminoacidi, idrolizzati proteici, acidi grassi polinsaturi, estratti vegetali, antiossidanti, probiotici e acidi grassi a media catena.

È importante comunque rivolgersi sempre al proprio medico veterinario che vi saprà consigliare la strategia e le cure più adatte in base ai problemi comportamentali di cane e gatto.  

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Tigna del cane: cos’è, quali sono i sintomi e come si cura https://www.animalidacompagnia.it/tigna-del-cane-cose-quali-sono-i-sintomi-e-come-si-cura/ https://www.animalidacompagnia.it/tigna-del-cane-cose-quali-sono-i-sintomi-e-come-si-cura/#respond Fri, 26 Mar 2021 09:00:28 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=44270 La tigna è una malattia estremamente contagiosa che interessa la cute del cane e del gatto ed è sostenuta da dermatofiti, funghi miceliali (muffe) capaci di invadere e colonizzare lo strato corneo della pelle e dei suoi annessi (unghie e peli), in quanto dotati di spiccata capacità trofica nei confronti della cheratina, componente determinante di queste strutture.

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La dermatofitosi, meglio conosciuta con il termine tigna, è una malattia estremamente contagiosa che interessa la cute del cane e del gatto ed è sostenuta da dermatofiti, funghi miceliali (muffe) capaci di invadere e colonizzare lo strato corneo della pelle e dei suoi annessi (unghie e peli), in quanto dotati di spiccata capacità trofica nei confronti della cheratina, componente determinante di queste strutture.

I dermatofiti vengono classificati, sulla base del loro habitat naturale, in geofili, zoofili e antropofili; i dermatofiti più comunemente isolati dai nostri pets sono prevalentemente zoofili, in quanto vivono e si moltiplicano preferenzialmente sulla cute animale e non sono in grado di moltiplicarsi nell’ambiente esterno, dove però possono permanere nel tempo sotto forma di spore, dette anche artrospore, attraverso le quali possono trasmettersi all’uomo.

Come si trasmette la tigna?

Il contagio avviene per contatto, con l’animale infetto, o indiretto, tramite il maneggiamento di materiale contaminato (coperte, pettini, cucce, etc) o la permanenza in ambienti in cui siano disperse le artrospore.

Microsporum canis è il dermatofita zoofilo di più comune isolamento negli animali d’affezione, nonché la specie primariamente responsabile dei casi di Tinea capitis e Tinea corporis nei proprietari di animali d’affezione.

Microsporum canis trova nella specie felina il suo serbatoio naturale e si rende responsabile di quadri clinici di intensità variabile, strettamente condizionati dall’intervento combinato di più fattori: la capacità patogena del fungo, la capacità difensiva delle strutture che esso aggredisce e lo status organico dell’ospite.

Stress favorisce il manifestarsi della tigna nel cane

Stress ambientali, quali condizioni di sovraffollamento (es. provenienza del gatto da gattili o colonie), introduzione in nuovi ambienti, stati di malnutrizione, gravidanza e/o lattazione, giovane età, possibili patologie concomitanti che coinvolgono il sistema immunitario (es. retrovirosi come FIV o FELV), nonché trattamenti prolungati con antibiotici o cortisonici, possono favorire il manifestarsi e/o il peggioramento delle dermatofitosi, a motivo della riduzione delle difese immunitarie sia locali che sistemiche.

Come riconoscere la tigna nel cane?

Una dermatofitosi può essere sospettata qualora il proprio gatto o il proprio cane presenti delle aree alopeciche singole o multiple non infiammatorie, non pruriginose o scarsamente pruriginose, con peli spezzati o facilmente estirpabili in periferia e con desquamazione nella parte centrale.

I siti di insorgenza in genere sono rappresentati da muso, orecchie e zampe, cioè le aree più a contatto con la madre (portatrice) durante l’allattamento. Altre forme sono caratterizzate dalla presenza di piccole croste e scaglie, a volte associate a prurito, o da lesioni anulari con infiammazione e papule alla periferia e ricrescita di pelo al centro.

In altri casi ancora si osserva un’alopecia diffusa generalizzata, associata o meno a desquamazione, infiammazione, croste o prurito, nonché la presenza di lesioni nodulari gementi essudato spesso purulento, note con il nome di pseudomicetomi, che si localizzano sulla regione del dorso.

Come comportarsi?

Tali sintomi, tuttavia, possono essere ascrivibili a numerose altre malattie di natura dermatologica del cane e del gatto e pertanto necessitano sempre della valutazione da parte del proprio Medico Veterinario di fiducia, che eseguirà degli esami specialistici per arrivare ad una diagnosi di certezza ed instaurare una terapia mirata.

In caso di diagnosi di dermatofitosi, pur trattandosi di una malattia a volte autolimitante, in grado cioè di guarire spontaneamente (autorisoluzione) senza necessità di terapia, occorre sempre considerare un trattamento, anche allo scopo di accelerare la risoluzione della guarigione e limitare in tal modo le possibilità di contagio per gli animali e per i proprietari conviventi, nonché la possibilità che un soggetto guarito spontaneamente si trasformi in un portatore asintomatico.

Il materiale infettante, rappresentato da frammenti di pelo e croste invase da artroconidi, risulta infatti facilmente disseminabile nell’ambiente dove può, in condizioni ottimali di temperatura e umidità, rimanere vitale e infettante per oltre 18 mesi.

Un approccio terapeutico ampiamente utilizzato e consigliato dai Medici Veterinari è rappresentato da una combinazione di terapia topica e sistemica, associata alla rasatura parziale/totale del pelo e ad un adeguato risanamento ambientale (lotta integrata).

Da tempo si stanno conducendo studi per sviluppare vaccini nei confronti dei dermatofiti; recentemente, un presidio vaccinale, costituito da una sospensione iniettabile di M. canis inattivato, è stato introdotto nel mercato europeo, Italia compresa.

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Glaucoma nel cane: quali sono i sintomi e le cause? https://www.animalidacompagnia.it/glaucoma-nel-cane-quali-sono-i-sintomi-e-le-cause/ https://www.animalidacompagnia.it/glaucoma-nel-cane-quali-sono-i-sintomi-e-le-cause/#comments Mon, 22 Mar 2021 09:00:16 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=44179 Nel cane, il glaucoma viene anche definito neuropatia (malattia nervosa) ottica (a partenza dall’occhio), perché i suoi effetti più gravi vengono esercitati a livello di retina, le cui fibre nervose confluiscono in quello che è il nervo ottico, deputato al trasporto delle immagini dall’occhio al cervello.

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Il glaucoma è una patologia oculare caratterizzata da un aumento della pressione interna, detta pressione intraoculare o IOP (intraocular pressure), dell’occhio nel cane.

Gravi effetti esercitati al livello della retina

Il glaucoma viene anche definito neuropatia (malattia nervosa) ottica (a partenza dall’occhio), perché i suoi effetti più gravi vengono esercitati a livello di retina, le cui fibre nervose confluiscono in quello che è il nervo ottico, deputato al trasporto delle immagini dall’occhio al cervello.

Glaucoma nel cane, primario o secondario?

Esistono molti tipi di glaucomi e, di conseguenza, di classificazioni. Il glaucoma può essere primario (la malattia è a carico delle porzioni oculari che producono o drenano l’umor acqueo) oppure secondario (si sviluppa in seguito ad altre malattie dell’occhio o di altri distretti).

Il glaucoma può interessare un solo occhio oppure entrambi ed in quest’ultimo caso si assiste, solitamente, prima alla comparsa di glaucoma su un occhio e poi sull’altro.

A volte l’angolo irido-corneale può essere normale (glaucoma ad angolo aperto) oppure chiuso per la presenza di alterazioni congenite o acquisite (glaucoma ad angolo chiuso).

Quali sono i sintomi del glaucoma nel cane?

Il cane affetto da glaucoma, se potesse parlare, molto probabilmente ci riferirebbe di avere un fortissimo mal di testa, cosa che viene comunemente raccontata dalle persone affette da glaucoma.

I nostri amici animali, però, lo sappiamo, non parlano ed allora dovremmo essere bravi noi, in quanto proprietari, ad accorgerci di qualcosa che non va: il cane tende a mangiare di meno e mostrare segni di malessere (più abbattuti, meno voglia di giocare ed uscire), l’occhio interessato tende ad aumentare di volume e ad assumere una colorazione bianca/blu, che lo fa apparire ancora più grande di quanto non sia.

Nei casi più gravi l’animale può perdere la vista dall’occhio interessato, la cui cornea può presentare lesioni che vanno dall’ulcerazione fino addirittura alla perforazione.

I sintomi sono caratteristici e basta recarsi dal proprio Medico Veterinario di fiducia per la diagnosi, che si basa sulla misurazione della pressione interna dell’occhio.

Come si cura il glaucoma nel cane?

Il piano terapeutico e la gestione del paziente variano a seconda del tipo di glaucoma.

In corso di glaucoma secondario (più frequente nel gatto in seguito a episodi di uveite) è fondamentale diagnosticare la patologia alla base e risolverla per poter ristabilire normali livelli di pressione intraoculare.

Nel caso di glaucoma primario ad angolo aperto (forma più frequente nel cane, dove sono colpite soprattutto le femmine di mezza età) si somministrano colliri che riducono la produzione di umor acqueo e ne aumentano il drenaggio.

In corso di glaucoma ad angolo chiuso, oltre alla somministrazione di colliri che ne riducono la produzione, è necessario intervenire chirurgicamente per favorire il drenaggio dell’umor acqueo.

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Dermatite allergica da pulci nel cane: cos’è e come si cura https://www.animalidacompagnia.it/dermatite-allergica-da-pulci-nel-cane-cose-e-come-si-cura/ https://www.animalidacompagnia.it/dermatite-allergica-da-pulci-nel-cane-cose-e-come-si-cura/#comments Tue, 16 Mar 2021 09:00:25 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=44040 Anche definita ipersensibilità al morso delle pulci, la dermatite allergica alla puntura delle pulci o dermatite allergica da pulci, è una dermatite altamente pruriginosa, causata da una reazione di ipersensibilità, cioè di tipo allergico, alla saliva di questi insetti. Rappresenta la dermatite allergica di più frequente riscontro nel cane.

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Anche definita ipersensibilità al morso delle pulci, la dermatite allergica alla puntura delle pulci o dermatite allergica da pulci, è una dermatite altamente pruriginosa, causata da una reazione di ipersensibilità, cioè di tipo allergico, alla saliva di questi insetti. Rappresenta la dermatite allergica di più frequente riscontro nel cane.

Quando si manifesta la dermatite allergica da pulci?

La malattia si manifesta in concomitanza con la presenza delle pulci nell’ambiente, cosa che nel nostro Paese si verifica prevalentemente in tarda primavera-estate, anche se, in particolare nelle regioni centro-meridionali e/o a fronte di inverni particolarmente temperati, può riscontrarsi praticamente durante tutto l’anno.

Quali sono gli animali più a rischio?

Può colpire animali di ogni età, anche se è poco probabile che si manifesti in soggetti al di sotto dei 6 mesi, in quanto richiede, come tutte le malattie su base allergica, un periodo più o meno lungo di sensibilizzazione.

Chi sono i “colpevoli”?

La presenza di pulci sul cane e cioè la comune infestazione da pulci, definita pulicosi, non indica necessariamente che lo stesso sia allergico a questi parassiti.

Le pulci di più frequente riscontro sul cane sono Chtenocephalides felis felis (la pulce del gatto), Chtenocephalides canis e Pulex irritans.

Si tratta di insetti di colore bruno-scuro, di dimensioni comprese tra 1 e 4 mm, il cui ciclo biologico prevede 4 stadi di sviluppo: uovo, larva, pupa, adulto.

Dopo il pasto di sangue maschi e femmine si accoppiano sulla cute del cane e in breve tempo la femmina inizia la deposizione delle uova, che avendo una parete lisca e asciutta non aderiscono al mantello, ma cadono sul terreno o sulle superfici dove l’animale riposa.

Non sempre è facile accorgersi della presenza delle pulci sull’animale

È molto importante considerare come le pulci adulte rinvenibili sul cane rappresentino solo una minima parte (5%) dell’intera popolazione, che pertanto è costituita prevalentemente dalle forme immature presenti nell’ambiente e che fungono da riserva parassitaria.

Per questo motivo non è sempre facile accorgersi della presenza delle pulci sull’animale, soprattutto se si tratta di cani a pelo lungo.

A volte risulta più agevole riscontrare gli escrementi delle pulci, che appaiono come segmenti arciformi di colore brunastro e di consistenza friabile.

Quali sono i sintomi della dermatite da pulci?

La dermatite allergica al morso delle pulci è caratterizzata da lesioni (arrossamento cutaneo, rarefazione del pelo, croste) localizzate prevalentemente a livello di dorso, base della coda, regione perineale e parte posteriore delle cosce.

In corrispondenza di tali regioni può osservarsi anche una caratteristica ossidazione del pelo, dovuta al continuo leccamento da parte dell’animale, come conseguenza dell’intenso prurito.

Come si cura la dermatite allergica da pulci?

Chiaramente solo il Medico veterinario è in grado di diagnosticare la malattia con esattezza, dovendola peraltro differenziare da altre malattie cutanee di varia natura, che possono manifestarsi con quadri clinici in parte o del tutto sovrapponibili.

La gestione di tale dermatite allergica passa fondamentalmente per l’eliminazione delle pulci, sia dall’animale che dall’ambiente, attraverso due fasi:

  1. soppressione degli stadi adulti presenti sull’animale, attraverso il trattamento sistematico del soggetto parassitato e di tutti gli eventuali animali (cani e gatti) conviventi;
  2. eliminazione delle riserve parassitarie ambientali (forme larvali), che oltre a rappresentare la prevalenza della popolazione parassitaria sono causa di continua reinfestazione.

Le molecole attive contro le pulci presenti sul mercato vengono distinte in due categorie: quella degli adulticidi, che eliminano gli esemplari adulti dal cane, e quella dei regolatori di crescita, che, inibendo la schiusa delle uova e lo sviluppo larvale, riducono sensibilmente la presenza delle pulci nell’ambiente.

L’utilizzo combinato di questi due tipi di farmaci, anche associato ad un trattamento ambientale, rappresenta l’approccio razionale al problema pulci.

Tuttavia, occorre sottolineare come alcuni adulticidi di nuova generazione abbiano dimostrato anche un’efficace azione ovicida e larvicida, potendo pertanto rappresentare, anche da soli, una soluzione sufficiente per una protezione ambientale totale.

Sarà comunque il Medico veterinario di fiducia che di volta in volta saprà dare indicazioni sul prodotto più opportuno da utilizzare.

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Corretto utilizzo degli antiparassitari per il cane: ecco tre cose da sapere https://www.animalidacompagnia.it/corretto-utilizzo-degli-antiparassitari-per-il-cane-ecco-tre-cose-da-sapere/ https://www.animalidacompagnia.it/corretto-utilizzo-degli-antiparassitari-per-il-cane-ecco-tre-cose-da-sapere/#respond Fri, 12 Mar 2021 09:00:14 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=44069 Gli animali da compagnia, come cane e gatto, vengono (generalmente) trattati con prodotti antiparassitari ad uso esterno, ovvero composti farmaceutici volti al controllo e alla eliminazione dei parassiti esterni come zecche, pulci e acari.

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Gli animali da compagnia, come cane e gatto, vengono (generalmente) trattati con prodotti antiparassitari ad uso esterno, ovvero composti farmaceutici volti al controllo e alla eliminazione dei parassiti esterni come zecche, pulci e acari.

Perché sono importanti gli antiparassitari?

L’utilizzo degli antiparassitari risulta molto importante in quanto i parassiti esterni possono causare infestazioni anche gravi (come quelle dovute a pulci, pidocchi, acari, zecche) oppure rappresentare vettori di malattie pericolose sia per gli stessi animali che per l’uomo (leishmaniosi, trasmessa da flebotomi, la rickettsiosi, trasmessa da zecche, etc.).

Come applicarli?

Grande attenzione va posta alle modalità di applicazione del prodotto: un esempio può essere dato dalle soluzioni spot-on, che le industrie farmaceutiche producono come pipette in varie unità di dose, corrispondenti alla dimensione dell’animale.

Per assicurare la massima efficacia, il contenuto della pipetta va applicato direttamente sulla cute e non sul pelo, in corrispondenza di punti in cui l’animale non può arrivare a leccarsi (dietro al collo tra le scapole oppure lungo la linea del dorso); ancora, ci sono prodotti che possono essere applicati in corrispondenza di un unico punto, mentre altri, tendenzialmente più irritanti per la cute, devono essere applicati in più punti, accorgimento questo che comunque è sempre chiaramente riportato sul relativo foglietto illustrativo.

Tuttavia, nell’utilizzo degli ectoparassiticidi, occorre fare sempre molta attenzione per evitare che gli effetti tossici non si esplichino esclusivamente nei confronti delle specie di parassiti bersaglio, ma possano ripercuotersi anche sugli stessi cani e gatti.

Ecco tre cose da sapere sul corretto utilizzo degli antiparassitari per il cane:

  1. Mai applicare ad un animale un prodotto non registrato per la specie di appartenenza. Alcuni prodotti registrati per il cane se applicati ad un gatto possono causare gravi sintomi da intossicazione e finanche provocarne la morte. La tossicità degli ectoparassiticidi può essere molto variabile: irritazione cutanea e in alcuni casi lesioni erosivo-crostose nei punti di applicazione, grattamento più o meno intenso e transitorio, quadri gastroenterici con vomito e/o diarrea, sintomi neurologici, anche particolarmente gravi, e addirittura la morte;
  2. Mai incorrere nell’errore di eccedere con l’applicazione di tali prodotti nell’errata convinzione che, per eliminare più efficacemente tali insetti, sia bene “esagerare” aumentandone il dosaggio o riducendone gli intervalli di applicazione. E’ bene, inoltre, evitare di lavare l’animale alcuni giorni (5-6) prima e dopo la loro applicazione;
  3. Una volta applicato l’antiparassitario, soprattutto nei primi giorni, occorre anche evitare che altri animali conviventi possano andare a leccare il prodotto sulla zona trattata, cosa che può causare, ad esempio, ipersalivazione o anche vomito nel caso di cani, ma anche convulsioni potenzialmente fatali nel gatto. Anche i bambini vanno protetti dal contatto con l’animale trattatoalmeno per le 12-24 ore successive all’applicazione degli antiparassitari.

Da quanto detto appare chiaro che l’applicazione dei prodotti antiparassitari deve tener conto di tutta una serie di variabili, rispetto alle quali è sempre consigliabile, onde evitare di commettere errori e di incorrere nel rischio di intossicare il proprio animale, riferirsi al proprio Medico Veterinario di fiducia, che saprà di volta in volta, sulla base delle diverse variabili (specie animale, età del soggetto, eventuale presenza di patologie, area geografica, etc.), consigliare il prodotto più idoneo, sia in termini di tipologia che di dosaggio e di modalità e intervalli di applicazione.

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Corpi estranei nell’occhio del cane: ecco come comportarsi https://www.animalidacompagnia.it/corpi-estranei-nell-occhio-del-cane-ecco-come-comportarsi/ https://www.animalidacompagnia.it/corpi-estranei-nell-occhio-del-cane-ecco-come-comportarsi/#respond Tue, 23 Feb 2021 09:00:23 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=43798 I corpi estranei nell'occhio del cane sono evenienze abbastanza comuni nella clinica oculistica del cane, soprattutto in primavera ed estate. I cani sportivi e quelli utilizzati per attività venatoria sono in genere più interessati, anche se tutti gli animali che hanno libero accesso all’esterno sono esposti al rischio.

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I corpi estranei nell’occhio del cane e del gatto sono evenienze abbastanza comuni nella clinica oculistica del cane, soprattutto in primavera ed estate.

I cani sportivi e quelli utilizzati per attività venatoria sono in genere più interessati.

Anche gli altri animali che hanno libero accesso all’esterno sono esposti al rischio.

Quali sono i più frequenti corpi estranei nell’occhio del cane?

La natura dei corpi estranei può essere la più diversa, anche se in genere è riconducibile a formazioni vegetali.

Inoltre, occorre ben differenziare tra corpi estranei:

  • superficiali, che rimangono semplicemente “appoggiati” sulla superficie della cornea;
  • penetranti,in grado di penetrare nello spessore della cornea;
  • perforanti, capaci di penetrare la cornea per tutto il suo spessore.

Quali sono i sintomi?

I sintomi clinici legati alla presenza del corpo estraneo sono molto variabili e in genere rappresentati da:

  • prurito e fastidio oculare, il cane tende a grattarsi l’occhio e a tenerlo socchiuso;
  • arrossamento della congiuntiva, il cosiddetto “occhio rosso”;
  • scolo oculare, che può essere trasparente nei primi momenti e diventare più giallo-grigio-verde e denso (pus) in seguito, per moltiplicazione dei batteri trasportati dal corpo estraneo;
  • gonfiore dell’occhio interessato;
  • perdita di trasparenza della cornea e ulcera corneale.

Corpi estranei superficiali o penetranti?

Corpi estranei superficiali

I corpi estranei superficiali sono in genere costituiti da semi delle piante (in genere graminacee), che restano adesi alla superficie della cornea per effetto della tensione superficiale del film lacrimale.

Se rimossi nel giro di poche ore, tali corpi estranei provocano solamente un’ulcera corneale semplice, molto superficiale e di piccole dimensioni.

Questa lesione guarisce in pochi giorni con un’appropriata terapia locale (collirio) antimicrobica su indicazione del Medico veterinario.

Corpi estranei penetranti

I corpi estranei penetranti o perforanti rappresentano un’urgenza oculistica per il cane, in quanto penetrano all’interno della cornea (penetranti) o addirittura la possono attraversare completamente (perforanti).

Possono arrivare quindi anche a prendere contatto con le altre strutture del globo oculare, come iride o cristallino.

Questi corpi estranei sono rappresentati nella maggior parte dei casi da porzioni di infiorescenza di piante graminacee (miglio, orzo selvatico, ecc.), comunemente chiamate forasacchi, pericolose anche per le lesioni alle orecchie del cane.

Corpi estranei penetranti possono essere anche spine (animali, come quelle dell’istrice, o vegetali), schegge o frammenti legnosi.

Corpi estranei penetranti sono i più pericolosi

I corpi estranei penetranti sono molto più pericolosi di quelli adesi, in quanto trasportano all’interno dell’occhio batteri e funghi,che possono provocare gravi infezioni come uveiti ed endoftalmiti.

In questi casi vi è il rischio addirittura di perdita dell’occhio, se non si interviene prontamente.

In questa evenienza ci si ritrova di fronte a un’emergenza oculistica vera e propria.

La tempestività di intervento da parte di un Medico Veterinario è un fattore fondamentale per il recupero dell’occhio e della sua funzione visiva.

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