Pillole di salute nel gatto - Animali da compagnia - Il portale per i proprietari di pet https://www.animalidacompagnia.it/category/gatto/pillole-di-salute-nel-gatto/ Tue, 03 Jan 2023 09:22:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Qual è la corretta profilassi per evitare pulci e zecche in cane e gatto? https://www.animalidacompagnia.it/qual-e-la-corretta-profilassi-per-evitare-pulci-e-zecche-in-cane-e-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/qual-e-la-corretta-profilassi-per-evitare-pulci-e-zecche-in-cane-e-gatto/#comments Wed, 07 Dec 2022 09:00:23 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=52037 Pulci e zecche in cane e gatto non provocano solo fastidio e prurito, ma possono essere causa di gravi malattie, anche nell’uomo. Per questo è importante conoscere quali sono le azioni corrette da fare per eliminarle ed evitarle negli animali da compagnia e in ambiente domestico.

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Cane e gatto possono essere aggrediti da diversi parassiti esterni, tra cui le pulci e le zecche.

Oltre al disturbo che la loro presenza sulla cute può provocare, è importante ricordare che possono essere veicolo di malattie, talvolta gravi.

Una corretta profilassi antiparassitaria è quindi raccomandata ad ogni età.

È compito del Medico veterinario scegliere i prodotti migliori e più adatti in relazione all’ambiente in cui ogni animale vive, allo stile di vita che conduce e di conseguenza ai rischi a cui è esposto.

Le pulci: cosa sono, cosa fanno e come eliminarle ed evitarle in cane e gatto

Le pulci sono parassiti molto comuni, presenti tutto l’anno e che si sono adattate perfettamente anche alla vita negli spazi domestici.

Dobbiamo distinguere le forme immature (uova, larve e pupe) che si trovano nell’ambiente e rappresentano circa il 95% dell’intera popolazione e le pulci adulte che sono le uniche a poter essere viste a occhio nudo sul cane e sul gatto.

La vita delle pulci

La vita di questi insetti passa quindi attraverso quattro stadi di sviluppo.

Nelle uova, deposte dalle pulci adulte, si sviluppano le larve.

Dopo la schiusa le larve sopravvivono grazie all’ingestione delle feci delle pulci adulte e di altre sostanze organiche.

Le larve maturano poi in pupe, che soggiornano nell’ambiente fino alla trasformazione in adulti.

Le pulci compiono il pasto di sangue salendo sul cane e sul gatto, si riproducono e depongono le uova che cadranno a terra, dando inizio così ad un nuovo ciclo.

Ogni ciclo, in condizioni ideali, dura circa 2-3 settimane.

Come accorgersi della presenza delle pulci in cane o gatto

La presenza di pulci può essere diagnosticata tramite l’osservazione diretta del parassita o delle sue deiezioni sul cane e sul gatto.

pulci pelo cane

Le pulci sono insetti neri di pochi millimetri, senza ali, ma capaci di saltare.

Le feci delle pulci sono costituite da sangue digerito e sono riconoscibili come granelli nerastri che, se posti a contatto con uno panno cucina bagnato, lo tingono di rosso scuro.

Cosa provocano le pulci

Le pulci possono essere causa di allergia nei nostri animali e possono trasmettere varie malattie.

L’allergia alla saliva delle pulci è molto comune. Si manifesta con prurito, spesso improvviso e intenso, a carico della groppa, delle cosce e della base della coda nel cane e dermatite miliare localizzata all’area dorsale lombo-sacrale, cosce, addome e fianchi nel gatto.

Le pulci possono trasmettere varie malattie tra le quali la bartonellosi (causa della cosiddetta malattia da graffio) e la tenia, un parassita intestinale.

Come eliminare ed evitare le pulci in cane e gatto

La profilassi antipulci andrebbe fatta quindi con grande attenzione tutto l’anno sia negli animali che conducono una vita all’aperto, sia in quelli che vivono in casa.

Bisogna porre attenzione anche all’ambiente, alle cucce, ai luoghi dove i nostri animali sono abituati a dormire e sostare.

L’uso abituale dell’aspirapolvere, il lavaggio delle superfici e l’esposizione di cucce, coperte e tappeti alla luce diretta del sole sono tutte misure facilmente attuabili per controllare la presenza di eventuali parassiti in casa.

Esistono in commercio tantissimi antiparassitari con caratteristiche molto differenti e che non sono equivalenti.

È quindi importante chiedere consiglio al proprio Medico veterinario e non avventurarsi in autonomia nell’acquisto di prodotti antipulci.

Le zecche: cosa sono, cosa fanno e come eliminarle ed evitarle in cane e gatto

Le zecche sono parassiti molto comuni e ubiquitari. Anch’esse, come le pulci, hanno 4 stadi di vita (uova, larve, pupe e adulti).

Per le zecche è però fondamentale il pasto di sangue per poter passare da uno stadio all’altro.

Purtroppo le zecche sono animali molto resistenti e possono sopravvivere per moltissimo tempo anche senza nutrirsi in attesa di un ospite.

La vita delle zecche

Gran parte del loro ciclo è trascorso nell’ambiente e i luoghi a maggior rischio di contaminazione sono i prati, specialmente con erba alta o mucchi di foglie, i cespugli, le cataste di legna e i boschi, seppur possano sopravvivere anche in ambiente domestico in luoghi riparati.

Le uova vengono deposte in grandi quantità, centinaia fino a migliaia, dalle zecche femmine adulte.

Solitamente la deposizione avviene in luoghi ricchi di vegetazione. Qui le uova rimangono per circa un paio di settimane dopo di che schiudono, liberando le larve.

Le larve evolveranno poi in ninfe e infine in adulti. Le femmine sono quelle che rimangono più a lungo sull’ospite (cane, gatto, uomo) facendo più pasti di sangue.

Potendo aumentare il loro volume più di 100 volte, provocano importanti perdite di sangue in animali gravemente infestati.

Le stagioni a maggior rischio sono la primavera e la tarda estate fino ad autunno inoltrato, ma non sono infrequenti ritrovamenti anche nelle altre stagioni.

Cosa provocano le zecche

Le zecche possono trasferire durante il pasto di sangue attraverso la saliva degli agenti patogeni cause di gravi malattie, che in alcuni casi possono portare anche a morte (ad esempio l’ehrlichiosi, la babebiosi o piroplasmosi e la malattia di Lyme).

Come accorgersi della presenza delle zecche in cane o gatto

Riconoscere le zecche non è particolarmente difficile, soprattutto dopo un pasto di sangue, quando aumentano notevolmente le loro dimensioni diventando quindi ben visibili.

zecche cane pelo

Le dimensioni possono variare quindi da pochi millimetri a qualche centimetro.

L’aspetto iniziale è quello di una testa di spillo di colore variabile tra il grigio scuro e il marrone.

Ricordatevi che quello che vedete è in realtà solo il corpo della zecca, perché la testa con il suo apparato buccale è solitamente conficcata nella pelle.

Per controllare che il proprio animale non abbia zecche sul corpo è necessario tastare con cura la pelle.

Le zone dove più facilmente possiamo riscontrare questi parassiti sono in prossimità di orecchie, occhi, coda, collo, ventre e zampe.

Qualora con le dita si noti la presenza di qualcosa di sospetto, è fondamentale spostare il pelo, bagnarlo o accorciarlo per accertarsi della presenza della zecca.

Può far sorridere, ma non è infrequente che noduli cutanei o capezzoli pigmentati vengano scambiati per zecche con maldestri tentativi di rimozione che possono causare dolore o ferite al cane o al gatto.

Come eliminare una zecca presente su cane o gatto

Se la zecca è effettivamente in sede è necessario afferrarla preferibilmente con una pinzetta a punte piatte e non con le dita per evitare di essere morsi.

Bisogna poi effettuare una rotazione continua con una leggera trazione per allentare la presa della zecca sulla cute.

Tenete a mente che il parassita produce una sostanza adesiva simile al cemento per garantirsi un ancoraggio ottimale all’ospite.

È importante quindi non strappare la zecca rischiando così di lasciare la testa infissa nella cute con la possibilità di creare infezione.

Altra cosa da ricordare è che tentativi di “soffocare” la zecca con olio o alcool possono determinare un maggior rigurgito di saliva e sangue nell’ospite con aumento del rischio di trasferimento di malattie.

Una volta rimossa la zecca non va schiacciata per evitare un eventuale spargimento di uova, ma va gettata in alcool e buttata.

Come evitare le zecche in cane e gatto

Anche in questo caso la scelta di un antiparassitario con azione repellente e in grado di uccidere le zecche nel più breve tempo possibile (idealmente prima che compiano il pasto di sangue) deve essere decisa insieme al proprio Medico veterinario.

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Micosi o tigna nel cane e nel gatto: diagnosi e terapia https://www.animalidacompagnia.it/micosi-o-tigna-nel-cane-e-nel-gatto-diagnosi-e-terapia/ https://www.animalidacompagnia.it/micosi-o-tigna-nel-cane-e-nel-gatto-diagnosi-e-terapia/#respond Wed, 02 Nov 2022 09:00:56 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=51670 In caso di sospetta micosi o tigna nel cane o nel gatto vediamo come si effettua una corretta diagnosi e come si procede per arrivare alla totale guarigione.

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Dopo avere parlato di sintomi e di come si trasmette la tigna o micosi nel cane e nel gatto, proseguiamo l’approfondimento su questa dermatofitosi.

Come abbiamo visto le malattie micotiche causate da funghi patogeni possono colpire i nostri pet, ma anche essere contagiose per le persone che vivono a stretto contatto con animali infetti.

In caso di segni sospetti di infezione è di fondamentale importanza  il ricorso al Medico veterinario per avere una corretta diagnosi e l’adeguata terapia.

Diagnosi di micosi in cane e gatto

La diagnosi di dermatofitosi, detta anche tigna o micosi, può essere ottenuta in vari modi.

È importante però sottolineare subito che non è sufficiente limitarsi al riscontro di lesioni cutanee sospette, ma è necessario associare alla visita clinica degli esami specifici.

Troppo spesso infatti a cani e gatti è erroneamente diagnosticata una malattia fungina in presenza di aree senza pelo o con peli facilmente asportabili facendo trazione del mantello.

Il modo corretto di diagnosticare la dermatofitosi è evidenziare spore e ife osservando i peli al microscopio oppure isolare tramite esame colturale un fungo patogeno.

Il Medico veterinario può identificare elementi fungini nel pelo avvalendosi dell’uso di una speciale lampada, la lampada di Wood o osservarli direttamente al microscopio.

La lampada di Wood

La lampada di Wood è una lampada a fluorescenza dotata di una lente di ingrandimento.

Deve essere usata in un ambiente buio per garantire la corretta visualizzazione dei peli infestati, che assumono una tipica colorazione fluorescente verde mela.

micosi cane diagnosi con lampada di Wood
Diagnosi di micosi effettuata con lampada di Wood.

La lampada di Wood, pur essendo uno strumento di facile reperibilità e uso, deve essere usato da professionisti che abbiamo confidenza con lo strumento.

Sotto la lente possono infatti comparire fluorescenze di colori simili, ma che non hanno nulla a che fare con infezioni micotiche.

Questo può portare quindi a un’errata diagnosi di dermatofitosi.

È inoltre importante ricordare che non tutti i ceppi sono fluorescenti e che quindi questo può portare a escludere una diagnosi di micosi in un cane o gatto positivo.

Osservazione al microscopio

Un altro metodo per visualizzare elementi fungini è quello di osservare al microscopio peli raccolti in prossimità delle lesioni.

Per un occhio allenato sarà semplice identificare ife dall’aspetto ondulato o spore rotondeggianti attorno al pelo.

micosi gatto Microscoporum canis
Microscoporum canis visto al microscopio.

Coltura fungina

Un altro esame comunemente utilizzato è la raccolta di peli e scaglie cutanee tramite strappamento del pelo in corrispondenza delle lesioni o preferibilmente con spazzolamento dell’intero mantello per mezzo di uno spazzolino da denti.

Quest’ultima metodica è consigliata in quanto riduce notevolmente il rischio di avere falsi negativi, cioè animali malati ma che risultano sani all’esame per raccolta errata o insufficiente di materiale.

Il materiale raccolto è poi trasferito su una piastra che contiene un terreno idoneo per la crescita di dermatofiti.

Questa è poi incubata e controllata giornalmente per valutare la crescita di funghi e le loro caratteristiche: aspetto, trama e colore delle colonie sulla piastra.

Le colonie che appaiono compatibili per caratteristiche con funghi patogeni sono poi trasferite su un vetrino tramite uno scotch e osservate al microscopio.

La sola crescita di colonie sulla piastra non è sufficiente a fare diagnosi.

Questo perché sul mantello degli animali sono presenti molti funghi, definiti saprofiti, di derivazione ambientale e che sono del tutto innocui.

Esistono poi altre metodiche per la ricerca e la tipizzazione dei funghi, che però sono utilizzate nella pratica clinica solo occasionalmente.

Come curare la micosi o tigna nel cane e nel gatto

Una volta diagnosticata la malattia è importante impostare tempestivamente la terapia.

Anche se la dermatofitosi in alcune circostanze può andare incontro a risoluzione spontanea nell’arco di alcuni mesi, la terapia è fortemente raccomandata, soprattutto a causa della sua contagiosità anche per le persone.

La terapia è composta da un farmaco antimicotico che viene somministrato per bocca, degli shampoo o soluzioni cutanee senza risciacquo da applicare sul mantello e un’accurata disinfezione ambientale.

È importante, oltre alle normali misure di pulizia, usare frequentemente l’aspirapolvere, cambiando spesso il sacchetto qualora presente.

Bisogna usare la candeggina ove possibile e lavare i tessuti a contatto con gli animali in lavatrice, con l’eventuale aggiunta di prodotti igienizzanti attivi sui funghi, e centrifugare ad alti giri.

Per limitare la dispersione dei peli infetti nell’ambiente e agevolare le terapie topiche, è raccomandato accorciare quanto possibile il pelo degli animali a pelo lungo.

Se possibile, è consigliato tenere confinati gli animali infetti in una parte della casa dove non abbiano accesso altri animali e che sia facile da disinfettare.

Guarigione e controllo della micosi

Il monitoraggio della malattia è fatto attraverso visite cliniche mensili e ripetizioni degli esami di laboratorio.

La guarigione e la sospensione della terapia è stabilita dall’ottenimento di due esami micologici negativi, senza cioè crescita di funghi patogeni, a distanza di un mese.

La fine delle cure non può essere definita solo dalla ricrescita del pelo, poiché la scomparsa delle lesioni cutanee spesso precede la reale negativizzazione del paziente.

Se durante il periodo di terapia le persone a contatto con il cane o il gatto infetto sviluppano lesioni cutanee devono recarsi tempestivamente dal medico di base o dal dermatologo per confermare l’eventuale contagio e iniziare appena possibile le terapie farmacologiche.

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Micosi o tigna nel cane e nel gatto: quali sono i sintomi e come si trasmette https://www.animalidacompagnia.it/micosi-o-tigna-in-cane-e-gatto-sintomi-e-come-si-trasmette/ https://www.animalidacompagnia.it/micosi-o-tigna-in-cane-e-gatto-sintomi-e-come-si-trasmette/#respond Wed, 05 Oct 2022 08:45:16 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=51553 La cosiddetta tigna o dermatofitosi è una micosi ossia una malattia causata da funghi che possono colpire gli animali domestici, come il cane e il gatto, ma anche l'uomo. Vediamo come avviene il contagio e quali sono i suoi sintomi.

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Le micosi, conosciute anche con il termine tigna, sono malattie causate da funghi che possono colpire sia gli animali, come cane o gatto, sia l’uomo.

Si dividono in forme superficiali (dermatofitosi), che possono quindi coinvolgere cute, peli e unghie, e profonde, con diffusione agli organi interni.

Le forme superficiali sono comuni, generalmente non gravi e possono essere trattate con ottimi risultati in tempi medio-lunghi dopo diagnosi.

Le forme profonde invece sono rare, spesso gravi e talvolta letali.

La micosi superficiali sono comunemente causate dai cosiddetti funghi dermatofiti.

I dermatofiti sono organismi che prediligono le strutture ricche di cheratina, quali peli e unghie, e sono in grado di invaderle e causare malattia.

Quali sono i funghi che causano la tigna in cane e gatto?

I tipi di funghi che possono causare la micosi sono vari. Distinguiamo ceppi zoofili (trasmissione da animali), altri geofili (dal terreno) e infine antropofili (dall’uomo).

Il Microscoporum canis è il fungo zoofilo più frequente in assoluto, la fonte di contagio è solitamente un gatto o più raramente un cane infetto.

Altri funghi che si possono riscontrare con relativa frequenza sono il Trichipyton mentagrophytes, i cui reservoir (serbatoi) sono i roditori e il Microsporum gypseum che si può trovare in alcuni terreni.

Sulla cute dei nostri animali possono essere presenti ceppi di funghi non patogeni, che non sono cioè in grado di sviluppare alcune malattia, e che sono quindi totalmente innocui.

Questi sono generalmente di derivazione ambientale.

Come si contagiano il cane e il gatto?

Il contagio può avvenire per contatto diretto oppure indiretto.

Il contatto diretto può avvenire tra gatto e gatto, cane e cane o gatto e cane, tra animali differenti, ad esempio roditori e gatti, o tra animali e uomo.

Il contagio indiretto comprende la trasmissione del fungo attraverso oggetti contaminati quali spazzole, coperte, indumenti, cucce o ambienti quali terreni o stanze contaminate.

I funghi si trovano nell’ambiente sotto forma di spore non visibili a occhio nudo.

Queste possono sopravvivere anni in condizioni di temperatura e umidità a loro favorevoli.

tigna gatto pelle

Le spore dei funghi dopo essere venute a contatto con la cute sono capaci di penetrare nel pelo invadendo la cheratina attraverso le ife, lunghi filamenti.

A loro volta poi i funghi presenti sulla cute generano nuove spore che vengono rilasciate nell’ambiente perpetuando l’infezione.

Le lesioni cliniche possono comparire in un tempo variabile di 1-3 settimane dal contagio.

Vi sono animali più predisposti a prendere la tigna?

La dermatofitosi può colpire i nostri cani e gatti con frequenza variabile in base al tipo di vita che conducono, alle potenziali fonti di contagio con le quali possono venire a contatto, allo stato immunitario e a eventuali malattie concomitanti.

I cuccioli e gli animali che fanno una vita comunitaria in ambienti ad alta densità (gattili, canili, colonie feline) hanno una maggiore probabilità di contrarre la malattia.

Inoltre, la micosi è più facilmente riscontrabile in gatti che conducono vita all’aperto e cacciano roditori o cani che fanno attività sportiva e sono più inclini ad avere microtraumi cutanei.

Alcune razze, quali i gatti Persiani e gli Yorkshire terrier, mostrano una maggiore predisposizione rispetto ad altre.

Quali sono i sintomi di tigna o dermatofitosi nel cane e nel gatto?

La dermatofitosi può presentarsi con differenti quadri clinici.

Il più comune è sicuramente la perdita di pelo in chiazze più o meno tondeggianti, caratterizzate talvolta dalla presenza di scaglie.

tigna cane

Bisogna però fare attenzione perché nei gatti a pelo lungo la micosi può manifestarsi senza perdita di pelo, ma con scaglie, croste e arrossamenti da localizzati a diffusi.

Nei cani con infezioni da funghi geofili le zone colpite sono solitamente la canna nasale e le zampe per contatto diretto con il terreno contaminato, quando scavano o tengono il muso frequentemente a contatto con la terra.

In questo caso le lesioni hanno un aspetto tondeggiante, sono variabilmente ispessite, crostose e umide.

Solitamente il prurito è assente, ma è possibile che in alcuni casi le lesioni siano associate a prurito da lieve a moderato.

Ricordiamo infine che alcuni animali, soprattutto gatti a pelo lungo, possono essere dei portatori asintomatici, possono cioè veicolare il fungo senza presentare lesioni cutanee.

La perdita di pelo a chiazze non è un sintomo esclusivo delle micosi.

È importante sapere che altre malattie, quali infezioni batteriche o parassitarie, possono causare quadri clinici totalmente sovrapponibili.

Una diagnosi frettolosa di micosi può comportare quindi inutili terapie farmacologiche.

Un corretto protocollo diagnostico effettuato dal Medico veterinario è quindi fondamentale per confermare un sospetto clinico di dermatofitosi.

Di questo parleremo ampiamente in un prossimo articolo.

Cani e gatti possono trasmettere la micosi all’uomo?

La tigna è una zoonosi, è cioè una malattia che può essere trasmessa da cane/gatto a uomo e viceversa.

Questo implica una serie di precauzioni e di misure sanitarie che devono essere intraprese per ridurre al minimo il rischio di contagio umano in caso di diagnosi di micosi.

Si stima che una percentuale variabile tra il 30 e il 70% dei proprietari di animali malati possa contrarre a propria volta la micosi.

Le persone con un sistema immunitario più delicato, bambini o persone malate, possono ammalarsi con più facilità.

Non bisogna sottovalutare il rischio però nelle persone adulte e sane.

Nelle persone che vengono contagiate, la micosi ha un aspetto spesso caratteristico di lesione tondeggiante, leggermente rilevata, arrossata e con scaglie.

Se le persone a contatto con il cane o il gatto infetto sviluppano lesioni cutanee devono recarsi tempestivamente dal medico di base o dal dermatologo per confermare l’eventuale contagio e iniziare appena possibile le terapie farmacologiche idonee.

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L’allergia nel gatto: le diverse forme e i sintomi dermatologici https://www.animalidacompagnia.it/allergia-nel-gatto-le-diverse-forme-e-i-sintomi-dermatologici/ https://www.animalidacompagnia.it/allergia-nel-gatto-le-diverse-forme-e-i-sintomi-dermatologici/#respond Wed, 07 Sep 2022 08:00:34 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=51276 L’allergia nel gatto può avere cause e forme diverse: dermatologiche, intestinali e respiratorie. In questo articolo analizziamo quali sono i sintomi cutanei che possono far sospettare una malattia allergica nel felino di casa e cosa fare in questi casi.

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Il gatto, così come noi e come il cane, può soffrire di allergia.

Nei gatti si riconoscono diverse forme di ipersensibilità: alla saliva della pulce, alla puntura di zanzara, a cibi o ad allergeni ambientali (acari della polvere, pollini, erbe, ecc.).

Con il termine sindrome allergica cutanea felina ci riferiamo alla forma cutanea caratterizzata da prurito e infiammazione.

Questa può presentarsi clinicamente in vari modi, che vedremo a breve, e può essere associata alla produzione di anticorpi specifici (le immunoglobuline E, IgE) per allergeni ambientali.

L’allergia alimentare consiste in tutte le possibili manifestazioni (prevalentemente cutanee e intestinali) causate da alimenti o integratori alimentari.

L’asma felina, infine, è una malattia infiammatoria dei bronchioli polmonari.

Può manifestarsi con difficoltà respiratorie acute e improvvise oppure come tosse cronica e respiro rumoroso e può anch’essa essere associata a IgE rivolte verso allergeni inalati.

Attualmente, con il nome di sindrome allergica felina ci si riferisce alle forme cutanee, intestinali e respiratorie.

Queste possono essere presenti singolarmente o contemporaneamente in ciascun paziente.

Esistono gatti più predisposti all’allergia?

Come nei cani, una base genetica è sospettata anche nei gatti e alcune razze appaiono maggiormente colpite (ad esempio il gatto Abissino).

L’età di insorgenza dei primi sintomi è molto variabile, anche se solitamente compaiono in giovani adulti.

Sintomi dermatologici di allergia nel gatto

Anche le manifestazioni cliniche e la distribuzione delle lesioni sono molto variabili e possono a volte trarre in inganno mimando altre malattie.

Le forme più frequenti e tipiche sono il prurito testa-collo, l’alopecia autoindotta, la dermatite miliare e il complesso del granuloma eosinofilico.

All’incirca nel 40% dei gatti allergici sono descritte almeno due forme diverse in contemporanea.

A differenza del cane, l’otite non è di frequente riscontro nel gatto.

Prurito testa-collo

Il prurito testa-collo è solitamente associato ad escoriazioni, croste, ulcere.

Queste sono causate dal grattamento intenso con gli artigli delle zampe posteriori e dallo sfregamento del volto.

Alopecia autoindotta

L’alopecia autoindotta (non spontanea) è invece causata dal leccamento intenso o dallo strappamento del pelo.

Coinvolge frequentemente l’addome, la parte interna delle cosce, gli arti e più raramente il dorso e la coda.

allergia nel gatto leccarsi

Dermatite miliare

La dermatite miliare è caratterizzata da croste di pochi millimetri, generalmente sul collo e sul dorso, che possono essere ben apprezzate accarezzando la cute del gatto.

Il complesso del granuloma eosinofilico

Il complesso del granuloma eosinofilico include una serie di lesioni cutanee con aspetti spesso differenti tra loro: l’ulcera indolente, il granuloma lineare e la placca eosinofilica.

Tutte queste lesioni sono caratterizzate dalla presenza di un particolare tipo cellulare, gli eosinofili per l’appunto.

L’ulcera indolente è un’ulcera localizzata solitamente sul labbro superiore, che può coinvolgere uno solo o entrambi i lati.

Non arreca alcun fastidio o dolore al gatto.

Nelle forme gravi o che durano da molto tempo, può estendersi alle labbra e al naso, mimando perfino dei tumori.

Il granuloma lineare è caratterizzato dalla presenza di noduli piccoli o medi, disposti a catenella, a carico degli arti posteriori nella porzione posteriore.

La placca eosinofilica è un ispessimento cutaneo, o più ispessimenti che tendono a confluire, di forma tondeggiante o ovalare, spesso ulcerato e dall’aspetto umido.

Più comunemente le placche compaiono sull’addome e sulle cosce interne.

Diagnosi di allergia nel gatto

Come nel cane, anche nel gatto la diagnosi di allergia si basa sulla visita clinica e sull’esclusione delle malattie che possono dare prurito.

Come è facile immaginare, poiché i quadri clinici sono così vari e diversi tra loro, è necessario un approccio molto scrupoloso e attento.

Gli esami che completano una visita clinica dermatologica sono esami del pelo, raschiati della cute, raccolta di materiale prelevato dopo spazzolamento del mantello, esami citologici, esami micologici e molto altro.

Nei gatti con prurito testa-collo è necessario escludere la presenza di acari nelle orecchie o di altri parassiti sul corpo.

Ricordate che molti di questi sono invisibili a occhio nudo poiché di dimensioni piccolissime ed è quindi necessario un’attenta osservazione al microscopio per individuarli.

Nei quadri di alopecia autoindotta è importante escludere una malattia da funghi (chiamata dermatofitosi o “tigna” in gergo popolare) mediante un esame del pelo, l’utilizzo di una speciale lampada a raggi ultravioletti e esami colturali specifici.

Un’attenta osservazione del gatto permette però quasi sempre di distinguere una reale assenza di pelo (cioè una caduta spontanea) da un quadro di “falsa” alopecia su base allergica.

In quest’ultimo caso i peli sono solamente più corti perché spezzati (a volte ciò è facilmente intuibile passando una mano contropelo).

Tra le altre cause di alopecia autoindotta, specialmente dell’addome, vanno inseriti anche problemi dell’apparato urinario (cistiti, cristalli e calcoli) e comportamentali (stress, atteggiamenti stereotipati), seppur molto rari.

Le ulcere sul volto possono talvolta mimare malattie più gravi, virali (ad esempio il noto Herpesvirus), autoimmuni o tumorali.

allergia nel gatto ferita

Il Medico veterinario, in caso di sospetto, farà degli esami specifici per escludere questa evenienza.

Una curiosità, nei gatti con ipertiroidismo, la terapia può scatenare, come effetto avverso, un intenso prurito facciale.

Dopo attenta esclusione di tutte queste altre malattie, è possibile distinguere una forma allergica da saliva della pulce, da una forma alimentare o ambientale con un protocollo dedicato che prevede l’utilizzo di antiparassitari a largo spettro, l’impostazione di diete privative e di eventuali esami allergologici.

Terapia dell’allergia nel gatto

Le terapie più utilizzate nei gatti per controllare il prurito e l’infiammazione allergica sono i cortisonici, soprattutto nelle forme acute.

La ciclosporina è solitamente utilizzata in quei pazienti che necessitano di terapie a lungo termine.

L’uso del cortisone non deve spaventare, esistono cortisonici di varia potenza e con differente durata d’azione.

Laddove possibile il Veterinario sceglierà quello con il minor rischio di effetti collaterali e vi proporrà eventualmente esami del sangue e delle urine periodici di controllo.

Anche nei gatti l’uso degli antistaminici è limitato in quanto spesso inefficace.

Così come nel cane, anche nei gatti allergici è possibile impostare un’immunoterapia allergene specifica per ridurre la gravità e l’intensità dei sintomi clinici.

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Otite nel cane e nel gatto: diagnosi, terapia e prevenzione https://www.animalidacompagnia.it/otite-nel-cane-e-nel-gatto-diagnosi-terapia-e-prevenzione/ https://www.animalidacompagnia.it/otite-nel-cane-e-nel-gatto-diagnosi-terapia-e-prevenzione/#respond Wed, 03 Aug 2022 08:00:04 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=51044 Le cause d’insorgenza dell’otite nel cane e nel gatto possono essere diverse. Vediamo come si esegue una diagnosi di otite nel cane e nel gatto e quale può essere la terapia e la prevenzione delle infiammazioni auricolari.

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Come abbiamo visto in un altro articolo dedicato alle cause d’insorgenza e ai sintomi, cane e gatto possono soffrire di otite di varia natura.

Fattori primari, secondari, predisponenti e perpetuanti possono incidere sull’insorgenza e la persistenza dello stato infiammatorio auricolare nei nostri animali da compagnia.

Diagnosi di otite nel cane e nel gatto

La diagnosi di otite non consiste esclusivamente nell’ispezione del condotto uditivo, ma prevede una valutazione generale del paziente e, talvolta, degli esami di approfondimento.

Per prima cosa è importante raccogliere un’anamnesi completa e dettagliata.

Sapere se è il primo episodio di otite o se al contrario è un problema ricorrente, se l’insorgenza è stata acuta o se il fastidio auricolare o le secrezioni sono presenti da tempo, sono informazioni molto utili per il Medico veterinario.

Oltre a ciò è utile sapere se l’animale ha avuto anche altri sintomi associati, dermatologici e non.

Altri dati da riportare sono ad esempio la dieta, l’uso di antiparassitari, la routine di pulizia auricolare e il tipo di vita che conduce l’animale.

È importante sapere infatti se l’animale vive in casa o all’aperto e se ha contatti con altri cani, gatti o animali selvatici.

diarrea nel gatto otiti

Ispezione dell’orecchio

La visita clinica comprende una valutazione generale dell’animale e un’accurata ispezione dell’orecchio.

In primo luogo si controllano visivamente il padiglione e il meato acustico esterno per valutare la presenza di lesioni cutanee (scaglie, croste, ulcere), di cerume, di pus, di corpi estranei o di neoformazioni.

Contemporaneamente si pone attenzione anche all’odore delle orecchie, che in condizioni patologiche può diventare cattivo e pungente, fino a nauseabondo.

Una volta osservato con attenzione, si passa alla palpazione del condotto e della porzione più profonda dell’orecchio.

Questa manipolazione è molto importante per identificare eventuali alterazioni di consistenza (da elastico a duro), deformità, presenza di rumori anomali (ad esempio la presenza di liquido) e dolore.

L’otoscopio per analizzare meglio il condotto auricolare

Lo strumento utilizzato per osservare i condotti auricolari si chiama otoscopio.

È dotato di una luce e di una lente di ingrandimento per agevolare la visione anche della parte più prossima al timpano.

L’otoscopio ha dei coni di diversa grandezza e lunghezza che possono essere scelti in base alle caratteristiche del condotto.

Il medico veterinario, mediante questo dispositivo, può valutare il diametro e lo stato di salute del condotto, la quantità e la qualità del cerume, la presenza di essudato (pus), di corpi estranei o di masse.

E naturalmente, dove visibile, l’integrità del timpano.

Esame citologico del cerume o del pus

Contestualmente andrebbe sempre prelevato un quantitativo di cerume o pus da destinarsi all’esame citologico.

Il materiale viene prelevato mediante un cotton fioc, strisciato su un vetrino, colorato e guardato al microscopio.

In tal modo è possibile valutare la presenza di cellule di sfaldamento, di cellule infiammatorie e fare una conta della popolazione microbica (batteri e lieviti).

In alcuni casi di otite purulenta, è utile inviare del materiale raccolto mediante un tampone sterile a un laboratorio per un esame colturale e un esame di sensibilità (esame batteriologico e antibiogramma).

È così possibile valutare il grado di efficacia di diversi antibiotici sul ceppo batterico isolato dall’orecchio malato.

Se l’analisi del condotto auricolare risulta difficoltosa

Se il condotto è troppo stretto (ci riferiamo a questa condizione con il termine di stenosi) o è presente una quantità eccessiva di cerume o di pus, la visione mediante otoscopio non può fornire una parte importante di informazioni.

Per agevolare la visione è possibile, con alcuni pazienti molto mansueti e collaborativi e che non avvertono particolare fastidio e dolore, fare una pulizia ambulatoriale e ripetere la procedura.

Nei casi invece di grave stenosi, dolore o di impossibilità a fare lavaggi con l’animale sveglio, è consigliato effettuare una pulizia in anestesia.

Questo dopo aver dato per alcuni giorni delle terapie antinfiammatorie e antidolorifiche per bocca.

Analisi attraverso il video-otoendoscopio

Uno strumento che può garantire una visione più dettagliata e a maggior ingrandimento è il video-otoendoscopio.

L’endoscopio è fornito di una fonte luminosa, di lenti e di una telecamera collegata a un video.

Viene solitamente usato in immersione in soluzione fisiologica per garantire immagini nitide dei condotti e del timpano.

Altri tipi di esami

Esami che vengono spesso associati alla video-otoendoscopia sono la radiografia del cranio, la tomografia computerizzata o la risonanza magnetica.

Questi permettono di visualizzare, con differente grado di definizione, anche strutture profonde come la bolla timpanica (orecchio medio) che diversamente non potrebbero essere osservate con un otoscopio/otoendoscopio.

Tali esami forniscono anche informazioni riguardo allo stato delle strutture ossee o cartilaginee dell’orecchio.

Come visto, la diagnosi di otite nel cane e nel gatto a volte non si esaurisce quindi con l’ispezione ambulatoriale dell’orecchio, ma richiede maggiori approfondimenti.

Una terapia mirata

La terapia è un altro capitolo molto complesso, in quanto in commercio esistono molti prodotti otologici, che devono però essere usati solo su prescrizione medica dopo diagnosi.

Alcuni prodotti possono essere facilmente reperiti anche senza ricetta, ma ne sconsigliamo caldamente l’utilizzo in autonomia.

 otite gatto patologie dell'orecchio nel cane

Il motivo per cui è importante avere una diagnosi prima di mettere farmaci all’interno di un orecchio è che i prodotti otologici contengono molecole diverse e, seppur molto simili nell’aspetto e nell’utilizzo, non sono intercambiabili.

La scelta della molecola migliore da utilizzare dipende dall’esito della visita e soprattutto dell’esame citologico o batteriologico.

Esistono infatti antibiotici diversi con spettro d’azione differente, antimicotici e cortisonici di differente potenza che possono essere impiegati nella cura dell’otite.

In alcuni casi può essere necessario associare alla terapia topica (gocce auricolari) anche una terapia sistemica (per via orale o più raramente iniettiva).

In corso di grave stenosi, ulcerazione e infiammazione può essere infatti prescritto un farmaco cortisonico oppure se l’animale prova molto dolore è raccomandato l’utilizzo di un antidolorifico.

Gli antimicrobici (antibiotici e antimicotici) andrebbero usati solo in particolari circostanze (otite media, gravi forme croniche, proliferative o con gravi ulcerazioni).

Guarigione e prevenzione

Il tempo di guarigione può variare notevolmente da pochi giorni a molti mesi, in relazione al tipo di otite, alle alterazioni dei condotti e della bolla e al tipo di infezione.

In alcuni casi è anche possibile che non si riesca ad arrivare a una completa risoluzione del problema.

Sarà necessaria quindi una terapia cronica di mantenimento per controllare la sintomatologia o, nei casi più gravi, un approccio chirurgico con asportazione completa del condotto e della bolla timpanica.

La prevenzione è quindi fondamentale.

Controllate abitualmente le orecchie del vostro cane o gatto e se notate qualche alterazione nell’aspetto della cute, del cerume o dell’odore fissate tempestivamente una visita con il vostro Veterinario di fiducia.

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L’otite nel cane e nel gatto: cause e sintomi https://www.animalidacompagnia.it/lotite-nel-cane-e-nel-gatto-cause-e-sintomi/ https://www.animalidacompagnia.it/lotite-nel-cane-e-nel-gatto-cause-e-sintomi/#respond Wed, 06 Jul 2022 08:00:56 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=50695 Perché viene l'otite a cane e gatto e quali sono i suoi sintomi? Per capirlo partiamo da com'è fatto un orecchio per poi indicare tutti i segnali che devono indurre a portare il proprio animale dal veterinario al più presto.

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L’otite nel cane e nel gatto è una patologia molto complessa e spesso molto difficile da gestire.

Proprio perché non è facile da risolvere è uno dei motivi più frequenti per cui un proprietario di animale domestico decide di rivolgersi a un altro veterinario.

Prima di iniziare a parlare di cosa provoca e di quali strumenti diagnostici e terapeutici abbiamo a disposizione per aiutare i nostri cani e gatti con otite, vediamo nei particolari come è fatto un orecchio.

Com’è fatto un orecchio

L’orecchio è composto da padiglione esterno, condotto uditivo, timpano, cavità timpanica e orecchio interno.

Padiglione auricolare

Il padiglione auricolare è la porzione che mostra nei nostri animali, specialmente nei cani, la maggiore variabilità di forma e aspetto.

Esistono infatti padiglioni penduli o eretti, corti, lunghi o lunghissimi, pelosi o glabri.

La funzione del padiglione auricolare, insieme al condotto uditivo esterno, è quello di convogliare i suoni verso la membrana timpanica.

Condotto uditivo esterno

Il condotto uditivo esterno ha lunghezza variabile nelle varie razze.

È però sempre composto da una porzione verticale che curva poi in una porzione orizzontale, che arriva fino al timpano.

In un condotto sano troviamo una quantità adeguata di cerume, che si presenta di un colore che può virare dal grigio pallido al giallo chiaro e che non emana cattivo odore.

Il cerume è fatto di cellule del condotto che esfoliano e di secrezioni delle ghiandole presenti nell’orecchio.

In situazioni fisiologiche batteri (ad esempio gli stafilococchi) e lieviti (come le malassezie) vivono nel condotto uditivo di cani e gatti.

Qui si comportano come commensali, condividendo spazi e nutrienti senza arrecare alcun danno.

otite cane orecchio

In una condizione patologica questi microbi si possono comportare da opportunisti replicando in maniera eccessiva e creando fastidiose otiti.

Affinché questo equilibrio non venga rotto è fondamentale che la temperatura, l’umidità e il pH del condotto rimangano stabili, in assenza di fenomeni infiammatori.

Timpano, cavità timpanica e orecchio interno

Il timpano è la porta che separa l’orecchio esterno da quello medio.

È costituito da una membrana che ha il compito di amplificare e trasferire le onde sonore dal condotto esterno agli ossicini dell’udito (il martello, l’incudine e la staffa).

Queste strutture sono presenti nella cavità timpanica e convoglieranno a loro volta le vibrazioni all’orecchio interno, sede dell’organo dell’udito e dell’equilibrio.

Cosa provoca le otiti in cane e gatto

Torniamo ora a occuparci di otiti, per capire da cosa possono essere scatenate e come si possono curare.

L’otite esterna

L’otite esterna è caratterizzata dal coinvolgimento della porzione pre-timpanica (condotto uditivo e padiglione auricolare).

In corso di otite il normale equilibrio viene alterato e si assiste a un aumento della temperatura, dell’umidità, del pH, della composizione del cerume e della flora microbica.

L’infiammazione genera poi gonfiore (edema) e si può assistere alla comparsa di pus.

L’otite media

L’otite media invece è causata solitamente dall’estensione di un’otite esterna per rottura del timpano o più raramente come forma primaria.

Ne è un esempio l’otite media secretoria primaria del Cavalier King Charles Spaniel.

Quali sono i fattori che predispongono i nostri animali a sviluppare otite?

Tra i fattori predisponenti più comuni ritroviamo proprio la conformazione del padiglione auricolare.

I cani con orecchie pendule o con quantità eccessiva di peli nel condotto uditivo o i gatti con le orecchie ripiegate sono infatti a maggior rischio di sviluppare otite.

Un’altra causa favorente è l’eccessiva pulizia delle orecchie che può causare un aumento dell’umidità interna.

Quali sono le cause primarie dell’otite nel cane e nel gatto?

Anche se un collegamento diretto vi potrà apparire curioso, le allergie alimentari e ambientali sono la causa più comune di otite nel cane.

Altre cause, più rare ma che possiamo identificare in particolari situazioni, sono gli acari delle orecchie che affliggono spesso gattini o i forasacchi.

Questi sono piccole spighe tipiche del primo periodo estivo, che possono infilarsi nei condotti uditivi, ma anche nel naso o negli spazi tra le dita.

Ma quindi i batteri e i lieviti non sono cause primarie di otite?

No! Batteri e lieviti, come dicevamo prima, si comportano da opportunisti andando a complicare e aggravare l’otite infiammatoria.

Li consideriamo quindi dei fattori secondari.

In ultimo ricordiamo che sono riconosciuti anche dei fattori perpetuanti, motivi per cui un’otite può facilmente recidivare o non guarire completamente.

Questi sono per lo più alterazioni, spesso irreversibili, dei condotti (ad esempio calcificazioni), del timpano o dell’orecchio medio.

otite cane veterinario

I sintomi di otite nel cane e nel gatto

Dopo aver visto i tanti fattori che sottostanno all’insorgenza dell’otite e al suo rischio di ricomparsa nel tempo, parliamo ora di come possiamo accorgerci che il nostro animale ha un problema alle orecchie.

Osservare attentamente il nostro cane o gatto può fornirci immediatamente delle preziose informazioni.

In corso di otite infatti è comune vedere lo scuotimento del capo, il grattamento della regione auricolare, lo sfregamento a terra della testa o un’inclinazione anomala della testa (la “testa ruotata”).

Un altro dato che può tornarci utile è l’ispezione del padiglione e delle pieghe a livello di meato esterno.

Questa è la porzione iniziale del condotto che si può ispezionare  a occhio nudo, direttamente se il vostro animale ha orecchie erette o sollevando il padiglione se sono pendule.

In una condizione di normalità l’orecchio appare pulito e asciutto.

Se si notano invece raccolte di cerume giallo intenso, materiale scuro e terroso o pus dovete fissare al più presto una visita dal Medico veterinario.

Oltre alla vista, un altro senso che può aiutarci a capire se va tutto bene è l’olfatto.

Andate ad annusare le orecchie del vostro animale, se sentite odori cattivi, rancidi e pungenti significa che qualcosa non va!

Il veterinario durante la visita valuterà lo stato generale del vostro cane o gatto e ispezionerà il condotto con uno strumento chiamato otoscopio.

Potrà così guardare più in profondità e raccogliere del materiale mediante un cotton fioc che darà ulteriori informazioni per impostare la terapia più idonea.

Nel prossimo articolo parleremo di diagnosi, terapia e prevenzione dell’otite.

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Le reazioni avverse al cibo in cane e gatto: cosa sono e cosa provocano https://www.animalidacompagnia.it/le-reazioni-avverse-al-cibo-in-cane-e-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/le-reazioni-avverse-al-cibo-in-cane-e-gatto/#respond Wed, 01 Jun 2022 08:00:30 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=50337 L'ingestione di un alimento, integratore alimentare o di appetizzanti e additivi contenuti nel mangime può provocare in cane e gatto delle reazioni avverse al cibo (RAC). Vediamo cosa sono esattamente e quali sintomi possono provocare.

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Con il termine reazione avverse al cibo (RAC) si indicano genericamente tutte le reazioni anomale scatenate dall’ingestione di un alimento, di un integratore alimentare o di appetizzanti e additivi contenuti nel cibo per cane o gatto.

Allergie e intolleranze alimentari

Le allergie alimentari

Le allergie alimentari (AA) propriamente dette sono legate all’iperattivazione del sistema immunitario scatenata dal contatto con un allergene, ad esempio una proteina quale il pollo o il manzo.

Come abbiamo già visto per la dermatite atopica (DAC) in precedenti articoli (Dermatite atopica, la malattia allergica più comune nel cane; Diagnosi e terapia della dermatite atopica nel cane), anche in corso di AA possono essere prodotti anticorpi specifici (le immunoglobuline di tipo E).

Le intolleranze alimentari

Esempi di intolleranze alimentari nell’uomo

Esistono però diverse reazioni avverse al cibo, molto ben conosciute nell’uomo, non mediate dal sistema immunitario.

Nell’uomo la più nota e della quale magari soffrite è l’intolleranza al lattosio.

Questa è causata da una carenza o un’assenza dell’enzima lattasi, che ha il compito di scomporre il lattosio in zuccheri semplici utilizzabili dall’organismo.

Il lattosio, se non digerito, fermenta e determina un accumulo di acqua e gas nell’intestino.

Si stima che fino al 50% della popolazione italiana soffra di questo problema, purtroppo non abbiamo dati altrettanto precisi per i nostri animali.

Nell’uomo sono descritti altri tipi di intolleranza, ad esempio la sindrome sgombroide, causata da alte concentrazioni di istamina in tonno, sgombro, sarde, sardine, acciughe mal conservati.

Intolleranze alimentari particolari

bulldog reazioni avverse al cibo cane

Nel cane invece ricordiamo il pericoloso avvelenamento di cioccolato con quantitativi pari o superiori a 20 mg di teobromina (sostanza contenuta nel cacao) per kilo di peso dell’animale.

Sia nell’uomo, sia nei nostri animali è infine possibile avere reazione avverse al cibo da tossine.

Sono ad esempio quelle prodotte da batteri Escherichia coli enteroemorragico o da Clostridium botulinum.

Questi microrganismi possono contaminare rispettivamente carni crude o prodotti latto-caseari non pastorizzati e le conserve.

Incidenza delle reazioni avverse al cibo nel cane e sensibilità di razza

La percentuale di RAC nel cane non è nota con precisione, ma si stima che non superi il 25% delle forme allergiche cutanee.

Il numero invece si alza fino a raddoppiare nei pazienti con disturbi gastro-intestinali.

Alcune razze hanno mostrato una maggiore incidenza di sviluppo di RAC, quali Pastore Tedesco, West Highland White Terrier, Boxer, Rhodesian Ridgeback, Labrador, Golden Retriever e Carlino.

I cani allergici con un’età inferiore a 1 anno o superiore ai 6 anni hanno un rischio più elevato di sviluppare AA.

Sintomi di reazioni avverse al cibo nel cane e nel gatto

Sintomi nel cane

In maniera analoga a quanto visto per la dermatite atopica, il prurito è il sintomo principale e le zone maggiormente interessate sono le medesime.

Vi sarà quindi subito chiaro che un cane con un’allergia alimentare e uno con una forma ambientale sono clinicamente indistinguibili.

Quello che può essere di aiuto in certi casi è la cronologia del prurito.

Nei cani allergici alimentari infatti i sintomi non sono stagionali e tendono a presentarsi in maniera più o meno continuativa durante tutto l’anno.

Un altro dato che può suggerire una RAC è la concomitante presenza di disturbi gastro-enterici con alterazioni delle feci, eventualità però purtroppo non così comune.

Anche nei cani con allergie alimentari possiamo notare arrossamenti e perdita di pelo nelle fasi acute e ispessimenti e iperpigmentazione (cute scura) della cute nelle fasi croniche.

Infezioni secondarie da batteri o lieviti sono comuni e si manifestano con pustole e croste o cute untuosa.

L’otite è molto comune nei cani affetti da RAC, si stima che quasi la metà ne soffra.

Sintomi nel gatto

reazioni avverse al cibo cane gatto

Nei gatti l’incidenza di RAC è con ogni probabilità più bassa e spesso si associa alla forma ambientale.

Anche per loro il sintomo principale è il prurito che può associarsi o meno a diarrea e perdita di peso.

Nei gatti allergici spesso il prurito è visibile a livello di collo e testa con la presenza di lesioni escoriative, crostose e ulcerative o di addome e arti posteriori con peli rotti, poco pelo o alopecia completa.

Oltre a questo è possibile che una RAC si manifesti attraverso una dermatite miliare o il complesso del granuloma eosinofilico (ulcera indolente, granuloma e placca eosinofilica), di cui parleremo in maniera estesa in un prossimo articolo.

Come distinguere in cane e gatto un’allergia alimentare da una ambientale?

Ora vi chiederete, come si fa a capire se un cane o un gatto hanno un’allergia alimentare o ambientale (a pollini, graminacee, erbe, muffe, acari della polvere) se sono visivamente indistinguibili?

La cattiva notizia è che ad oggi non esistono esami del sangue o test allergologici che ci indichino in maniera chiara e certa quali alimenti possa mangiare il nostro animale e quali no.

Diffidate anche da chi propone esami dei peli o della saliva per ottenere facili e veloci diagnosi.

L’unico modo per valutare se il prurito del nostro animale è di origine alimentare è effettuare una dieta specifica, la cosiddetta dieta ad eliminazione o privativa seguita da un test di provocazione.

La dieta a eliminazione

La dieta a eliminazione può essere eseguita impostando una dieta casalinga o una dieta commerciale con proteine e carboidrati selezionati.

Questi non devono mai essere stati ingeriti in precedenza, in modo che non ci possa essere stata una sensibilizzazione.

Oppure si può somministrare una dieta idrolizzata.

I cibi idrolizzati sono alimenti nei quali le proteine, spesso comuni quali il pollo, il pesce o la soia, vengono sminuzzate raggiungendo dei pesi molecolari molto bassi.

Ora immaginate il sistema immunitario come un sistema di controllo dotato di un radar.

Le proteine idrolizzate sono talmente piccole da non poter essere intercettate e quindi non sono in grado di attivare una risposta immunitaria.

reazioni avverse al cibo cane dieta

La durata raccomandata è di almeno 8 settimane, periodo necessario per raggiungere una diagnosi di certezza in più del 90% dei casi.

Bisogna fare attenzione al fai-da-te nei cambi alimentari e affidarsi sempre al Medico veterinario.

Lui saprà indicarvi quale tipologia di alimento è maggiormente adatta in base alla storia alimentare del vostro animale, a quali marche affidarvi per non cadere in errore e a quali reazioni crociate stare attenti.

Infatti, ad esempio, è importante sapere che il sistema immunitario può confondere il manzo con l’agnello a causa di allergeni comuni.

Il test di provocazione

Per confermare una RAC in quei pazienti che non mostrano prurito al termine del test dietetico, deve essere eseguito il test di provocazione.

Questo test prevede la somministrazione del cibo abituale o delle singole proteine usate prima del test.

La diagnosi di RAC è confermata se il prurito si ripresenta entro 2 settimane dalla loro introduzione.

Quali alimenti scatenano più frequentemente reazioni avverse al cibo nel cane e nel gatto?

Per curiosità, gli alimenti che scatenano RAC più frequentemente nel cane sono il manzo, i prodotti caseari, il pollo e il grano, mentre nel gatto sono il manzo, il pesce e il pollo.

E il glutine? Report di ipersensibilità alla gliadina e alla glutenina (le due componenti principali del glutine) responsivi a dieta gluten-free sono stati segnalati occasionalmente solo nel Setter Irlandese e nel Border Terrier.

Queste reazioni nel cane sono estremamente rare rispetto all’uomo e provocano sintomi intestinali.

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Ipertrofia mammaria nel gatto: un’alterazione benigna da risolvere https://www.animalidacompagnia.it/ipertrofia-mammaria-nel-gatto-unalterazione-benigna-da-risolvere/ https://www.animalidacompagnia.it/ipertrofia-mammaria-nel-gatto-unalterazione-benigna-da-risolvere/#respond Wed, 27 Oct 2021 08:00:13 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=47153 La fibroadenomatosi o iperplasia mammaria del gatto, detta anche iperplasia fibroepiteliale o complesso ipertrofia mammaria felina, è un disturbo che colpisce i gatti caratterizzato da una rapida, ma non maligna, proliferazione dei tessuti della mammella.

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Fibroadenomatosi mammaria, iperplasia mammaria del gatto, iperplasia fibroepiteliale, complesso ipertrofia mammaria felina, sono tutte definizioni diverse di una stessa condizione patologica.

Si tratta di un disturbo che colpisce i gatti caratterizzato da una rapida, ma non maligna, proliferazione delle cellule dei dotti e del tessuto delle ghiandole mammarie.

Tale condizione, che risulta benigna, deve essere differenziata dalla maggior parte delle lesioni mammarie che sono per l’80% neoplastiche e sono rappresentate principalmente da adenocarcinomi.

Cause dell’ipertrofia mammaria nel gatto

La fibroadenomatosi è più comune nelle gatte giovani e di solito compare dopo il primo o il secondo calore.

Ipertrofia mammaria pancia

Si sospetta che la causa sia collegata a una risposta esagerata al progesterone.

In particolare, potrebbe essere il risultato dell’ipersensibilità alle concentrazioni fisiologiche di progesterone endogeno o della somministrazione di progestinico esogeno.

Nello specifico, una stimolazione ormonale da parte dell’ovaio si osserva facilmente in corso di gravidanza, quando i livelli circolanti di progesterone sono più elevati.

Oppure, meno frequentemente, in corso di falsa gravidanza, o anche dopo somministrazione di progestinici.

Questi ultimi venivano utilizzati, soprattutto in passato, per il controllo dell’estro nelle gatte.

I progestinici sono utilizzati in entrambi i sessi per il trattamento di alcuni problemi comportamentali e dermatologici.

Nel gatto maschio si diagnostica questo disturbo solamente se sono in atto tali trattamenti.

Sintomi e diagnosi nel gatto di ipertrofia mammaria

L’iperplasia mammaria nel gatto può interessare tutte o la maggior parte delle ghiandole mammarie, senza coinvolgere i linfonodi adiacenti.

Di solito non è accompagnata da secrezione di latte.

L’iperplasia può essere grave e talvolta può verificarsi ulcerazione, infezione e successiva necrosi tissutale.

Nella maggior parte dei casi però lo stato generale del paziente non è coinvolto.

Ipertrofia mammaria controllo

L’aumento di volume della ghiandola mammaria è generalmente molto rapido e importante. Può interessare tutte le mammelle, ma anche essere localizzato.

In quest’ultimo caso in particolare, differenziare la fibroadenomatosi da una neoplasia mammaria può risultare difficile.

A volte quindi si deve ricorrere ad una biopsia per avere la conferma diagnostica.

Nella maggior parte dei casi comunque, il segnalamento, l’anamnesi e l’esame clinico possono essere sufficienti per formulare una diagnosi, soprattutto in presenza di soggetti giovani.

Risoluzione della patologia

La risoluzione della patologia si basa principalmente sulla rimozione della fonte del progesterone e questo può avvenire in varie modalità: fisiologica, chirurgica, medica.

Risoluzione fisiologica dell’ipertrofia mammaria

Al termine della gestazione (parto o aborto) o in seguito alla luteolisi in corso di falsa gravidanza si ha infatti una riduzione spontanea del progesterone con ritorno del tessuto mammario alla sua normalità.

Sterilizzazione chirurgica

L’esecuzione di una chirurgia ovvero di una sterilizzazione comporta un rapido calo dei livelli plasmatici di progesterone e la regressione dell’iperplasia mammaria.

È logico pensare che in caso di condizione particolarmente grave la rimozione di utero e ovaie potrebbe rendersi necessaria anche in corso di gravidanza, inducendo un aborto preventivo per salvaguardare la vita del soggetto.

Sospensione della terapia con progestinici

Qualora venissero somministrati, bisogna sospendere l’uso di progestinici esogeni.

Terapia

Tra i vari farmaci usati per trattare l’ipertrofia mammaria vi sono glucocorticosteroidi, FANS, antibiotici, furosemide e inibitori della prolattina, tutti somministrati con successo variabile e spesso risultando inefficaci.

Negli ultimi anni ha dato ottimi risultati una terapia farmacologica a base di aglepristone, un antagonista dei recettori del progesterone.

Tale molecola legandosi ai recettori del progesterone, li blocca completamente impedendone qualsiasi attività biologica.

Per questo a oggi viene considerato il farmaco di elezione per tale condizione.

Questo farmaco inoltre ha il vantaggio di mantenere intatta la fertilità dell’animale e ha rari effetti collaterali limitati a reazioni locali nel sito di inoculo.

Ovviamente bisogna fare attenzione in caso d’utilizzo in una gatta gravida poiché causerà sicuramente aborto.

Molto spesso è utile l’applicazione del collare di Elisabetta per prevenire il leccamento e l’associazione di una terapia antibiotica in caso di infezioni della mammella.

Come anche un trattamento con antinfiammatori per alleviare il dolore, se presente.

Ipertrofia mammaria occhi

Talvolta, le complicazioni infettive o la comparsa di lesioni ulcerative rendono necessario il ricorso alla mastectomia con asportazione della/e mammella/e.

È per questo che è bene rivolgersi sempre al Medico Veterinario di fiducia.

Sarà lui, attraverso una corretta gestione del caso, a decidere di volta in volta quale sarà il procedimento più corretto per salvaguardare al massimo la salute e la sfera riproduttiva del vostro gatto.

 

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Il mio gatto ha un tumore alla mammella: cosa devo fare? https://www.animalidacompagnia.it/il-mio-gatto-ha-un-tumore-alla-mammella-cosa-devo-fare/ https://www.animalidacompagnia.it/il-mio-gatto-ha-un-tumore-alla-mammella-cosa-devo-fare/#comments Wed, 01 Sep 2021 07:01:16 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=46042 I tumori alla mammella nel gatto sono molto frequenti e purtroppo molto aggressivi. Qualche indicazione su come comportarsi in questi casi.

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Nel gatto i tumori alla mammella, in particolare i carcinomi, sono molto frequenti e risultano purtroppo molto aggressivi, con elevata capacità metastatica (oltre l’80%).

Tumore alla mammella nel gatto: quando si presenta?

L’età media di presentazione nel gatto europeo è circa 10-12 anni.

I tumori alla mammella interessano più frequentemente gatte intere non sterilizzate e più raramente gatti maschi, in cui però l’andamento è ugualmente molto aggressivo.

È stato dimostrato che sia l’esposizione agli ormoni prodotti dall’organismo (dalle ovaie), sia gli ormoni somministrati con trattamenti farmacologici (ad esempio ormoni progestinici) aumentano il rischio di sviluppare tumori mammari.

Sintomatologia e diagnosi del tumore alla mammella nel gatto

Nel gatto in genere si osservano alla palpazione più noduli non dolenti in corrispondenza delle ghiandole mammarie.

Spesso interessano entrambe le file mammarie, destra e sinistra. Sono noduli duri, che possono aderire alla cute sottostante e che possono in alcuni casi ulcerarsi.

tumori mammari del gatto Foto di Ivan Jevtic on Unsplash

È importante stadiare clinicamente il tumore, valutandone le dimensioni e l’estensione rispetto alla sede originale di sviluppo, per capirne la diffusione nell’organismo, in modo da permettere di formulare una prognosi e di scegliere il tipo di trattamento più adatto.

La diagnosi viene effettuata attraverso la visita clinica, l’esecuzione di esami di laboratorio, un’ecografia dell’addome e radiografie del torace.

La ricerca di possibili metastasi e l’esame istologico

I linfonodi drenanti della mammella (ascellari e inguinali) risultano spesso più grandi del normale e pertanto può essere eseguito un agoaspirato, per prelevare qualche cellula.

Questo è necessario al fine di rilevare eventuali cellule neoplastiche metastatiche.

La radiografia del torace in più proiezioni inoltre può evidenziare la presenza di metastasi polmonari, anche se la TAC “Total body” può fornire indicazioni più precise.

L’esame istologico post asportazione della massa tumorale poi ci dirà esattamente il tipo di neoplasia e il grado di malignità.

Terapia e prognosi del tumore alla mammella nel gatto

La terapia principale è di tipo chirurgico con asportazione del tessuto neoplastico e dei linfonodi drenanti la parte.

A questa deve seguire una chemioterapia, soprattutto se il volume del tumore è maggiore di 2 cm, cosa che avviene quasi sempre. Tra le molecole efficaci troviamo la doxorubicina in associazione con ciclofosfamide.

A causa dell’elevato tasso metastatico purtroppo la chemioterapia è raramente curativa e i tempi di sopravvivenza medi raramente superano l’anno.

Il carcinoma della mammella nel gatto è una malattia complessa e deve essere gestita nella sua interezza dal medico veterinario specialista, valutando le specificità del singolo paziente e le caratteristiche della specie.

 

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Mastocitoma nel gatto: come si presenta e cosa posso fare? https://www.animalidacompagnia.it/mastocitoma-nel-gatto-come-si-presenta-e-cosa-posso-fare/ https://www.animalidacompagnia.it/mastocitoma-nel-gatto-come-si-presenta-e-cosa-posso-fare/#respond Wed, 26 May 2021 09:00:29 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=45197 Il nostro amico gatto è particolare in tutto e anche il mastocitoma, rispetto a quanto descritto nel cane, presenta delle caratteristiche peculiari che lo rendono diverso. Anche nel gatto il tumore prende il nome dai mastociti, che sono cellule molto particolari e facilmente riconoscibili in quanto presentano, nella maggior parte dei tipi, numerosissimi granuli blu scuro.

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Il nostro amico gatto è particolare in tutto e anche il mastocitoma, rispetto a quanto descritto nel cane, presenta delle caratteristiche peculiari che lo rendono diverso.

Anche nel gatto il tumore prende il nome dai mastociti, che sono cellule molto particolari e facilmente riconoscibili in quanto presentano, nella maggior parte dei tipi, numerosissimi granuli blu scuro.

Le forme principali di mastocitoma nel gatto

gatto

Nel felino di casa possiamo trovare tre forme principali di mastocitoma: cutanea, intestinale e splenica.

La diagnosi, eseguita dal medico veterinario, si realizza con un esame di tipo citologico o istologico ed è necessario stadiare la malattia per capire l’esatta estensione nell’organismo e l’eventuale presenza di metastasi, attraverso l’esecuzione di analisi di laboratorio e di ecografia o TAC.

Forma cutanea

La forma cutanea, al contrario che nel cane, è la forma meno aggressiva, e si presenta in genere sotto forma di papula o nodulo solitario che può essere pruriginoso, più frequentemente su testa e collo.

La chirurgia rappresenta la terapia di elezione con escissione ad ampi margini per rimuovere completamente la neoplasia, eventualmente accompagnata da chemioterapia.

Forma intestinale, la più comune e aggressiva

Il mastocitoma intestinale rappresenta la forma più comune ed aggressiva ed è spesso accompagnata da dimagrimento, vomito e diarrea e sono frequenti le metastasi ai linfonodi addominali e fegato.

gatto 1

Anche in questo caso la terapia d’elezione è chirurgica, a cui si può aggiungere una chemioterapia ma la prognosi resta infausta.

Mastocitoma splenico nel gatto

Il mastocitoma splenico è tra i tumori della milza più frequenti nel gatto e spesso è accompagnato dalla diffusione dei mastociti anche nel sangue. Il gatto presenta sintomi quali abbattimento, anoressia, dimagramento, a volte vomito e naturalmente ingrossamento della milza.

La terapia prevede l’asportazione della milza eventualmente seguita da chemioterapia.

Qualora il nostro gatto presenti dei sintomi che possano far pensare a questo tipo di neoplasia, è opportuno rivolgersi ad un medico veterinario oncologo al fine di ottenere una diagnosi corretta che ci permetta di affrontare la malattia e la terapia il più precocemente possibile.

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