Gatto - Animali da compagnia - Il portale per i proprietari di pet https://www.animalidacompagnia.it/category/gatto/ Fri, 18 Oct 2024 09:05:42 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Il nostro rapporto speciale con il gatto: amore e cura https://www.animalidacompagnia.it/il-nostro-rapporto-speciale-con-il-gatto-amore-e-cura/ https://www.animalidacompagnia.it/il-nostro-rapporto-speciale-con-il-gatto-amore-e-cura/#respond Sun, 20 Oct 2024 09:50:55 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56324 Protezione, cura e attenzione ai suoi bisogni e comportamenti naturali permettono di creare un profondo rapporto di amore e reciproco affetto con il nostro gatto.

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Il gatto a oggi è l’animale più presente nelle case degli italiani, con un ruolo affettivo cruciale nel nucleo familiare, dove è circondato dall’amore dei suoi componenti.

Negli anni si è spesso detto che gatto e proprietario non potessero legare davvero, poiché questo affascinante felino è un animale autonomo e incapace di corrispondere il medesimo attaccamento affettivo.

Recentemente si è però sfatato questo mito. Si è visto infatti che i mici instaurano un rapporto molto profondo con il proprio umano, soprattutto se le azioni nei suoi confronti sono guidate da una buona capacità di rispetto dei suoi bisogni.

protezione amore gatto

L’amore per il gatto e i modi di dimostrarlo

La cura e le cure

Ruolo fondamentale per i membri umani nei confronti del loro gatto è quello di essere protettori della sua salute sotto tutti i punti di vista, e qualunque sia lo stile di vita della famiglia.

Per questo è importante pianificare le visite dal Medico veterinario per i vari controlli di salute, i protocolli terapeutici e per verificare che tutto vada al meglio.

Il gatto infatti solitamente non mostra facilmente situazioni di dolore o malattia, finché la situazione non è abbastanza critica.

Che tipo di cat owner sei?

Prima di adottare un felino in casa, è giusto informarsi sulla migliore gestione dell’animale e la compatibilità con il proprio stile di vita.

Non a caso, si parla molto anche negli ultimi anni della tipologia dei proprietari e del loro rapporto complesso e meraviglioso con i gatti: dal cat owner più “spensierato” e propenso a lasciare il proprio pet libero di girovagare, fino al “preoccupato” che non vuole assolutamente concedere uscite senza controllo.

Ognuno ha un proprio approccio, che però può essere sempre migliorato per adattare al meglio i bisogni sia del micio che propri.

Se vuoi scoprire che tipo di proprietario sei puoi cliccare su Dimmi com’è il tuo gatto e ti dirò chi sei | My Happy Pet e avere utili informazioni e spunti sul rapporto con il tuo amico a 4 zampe e su come proteggere il tuo gatto al meglio.

Comportamenti e bisogni naturali in sicurezza

Bisogna essere però capaci di leggere i comportamenti dell’amico felino e rispettarne i bisogni e la natura, apprendendoli da professionisti esperti, come il Medico veterinario di riferimento.

Ad esempio, tutti i gatti sono propensi alla caccia, quindi necessitano della possibilità di poter soddisfare questo bisogno anche in ambiente esterno; fondamentale è quindi parlare di protezione antiparassitaria e sicurezza del gatto.

Bisogna ovviamente valutare il contesto in cui si vive, che sia una città trafficata pericolosa o una zona più tranquilla, per decidere quanto e come lasciar uscire il micio da casa.

Sicuramente, in aree altamente urbanizzate i pericoli sono molto più elevati; pertanto, si deve valutare di implementare le sue attività di stimolazione e gioco in casa per non portarlo a vivere stressato e annoiato.

E se il gatto non esce mai di casa? Bisogna comunque ricordare che rimane, anche se in misura ridotta, esposto al rischio parassitologico, visto che è sufficiente una piccola preda come una lucertola o un uccellino sul balcone, o che scavi nei vasi delle piante, o conviva con un cane o anche solo abbia accesso alle scarpe dei membri umani di casa per infestarsi con dei parassiti.

gatto dal veterinario

E, magari, mettere così a rischio la sua famiglia umana, in quanto molte delle patologie trasmesse da parassiti sono zoonosi.

Quindi avere un micio è un rischio? Assolutamente no! Anzi, un gatto in casa porta amore, gioia, spensieratezza e quel buon relax che dà nell’osservarlo mentre si muove sinuoso o quando fa le fusa per ottenere le coccole.

Protezione e amore

Ma un’adozione è sempre una responsabilità e non bisogna sottovalutare i possibili pericoli riguardo la salute, per cui è necessario attuare protocolli protettivi per evitare di esporre a rischi il micio e anche la propria famiglia.

Chi ama, protegge e si prende cura!

Rivolgiti sempre al Veterinario per qualunque dubbio o necessità sulla cura e benessere del tuo gatto.

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Viaggiare con il proprio cane o gatto: dove andare e con quale mezzo https://www.animalidacompagnia.it/viaggiare-con-il-proprio-cane-o-gatto-dove-andare-e-con-quale-mezzo/ https://www.animalidacompagnia.it/viaggiare-con-il-proprio-cane-o-gatto-dove-andare-e-con-quale-mezzo/#comments Mon, 07 Oct 2024 06:00:05 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=48111 Avete deciso di fare un viaggio con il vostro animale domestico? Ecco qualche consiglio per viaggiare con cane o gatto con maggiore tranquillità per lui e per voi.

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Se la risposta alla domanda se fare o meno un viaggio con il vostro animale domestico alla fine è stata sì, ecco ora qualche consiglio per viaggiare con cane o gatto con tranquillità.

Per viaggiare con il proprio pet la prenotazione è obbligatoria

Quando si decide di viaggiare in compagnia del proprio cane o gatto, i viaggi “all’avventura”, cioè senza prenotazione, vanno assolutamente evitati.

Infatti, trovare sul momento una struttura che accolga il pet potrebbe essere problematico.

Se non si è abituati a prenotare, questo potrebbe rivelarsi un vero e proprio problema.

In ogni caso è opportuno ricordare ai proprietari di informarsi se nelle vicinanze della struttura in cui intendono soggiornare c’è un Medico veterinario reperibile, in caso di necessità.

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Adv – Dolidays: Mare e Montagna Pet-Friendly | Dolidays, un portale dove il mondo pet e il settore turistico si incontrano. Il suo obiettivo è quello di aiutare i proprietari di animali a viaggiare in totale sicurezza e semplicità con il proprio amico a 4 zampe, alloggiando in strutture 100% pet-friendly.

Dove alloggiare con un cane o un gatto?

Per i cani che manifestano aggressività verso gli estranei o altri animali sarebbe meglio evitare i viaggi.

Meglio quindi brevi gite fuori porta, usando le dovute accortezze e seguendo attentamente i consigli del veterinario comportamentalista.

Per soggetti con aggressività verso altri cani, meglio optare per un soggiorno in una casa.

Infatti, in hotel o in un agriturismo il cane potrebbe sfuggire al proprietario ed essere coinvolto in risse con altri cani.

Inoltre, non sarebbe facile per il proprietario andare al ristorante e svolgere qualsiasi attività ricreativa con il cane.

viaggiare cane

Meglio quindi optare per l’affitto di una casa con giardino, cercando di mantenere la stessa routine giornaliera a cui è abituato l’animale.

È inoltre consigliabile applicare un collare a base di feromoni e appena possibile iniziare la terapia rieducativa per affrontare questo problema.

Per un cane ben socializzato l’agriturismo è, sicuramente, l’ambiente ideale per fare una vacanza con il proprietario.

Spesso, all’interno di queste strutture sono presenti non solo tutti i comfort necessari per una “vacanza a sei zampe”, ma vi sono pure educatori che organizzano corsi e attività da poter praticare con il proprio cane.

Le regole da seguire per viaggiare in automobile con cane e gatto

Viaggio in auto con il cane

Se il viaggio è mediamente lungo è consigliabile utilizzare per un cane il kennel, mentre la cintura di sicurezza solo per spostamenti brevi.

Se, però, l’animale è abituato a stare nel kennel anche per brevi tratti, non è consigliabile cambiare le sue abitudini.

kennel per educare il cane auto

All’interno del kennel bisogna porre un materassino su cui preferibilmente spruzzare, 15-20 minuti prima di partire, dei feromoni, così da rendere più gradevole il viaggio.

È necessario fare almeno una sosta ogni ora e far fare al cane una passeggiata di circa dieci minuti.

Durante il viaggio in automobile vanno evitate discussioni che potrebbero agitare l’animale e il conducente.

Per migliorare la qualità del viaggio, è meglio ascoltare musica classica che, secondo alcuni studiosi, nel cane ridurrebbe l’ansia e lo stress, regolarizzandone la frequenza cardiaca.

Sono invece da evitare musiche come rap, metal e musica da discoteca che potrebbero far agitare e abbaiare il cane.

Se il cane ha problemi di cinetosi o mal d’auto è consigliabile una visita preventiva dal Medico veterinario.

Viaggio in auto con il gatto

Simili accorgimenti valgono anche per quanto riguarda i viaggi in automobile con un gatto.

Il gatto dovrebbe essere tenuto all’interno di un trasportino.

viaggiare in auto con il gatto 2

Questo deve essere però considerato dall’animale un ambiente sicuro e non associato ad altre esperienze per lui sgradevoli.

Quindi è meglio che sia diverso da quello usato, ad esempio, per portarlo dal veterinario o in altri luoghi per lui poco piacevoli.

Meglio lasciare il trasportino sempre a sua libera disposizione in casa, in modo che possa utilizzarlo come rifugio dove passare del tempo in tranquillità.

Durante il viaggio è poi consigliabile coprire questo contenitore in modo da isolare il gatto dall’ambiente esterno, possibile fonte di stress.

Anche nel gatto i prodotti a base di feromoni risultano molto utili per rilassare l’animale.

Possono essere spruzzati su una coperta o un cuscino, che verranno poi messi all’interno del trasportino.

Se il gatto soffre di mal d’auto, è importante rivolgersi al proprio medico veterinario di fiducia.

Possibili problemi a viaggiare in treno, in nave e in aereo con il proprio cane o gatto

Non tutti i cani o gatti sono adatti ad affrontare questi tipi di viaggio, dipende molto dal soggetto.

Inoltre, le regole cambiano in base alla taglia dell’animale.

viaggiare cane trasportino

In nave occorre che l’animale sia abituato a indossare la museruola e che non abbia mai manifestato segni di aggressività nei confronti di persone o conspecifici, o particolari fobie.

Tenerlo in cuccetta potrebbe essere risolutivo, ma solo se non è affetto da ansia da separazione.

I viaggi nella stiva di un aereo sarebbero sempre da evitare, perché sono molto disagevoli per l’animale.

 

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Come evitare il rischio di parassiti portati in casa dai pets https://www.animalidacompagnia.it/come-evitare-il-rischio-di-parassiti-portati-in-casa-dai-pets/ https://www.animalidacompagnia.it/come-evitare-il-rischio-di-parassiti-portati-in-casa-dai-pets/#respond Fri, 20 Sep 2024 08:42:41 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56218 Avere un cane o un gatto aumenta il rischio di portare in casa sgraditi parassiti, che possono colpire anche i membri umani della famiglia e in alcuni casi trasmettere malattie. Conosciamo meglio questi ospiti indesiderati e vediamo come proteggerci da loro.

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Nelle famiglie italiane sono spesso presenti cani e gatti, anche insieme; questa situazione porta a molta felicità, allegria, peli sparsi per casa e amore, ma anche a un aumentato rischio di portare in casa sgraditi parassiti.

Amare è proteggere e prevenire, per cui è importante conoscere bene questi nemici della salute animale (e umana).

Parassiti ospiti indesiderati in casa

I parassiti sono spesso specie-specifici, ma in alcuni casi, un animale (cane, gatto o altro) infestato li può trasmettere anche agli altri conviventi di specie differente.

cane_gatto_parassiti_casa

I parassiti esterni

Se parliamo di parassiti esterni, consideriamo ad esempio le pulci. Questi piccoli insetti causano prurito, fastidio, ma possono trasmettere anche alcune patologie.

Basta una passeggiata al parco per portare in casa le uova, le larve e le pupe, cioè le forme immature che sopravvivendo a lungo giocano un ruolo fondamentale nell’infestare tutti gli ambienti.

Per questo è molto importante trattare tutti gli animali di casa, con prodotti specie-specifici, e disinfestare anche l’ambiente per minimizzare il rischio di reinfestazioni.

Inoltre, le stesse pulci possono essere infettate dal verme intestinale Dipylidium caninum e il cane o il gatto potrebbe quindi infestarsi a sua volta ingerendo durante il grooming una piccola pulce infetta.

Potrebbe poi trasmetterlo anche ai membri umani della sua famiglia (zoonosi), con conseguenze anche importanti, soprattutto per chi ha una salute più fragile.

Anche le zecche si trovano spesso nell’ambiente, come giardini o boschi o al parco, dove svolgono gran parte del loro ciclo vitale, ma poi compiono il loro pasto di sangue su cane e gatto.

Due sono le specie principali, Ixodes ricinus e Rhipicephalus sanguineus, che non disdegnano tutti i membri della famiglia!

Anche in questo caso, fondamentale l’utilizzo di prodotti per trattare e prevenire le infestazioni.

I parassiti interni

Parlando di parassiti interni possiamo considerare Giardia intestinalis, un protozoo ubiquitario che infetta molti mammiferi, incluso cane e gatto.

Può essere asintomatico o causare una diarrea violenta a volte intermittente, presentando un rischio per la salute per gli animali giovani, debilitati, anziani o immunocompromessi.

Si diffonde rapidamente soprattutto in ambienti affollati e può colpire l’uomo.

Per debellarla, a parte considerare terapie adeguate, è importante un’importante igiene ambientale e l’isolamento degli animali infetti, per evitare rischi ai conviventi.

protezione_parassiti_casa

Anche i vermi intestinali possono facilmente essere diffusi tra animali nella stessa famiglia, perché se non identificati e trattati si distribuiscono in ambiente e facilmente infestano per ingestione anche animali sani, complicando la risoluzione del problema.

In alcuni casi possono causare zoonosi anche gravi, come nel caso di Toxocara spp.

Come comportarsi per evitare che cane o gatto portino parassiti in casa?

Visto il rischio di trasmissione di parassiti tra cani, gatti, ambiente e famiglia, è importante portare i propri pet regolarmente in visita dal Medico veterinario curante, che effettuerà gli esami delle feci alla ricerca di parassitosi.

Inoltre, è fondamentale trattare con cadenza regolare (secondo le indicazioni degli esperti in parassitologia di ESCCAP – www.esccap.org) tutti gli animali di casa con molecole adeguate ed efficaci.

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Cosa spinge il gatto a farsi le unghie su tutto? https://www.animalidacompagnia.it/cosa-spinge-il-gatto-a-farsi-le-unghie-su-tutto/ https://www.animalidacompagnia.it/cosa-spinge-il-gatto-a-farsi-le-unghie-su-tutto/#respond Fri, 06 Sep 2024 08:23:12 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56125 Un recente studio ha analizzato le cause che possono portare il gatto ad aumentare il suo comportamento naturale di farsi le unghie fino a causare danni all’ambiente domestico. 

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Per il gatto “farsi le unghie” è un rituale naturale, talvolta però questo suo comportamento può rappresentare un problema, se trova sfogo esclusivamente sull’arredamento domestico, spesso arrivando anche a distruggerlo.

Un gruppo di studio internazionale ha cercato di comprendere quali potessero essere i fattori, collegati all’animale ma anche all’ambiente in cui vive, che provocano nel gatto un aumento di questo tipo di comportamento.

La ricerca è stata fatta su un totale di 1.211 gatti prendendo in considerazione i dati relativi al proprietario, alla routine quotidiana dell’animale, compresi ambiente, interazioni sociali, comportamento e temperamento, e alla frequenza e intensità del comportamento indesiderato.

Sono stati quindi confrontati solamente gli animali che si facevano poco o troppo le unghie sugli oggetti domestici.

divano_distrutto_da_gatto

Fattori che influenzano il farsi troppo le unghie nel gatto

Dallo studio è emerso che nell’aumento del comportamento del gatto di farsi le unghie sono vari i fattori coinvolti, sia per quanto riguarda le caratteristiche individuali del gatto, sia per quelle dell’ambiente in cui vive.

È emerso, ad esempio, che la presenza di un bambino può essere associata alla maggior frequenza di episodi di graffiature all’arredo domestico, probabilmente a causa dello stress provocato nell’animale.

Non è noto però se l’aggravamento del comportamento è in relazione all’età del bambino.

Giocare troppo…

Inoltre, fattori come la durata del gioco, la giocosità dell’animale e l’attività notturna influenzano in maniera significativa l’aumento degli episodi di graffiatura, come anche di aggressività e distruttività.

I dati statistici indicano, infatti, una maggior propensione alla graffiatura nei gatti che sono coinvolti più frequentemente nel gioco, soprattutto se è eccessivamente stimolato il loro istinto predatorio.

Negli animali che giocano più spesso infatti si mantiene alto il livello di eccitazione (sistema nervoso simpatico) e quindi lo stato di vigilanza e stress, che a loro volta aumentano il ricorso alle graffiature degli arredi.

Se normalmente infatti la predazione comporta un livello elevato di eccitazione per periodi ripetitivi ma brevi, un se il gioco di predazione dura per periodi più lunghi di quanto avviene in natura può condurre a un aumento di stress e irritabilità.

Ciò suggerisce la necessità di stabilire per il gatto una routine di gioco appropriata per le sue necessità naturali.

… o giocare troppo poco

Al contrario, opportunità di gioco scarse e/o inadeguate possono a loro volta causare frustrazione
e aumento delle graffiature come valvola di sfogo.

Ciò dipende anche all’individualità dell’animale e alla capacità dell’ambiente in cui vive di soddisfare i suoi bisogni.

gatto_che_gioca

Cosa fare per evitare che il gatto distrugga tutto con le unghie

Gli studiosi sono giunti alla conclusione che “promuovere sessioni di gioco interattive regolari e brevi, accanto all’offerta di giocattoli adatti, possa alleviare lo stress e quindi ridurre le graffiature indesiderate”.

Un altro fattore importante è rappresentato dalla posizione dei tiragraffi.

Questi, se collocati nelle zone più frequentate dal gatto, si rivelano efficaci nel reindirizzare il comportamento di graffiatura sulle superfici più adatte, riducendo i danni all’arredo di casa.

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L’importanza del territorio per il gatto https://www.animalidacompagnia.it/limportanza-del-territorio-per-il-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/limportanza-del-territorio-per-il-gatto/#respond Tue, 16 Jul 2024 11:38:35 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=55926 Per il gatto il territorio ha un ruolo fondamentale per il benessere psicofisico, tanto che una sua modificazione improvvisa può determinargli uno stato di malessere che può necessitare l’intervento del medico veterinario.

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Il gatto è un animale territoriale e organizza il territorio in cui vive in aree ben definite, dette campi territoriali, collegati tra loro da sentieri invisibili.

Come è diviso il territorio del gatto

Generalmente, il territorio è suddiviso in almeno tre campi, in ciascuno dei quali l’animale esplica un particolare comportamento:

  • nel campo di attività il pet caccia, gioca ed elimina;
  • nei campi di isolamento, che di solito sono due o tre e sono dislocati in alto, il gatto si rifugia, per isolarsi da tutto ciò che lo circonda;
  • nel campo di aggressione espleta la sua aggressività nei confronti di chi vi si introduce; si tratta di uno spazio variabile che può mutare in seguito alle condizioni fisiche del soggetto. Tale zona, infatti, si estende quando l’animale è ferito o spaventato e si riduce quando è calmo.

I cambiamenti del territorio e gli effetti sul gatto

Per salvaguardare il proprio equilibrio psichico il gatto ha bisogno di vivere in un ambiente ben delimitato e stabile, ma il territorio così come il gruppo familiare in cui vive il pet sono soggetti a continui cambiamenti.

Casa_territorio_gatto

La presenza di un oggetto nuovo, così come l’arrivo di un altro animale o persona determina in ogni caso un turbamento nell’animale, perché si altera il territorio, la sua gestione e quindi le relazioni in esso presenti.

Tali cambiamenti determinano uno squilibrio tra gli elementi rassicuranti e quelli che producono ansia, specialmente se il territorio è ridotto.

Questo squilibrio potrebbe determinare uno stato ansioso nel pet.

Quindi ogni qualvolta sia previsto un importante cambiamento, come ad esempio un trasloco o l’arrivo in casa di un altro animale, è consigliabile il ricorso alla consulenza di un Veterinario esperto in comportamento animale.

I feromoni possono essere di aiuto se associati a un buon arricchimento ambientale.

Una casa su misura di gatto

La casa per il gatto ha un ruolo decisamente importante per il suo equilibrio psichico.

È necessario organizzare bene l’ambiente in cui vive il gatto, utilizzando un buon arricchimento ambientale.

arricchimento_ambiente_gatto

Per far ciò sarà necessario ricreare una tridimensionalità spaziale con aperture visive verso l’esterno, scegliere con cura la zona di alimentazione e di eliminazione, collocare più tiragraffi in zone strategiche della casa come ad esempio vicino alla poltrona o al divano o in zone di passaggio, creare una zona gioco e più zone d’isolamento, con cucce e coperte dove l’animale possa eventualmente nascondersi.

Un gatto che vive in una casa non adatta alle sue esigenze psicofisiche, con il tempo assumerà comportamenti “strani”, ma che non sono altro i sintomi di una vera e propria patologia comportamentale.

Cambiare casa: il trauma del trasloco per un gatto

Per il gatto cambiare casa è un vero e proprio trauma: con il trasloco l’animale perde tutti i riferimenti territoriali e si trova improvvisamente a vivere in un ambiente privo di odori familiari.

Ciò rappresenta una fonte di stress non indifferente.

Generalmente, una volta arrivato nella nuova casa, il gatto tende a fare marcature urinarie e graffiature sui mobili per definire le coordinate del nuovo habitat.

Si tratta di una reazione del tutto normale, che tende ad esaurirsi nell’arco di pochi giorni.

Tuttavia, se verrà sgridato o punito, non riuscendo a trovare un equilibrio, l’animale potrà sviluppare una forma ansiosa da modificazione del territorio, nota anche come ansia da deterritorializzazione.

Gatto_e_trasloco

Si tratta di una patologia comportamentale che insorge frequentemente nel gatto e per cui è richiesta spesso una visita comportamentale.

Lavori in casa

Oltre al trasloco, altre cause di insorgenza dell’ansia da modificazione sono rappresentate da cambiamenti dell’arredamento, lavori di tinteggiatura, chiusura di alcune stanze della casa, ecc.

Quando l’organizzazione del territorio è modificata, le marcature del territorio lasciate dal gatto diminuiscono, fino ad essere completamente assenti in caso di cambio di abitazione.

Il gatto quindi si sentirà “perso” e non sarà più in grado di gestire i campi territoriali, per questo inizierà a marcare il territorio.

Anche in questo caso eventuali punizioni, così come la detersione delle marcature, l’asportazione delle graffiature non giocheranno a favore, ma anzi andranno a peggiorare lo stato ansioso dell’animale.

Per questo è consigliabile non asportare durante le pulizie le marcature facciali che sono fatte, in genere, a circa 30 cm dal pavimento, come anche non detergere almeno due marcature urinarie, anche se questa richiesta non è presa spesso in considerazione, per ovvi motivi.

Per facilitare la ricostruzione dei campi territoriali occorrerà migliorare l’arricchimento ambientale e organizzare gli ambienti in modo che siano cat-friendly.

Che fatica coabitare con un altro gatto!

L’ansia da coabitazione insorge quando nel gruppo familiare sono presenti più gatti.

Si può manifestare con comportamenti aggressivi nei confronti di un conspecifico che era stato allontanato da casa per un periodo o di un gatto appena arrivato a casa, oppure al raggiungimento della pubertà e della maturazione sociale che avviene intorno all’anno e mezzo di età.

Lotta_tra_gatti

In questi casi si distinguono tre fasi, che avvengono nel tempo più o meno velocemente: la fase del distanziamento, la fase delle scaramucce e la fase dell’obnubilazione.

La fase del distanziamento è del tutto normale e si verifica per consentire ai due gatti di trovare un equilibrio.

Generalmente uno dei due gatti, più di frequente il residente, si ritira in una parte dell’abitazione che ritiene sicura, sorvegliando l’ospite.

La fase delle scaramucce si verifica quando non è raggiunto l’equilibrio.

Questo determinerà frequenti aggressioni tra i due gatti che non riescono a trovare un’armonia.

A questa fase può sopraggiungere la fase di obnubilazione in cui il gatto attivo controlla il luogo d’isolamento del gatto passivo e appena può lo aggredisce.

L’aggressione sarà caratterizzata da una fase di avvertimento piuttosto breve, seguita da una fase attiva, rappresentata da morsi e graffi, più intensa.

Si possono, inoltre verificare anche aggressioni ridirette nei confronti dei proprietari.

Queste aggressioni improvvise e senza un apparente motivo possono portare ad avere una certa diffidenza e paura nei confronti del gatto, per questo l’intervento di un esperto in comportamento animale sarà indispensabile per riportare l’armonia nel gruppo familiare.

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Adozione responsabile: la prevenzione contro i parassiti nel gattino https://www.animalidacompagnia.it/la-prevenzione-contro-i-parassiti-per-il-gattino/ https://www.animalidacompagnia.it/la-prevenzione-contro-i-parassiti-per-il-gattino/#respond Wed, 26 Jun 2024 10:44:11 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=55859 Un gattino appena adottato deve essere controllato per vedere se è infestato da eventuali parassiti esterni e interni. Vediamo quali sono le principali parassitosi da cui può essere colpito e cosa fare per prevenirle.

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Così come per il cane, quando un gattino entra nella nostra vita dobbiamo accudirlo a 360 gradi e bisogna quindi considerare la sua salute in toto, includendo anche la prevenzione e il trattamento contro i parassiti.

Anche se il gatto farà una vita “indoor”, ovvero in appartamento, è comunque esposto, anche se con minor frequenza rispetto a un micio che esce spesso, ai parassiti: basta l’ingresso in casa di una lucertola, un uccellino, un altro animale convivente od ospite, o anche di noi umani che siamo venuti in contatto con aree infestate.

Per questo è importante parlarne in visita con il Medico veterinario, che consiglierà le soluzioni migliori.

A disposizione di tutti, ci sono però anche le linee guida redatte dagli esperti in parassitologia di ESCCAP (European Scientific Counsel Companion Animals Parasites) sul sito www.esccap.org, che possono chiarire alcuni dubbi da subito e dare indicazioni importanti.

gattino-dal-veterinario

Internet è importante e utile, ma sulla salute bisogna affidarsi solo a siti con una chiara competenza!

La prevenzione contro i parassiti nel gattino

La valutazione dello stile di vita dell’animale e della famiglia sono aspetti importanti, in quanto in base a questi e altri fattori il Medico veterinario potrà valutare lo stato di rischio e impostare il miglior protocollo di prevenzione possibile per il vostro micio.

Inoltre, bisogna seguire con attenzione e precisione le indicazioni ricevute per evitare di esporre il vostro nuovo amico a rischi anche gravi per la sua salute!

È poi fondamentale fare l’esame delle feci almeno 1-2 volte l’anno, a seconda dell’esposizione o meno ai parassiti.

Infine, come già detto per il cane, anche per il gattino bisogna considerare la protezione dai parassiti sia esterni che interni.

Parassiti esterni

Pulci

Il rischio di infestazione da pulci è presente tutto l’anno, per questo è importante sia il trattamento profilattico che il controllo a livello ambientale.

Questi parassiti esterni possono causare una dermatite specifica oppure trasmettere malattie importanti come la dipylidiosi, la malattia del graffio del gatto, la rickettsiosi, ecc.

Zecche

Di solito stagionali, con l’innalzamento delle temperature medie le zecche sono ormai presenti tutto l’anno.

Anch’esse possono trasmettere patogeni importanti o, se l’infestazione è massiva, causare fenomeni di anemia nel gatto.

Acari della rogna notoedrica

La rogna notoedrica non è una patologia diffusissima, ma è molto contagiosa tra gatti, in quanto la trasmissione avviene per contatto e si diffonde rapidamente nei gruppi di felini.

Parassiti interni

Vermi intestinali

gattino

I vermi intestinali sono spesso presenti anche se non visibili.

Le linee guida ESCCAP consigliano per questi parassiti la sverminazione del gattino dalle 3 settimane di vita, ogni 2 settimane fino allo svezzamento e poi mensilmente fino ai 6 mesi di età.

Successivamente, è importante valutare il rischio di esposizione per trattare con frequenze differenti i gatti.

Cestodi

I mici si possono infestare o tramite l’alimentazione con visceri e/o carne cruda o tramite la caccia di prede o tramite l’ingestione di pulci infestate da Dipylidium.

È importante effettuare gli esami fecali e trattare gli animali con prodotti dedicati.

Filariosi cardiopolmonare

Nota e molto temuta nel cane, questa malattia è trasmessa da zanzare infette da Dirofilaria immitis.

I gatti sono considerati a rischio solo se residenti in aree endemiche, in quanto è difficile che il parassita arrivi a completo sviluppo nell’organismo del gatto.

gattino-e-parassiti

Proteggere vuol dire amare

Quando si adotta un gatto è quindi fondamentale affidarsi alle indicazioni di un Medico veterinario di fiducia e utilizzare i prodotti prescritti con attenzione, seguendo le indicazioni di peso ed età minima e controllando che siano specifici per i gatti, con metodi di utilizzo poco fastidiosi e a lunga durata.

Perché proteggere il vostro gattino significa amarlo.

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Equilibrio sensoriale e benessere psicofisico del gatto https://www.animalidacompagnia.it/equilibrio-sensoriale-e-benessere-psicofisico-del-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/equilibrio-sensoriale-e-benessere-psicofisico-del-gatto/#respond Sun, 02 Jun 2024 11:14:10 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=55650 Durante i primi 2-3 mesi di vita nel gatto si creano le basi del suo equilibrio sensoriale, che se alterato può determinare nell'adulto patologie comportamentali.

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L’omeostasi o equilibrio sensoriale è fondamentale per il benessere psicofisico del gatto.

La sua alterazione può determinare infatti lo sviluppo di due patologie comportamentali note come “sindrome da privazione sensoriale” e “sindrome ipersensibilità-iperattività”.

Il termine omeostasi deriva da due parole greche “omoios” che vuol dire “uguale o simile” e “stasis”, che significa “stabilità”, intesa come “la tendenza corporea a mantenere il proprio equilibrio contro gli squilibri che possono essere determinati da variazioni esterne e interne affinché la vita e la salute possano continuare”, così come indicato dal fisiologo statunitense Walter Bradford Cannon, che coniò il termine stesso di “omeostasi” nel 1932.

Lo sviluppo comportamentale incide sull’omeostasi sensoriale del gatto

Secondo il comportamentalista Patrick Pageat l’omeostasi sensoriale è “un equilibrio che s’instaura durante lo sviluppo comportamentale tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda”.

È, dunque, intuibile quanto sia importante che il gattino durante i primi 2-3 mesi di vita sia esposto in modo graduale a più stimoli sonori, visivi e tattili, e che venga a contatto con persone, gatti e altri animali.

In questo modo potrà sviluppare la capacità di adattarsi ai vari stimoli ambientali che gli si presenteranno nel resto dell’esistenza.

Per facilitare la tolleranza alla manipolazione sarebbe opportuno interagire con il gattino toccandolo quotidianamente.

I migliori risultati si ottengono generalmente se tale stimolazione sensoriale è effettuata per circa 20 minuti da persone diverse.

benessere-del-gatto-cucciolo

Errori commessi durante i primi tre mesi di vita del gatto possono determinare un forte disagio nell’animale, compromettendo il suo benessere psicofisico, fino ad arrivare in alcuni casi a rendere necessario l’intervento del Medico veterinario esperto in comportamento animale.

Le patologie comportamentali dovute ad alterazione dell’equilibrio sensoriale sono rappresentate dalla sindrome da privazione sensoriale e dalla sindrome ipersensibilità-iperattività.

Il gatto incapace di adattarsi al nuovo ambiente

La sindrome da privazione sensoriale insorge più di frequente nei gatti che, adottati dopo i tre mesi di vita, hanno vissuto in precedenza (ovvero durante il periodo sensibile di socializzazione) in un ambiente ipostimolante.

Spesso sottostimata, questa patologia comporta che il felino arrivi a nascondersi, rifiutare il cibo o depositare le deiezioni ovunque.

Questo disturbo del comportamento si presenta in tre diverse forme, corrispondenti a diversi stadi di peggioramento: lo stadio delle fobie, lo stadio ansioso, e la depressione da privazione.

Fobie semplici e complesse

Lo stadio delle fobie è caratterizzato da fobie semplici e complesse.

In questo stadio il gatto cerca di evitare ciò che gli crea paura oppure reagisce con aggressività.

Inoltre, spesso il gatto rilascia feci molli e piccole quantità di urina nell’ambiente.

In tempi piuttosto brevi si viene a determinare un’anticipazione emozionale.

L’animale comincia ad assumere un comportamento di paura ancor prima che lo stimolo che gliela provoca sia presente.

Questo segnerà il passaggio da fobie semplici a complesse.

Questa situazione tende a rimanere stabile se il gatto vive in semilibertà oppure se ha possibilità di sottrarsi allo stimolo, altrimenti evolve nello stadio ansioso.

Il gatto ipervigile

Nello stadio ansioso il soggetto è ipervigile e mostra riduzione del sonno, caratterizzata da numerosi risvegli.

Il comportamento alimentare risulta essere alterato e il gatto tende a mangiare soprattutto durante la notte.

I comportamenti di aggressione per irritazione e per paura in questa fase si accentuano.

Quando riesce a evitare lo stimolo sensibilizzante (ansia intermittente), il gatto tende a passare buona parte della giornata nascosto.

Nel caso in cui lo stimolo sensibilizzante sia sonoro (ansia permanente), il gatto resterà nascosto costantemente (giorno e notte) e manifesterà disturbi alimentari quali pica e bulimia, oltre eventualmente a onicofagia e alopecia estensiva di addome, fianchi, dorso, cosce e faccia mediale degli arti anteriori e posteriori.

Quando subentra la depressione

gatto-depresso

Nella depressione da privazione si evidenzia nel gatto uno stato depressivo acuto.

L’animale è apatico, resta nascosto costantemente (giorno e notte), tende a non usare più la lettiera, a non bere e mangiare più e a dormire sempre.

Il gatto ipersensibile e iperattivo

Il gatto privo di autocontrollo è in genere affetto da sindrome ipersensibilità-iperattività.

Questa ha cause diverse e le più comuni sono:

  • sviluppo comportamentale del gattino in un ambiente ipostimolante;
  • sviluppo comportamentale del gattino in un ambiente iperstimolante;
  • non corretta relazione con la madre;
  • assenza della madre;
  • separazione troppo precoce (intorno alla quinta o sesta settimana di vita) dalla madre, che determina una mancata acquisizione degli autocontrolli.

Una volta adottato, specialmente se tenuto in appartamento, il gattino appare presto problematico: irrequieto, nervoso e sempre in movimento.

gatto-iperattivo

Un soggetto con questa sindrome è, infatti, ipersensibile a qualsiasi stimolo presente nell’ambiente.

L’iperattività si manifesta invece con accentuata ipermotricità, mancanza di controllo del morso e di retrazione delle unghie.

Il gattino è solito fare corse sfrenate ed è sempre alla ricerca di attività da praticare.

Molti di questi soggetti mostrano anche pica (masticazione e ingestione di materiali non commestibili) e una scarsa organizzazione del territorio, in quanto il comportamento esploratorio non è sviluppato correttamente.

Generalmente in questi casi ci si rivolge al Medico veterinario esperto in comportamento animale quando, senza una motivazione e in maniera del tutto imprevedibile, il gatto diventa aggressivo, attaccando agli arti inferiori, alla schiena o addirittura al viso le persone con cui condivide la casa.

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Oltre la paura: la fobia nel cane e nel gatto https://www.animalidacompagnia.it/oltre-la-paura-la-fobia-nel-cane-e-nel-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/oltre-la-paura-la-fobia-nel-cane-e-nel-gatto/#respond Sat, 18 May 2024 16:10:42 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=55598 La fobia è uno stato patologico che determina in cane e gatto un forte disagio emotivo e ne compromette la vita quotidiana e le relazioni familiari.

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Mentre la paura per cane e gatto è uno stato emozionale necessario per la sopravvivenza della specie che si manifesta in certe circostanze o alla vista di determinati oggetti, persone e animali, la fobia è una paura incontrollata ed eccessiva rispetto alla minaccia reale.

Rispecchia negli animali, come nell’uomo, “la paura di un male immaginario” o “la paura eccessiva di uno reale”, secondo la definizione di fobia fatta per la prima volta nel 1786 da Benjamin Rush, padre della psichiatria americana.

Le origini della fobia in cane e gatto

Le fobie possono insorgere per svariati motivi.

Evento traumatico

Spesso gli animali diventano fobici in seguito a un evento traumatico riferibile a un oggetto, un altro animale, una persona o a determinate situazioni.

Tale evento può accadere a qualsiasi età e avrà un impatto maggiore nei soggetti più insicuri.

gatto-con-fobia

Alterazione del processo evolutivo

Quando l’animale presenta una fobia generalizzata e non causata da una cosa in particolare, questa può essere conseguenza di un’alterazione del processo evolutivo, in particolare dei processi di attaccamento e di socializzazione del cane o del gatto in tenera età.

Processo di attaccamento

Il processo di attaccamento ha un ruolo importante per il benessere psico-fisico dell’animale, perché gli consente di costruire un carattere sicuro e autonomo e di ampliare le sue conoscenze ed esperienze.

Se tale processo non avviene in modo corretto, ne deriveranno effetti piuttosto evidenti sull’animale, che si mostrerà insicuro e con deficit sull’autonomia e tenderà ad avere una minore familiarità con l’ambiente esterno.

Socializzazione

Pure la socializzazione ha un ruolo decisamente importante per il benessere del pet perché è durante questo periodo che l’animale acquisisce le proprietà sociali.

In questa fase apprende la capacità di sapersi relazionare con gli estranei, stare in gruppo e rispondere in modo adeguato agli stimoli, adattandosi alle molteplici sollecitazioni.

La fobia è un problema?

La fobia è uno stato patologico che richiede l’intervento del Medico veterinario comportamentalista, perché provoca nell’animale uno stato di malessere che se non curato, tenderà ad aggravarsi.

Questo potrebbe determinare nell’animale comportamenti di evitamento o di aggressività fino a causargli uno stato che lo porterà ad isolarsi e a sottrarsi in qualsiasi modo allo stimolo che gli provoca fobia.

In pratica, inizialmente, l’animale svilupperà una fobia semplice che potrà poi evolvere in una più complessa fino ad arrivare a uno stadio pre-ansioso.

cane-cucciolo-con-fobia

La fobia semplice in cane e gatto

Nel cane e nel gatto con fobia semplice l’animale presenta aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, tremori e talora “pipì” involontarie e dovute all’emozione.

In questo stadio, l’animale tende a essere ipervigile e può mostrare un comportamento di evitamento o diventare aggressivo.

Nel caso dell’evitamento, il pet tenderà ad allontanarsi da ciò che gli provoca paura fuggendo.

In questo modo eviterà di doversi confrontare con qualcosa che crea in lui un forte disagio e tenderà a cercare protezione nel suo amico umano.

Tuttavia, nel caso in cui non gli fosse possibile attuare il comportamento di evitamento, tenderà a manifestare comportamenti aggressivi.

Questa aggressività “da paura” o “da irritazione” rappresenta l’unica alternativa che ha l’animale per allontanare da sé ciò di cui ha fobia.

Tali reazioni sono incontrollabili e rappresentano per i familiari che vivono con il pet fonte di notevole preoccupazione, specialmente se in convivenza vi è un bambino.

Le fobie semplici possono anche guarire spontaneamente.

Generalmente ciò avviene quando il pet ha la possibilità di allontanarsi dallo stimolo oppure nei casi in cui il contatto con ciò che gli provoca paura avvenga in maniera progressiva.

In ogni caso, è più facile che si assista a un ulteriore peggioramento e che quindi si passi allo stadio successivo, e cioè alla fobia complessa.

La fobia complessa e stadio pre-ansioso

La fobia complessa è caratterizzata da aumento della salivazione e diarrea e iperattività.

gatto-impaurito

Generalmente deriva da un’evoluzione dello stadio precedente di fobia semplice, ma talora (come nei casi di fobia post-traumatica) può insorgere improvvisamente.

Cani e gatti con questo tipo di problema possono risultare fobici anche nei confronti di stimoli che precedentemente non provocavano in loro alcuna emozione.

Si ha quindi un’anticipazione emozionale e una generalizzazione dello stimolo.

La fobia complessa può in ogni caso peggiorare ed evolvere verso lo stadio pre-ansioso.

In questo stadio l’animale tenderà a voler rimanere solamente nei luoghi dove può sentirsi al sicuro, lontano dallo stimolo che gli crea paura.

Quali le soluzioni?

Ogni fobia richiede un trattamento specifico e sarà il Medico veterinario comportamentalista a valutare quale utilizzare, osservando attentamente, in sede di visita, non solo il pet, ma anche le dinamiche familiari che possono avere un impatto da non sottovalutare per il successo terapeutico.

Durante la visita comportamentale sarà necessario innanzitutto arrivare a comprendere esattamente quale sia l’origine della fobia per poi intervenire utilizzando, se necessario, anche i farmaci in associazione alla terapia comportamentale.

Si dovrà inizialmente lavorare aiutando l’animale ad aver maggiore autostima e più interesse per il mondo che lo circonda, utilizzando come mezzo anche il gioco (ludoterapia).

Giocare aiuta

L’attività ludica ha un ruolo saliente nella vita dell’animale.

Sarà quindi utile far giocare quotidianamente il cane e il gatto con giochi di attivazione mentale e stimolarlo a fare attività di ricerca, nascondendo un premio alimentare in più zone della casa e spronandolo a cercare.

In questo modo verranno stimolate le capacità esplorative dell’animale, il quale vedrà aumentare la propria autostima parallelamente all’aumento delle proprie performance.

Affrontare la paura

Successivamente, sarà necessario aiutare l’animale ad affrontare la propria paura.

Lo stato fobico nasce quando una certa situazione, un determinato oggetto o una persona oppure un animale si ricollegano a un evento negativo.

Il trattamento richiede tempi piuttosto lunghi e prevede l’utilizzo di tecniche di rilassamento che possono essere impiegate con successo in presenza dello stimolo che scatena la fobia.

Queste possono essere associate a desensibilizzazione e a controcondizionamento, cioè facendo percepire al cane uno stimolo depotenziato, tanto da non suscitare paura, e poi aumentarlo via via quel tanto che non scatena la paura, fino ad arrivare a un normale stimolo che non fa più paura (ad esempio, un suono inizialmente molto lontano e man mano più vicino).

Durante il percorso di recupero l’animale dovrà essere costantemente seguito sia da un educatore che dal Medico veterinario comportamentalista.

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Quanto vive un gatto dipende anche dalla razza https://www.animalidacompagnia.it/quanto-vive-un-gatto-dipende-anche-dalla-razza/ https://www.animalidacompagnia.it/quanto-vive-un-gatto-dipende-anche-dalla-razza/#respond Wed, 15 May 2024 15:44:36 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=55576 Uno studio sulla sopravvivenza della popolazione di felini domestici nel Regno Unito fornisce preziose informazioni sui fattori che possono influenzare quanto vive un gatto.

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Un recente studio inglese effettuato su diverse razze feline, dal Burmese allo Sphynx, ha cercato di stabilire se ci sono dei fattori che influenzano quanto vive un gatto.

La longevità felina in UK

Grazie ai dati raccolti nel programma di monitoraggio VetCompass, i ricercatori del Royal Veterinary College (RVC), in collaborazione con quelli della National Chung Hsing University (NCHU) di Taiwan, hanno condotto uno studio sulla sopravvivenza della popolazione di gatti domestici del Regno Unito.

Un importante passo in avanti, affermano gli autori della ricerca, “nella comprensione sulla durata della vita dei gatti domestici”, che “rivela nuove informazioni sui tassi di mortalità e sui fattori che li influenzano”.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 7.936 gatti sottoposti a cure veterinarie nel Regno Unito e che sono morti tra il 1 gennaio 2019 e il 31 marzo 2021.

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I risultati sono stati poi suddivisi per razza e sesso e sono stati quindi presentati sottoforma di tabelle sulla longevità, con informazioni sull’aspettativa di vita rimanente e la probabilità di morte in diversi gruppi di età in ciascuna popolazione.

Queste informazioni possono essere utilizzate per gatti di qualsiasi età e possono essere utili, ad esempio, per i potenziali proprietari e per le associazioni che si occupano di trovare una nuova casa ai gatti, per prevedere quanto ancora potrà vivere un gatto adottato.

Per i veterinari e i proprietari, invece, comprendere quanto in media vive un gatto può essere utile nelle situazioni in cui è necessario prendere decisioni complesse sulla migliore opzione di trattamento per proteggere il suo benessere generale.

Quanto vive un gatto?

Secondo i risultati dello studio, l’aspettativa di vita media complessiva per i gatti domestici del Regno Unito era di 11,7 anni.

Le gatte che hanno un’aspettativa di vita di 1,33 anni più lunga rispetto ai maschi.

L’essere di razza era associato in media a un’aspettativa di vita inferiore di 1,5 anni rispetto agli incroci.

Burmese e Sphynx in testa e coda alla classifica

Le razze Birmano e Burmese sono risultate quelle con l’aspettativa di vita più lunga (14,4 anni), seguite dagli incroci (11,9 anni) e dal Siamese (11,7 anni).

In fondo alla classifica della longevità si trovano gli Sphynx con 6,8 anni e i Bengal con 8,5 anni.

Razza Aspettativa di vita in anni
Burmese 14,42 (12,91-15,93)
Birmano 14,39 (12,87-15,91)
Incrocio 11,89 (11,75-12,03)
Siamese 11,69 (10,56-12,82)
Persiano 10,93 (9,63-12,23)
Ragdoll 10,31 (8,86-11,76)
Gatto delle Foreste Norvegesi 9,95 (7,55-12,35)
Maine Coon 9,71 (8,42-11,00)
Blu di Russia e Russo 9,65 (7,20-12,10)
British Blue, British Longhair 9,58 (8,73-10,43)
Bengala 8,51 (7,12-9,90)
Sphynx 6,68 (4,53-8,83)

Il fattore peso

Secondo lo studio, inoltre, fattori come l’essere di razza pura e un peso corporeo non ideale, sia in termini di eccesso ponderale che di eccessiva magrezza, sarebbero collegati a un’aspettativa di vita più breve.

gatto senza pelo Donskoy sphynx

Kendy Teng, assistente professore di epidemiologia del benessere animale presso la National Chung Hsing University e autore principale dello studio, ha commentato: “Lo sviluppo di tabelle sull’aspettativa di vita per la popolazione di gatti domestici del Regno Unito rappresenta un’importante pietra miliare nella comprensione della vita di questi felini.

Con questo strumento non stiamo solo sensibilizzando i proprietari, ma li stiamo aiutando a prendere decisioni per i loro animali”.

Da parte sua, Dan O’Neill, professore associato di epidemiologia degli animali da compagnia presso l’RVC e coautore dello studio, ricordando che “sin dagli albori della civiltà umana, predire il futuro è stato uno dei nostri più grandi interessi”, ha sottolineato come “queste nuove tabelle di sopravvivenza consentono finalmente ai proprietari di gatti di fare proprio questo e di prevedere la futura aspettativa di vita dei loro gatti sulla base di nuovi metodi scientifici e della potenza dei big data”.

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Gli animali provano emozioni? E di che tipo? https://www.animalidacompagnia.it/gli-animali-provano-emozioni-e-di-che-tipo/ https://www.animalidacompagnia.it/gli-animali-provano-emozioni-e-di-che-tipo/#respond Mon, 29 Apr 2024 14:36:23 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=55438 Come già aveva dedotto lo scienziato Charles Darwin, la capacità di provare emozioni non sarebbe solo una prerogativa dell’uomo, ma anche della maggior parte degli animali.

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Fino a non molto tempo fa, la maggior parte degli scienziati era d’accordo nell’affermare che gli animali non fossero capaci di provare emozioni.

In realtà numerosi studi hanno confermato che non solo il cane, ma anche molte altre specie animali sono capaci di provare emozioni anche se le manifestano in forma diversa dall’uomo.

Che cos’è l’emozione?

Il termine emozione deriva dalla parola latina “emotionem” che a sua volta deriva dal verbo “emovere” che significa “trasportare fuori”, “smuovere”, “scuotere”.

Ed è infatti proprio così, l’emozione è scossa, è vita, o meglio, come la definisce il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti è “una reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata, determinata da uno stimolo ambientale”.

Gli effetti delle emozioni negli animali

L’emozione è uno stratagemma evolutivo che dà la possibilità all’animale di reagire a qualsiasi evento in modo rapido senza che sia necessario attivare processi mentali e di elaborazione cosciente.

È quindi uno stato psico-fisico che determina degli effetti immediati a livello comportamentale.

La paura, ad esempio, può determinare l’attacco, la fuga o il freezing (comportamento di irrigidimento), mentre la gioia il sorriso, il dolore o il pianto.

Tutte queste emozioni sono facili da riconoscere anche negli animali.

gatto-arrabbiato

L’esprit des betes

Il filosofo razionalista Cartesio (1596-1650) considerava le emozioni degli automatismi, cioè dei comportamenti più semplici che appartenevano al cosiddetto “esprit des betes”, lo “spirito degli animali”.

Quindi secondo il filosofo, le emozioni occupavano un gradino inferiore rispetto alla ragione, che era una proprietà prettamente umana.

In realtà, oggi, sappiamo che è vero sì che gli animali sono capaci di provare emozioni, ma che esse sono da considerarsi alla pari della ragione.

Reazioni comportamentali simili all’uomo

Nel 1872 Charles Darwin (1809-1882), nel suo libro “L’espressione delle emozioni negli uomini e negli animali” sostenne che non solo gli uomini, ma anche gli animali hanno la capacità di provare emozioni.

Secondo Darwin gli animali non solo possedevano circuiti neuronali e reazioni comportamentali simili a quelli umani, ma le loro modificazioni psico-fisiologiche causate dalle emozioni avevano la stessa funzione che hanno nell’uomo.

Le espressioni delle emozioni erano descritte da Darwin come un meccanismo biologico innato, che si era evoluto attraverso la selezione naturale per adattarsi all’ambiente e per rendere più veloci ed efficaci le risposte.

Fisiologia delle emozioni

Nelle emozioni sono implicati il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso autonomo periferico e il sistema endocrino.

I parametri inerenti alla componente periferica interessati sono: il diametro della pupilla, la tensione muscolare, la temperatura corporea, la frequenza respiratoria, il sistema cardiovascolare e la conduttività elettrotermica.

Fino a non molto tempo fa gli studiosi pensavano che ci fosse un “unico centro delle emozioni”, oggi, invece, grazie a numerosi studi sappiamo che le diverse sensazioni originano da aree del cervello differenti.

I diversi significati delle emozioni negli animali

Le emozioni sono dei sistemi di reazione che hanno una funzione adattativa perché facilitano l’individuo nel sopravvivere di fronte a eventi improvvisi o comunque nell’avere una risposta immediata senza l’attivazione di processi mentali e di elaborazione cosciente.

Le emozioni hanno anche una funzione relazionale, perché danno la possibilità all’animale di interagire con altri individui della stessa specie e con l’uomo.

I cani, però, rispetto all’uomo, secondo gli studiosi manifesterebbero in modo genuino le loro emozioni, non come l’uomo.

Secondo lo studioso Robert Plutchick, ciascuna emozione risponderebbe a uno scopo concreto e vitale.

In particolare, l’impulso sessuale favorirebbe l’accoppiamento, l’interesse e la curiosità motiverebbero un soggetto a conoscere nuove cose e a fare esperienze, la paura consentirebbe di evitare i pericoli mettendosi al sicuro, la tristezza spingerebbe invece a cercare aiuto e sostegno.

Secondo Plutchick si tratterebbe quindi di un vero e proprio sistema di comunicazione utile per la sopravvivenza e l’interazione.

Emozioni primarie e secondarie

Nel 1962, lo psicologo e teorico della personalità Silvan Tomkins, basandosi sulla teoria di Darwin fu il primo a teorizzare l’esistenza di un gruppo di emozioni primarie o fondamentali da distinguere da quelle secondarie o complesse.

Le emozioni primarie

Le emozioni primarie sarebbero le più semplici e intense.

Tomkins inizialmente classificò le emozioni in otto categorie: interesse, gioia, sorpresa, ira, paura, disgusto, vergogna e angoscia.

Successivamente, diversi studiosi hanno cercato di categorizzare le emozioni in modo diverso.

Nel 1987 il prof. Theodore Kemper (St. John University, New York,USA), teorizzò che le emozioni primarie fossero solamente quattro: paura, rabbia, tristezza e soddisfazione.

La classificazione attualmente più utilizzata è quella degli psicologi Ekman e Plutchik, in cui vengono catalogate otto emozioni primarie e otto secondarie.

In ogni caso, anche se secondo la maggior parte degli studiosi gli animali sarebbero capaci solo di provare emozioni primarie, in realtà già diversi studi lo smentirebbero.

Emozioni secondarie anche negli animali

Le emozioni secondarie corrisponderebbero a comportamenti più elaborati, derivando dalle primarie di cui sono un’evoluzione.

Lo studioso Jaak Panksepp, noto per le sue ricerche sulle emozioni primarie in diversi modelli animali, già nel 1998, aveva sostenuto che con molta probabilità l’encefalo potesse supportare l’esistenza di emozioni secondarie in più di una specie animale.

Nel 1999, lo studioso Ross Buck (Università del Connecticut, USA) teorizzò che non solo l’uomo, ma anche altre specie possiedano emozioni per poter gestire relazioni complesse all’interno del gruppo di appartenenza.

Paul Morris, psicologo dell’Università di Portsmouth (Regno Unito) che studia le emozioni animali, ha detto al Sunday Times: “Stiamo imparando che cani, cavalli e forse anche altre specie sono molto più complessi dal punto di vista emotivo di quanto non pensassimo.

Sono in grado di sentire emozioni più complicate, proprio come i primati”.

Oggi sappiamo che gli animali sono capaci di provare determinate emozioni secondarie, come la gelosia, tuttavia, occorreranno ulteriori studi per capire quante altre emozioni complesse riescono a provare.

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Lo sviluppo emotivo nel cane

Nel cane il primo anno di vita ha un ruolo decisamente importante per il suo sviluppo emotivo.

Ecco perché è sempre necessario affidarsi a un esperto quando si decide di adottare un cucciolo, in modo da sapere come facilitare l’equilibrio emotivo nell’animale adulto.

Durante i primi sei mesi di vita si realizzano, infatti, due processi particolarmente importanti, la socializzazione e l’attaccamento.

Per favorire lo sviluppo di un carattere fiducioso, giocoso, interattivo è necessario, quindi, contribuire a rendere l’ambiente confortevole, pulito ed evitare di sottoporre il cucciolo a stimoli che potrebbero provocargli frustrazione, sofferenza, disagio e costrizione.

Insegnare cose nuove a un cane in un ambiente sereno e tranquillo porterà ad avere un animale emotivamente equilibrato.

In questo il gioco ha un ruolo fondamentale, sia per il cucciolo che per il soggetto adulto: favorisce il benessere psico-fisico dell’animale, facilita il suo apprendimento e rende più salda la relazione.

Rinforzare positivamente poi con uno snack o una carezza determinate situazioni come l’incontro con una persona, un animale, o la presenza di oggetti che potrebbero incutere paura all’animale, è utile anche per crescere un animale maggiormente predisposto a interagire con il mondo senza timore e diffidenza.

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