intossicazioni e rischi da evitare https://www.animalidacompagnia.it/category/gatto/intossicazioni-e-rischi-da-evitare-gatto/ Wed, 30 Oct 2024 08:28:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Bacche velenose per gli animali: quali sono e cosa provocano https://www.animalidacompagnia.it/bacche-velenose-per-gli-animali-quali-sono-e-cosa-provocano/ https://www.animalidacompagnia.it/bacche-velenose-per-gli-animali-quali-sono-e-cosa-provocano/#respond Thu, 13 Jan 2022 09:08:18 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=48487 Le bacche di alcune piante possono essere velenose per gli animali domestici. Ecco quali sono le più pericolose in caso di ingestione.

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Molto decorative e spesso presenti nei giardini e nelle case, le bacche di alcune piante possono essere in alcuni casi velenose per gli animali domestici.

Bacche come decorazione? Attenzione se in casa c’è un pet!

Sì perché, anche se le bacche generalmente rappresentano un pericolo limitato per gli animali domestici, alcune possono causare in loro dei seri problemi.

Secondo i dati raccolti dal Centre antipoison animal et environnemental de l’Ouest (Capae-Ouest), centro antiveleni situato nel campus delle Facoltà di Veterinaria Oniris (Nantes), le piante pericolose per i pet non sono molte.

Nel periodo 2005-2020 i ricercatori hanno evidenziato che nei casi di ingestione di bacche da parte dei pet erano circa cinquanta le specie vegetali diverse coinvolte.

Tra queste però solo una decina erano la causa di più dei due terzi degli avvelenamenti.

Le piante con bacche velenose per gli animali domestici

Il lauroceraso (Prunus laurocerasus) è la specie più frequentemente incriminata e motivo di quasi il 20% delle chiamate.

bacche velenose animali - lauroceraso (Prunus laurocerasus)
Lauroceraso (Prunus laurocerasus)

Seguono la ciliegia di Gerusalemme (Solanum pseudocapsicum), il corbezzolo (Arbutus unedo), il vischio (Viscum album) e il tasso comune (Taxus baccata).

Le altre cinque specie più comuni sono il gigaro scuro (Arum maculatum), l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il conognastro orizzontale (Cotoneaster horizontalis), l’eleagno (Elaeagnus spp.) e l’agazzino (Pyracantha coccinea).

Queste piante hanno tutte la caratteristica comune di essere particolarmente presenti nei giardini, oppure utilizzate nelle decorazioni di interni e per le feste di fine anno.

Tuttavia, alcune specie come il tasso e il lauroceraso sono più pericolose di altre.

La tossicità della bacca è dentro al seme

Per contrastare l’impossibilità di sottrarsi ai predatori, queste piante dispongono di un ampio arsenale di molecole tossiche che sono presenti nelle bacche.

In molti casi, queste tossine sono concentrate principalmente nel seme e non nell’intera bacca o nella parte carnosa del frutto.

Quindi, è il seme a rappresentare il pericolo.

Ad esempio, nel caso del tasso comune l’arillo del frutto, cioè la parte esterna al seme, è privo di tossicità a differenza del seme che custodisce.

Tasso comune (Taxus baccata)

Quando il seme è racchiuso in un nocciolo (il frutto è allora chiamato drupa), per rendere possibile l’avvelenamento è necessario che il nocciolo sia schiacciato durante l’ingestione.

In tal modo il seme è reso accessibile: questo è il caso dei frutti del lauroceraso.

Tra i vari composti vegetali tossici esistenti da citare, in particolare vi sono l’ossalato di calcio, i glicosidi cianogenetici, i glicosidi cardioattivi, le lectine, gli alcaloidi oppure la ginkgotossina da ginkgo biloba.

I loro effetti provocano una sintomatologia clinica varia.

Da segnalare, infine, che le bacche verdi, più ricche di principi tossici, sono in genere molto più pericolose delle bacche giunte a maturazione.

Quali animali possono avvelenarsi con bacche tossiche?

Le specie animali esposte sono molto diverse (anatra muta, capriolo e persino il panda rosso), anche se il cane è sovra-rappresentato (oggetto di quasi il 90% delle chiamate mediche).

Oltre a cani, anche i gatti (nel 5% dei casi), i conigli e le galline (1,6% ciascuno) sono spesso coinvolti nell’ingestione di bacche.

Più aneddotica sembra invece l’esposizione di animali da produzione, di equini e di animali selvatici.

La predominanza del cane è da attribuire al suo carattere giocoso e alla tendenza ad esplorare l’ambiente a bocca aperta.

Il gatto invece è più sospettoso.

L’ingestione avviene generalmente nell’ambiente domestico (giardino, prato, casa) e in particolare durante le passeggiate, se si tratta di cani.

bacche velenose animali - ciliegia di Gerusalemme (Solanum pseudocapsicum)
Ciliegia di Gerusalemme (Solanum pseudocapsicum)

In casa bisogna avere l’accortezza di evitare specie vegetali tossiche per decorare casa, con ad esempio la ciliegia di Gerusalemme, oppure appendendo il vischio per la tradizione di Capodanno.

Tuttavia, alcuni animali possono essere esposti anche direttamente al pericolo di intossicazione a opera dell’uomo.

Questo può avvenire, ad esempio, per bacche velenose nascoste di proposito in bocconi di carne (origine dolosa) oppure quando un bambino dà bacche all’animale in un contesto di gioco innocente.

Quante bacche tossiche ingerite provocano avvelenamento nell’animale?

La dose tossica è ben conosciuta in Medicina umana, poiché l’ingestione di bacche è un fenomeno frequente nei bambini, mentre è raro che in letteratura siano riportati valori per gli animali domestici.

In ogni caso, l’analisi dei dati di Capae-Ouest mostra che, per tutti i tipi di bacca che abbiano almeno una lieve tossicità, è sufficiente l’ingestione di un solo frutto per indurre la comparsa di una sintomatologia clinica.

Esistono però grandi variazioni individuali.

Quali sintomi provoca l’intossicazione da bacche velenose?

Nella maggior parte dei casi segnalati a Capae-Ouest, l’ingestione di frutti non è grave e provoca principalmente lievi disturbi digestivi, in particolare vomito.

bacche velenose - gigaro scuro (Arum maculatum)
Gigaro scuro (Arum maculatum)

Per alcune specie vegetali sono descritte anche alterazioni neurologiche, cardiorespiratorie o disturbi della gravidanza.

Va comunque tenuto presente che le quantità ingerite sono solo raramente note ai proprietari.

A volte è poi difficile sapere se siano state ingerite solo le bacche o anche altre parti della pianta, come le foglie o gli steli.

In caso di sospetto di ingestione di bacche tossiche da parte dei propri animali domestici occorre quindi subito consultare il Medico veterinario di fiducia.

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Piante ornamentali da appartamento tossiche per cani e gatti https://www.animalidacompagnia.it/piante-ornamentali-da-appartamento-tossiche-per-cani-e-gatti/ https://www.animalidacompagnia.it/piante-ornamentali-da-appartamento-tossiche-per-cani-e-gatti/#comments Thu, 06 Jan 2022 09:02:46 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=48286 Molte piante ornamentali risultano tossiche per i nostri amati amici a 4 zampe. È necessario, quindi, essere ben informati su quali è meglio non tenere in una casa in cui sono presenti cani o gatti.

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Le piante ornamentali creano un ambiente naturale in casa, ma possono rappresentare un pericolo per cane e gatto, perché alcune sono per loro tossiche.

Vediamo a quali bisogna fare attenzione.

Quando il pollice verde può far male ai nostri animali domestici

Il Covid non ha modificato solo le abitudini degli italiani, ma ha incentivato anche tutti quegli hobby che possono essere svolti tranquillamente tra le mura domestiche.

La cura delle piante ornamentali è uno di questi “passatempi” molto in voga in questo periodo di pandemia.

Passare il proprio tempo dilettandosi a potare, interrare e curare vegetali può essere uno svago rilassante per trascorrere qualche ora in maniera armoniosa. C’è però un “ma”!

piante tossiche cane tulipani

Molte piante contengono principi attivi tossici più o meno pericolosi per i nostri amati amici a 4 zampe.

È necessario, quindi, essere ben informati riguardo la nostra nuova “distrazione” prima di introdurla in casa.

Si possono chiedere informazioni al venditore, leggendo riviste o libri specializzati o meglio ancora interpellando il proprio Medico veterinario di fiducia.

Attenzione a queste piante! Sono tossiche per cane e gatto

Anche l’arbusto apparentemente più innocuo può in realtà avere ripercussioni gravi sulla salute del nostro pet.

Stella di Natale & co.

La comunissima stella di Natale (Euphorbia pulcherrima nota anche come poinsettia) può dare problemi cardiaci, così come l’azalea, il rododendro, il mughetto e il narciso.

La calancola (Kalanchoe blossfeldiana) e il bulbo del ciclamino provocano soprattutto vomito e diarrea, anche di una certa entità (in base alla dose ingerita).

stella di natale

Le piante vietate a chi tiene un gatto

Chi possiede un gatto non dovrebbe mai avere in appartamento tulipani, gigli e liliacee.

Queste piante sono in grado di indurre in poche ore, semplicemente con l’inalazione del polline, una grave insufficienza renale nella specie felina.

Il tronchetto della felicità

La dracaena (“tronchetto della felicità”), presente in molte case italiane, ha la capacità di “ripulire” l’aria dal benzene prodotto dal fumo delle sigarette e dal toluene usato come solvente.

L’assunzione, però, delle foglie da parte dei nostri pet può determinare debolezza, depressione del sensorio, aumento della salivazione, vomito, diarrea e perdita dell’appetito.

Piante tossiche: pericolosità diversa per cane e gatto

Il contatto della linfa e l’ingestione di filodendro (Philodendron), dieffenbachia, monstera, alocasia (detta “orecchio d’elefante”), anthurium e potos sono tossici per cane e gatto.

Possono causare lacrimazione, infiammazione delle mucose buccali e della lingua (glossite), ipersalivazione, vomito, diarrea, coliche, grave dispnea respiratoria.

Nel gatto, che risulta essere la specie più sensibile, è possibile riscontrare tremori, convulsioni, coma e morte.

L’intossicazione nel cane ha invece generalmente un’evoluzione lenta, ma favorevole (8-10 giorni).

Facciamo dunque nostro il detto di Socrate che recita: “esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza.”

Autore: Dott. Luca Caputo

Ambulatorio Caputo – Decarli di Magenta (MI)– Profilo Facebook

Bibliografia
•    Caputo L. (2020), S.O.S. pet come trattare un animale avvelenato: primo soccorso. Manuale pratico per proprietari di cani e gatti; La Memoria del Mondo editore.
•    Fowler M. E. (1992): Avvelenamenti da sostanze di origine vegetale nella clinica dei piccoli animali; Edizioni Scivac.
•    Gfeller Roger W., Shawn P. Messonnier (2005): Tossicologia e avvelenamenti nei piccoli animali; Poletto Editore.
•    Gupta Ramesh C. (2012), Veterinary toxicology: basic and clinical principles; Academic Press.
•    Michael E. Petersen, Patricia A. Talcott (2013): Small animal toxicology, third edition; Elsevier H. Sciences.
•    Severino L., Russo R. (2007): Piante ornamentali pericolose per cani e gatti; Summa animali da compagnia, Anno 24 n. 2, Point Veterinarie Italie, Ed. Veterinarie Agrozootecniche.
•     Wikipedia. 

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Tossicità della vitamina A nei gatti: rara, ma possibile https://www.animalidacompagnia.it/tossicita-della-vitamina-a-nei-gatti-rara-ma-possibile/ https://www.animalidacompagnia.it/tossicita-della-vitamina-a-nei-gatti-rara-ma-possibile/#respond Sun, 12 Dec 2021 09:03:21 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=48004 Nei gatti la tossicità da vitamina A è un evento raro. Si può avere però in soggetti nutriti con frattaglie di animali. Vediamo come e perché.

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La tossicità da vitamina A non si riscontra comunemente nei gatti.

Si può avere però nei soggetti che vengono nutriti con frattaglie di animali che contengono alte dosi di questa vitamina. Vediamo come e perché.

Vitamine idrosolubili e liposolubili

Le vitamine possono essere suddivise in due categorie: le vitamine idrosolubili e quelle liposolubili.

Le vitamine idrosolubili, come suggerisce il loro nome, si sciolgono nell’acqua, mentre quelle liposolubili nei grassi e nei loro solventi.

Tutte le vitamine idrosolubili del gruppo B (B1, B2, PP, B6, acido pantoteico, biotina e colina) sono eliminate rapidamente dall’organismo tramite l’urina e non creano eccessivi problemi di accumulo nell’organismo.

Al contrario, le vitamine liposolubili (vitamina A e vitamina D) tendono ad accumularsi nel fegato, nel rene e in altri organi.

Un’assunzione eccessiva di queste ultime (ipervitaminosi) provoca perciò gravi scompensi e squilibri nell’organismo animale.

tossicità vitamina A gatti cibo

Tossicità della vitamina A nei gatti

La tossicità dovuta a questa vitamina liposolubile è rara nei gatti.

Questo perché la principale fonte naturale di vitamina A per la maggior parte delle specie erbivore od onnivore è il suo precursore, il betacarotene, presente nei vegetali.

Il betacarotene o provitamina A, infatti, non crea problemi di tossicità.

Una volta introdotto nell’organismo con l’alimentazione, è trasformato in vitamina A nel fegato per azione di un enzima (enzima carotenasi).

I carnivori invece traggono tutta o la maggior parte della vitamina A attraverso il consumo di tessuti animali, in particolare dal fegato delle loro prede, dove viene immagazzinata.

Questa particolarità rende quindi il gatto, che è un carnivoro stretto, più vulnerabile a perturbazioni e squilibri nutrizionali.

Sintomi di intossicazione da vitamina A nel gatto

In genere, i gatti con tossicosi da vitamina A sviluppano rigidità e indolenzimento muscolare, alterazioni nei movimenti ed estrema fragilità delle articolazioni, compresa la colonna vertebrale.

tossicità vitamina A gatti 2

Quest’ultimo sintomo è associato a calcificazioni che si sviluppano lungo le inserzioni muscolari delle vertebre cervicali, delle costole e delle ossa lunghe degli arti anteriori.

In questo caso la diagnosi è generalmente basata sull’esame radiografico effettuato insieme alla visita clinica dal Medico veterinario.

Tale condizione è solitamente accompagnata da anoressia, perdita di peso, protrusione del bulbo oculare oltre la rima palpebrale (esoftalmia), eczema, alopecia, screpolature squamose della pelle.

Conseguenze dell’intossicazione da vitamina A nel gatto

L’eliminazione della vitamina A dalla dieta tende a migliorare i segni tossici, compresa la peculiare sensibilità dello scheletro cervicale alla palpazione, e, se la tossicità non è cronica, il recupero è soddisfacente.

Le debolezze ossee possono persistere ma, con il tempo, si osserva un sostanziale rimodellamento e un ritorno alla normalità.

Dosi elevate di vitamina A consumate per un breve periodo di tempo da gattini lattanti hanno prodotto tossicità acuta.

In questi casi gli animali hanno avuto una riduzione della crescita ossea durante lo sviluppo, a causa degli effetti tossici della vitamina A sulle cellule del tessuto osseo e cartilagineo.

Inoltre, la tossicità di vitamina A è associata a infertilità nei maschi.

Infine, è necessario precisare che la tossicità attribuita alla vitamina A potrebbe essere aggravata da altri squilibri dietetici, come un alterato rapporto calcio-fosforo.

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L’intossicazione da fertilizzanti negli animali domestici https://www.animalidacompagnia.it/lintossicazione-da-fertilizzanti-negli-animali-domestici/ https://www.animalidacompagnia.it/lintossicazione-da-fertilizzanti-negli-animali-domestici/#respond Sat, 20 Nov 2021 09:17:23 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=47596 Gli animali domestici possono ingerire e intossicarsi con fertilizzanti per piante da giardino o appartamento. Quali sono i sintomi provocati dai diversi concimi?

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L’intossicazione da fertilizzanti per piante può interessare tutti gli animali domestici.

Questi prodotti sono infatti comunemente usati sia proprietari che dagli allevatori.

I fertilizzanti sono prodotti destinati a nutrire le piante, perché forniscono gli elementi essenziali per la loro crescita: azoto, fosforo e potassio.

L’etichetta del fertilizzante generalmente indica, in modo molto visibile, tre cifre che rappresentano l’apporto di NPK, che convenzionalmente indica l’azoto, l’anidride fosforica e l’ossido di potassio.

Quindi, se in etichetta è riportato 15.6.12, significa che quel fertilizzante contiene il 15% di azoto (N), il 6% di anidride fosforica (P205) e il 12% di ossido di potassio (K20).

intossicazione fertilizzanti animali chimici (1)

Questa affermazione, essenziale per l’agronomo, è di scarso interesse per valutare il rischio di intossicazione e le conseguenze che derivano da un’ingestione accidentale di fertilizzanti da parte degli animali.

In caso di ingestione di fertilizzanti da parte del proprio animale da compagnia è necessario rivolgersi prontamente al proprio Medico veterinario di fiducia, fornendogli se possibile indicazione sulla sostanza assunta.

La cosa più importante per il veterinario è soprattutto la forma chimica in cui sono presenti questi elementi, anche se queste informazioni non sempre sono fornite con precisione.

Intossicazione da fertilizzanti: a quali animali può succedere?

Anche se l’intossicazione da fertilizzanti può essere idealmente osservata in tutte le specie domestiche, dato che questi dei prodotti sono utilizzati frequentemente sia dagli agricoltori, sia dai privati.

Generalmente gli animali domestici più colpiti da intossicazione da fertilizzanti sono principalmente i cani e i gatti.

Nei cani l’intossicazione si può verificare quando il sacco contenente il concime è a portata di mano, e la curiosità e l’appetito dell’animale fanno il resto.

L’intossicazione può però avvenire anche per via del leccamento o dell’ingestione del fertilizzante diffuso in giardino o nei vasi delle piante d’appartamento.

Per il gatto a preoccupare è principalmente il fertilizzante per piante verdi, che si accumula nell’acqua residua presente nel sottovaso di vasi o fioriere.

intossicazione fertilizzanti animali acqua fiori

Quali sono i sintomi di un’intossicazione da fertilizzanti negli animali domestici?

Fertilizzanti a base di fosforo

L’assunzione di fosforo non rappresenta un grande pericolo, dato che l’elemento è presente principalmente sotto forma di fosfati che sono scarsamente assorbiti.

Quindi se è accidentalmente ingerito, non si deve temere se non nel particolare caso di fertilizzanti puramente fosforici (superfosfati).

Nel caso di un fertilizzante misto, l’unica manifestazione clinica osservata è la diarrea, dovuta all’effetto irritante sulla mucosa e alla richiesta di acqua nel lume intestinale.

Fertilizzanti a base di potassio

Al contrario, il potassio (presente sotto forma di cloruro, solfato o nitrato) è in teoria più pericoloso, perché è ben assorbito, anche se raramente si osserva intossicazione in seguito all’ingestione di fertilizzanti.

La sintomatologia è riferibile a disturbi del ritmo cardiaco e debolezza muscolare.

Fertilizzanti a base di azoto e fertilizzanti organici di origine naturale

Nei fertilizzanti l’azoto può essere sotto forma di nitrato, ammoniaca, urea o di sostanza organica.

Il nitrato è una forma di azoto ad azione rapida per la pianta.

Nel cane e nel gatto l’ingestione di fertilizzante nitrato provoca diarrea e ha un effetto diuretico.

I fertilizzanti ammoniacali e ureici sono ancora ampiamente utilizzati in agricoltura, ma nel giardinaggio sono i fertilizzanti organici di origine naturale a predominare.

Tuttavia, malgrado sia una cosa molto buona dal punto di vista ambientale, questo può rappresentare un vero pericolo per il cane.

Infatti, la sostanza organica utilizzata è molto spesso di origine animale.

Vengono infatti usati prodotti della macellazione: sangue secco, corno schiacciato, farina di piume, escrementi di pollame… tutte cose per lui molto appetibili.

Quindi, il cane che ha accesso al sacco di fertilizzante ne vorrà quindi consumare una grande quantità.

Oppure andrà a cercarlo nel terreno dopo che è stato sparso in giardino.

intossicazione fertilizzanti animali cane terra

La complessa composizione del prodotto è causa di gastroenteriti, talvolta gravi.

L’animale presenta in primo luogo sete intensa con ingestione di notevole quantità di liquido e vomito, poi diarrea con dolore addominale, anoressia e debolezza.

Anche la calciocianammide è una speciale forma di fertilizzante azotato, che corregge il pH dei terreni eccessivamente acidi.

Utilizzata soprattutto sui tappeti erbosi, provoca gastroenterite che può essere molto grave ed emorragica.

Anche questo fertilizzante sembra appetibile per il cane, pertanto è necessario prestare attenzione quando lo si utilizza.

Fonte La Settimana Veterinaria

 

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Intossicazione da paracetamolo nel gatto: cosa fare? https://www.animalidacompagnia.it/intossicazione-da-paracetamolo-nel-gatto-cosa-fare/ https://www.animalidacompagnia.it/intossicazione-da-paracetamolo-nel-gatto-cosa-fare/#comments Thu, 24 Oct 2019 08:00:14 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=38143 Esiste, purtroppo, la possibilità che il gatto abbia un'intossicazione da paracetamolo a seguito dell'assunzione (o somministrazione al gatto da parte degli abitanti di una casa) di una o più compresse di paracetamolo. Perché abbiamo scelto il paracetamolo per parlare di un’intossicazione?

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Esiste, purtroppo, la possibilità che il gatto abbia un’intossicazione da paracetamolo a seguito dell’assunzione (o somministrazione al gatto da parte degli abitanti di una casa) di una o più compresse di paracetamolo.

Perché abbiamo scelto il paracetamolo per parlare di un’intossicazione? Perché, proprio in virtù della sua larga diffusione negli ambienti domestici, il rischio di un’intossicazione è reale e, purtroppo, con un grado di mortalità elevato.

Partiamo da un concetto, che è già stato accennato in articoli precedenti e che verrà sempre riproposto al lettore: un farmaco che viene utilizzato nell’uomo, finanche quello che viene somministrato ai bambini, non è detto che si riveli sicuro e privo di pericoli per i nostri animali.

Devo riconoscere come il concetto non sia immediatamente percepibile e il paracetamolo ne è uno delle prove provate; ma come, direte voi, il paracetamolo è il principio attivo di numerosissimi farmaci, peraltro di comune utilizzo nell’uomo; una lista quasi sconfinata e che trova analoga situazione anche oltre oceano, laddove negli Stati Uniti il principio attivo paracetamolo viene chiamato acetaminofene. Ma il discorso non cambia.

Intossicazione da paracetamolo: accidentale o intenzionale?

Una tale abbondanza di farmaci disponibili per la cura della febbre o di dolori osteomuscolari più o meno localizzati, porta inevitabilmente ad un accresciuto rischio per quanto riguarda la possibile assunzione da parte degli animali, che può avvenire in maniera accidentale (animale che ingerisce, a volte solo per scopo ludico, la singola compressa distrattamente lasciata dal proprietario o caduta sul pavimento; più raramente l’ingestione di un’intera scatola o frazioni di essa) oppure in modo intenzionale, vale a dire con la complicità del proprietario.

Peraltro, quest’ultimo, è bene dirlo, nella quasi totalità dei casi non sa che il principio attivo rappresenta una vera e propria minaccia per il gatto; anzi, il proprietario quando si rende conto che il proprio animale versa in uno stato di sofferenza o ritiene che possa “avere la febbre”, è convinto di agire al meglio somministrando tale farmaco.

D’altro canto, è la frase che spesso mi sono sentito ripetere: “se è un farmaco che può essere dato anche ai neonati o ai bambini piccolissimi, come è possibile che sia pericoloso per un gatto?”. La risposta è: “purtroppo si, e si tratta di un’intossicazione grave”.

Cosa succede se il gatto ingerisce il paracetamolo?

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di spiegare che cosa accade quando il gatto ingerisce una o più compresse a base di paracetamolo: la molecola viene rapidamente assorbita a livello intestinale, ma a causa di una ridotta capacità di metabolizzarla a livello epatico si formano dei metaboliti tossici che in breve tempo (2-4 ore) ossidano l’emoglobina (una proteina contenuta nei globuli rossi, con la funzione di trasportare l’ossigeno ai vari tessuti) a metaemoglobina (che invece non è in grado di trasportare l’ossigeno), danneggiano i globuli rossi (fino a determinarne la rottura) e causano gravi alterazioni a carico del fegato (necrosi epatica acuta).

Queste conseguenze si verificano nel cane di solito in seguito ad un sovradosaggio del farmaco, mentre nel gatto, a causa di un deficit genetico relativo ad alcuni enzimi deputati alla sua metabolizzazione, avvengono anche a dosi molto basse (quali quelle che sono comunemente utilizzate nell’uomo).

Per rendere, ahimè, l’idea, un terzo dei gatti intossicati con il paracetamolo muore dopo 24/72 ore in seguito all’assunzione di una dose di 50-100 mg (una dose piccola, se consideriamo che le compresse in commercio contengono da 250 a 1.000 mg di paracetamolo).

Quali sono i sintomi clinici che ci possono far capire che il gatto si trova in preda ad un’intossicazione da paracetamolo?

Debolezza, vomito, mancanza di appetito, gonfiore della testa e delle zampe, difficoltà respiratoria e presenza di dolore addominale.

A carico delle mucose può comparire una colorazione bluastra, indice di una cattiva ossigenazione dei tessuti, e/o giallastra, legata all’ittero.

Anche le urine possono assumere una colorazione marroncina per la presenza di emoglobina (liberata dalla distruzione dei globuli rossi).

Altri sintomi possono essere rappresentati da incoordinazione dei movimenti, sino ad arrivare all’incapacità a mantenere la stazione quadrupedale, talvolta anche da crisi convulsive, fino ad arrivare al coma e quindi alla morte.

Come bisogna comportarsi se si sospetta un’assunzione di paracetamolo da parte del gatto?

In base a quanto abbiamo appena riportato, è abbastanza evidente come sia assolutamente necessario portare l’animale nel più breve tempo possibile dal proprio Medico Veterinario di fiducia, spiegando cosa è accaduto, magari con l’evidenza della scatola delle compresse.

Il Medico Veterinario potrà procedere ad indurre il vomito (se l’ingestione è stata recente, entro 1-2 ore) e a istituire un’adeguata terapia.

In ogni caso, è richiesta somma attenzione da parte del proprietario, in quanto il gatto è molto sensibile a questa particolare intossicazione da farmaci e le percentuali di mortalità risultano piuttosto elevate se non si interviene rapidamente.

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Intossicazione da rodenticidi negli animali domestici – II parte https://www.animalidacompagnia.it/intossicazione-da-rodenticidi-anticoagulanti-negli-animali-domestici-ii-parte/ https://www.animalidacompagnia.it/intossicazione-da-rodenticidi-anticoagulanti-negli-animali-domestici-ii-parte/#respond Tue, 29 May 2018 10:33:27 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=29390 L’intossicazione da rodenticidi anticoagulanti non causa sintomi apparenti per un periodo di tempo variabile da poche ore a 1-3 giorni (in genere) dal momento dell’assunzione del tossico; questo perché anche se il veleno ingerito comincia subito a svolgere la sua azione tossica a livello del fegato, le “riserve” di vitamina K presenti all’interno dell’organismo al momento dell’intossicazione, in quanto precedentemente introdotte con la dieta, svolgono la loro azione protettiva.

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In che cosa consiste l’intossicazione da rodenticidi e quali sono i sintomi clinici?

L’intossicazione da rodenticidi anticoagulanti non causa sintomi apparenti per un periodo di tempo variabile da poche ore a 1-3 giorni (in genere) dal momento dell’assunzione del tossico; questo perché anche se il veleno ingerito comincia subito a svolgere la sua azione tossica a livello del fegato (bloccando la produzione di vitamina K attiva, che a sua volta serve per l’attivazione di alcuni fattori della coagulazione), le “riserve” di vitamina K presenti all’interno dell’organismo al momento dell’intossicazione, in quanto precedentemente introdotte con la dieta, svolgono la loro azione protettiva.

E qui mi rifaccio a quanto riportato nella prima parte e cioè che non bisogna tralasciare nell’anamnesi anche i particolari che sembrano insignificanti (animale che ha frequentato luoghi sospetti o dove si sa che si sono verificati altri casi di intossicazione da rodenticidi) perché possono aiutare il personale medico nell’individuare la causa con immediatezza; dal momento che possono passare anche un paio di giorni tra l’ingestione del tossico e l’inizio dell’intossicazione, non va tralasciato nessun ricordo.

Quando l’animale comincia a manifestare i segni dell’intossicazione, questi sono caratterizzati dalla presenza di emorragie variamente localizzate e distribuite nel corpo; alcune di esse saranno immediatamente visibili anche da parte del proprietario, altre saranno verificate del Medico Veterinario, che ne giudicherà anche la gravità.

Il cane potrà avere emissione di sangue dalla bocca e dal naso o avere le urine o le feci con striature ematiche (sangue nel tratto urinario o nell’ultima porzione dell’intestino). L’animale appare stanco, riluttante a muoversi e a compiere le azioni che solitamente svolge con il proprio padrone, spesso con respiro affannoso.

Quest’ultimo sintomo potrebbe indicare una massiccia presenza di sangue in addome, con conseguente accumulo che “preme” sul diaframma e rende difficoltosa la respirazione; talvolta l’animale, nel tentativo di respirare meglio, assume la posizione di “seduto”, perché in questo modo alleggerisce il peso sul torace e sul diaframma.

La tosse è un sintomo non frequente, ma che può rivelare la presenza di sangue a livello polmonare, in modo tale da ostacolare la respirazione; se l’accumulo di sangue non coagulato avviene a livello cardiaco, l’animale può morire improvvisamente.

Altri sintomi possono essere rappresentati da mancanza di appetito, nonché da zoppie a livello dei vari arti legate ad un accumulo di sangue all’interno delle articolazioni.

È possibile la comparsa di alcune macchie emorragiche nella zona ascellare o nel piatto inguinale, più facilmente osservabili negli animali a pelo corto, nonché a livello di mucose apparenti, come quelle orali, congiuntivali, anali, etc.

In rari casi possono insorgere anche crisi convulsive, per emorragie a livello del sistema nervoso centrale.

Come potete vedere, il quadro clinico è sovente molto grave, per cui risulta fondamentale una diagnosi precoce e un immediato trattamento terapeutico.

Terapia per intossicazione da rodenticidi

La terapia prevede l’utilizzo di vitamina K1, da somministrare per via endovenosa, ma anche per via orale e se del caso per via rettale.

Naturalmente la dose, la via di somministrazione e la frequenza delle somministrazioni saranno oggetto della scelta del Medico Veterinario, ma si ricorda l’assoluta necessità di continuare senza interruzioni il trattamento per tutta la durata prevista, anche nel caso in cui l’animale sembrasse riprendersi completamente.

Già, perché, eccezion fatta per i casi più gravi, in seguito ad un trattamento terapeutico appropriato, il cane tende ad avere un buon recupero fisico: torna l’appetito e riprende la voglia di muoversi e di interagire con l’ambiente circostante.

Ma non bisogna dimenticare che il tossico sta probabilmente svolgendo ancora la sua azione dannosa all’interno dell’organismo.

Lo ricordo ancora una volta perché il proprietario, sentendosi sollevato dal miglioramento clinico dell’animale, può “dimenticarsi” di effettuare la terapia prescritta, con una ricaduta che può avere effetti mortali.

Vi basti pensare che, tra i rodenticidi ad azione anticoagulante, vi sono principi attivi che sono in grado di bloccare la vitamina K anche per più di un mese!

Oltre alla vitamina K1 il Medico Veterinario potrà decidere, in base alle condizioni cliniche del paziente, di associare altri trattamenti, quali soluzioni idroelettrolitiche, fattori della coagulazione congelati, trasfusione di sangue, etc.

Naturalmente ogni altra terapia che l’animale sta osservando dovrà essere dichiarata in sede di visita, meglio ancora se con l’esibizione della scatola del medicinale.

Come avete letto, ho sovente menzionato il cane quale specie animale più coinvolta per la sua natura esplorativa che lo porta ad entrare in contatto più facilmente con sostanze tossiche disseminate senza raziocinio nell’ambiente esterno; pur tuttavia, anche il gatto e alcune altre specie animali possono essere colpite, come cavalli, bovini, piccoli ruminanti e in genere tutti quegli animali che hanno libero accesso all’esterno delle abitazioni o nei luoghi dove possono esserci ratti/interventi di derattizzazione. Alcune esche fatte con il grano possono essere ingerite dai volatili, con conseguente avvelenamento degli stessi.

Il gatto può intossicarsi secondariamente, a fronte dell’ingestione di ratti che, a loro volta, abbiano ingerito un rodenticida ad azione anticoagulante; ciò non è frequente, ma è possibile, per cui tenete conto delle abitudini del vostro felino in caso di trattamenti nella zona.

Perché un animale possa intossicarsi non è necessario ingerire più esche, in quanto soprattutto con gli anticoagulanti di ultima generazione, particolarmente letali, anche un’unica assunzione può rivestire carattere di pericolosità elevata.

Se siete voi stessi ad operare una derattizzazione (ad esempio in un pollaio, in un giardino, in un granaio), ricordate che i prodotti a disposizione sul mercato sono assolutamente in grado di intossicare i nostri animali domestici (e anche quelli selvatici), in quanto non dotati di tossicità selettiva (capaci cioè di colpire solo la specie bersaglio, vale a dire il ratto, il topo od un altro roditore).

Abbiate quindi cura di disporre le esche in modo accurato e di contarle, per poi controllare e provvedere alla rimozione delle stesse alla fine del trattamento. Fate in modo da evitare accuratamente di lasciare le esche alla mercé degli animali e disponetele lungo le supposte vie di passaggio dei roditori, in genere lungo i muri perimetrali e/o tubature o luoghi nascosti.

Infine, per concludere, un accenno al colore dei prodotti; contrariamente a quanto si possa pensare, i rodenticidi ad azione anticoagulante non sono tutti di colore rosso; ve ne sono di colore nero, blu, grigio e verde.

Il colore (è una regola fondamentale) serve soltanto ad indicare a chi maneggia la sostanza che è presente qualche cosa all’interno e quindi che bisogna fare attenzione, una volta di più.

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Intossicazione da rodenticidi (i così detti veleni per topi) – parte I https://www.animalidacompagnia.it/intossicazione-da-rodenticidi-i-cosi-detti-veleni-per-topi-negli-animali-i-parte/ https://www.animalidacompagnia.it/intossicazione-da-rodenticidi-i-cosi-detti-veleni-per-topi-negli-animali-i-parte/#comments Mon, 07 May 2018 07:30:33 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=14918 L’intossicazione da rodenticidi ad azione anticoagulante (i così detti “veleni per topi”) rappresenta purtroppo un’eventualità piuttosto frequente nei nostri animali domestici; in genere ciò si verifica quando la derattizzazione viene effettuata in modo superficiale e/o da parte di personale non specializzato, con conseguente disseminazione di esche pericolose nei luoghi frequentati dall’uomo e/o dagli animali.

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L’intossicazione da rodenticidi ad azione anticoagulante (i così detti “veleni per topi”) rappresenta purtroppo un’eventualità piuttosto frequente nei nostri animali domestici (e anche in quelli selvatici).

In genere ciò si verifica quando la derattizzazione è effettuata in modo superficiale e/o da parte di personale non specializzato, con conseguente disseminazione di esche pericolose nei luoghi frequentati dall’uomo e/o dagli animali.

Anche l’uomo può essere incluso fra le specie a rischio. Soprattutto i bambini possono infatti essere attirati dalle esche, per via del loro colore e aspetto, con il risultato di un potenziale pericolo se dovessero ingerirle.

Peraltro, anche qualora le esche siano correttamente posizionate, non si può stare completamente sicuri lasciando il nostro animale (cane) libero di scorrazzare nei luoghi dove tale posizionamento è effettuato.

Infatti, di solito l’esca è contenuta in una scatola di materiale plastico, recante una targhetta che avvisa del potenziale pericolo e che riporta le frasi da suggerire al Medico laddove ci fosse bisogno di un suo intervento.

Può quindi capitare che un cane, anche semplicemente per gioco, la prenda in bocca, rompendola e ingerendo il contenuto.

intossicazione da rodenticidi 2

Va altresì specificato che una derattizzazione è spesso e volentieri non solo necessaria, ma quasi obbligatoria: numerose malattie sono portate dai topi e dai ratti, spesso pericolose per l’uomo.

È meglio prevenire

Come buona norma sarebbe quindi, in primis, quella di limitare il più possibile la colonizzazione di un luogo da parte dei roditori, sia esso un luogo di campagna che un giardino privato o un luogo pubblico.

Peraltro, il lasciare rifiuti abbandonati o in sacchetti che si possono lacerare, può attirare alcune specie animali, roditori compresi, che vi trovano cibo in abbondanza.

Altra buona norma è quella di diffidare sempre quando ci si trova con il cane in passeggiata all’aperto, anche quando si è sempre passeggiato in un determinato luogo, senza mai aver avuto problemi.

Cosa fare casi di intossicazione da rodenticidi nel cane?

Una museruola impedisce al nostro cane di entrare in contatto con sostanze potenzialmente pericolose, sia pure a scapito di una parziale limitazione della libertà.

In questo caso minore libertà potrebbe però significare la vita dell’animale e questa raccomandazione si può pertanto applicare non soltanto ai rodenticidi ad azione anticoagulante, ma anche a tutte le sostanze contenute in esche o bocconi avvelenati.

Pericolosità dei rodenticidi

I rodenticidi si dividono in due grandi categorie: quelli ad azione non anticoagulante (dal meccanismo di azione quanto mai eterogeneo e diverso, nonché da una tossicità variabile) e quelli ad azione anticoagulante.

I rodenticidi ad azione anticoagulante si chiamano così perché il loro effetto sull’animale (e anche sull’uomo) consiste in una mancata coagulazione del sangue, con comparsa di gravi emorragie in vari distretti corporei.

L’intossicazione è sempre piuttosto difficile da affrontare e il Medico veterinario emetterà una prognosi riservata sino alla completa remissione della sintomatologia.

Va tuttavia specificato che, rispetto a qualche anno fa, le statistiche ci dicono che le percentuali di sopravvivenza aumentano quanto più l’intervento del proprietario e del personale medico è tempestivo.

Cosa fare in caso di intossicazione da rodenticidi?

Abbiamo visto l’animale soffermarsi su qualche cosa di strano, in un campo o lungo la strada, e ha cercato di mangiarlo, cosa fare?

Anche a fronte di un semplice dubbio sul fatto che l’animale abbia ingerito sostanze/esche trovate lungo le sue passeggiate, è bene recarsi dal Medico Veterinario per un controllo o anche soltanto per informarlo.

La sospetta intossicazione potrebbe avvenire anche in un ambiente domestico: ad esempio l’animale mangia direttamente da una bustina di rodenticida lasciata per errore alla sua portata.

In questo caso, riuscendo a conoscere con certezza la possibile fonte del tossico, è sempre consigliabile portare anche la bustina o il prodotto dal Veterinario, per un confronto più accurato.

Come sempre, durante la visita, non bisogna dimenticare di descrivere anche i sintomi che sembrano più strani o banali, perché potrebbero invece rivelarsi di grande aiuto per il personale sanitario.

Prognosi in caso di intossicazione da rodenticidi nel cane

Purtroppo non è semplice dire a priori se l’animale sarà in grado di superare l’intossicazione.

Questo infatti dipende dalla dose di tossico ingerita, dalla specie animale colpita e, soprattutto, dal tipo di tossico.

I rodenticidi ad azione anticoagulante, infatti, pur avendo tutti lo stesso meccanismo di azione (aspetto positivo, perché il trattamento seguirà le stesse regole), hanno una durata di azione estremamente diversa.

Ne approfittiamo, quindi, per introdurre un concetto che va bene tenuto a mente: la durata della terapia potrà risultare anche molto lunga, sulla base delle indicazioni del Veterinario, e va continuata per tutta la durata prevista, senza interruzioni.

La mancata osservazione di queste regole basilari potrebbe determinare un esito fatale e la perdita dell’animale.

Raccomandazioni durante la terapia

Seguono poi altre raccomandazioni, sempre utili: durante la terapia l’animale non dovrebbe svolgere attività sportiva di alcun tipo e attendere la piena risoluzione nell’intossicazione.

Bisogna quindi lasciare perdere lunghe passeggiate, corse, salti, riporti di bastoncini o giochi vari, caccia, competizioni di agility e quanto altro.

Il nostro animale ha bisogno di riposo. La sostanza tossica è infatti sempre presente nel suo corpo, anche se le condizioni fisiche possono apparire ottimali.

Non bisogna dimenticare mai che l’animale ha un’intossicazione e quindi non è in perfetta forma, anche se lo sembra.

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I principali rischi da evitare nel cane e nel gatto https://www.animalidacompagnia.it/rischi-da-evitare-cane-e-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/rischi-da-evitare-cane-e-gatto/#respond Wed, 21 Mar 2018 11:02:33 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=11123 La tossicologia, come studio delle sostanze tossiche in grado di determinare un danno agli organismi viventi, è materia piuttosto antica ed è una scienza interdisciplinare che studia gli effetti avversi dovuti all’interazione fra un organismo e una qualsiasi sostanza in grado di modificarne l’equilibrio attraverso un’alterazione dei processi biochimici e molecolari.

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Risulta difficile spiegare in poche righe il razionale, il perché della necessità di inserire l’argomento “tossicologia” in uno strumento informatico e digitale a disposizione degli utenti.

È difficile perché la materia, sommamente complicata, si presta più ad un intervento medico che non consultivo, in quanto spesso la tossicologia riguarda situazioni di urgenza, laddove i secondi e non i minuti possono risultare preziosi per salvare la vita (o limitare i danni) dei nostri animali.

Allora perché disponiamo di questo spazio? Per tutta una serie di motivi validissimi, se avrete la pazienza di leggere queste righe.

La tossicologia, come studio delle sostanze tossiche in grado di determinare un danno agli organismi viventi, è materia piuttosto antica ed è una scienza interdisciplinare che studia gli effetti avversi dovuti all’interazione fra un organismo e una qualsiasi sostanza in grado di modificarne l’equilibrio attraverso un’alterazione dei processi biochimici e molecolari.

La tossicologia cerca quindi di osservare, comprendere e riferire i sintomi di particolari sostanze tossiche, identificando i possibili rischi per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

Dal punto di vista etimologico, la parola tossicologia deriva da “toxon”, parola abbinata all’uso di avvelenare le frecce; secondo altri studiosi, invece, deriva da “taxicum”, una pianta considerata mortale.

In ogni caso Paracelso (medico, alchimista e astrologo svizzero 1293-1541) è considerato il fondatore della tossicologia ed è rimasta sempre attuale la sua frase che recita: “Omnia venenum sunt; nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit ut venenum non fit” che tradotto significa: “ogni cosa è un veleno, non esiste cosa che non lo sia. Solo la dose fa sì che (una sostanza) non divenga veleno”: Cosa significa in soldoni? Che ogni sostanza, qualunque essa sia, può risultare tossica e la differenza fondamentale spesso è legata alla dose di quella determinata sostanza.

Facciamo un esempio, che amo spesso rivolgere ai miei studenti: “la cioccolata può risultare così tossica da causare la morte di un individuo e/o di un animale?” A nessuno verrebbe in mente di dire di sì, ma in realtà, se noi dovessimo ingurgitare quantità spropositate di cioccolata, ecco che i principi attivi contenuti nel cacao potrebbero risultare molto tossici, financo mortali.

Ovviamente questo non vuol dire che non possiamo mangiare la cioccolata o che non possiamo farne una sana scorpacciata (per chi non ha problemi di linea), quanto che, come in tutte le cose, bisogna stare attenti alla quantità.

Lo spagnolo Mathieu Orfila, padre della tossicologia moderna (1787-1853), propose invece l’autonomia disciplinare della tossicologia, orientandola verso gli aspetti medico-legali ed analitici.

Ecco che una rubrica di tossicologia, dove un esperto prova ad aiutare a dirimere i semplici quesiti che vengono posti dai proprietari, può risultare estremamente utile; non tanto per la terapia in sé, che deve essere sempre effettuata dal Medico Veterinario di fiducia, quanto per elargire consigli e opinioni circa i pericoli molte volte insospettati e sconosciuti.

Basti pensare agli animali che mangiano o strappano parti di piante, spesso e volentieri perché si annoiano nell’ambiente domestico o perché spesso sono le prime manifestazioni di un disagio comportamentale che può esitare in sintomatologie ancora più gravi: quanti di noi sanno che le piante contengono una miriade di principi attivi, alcuni dei quali così pericolosi da portare un uomo adulto a morte nel volgere di pochi minuti?

Oppure è conosciuto il fatto che numerose piante o fiori che abbelliscono i nostri appartamenti sono non originari dell’Italia (o dell’Europa), con conseguente difficile identificazione della specie botanica ai fini della cura?

Ma il mio pensiero corre immediatamente, e soprattutto, ai mille prodotti che gli animali e i bambini possono reperire in ambiente domestico; solventi, smacchiatori, diluenti, vernici, colle, fertilizzanti, sgorganti, disincrostanti, detergenti, smacchianti e chi più ne ha, più ne metta.

Molto spesso non ci rendiamo neppure conto che il nostro hobby, la nostra professione o semplicemente il nostro vivere nell’ambiente domestico ci porta a contatto con una moltitudine di prodotti per l’igiene, la pulizia, il giardinaggio, ecc., che sono potenzialmente pericolosi per l’uomo e per gli animali.

rischi da evitare 3

Si, certo, ognuno di noi inconsciamente sa che ci può essere un pericolo e istintivamente cerca di riporre questi prodotti nei così detti “luoghi sicuri” (spesso più pericolosi di altri), ma è la consuetudine che fa abbassare l’attenzione e il livello di protezione.

Questo spiega, purtroppo, anche numerosi di quegli incidenti sul lavoro che coinvolgono le persone, sovente con esiti mortali; a volte sarebbe bastato adottare le più elementari misure di precauzione per scongiurare il pericolo.

Quanti di noi, abituati a fare sempre lo stesso gesto, la stessa cosa, la fanno senza pensare due volte alle conseguenze? Sono certo che vi starete interrogando e allora vuol dire che ho colto nel segno.

Perdonatemi una piccola divagazione: ho citato in precedenza gli animali e i bambini, due categorie che, pur diversissime, sono facilmente accomunabili per le loro caratteristiche (il “gattonare”, la curiosità di esplorare, la capacità di conoscere e apprendere mettendo le cose in bocca, ecc.).

Le raccomandazioni che adottiamo, onde impedire l’assunzione di sostanze tossiche da parte degli animali, potrebbero valere a maggior ragione anche per i bambini.

Andrebbe poi affrontato il problema dei farmaci; la qualità di vita e la sua durata si sono allungate negli anni, sia per l’uomo che per gli animali domestici, e questo grazie ad un miglioramento nelle cure disponibili e nella consapevolezza dell’uomo; ma proprio grazie alle nostre abitudini, anche in un tranquillo ambiente domestico i nostri animali possono entrare in contatto con numerosi farmaci, con le conseguenze facilmente immaginabili.

Ma penso anche a tutti quei pericoli a cui un animale è sottoposto nel corso della semplice passeggiata per motivi fisiologici: purtroppo le sostanze tossiche sono un’attrazione fatale (spesso e volentieri appetite, in quanto inserite in un’esca che attira l’animale).

Numerose sono infatti le campagne di sensibilizzazione della popolazione quando gli episodi si susseguono in determinate zone geografiche/aree ristrette e massima attenzione deve essere posta se si sospetta la presenza di esche avvelenate sul territorio.

Lo scopo della rubrica è dunque quello di fornire non già una diagnosi immediata e certa (le indagini tossicologiche sono spesso molto difficili e costose per via degli strumenti e dei materiali impiegati), quanto piuttosto quello di fornire un consiglio al proprietario in difficoltà.

Lo scopo è nobile e non è facile, in quanto l’interlocutore (proprietario) quasi sempre non è una persona con competenze mediche e sovente la descrizione della sintomatologia può essere di difficile interpretazione; per questo motivo è SEMPRE indispensabile rivolgersi al proprio Medico Veterinario di fiducia a maggior ragione quando il problema appare urgente e/o l’animale appare in pericolo di vita.

In questi delicati frangenti è opportuno non perdere tempo in chiacchiere e rivolgersi ad uno specialista, che saprà mettere in atto il suo sapere per fare tutto il possibile in scienza e coscienza, ben sapendo che spesso il compito è arduo.

Un consulto via internet appare quindi molto più indicato nel caso di un dubbio, di una curiosità o di un consiglio, insomma in tutte quelle circostanze in cui si desidera cercare di conoscere il potenziale rischio derivante dall’esposizione di un animale a determinate sostanze o prodotti.

rischi da evitare 4

Un altro possibile campo di intervento della rubrica riguarda le domande circa il comportamento da adottare nei confronti dei nostri animali quando ci troviamo di fronte a situazioni che possono sfociare nel pericolo; in questi casi il conoscere se si può fare o se è meglio cambiare strategia/tattica/comportamento, può essere di grande ausilio per prevenire l’insorgenza di intossicazioni.

D’altro canto non si dice sempre che prevenire è meglio di curare?

Per i motivi di cui sopra, nella risposta non verranno dati consigli circa i farmaci da prendere e/o le dosi dei trattamenti terapeutici; non scordiamoci che gli stessi farmaci, pur se indispensabili, sono essi stessi pericolosi se non correttamente dosati e somministrati dopo un accurato controllo medico delle condizioni del paziente.

Si consiglia quindi di essere il più precisi possibile nella descrizione del caso o del sospetto di intossicazione o nel dubbio da chiarire; quello che potrebbe apparire come un dettaglio insignificante, è in grado magari di aiutare la persona che sta dall’altra parte della tastiera a formulare un consiglio prezioso.

Nel caso in cui si sospetti che l’animale possa aver ingerito un determinato prodotto, sarebbe utile fornire l’indicazione (nome commerciale) di quello che ha mangiato e in quale quantità.

Nella speranza che questo servizio on-line possa risultare di ausilio come fonte di informazioni per i proprietari e un valido supporto per i nostri amici animali, vi invitiamo sulla nostra rubrica.

A cura del Prof. Simone Bertini

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Veleni nella dispensa possono rivelarsi dannosi e tossici nel cane https://www.animalidacompagnia.it/veleni-nella-dispensa-possono-rivelarsi-dannosi-e-tossici-nel-cane/ https://www.animalidacompagnia.it/veleni-nella-dispensa-possono-rivelarsi-dannosi-e-tossici-nel-cane/#comments Thu, 01 Feb 2018 16:37:43 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=3613 Alcuni alimenti comunemente usati in cucina possono rivelarsi dannosi e tossici nel cane: vediamo quali.

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In casa bisogna fare sempre attenzione ad eventuali cibi che possono rivelarsi come veri e propri veleni nella dispensa.

L’appetibilità, concetto che, in primis, ruota intorno alle proprietà sensoriali dell’alimento, ovvero al suo sapore, odore e tessitura, rappresenta un requisito fondamentale nel settore della produzione industriale degli alimenti per i pet.

Ciò è da attribuire non solo all’importanza di un’adeguata assunzione di cibo per il soddisfacimento dei fabbisogni nutrizionali e per una corretta gestione terapeutica di numerose patologie, ma anche a implicazioni di ordine economico, dettate dall’esigenza di gratificazione del proprietario, nei confronti della dieta offerta al proprio animale, la cui appetibilità, quindi, costituisce un importante parametro per il suo acquisto.

Bisogna inoltre considerare che alcuni alimenti comunemente usati in cucina, possono rivelarsi dannosi e tossici nel cane: alcuni esempi sono dati dall’uva sultanina, dalla cipolla, dalle caramelle e dal caffè.

veleni nella dispensa 2

È noto come gli alcaloidi naturali del cioccolato possano essere letali nei cuccioli e dare sintomi di intossicazione negli adulti in funzione di tale alimento e del peso del cane.

A qualche ora dall’ingestione vi sono vomito, diarrea, iperreattività, tachicardia, tremori, respiro affannato, crisi convulsive, perdita di coscienza fino nei casi più gravi, coma e morte.

L’uva, fresca o come frutto secco o di vino, è tossica per il cane. Le quantità ingerite variano in base agli studi, ma una quantità pari a 10 g/kg sarebbe sufficiente a causare l’insorgenza dei primi sintomi.

Clinicamente, l’intossicazione si manifesta inizialmente con polidipsia e sintomi gastroenterici (prima vomito, quindi diarrea) e in seguito con anoressia, letargia, disidratazione e anuria.

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Gli agliacei, tra cui aglio, cipolla, scalogno, erba cipollina e porro contengono una sostanza emolitica che può causare emorragie o anemie.

Nelle cipolle, il disolfuro di n-propile agisce sui globuli rossi rendendoli deboli e favorendone la rottura. Il cane non ha gli enzimi per digerire questo composto causando anemia emolitica che può essere fatale.

Questi alimenti inoltre sono mal digeriti provocando gas e crampi addominali. Inoltre, i danni provocati dalla cipolla sono cumulativi: piccoli assaggi di volta in volta possono essere più pericolosi.

I sintomi che possono comparire nel giro di 1-4 giorni dall’ingestione sono: vomito, diarrea e urine di colore scuro.

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Nelle caramelle e nelle gomme da masticare la presenza di xilitolo come dolcificante determina un calo dei livelli di glucosio se ingerito in elevate quantità.

Con conseguente depressione del sistema nervoso centrale, perdita di coordinazione e spasmi dopo trenta minuti dalla sua ingestione.

La consapevolezza che una corretta alimentazione garantisce il benessere dei pet è importante quanto la prevenzione e i controlli sanitari periodici.

Da un lato vi è la richiesta di alimenti sicuri e qualitativamente adeguati dal punto di vista sanitario e specie-specifico, dall’altra vi è la tendenza verso una “antropomorfizzazione” dell’animale da compagnia e si proietta sull’alimentazione del cane criteri e scelte tipici dell’alimentazione umana che possono rivelarsi molto dannosi in questa specie.

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