comportamento del gatto - Animali da compagnia - Il portale per i proprietari di pet https://www.animalidacompagnia.it/category/gatto/comportamento-gatto/ Thu, 05 Sep 2024 15:40:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Cosa spinge il gatto a farsi le unghie su tutto? https://www.animalidacompagnia.it/cosa-spinge-il-gatto-a-farsi-le-unghie-su-tutto/ https://www.animalidacompagnia.it/cosa-spinge-il-gatto-a-farsi-le-unghie-su-tutto/#respond Fri, 06 Sep 2024 08:23:12 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56125 Un recente studio ha analizzato le cause che possono portare il gatto ad aumentare il suo comportamento naturale di farsi le unghie fino a causare danni all’ambiente domestico. 

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Per il gatto “farsi le unghie” è un rituale naturale, talvolta però questo suo comportamento può rappresentare un problema, se trova sfogo esclusivamente sull’arredamento domestico, spesso arrivando anche a distruggerlo.

Un gruppo di studio internazionale ha cercato di comprendere quali potessero essere i fattori, collegati all’animale ma anche all’ambiente in cui vive, che provocano nel gatto un aumento di questo tipo di comportamento.

La ricerca è stata fatta su un totale di 1.211 gatti prendendo in considerazione i dati relativi al proprietario, alla routine quotidiana dell’animale, compresi ambiente, interazioni sociali, comportamento e temperamento, e alla frequenza e intensità del comportamento indesiderato.

Sono stati quindi confrontati solamente gli animali che si facevano poco o troppo le unghie sugli oggetti domestici.

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Fattori che influenzano il farsi troppo le unghie nel gatto

Dallo studio è emerso che nell’aumento del comportamento del gatto di farsi le unghie sono vari i fattori coinvolti, sia per quanto riguarda le caratteristiche individuali del gatto, sia per quelle dell’ambiente in cui vive.

È emerso, ad esempio, che la presenza di un bambino può essere associata alla maggior frequenza di episodi di graffiature all’arredo domestico, probabilmente a causa dello stress provocato nell’animale.

Non è noto però se l’aggravamento del comportamento è in relazione all’età del bambino.

Giocare troppo…

Inoltre, fattori come la durata del gioco, la giocosità dell’animale e l’attività notturna influenzano in maniera significativa l’aumento degli episodi di graffiatura, come anche di aggressività e distruttività.

I dati statistici indicano, infatti, una maggior propensione alla graffiatura nei gatti che sono coinvolti più frequentemente nel gioco, soprattutto se è eccessivamente stimolato il loro istinto predatorio.

Negli animali che giocano più spesso infatti si mantiene alto il livello di eccitazione (sistema nervoso simpatico) e quindi lo stato di vigilanza e stress, che a loro volta aumentano il ricorso alle graffiature degli arredi.

Se normalmente infatti la predazione comporta un livello elevato di eccitazione per periodi ripetitivi ma brevi, un se il gioco di predazione dura per periodi più lunghi di quanto avviene in natura può condurre a un aumento di stress e irritabilità.

Ciò suggerisce la necessità di stabilire per il gatto una routine di gioco appropriata per le sue necessità naturali.

… o giocare troppo poco

Al contrario, opportunità di gioco scarse e/o inadeguate possono a loro volta causare frustrazione
e aumento delle graffiature come valvola di sfogo.

Ciò dipende anche all’individualità dell’animale e alla capacità dell’ambiente in cui vive di soddisfare i suoi bisogni.

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Cosa fare per evitare che il gatto distrugga tutto con le unghie

Gli studiosi sono giunti alla conclusione che “promuovere sessioni di gioco interattive regolari e brevi, accanto all’offerta di giocattoli adatti, possa alleviare lo stress e quindi ridurre le graffiature indesiderate”.

Un altro fattore importante è rappresentato dalla posizione dei tiragraffi.

Questi, se collocati nelle zone più frequentate dal gatto, si rivelano efficaci nel reindirizzare il comportamento di graffiatura sulle superfici più adatte, riducendo i danni all’arredo di casa.

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Oltre la paura: la fobia nel cane e nel gatto https://www.animalidacompagnia.it/oltre-la-paura-la-fobia-nel-cane-e-nel-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/oltre-la-paura-la-fobia-nel-cane-e-nel-gatto/#respond Sat, 18 May 2024 16:10:42 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=55598 La fobia è uno stato patologico che determina in cane e gatto un forte disagio emotivo e ne compromette la vita quotidiana e le relazioni familiari.

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Mentre la paura per cane e gatto è uno stato emozionale necessario per la sopravvivenza della specie che si manifesta in certe circostanze o alla vista di determinati oggetti, persone e animali, la fobia è una paura incontrollata ed eccessiva rispetto alla minaccia reale.

Rispecchia negli animali, come nell’uomo, “la paura di un male immaginario” o “la paura eccessiva di uno reale”, secondo la definizione di fobia fatta per la prima volta nel 1786 da Benjamin Rush, padre della psichiatria americana.

Le origini della fobia in cane e gatto

Le fobie possono insorgere per svariati motivi.

Evento traumatico

Spesso gli animali diventano fobici in seguito a un evento traumatico riferibile a un oggetto, un altro animale, una persona o a determinate situazioni.

Tale evento può accadere a qualsiasi età e avrà un impatto maggiore nei soggetti più insicuri.

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Alterazione del processo evolutivo

Quando l’animale presenta una fobia generalizzata e non causata da una cosa in particolare, questa può essere conseguenza di un’alterazione del processo evolutivo, in particolare dei processi di attaccamento e di socializzazione del cane o del gatto in tenera età.

Processo di attaccamento

Il processo di attaccamento ha un ruolo importante per il benessere psico-fisico dell’animale, perché gli consente di costruire un carattere sicuro e autonomo e di ampliare le sue conoscenze ed esperienze.

Se tale processo non avviene in modo corretto, ne deriveranno effetti piuttosto evidenti sull’animale, che si mostrerà insicuro e con deficit sull’autonomia e tenderà ad avere una minore familiarità con l’ambiente esterno.

Socializzazione

Pure la socializzazione ha un ruolo decisamente importante per il benessere del pet perché è durante questo periodo che l’animale acquisisce le proprietà sociali.

In questa fase apprende la capacità di sapersi relazionare con gli estranei, stare in gruppo e rispondere in modo adeguato agli stimoli, adattandosi alle molteplici sollecitazioni.

La fobia è un problema?

La fobia è uno stato patologico che richiede l’intervento del Medico veterinario comportamentalista, perché provoca nell’animale uno stato di malessere che se non curato, tenderà ad aggravarsi.

Questo potrebbe determinare nell’animale comportamenti di evitamento o di aggressività fino a causargli uno stato che lo porterà ad isolarsi e a sottrarsi in qualsiasi modo allo stimolo che gli provoca fobia.

In pratica, inizialmente, l’animale svilupperà una fobia semplice che potrà poi evolvere in una più complessa fino ad arrivare a uno stadio pre-ansioso.

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La fobia semplice in cane e gatto

Nel cane e nel gatto con fobia semplice l’animale presenta aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, tremori e talora “pipì” involontarie e dovute all’emozione.

In questo stadio, l’animale tende a essere ipervigile e può mostrare un comportamento di evitamento o diventare aggressivo.

Nel caso dell’evitamento, il pet tenderà ad allontanarsi da ciò che gli provoca paura fuggendo.

In questo modo eviterà di doversi confrontare con qualcosa che crea in lui un forte disagio e tenderà a cercare protezione nel suo amico umano.

Tuttavia, nel caso in cui non gli fosse possibile attuare il comportamento di evitamento, tenderà a manifestare comportamenti aggressivi.

Questa aggressività “da paura” o “da irritazione” rappresenta l’unica alternativa che ha l’animale per allontanare da sé ciò di cui ha fobia.

Tali reazioni sono incontrollabili e rappresentano per i familiari che vivono con il pet fonte di notevole preoccupazione, specialmente se in convivenza vi è un bambino.

Le fobie semplici possono anche guarire spontaneamente.

Generalmente ciò avviene quando il pet ha la possibilità di allontanarsi dallo stimolo oppure nei casi in cui il contatto con ciò che gli provoca paura avvenga in maniera progressiva.

In ogni caso, è più facile che si assista a un ulteriore peggioramento e che quindi si passi allo stadio successivo, e cioè alla fobia complessa.

La fobia complessa e stadio pre-ansioso

La fobia complessa è caratterizzata da aumento della salivazione e diarrea e iperattività.

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Generalmente deriva da un’evoluzione dello stadio precedente di fobia semplice, ma talora (come nei casi di fobia post-traumatica) può insorgere improvvisamente.

Cani e gatti con questo tipo di problema possono risultare fobici anche nei confronti di stimoli che precedentemente non provocavano in loro alcuna emozione.

Si ha quindi un’anticipazione emozionale e una generalizzazione dello stimolo.

La fobia complessa può in ogni caso peggiorare ed evolvere verso lo stadio pre-ansioso.

In questo stadio l’animale tenderà a voler rimanere solamente nei luoghi dove può sentirsi al sicuro, lontano dallo stimolo che gli crea paura.

Quali le soluzioni?

Ogni fobia richiede un trattamento specifico e sarà il Medico veterinario comportamentalista a valutare quale utilizzare, osservando attentamente, in sede di visita, non solo il pet, ma anche le dinamiche familiari che possono avere un impatto da non sottovalutare per il successo terapeutico.

Durante la visita comportamentale sarà necessario innanzitutto arrivare a comprendere esattamente quale sia l’origine della fobia per poi intervenire utilizzando, se necessario, anche i farmaci in associazione alla terapia comportamentale.

Si dovrà inizialmente lavorare aiutando l’animale ad aver maggiore autostima e più interesse per il mondo che lo circonda, utilizzando come mezzo anche il gioco (ludoterapia).

Giocare aiuta

L’attività ludica ha un ruolo saliente nella vita dell’animale.

Sarà quindi utile far giocare quotidianamente il cane e il gatto con giochi di attivazione mentale e stimolarlo a fare attività di ricerca, nascondendo un premio alimentare in più zone della casa e spronandolo a cercare.

In questo modo verranno stimolate le capacità esplorative dell’animale, il quale vedrà aumentare la propria autostima parallelamente all’aumento delle proprie performance.

Affrontare la paura

Successivamente, sarà necessario aiutare l’animale ad affrontare la propria paura.

Lo stato fobico nasce quando una certa situazione, un determinato oggetto o una persona oppure un animale si ricollegano a un evento negativo.

Il trattamento richiede tempi piuttosto lunghi e prevede l’utilizzo di tecniche di rilassamento che possono essere impiegate con successo in presenza dello stimolo che scatena la fobia.

Queste possono essere associate a desensibilizzazione e a controcondizionamento, cioè facendo percepire al cane uno stimolo depotenziato, tanto da non suscitare paura, e poi aumentarlo via via quel tanto che non scatena la paura, fino ad arrivare a un normale stimolo che non fa più paura (ad esempio, un suono inizialmente molto lontano e man mano più vicino).

Durante il percorso di recupero l’animale dovrà essere costantemente seguito sia da un educatore che dal Medico veterinario comportamentalista.

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Qual è l’età giusta per adottare un gatto? https://www.animalidacompagnia.it/qual-e-eta-giusta-per-adottare-un-gatto/ https://www.animalidacompagnia.it/qual-e-eta-giusta-per-adottare-un-gatto/#comments Tue, 06 Feb 2024 16:58:03 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=54716 Conoscere le varie fasi di sviluppo comportamentale di un gattino e le sue principali necessità permette di garantire il suo benessere psico-fisico e scegliere il momento giusto per adottarlo.

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Prima di accogliere un gatto cucciolo in famiglia è necessario sapere a quale età ha raggiunto uno sviluppo fisico e comportamentale tale da potersi adattare nel migliore dei modi a un nuovo ambiente.

Lo sviluppo comportamentale del gattino

Lo sviluppo comportamentale del gatto è suddivisibile in quattro fasi: il periodo prenatale, il periodo neonatale, il periodo di transizione e il periodo di socializzazione.

Periodo pre-natale

Questo periodo sembra avere un ruolo importante nello sviluppo comportamentale del gatto, perché secondo gli studiosi l’embrione possiede alcune competenze sensoriali.

In pratica l’embrione riuscirebbe a sentire le stimolazioni ambientali percepite dalla madre.

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Periodo neonatale

Il periodo neonatale va dalla nascita al momento in cui il gattino apre gli occhi, generalmente intorno ai 7-10 giorni.

Durante questo periodo il neonato presenterebbe già determinate competenze sensoriali: sensibilità visiva, tattile, uditiva e olfattiva.

Il gattino, nonostante le palpebre chiuse, reagirebbe con dei movimenti del muso a un’illuminazione intensa.

Il sonno occupa circa il 90% della giornata di un gattino ed è caratterizzato principalmente da un sonno paradosso o di fase REM.

Inoltre, specialmente durante il sonno, viene prodotto l’ormone della crescita.

Durante il periodo neonatale nasce il legame d’attaccamento tra madre e gattino che però non è reciproco.

La madre per il neonato è fonte di calore e cibo, ma potrebbe infatti essere sostituita da un’altra gatta senza determinare nel piccolo alcuna sofferenza.

La reciprocità comparirà nella fase successiva.

Periodo di transizione

È il periodo che intercorre tra l’apertura degli occhi del gattino e la comparsa del riflesso di orientamento uditivo che generalmente si riscontra al 16° giorno di vita.

Durante questa fase lo sviluppo della corteccia cerebrale si completa.

Il sonno si riduce al 65-70% della giornata e il piccolo comincia a esplorare il mondo assumendo la postura quadrupedale.

In questo periodo avviene il legame di attaccamento reciproco: la fase in cui il gattino riuscirà a riconoscere l’odore della propria madre, che rappresenterà la sua fonte rassicurante.

Inoltre, i feromoni di appagamento prodotti nel solco intermammario contribuiranno a stabilizzare le emozioni del gattino.

Periodo di socializzazione

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Ha inizio intorno alla 2° settimana di vita e va fino al distacco dalla madre che avviene generalmente alla 7°-9° settimana di vita.

È un periodo che ha un ruolo decisamente importante per lo sviluppo psico-fisico.

Durante questa fase il gattino acquisisce infatti gli autocontrolli e apprende i comportamenti necessari per comunicare con soggetti della stessa specie o diversa.

La giusta età per adottare un gattino

Per poter essere adottato un gattino deve avere almeno 8 settimane.

Se portato in casa prima di tale periodo richiederebbe un continuo monitoraggio da parte del Medico veterinario per verificare che l’animale abbia un corretto sviluppo comportamentale.

Un gattino ben socializzato si lascia facilmente manipolare e si avvicina senza paura.

In questa fase sarebbe utile anche effettuare anche il test di portage, che consiste nel sollevare la cute del gattino dalla collottola.

Questo test è particolarmente utile per valutare la tolleranza al contatto e per capire che tipo di relazione ha avuto con la propria madre.

Se il gattino risponde in modo rilassato, ponendo la coda tra gli arti posteriori, è sicuramente un indice positivo.

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L’arricchimento ambientale non è un optional

Per crescere in salute fisica e psichica un gattino ha bisogno di vivere in un ambiente sereno e calmo.

Il gatto ama ambienti puliti e ordinati e ha bisogno di zone dove potersi appartare.

Il gatto è un animale territoriale e necessita di un buon arricchimento ambientale per essere sereno.

A tale scopo servono strutture e risorse che forniscono stimoli sensoriali e motori necessari per facilitare l’espressione dei suoi corretti comportamenti.

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Il gatto odia il trasportino? Ecco la soluzione https://www.animalidacompagnia.it/il-gatto-odia-il-trasportino-ecco-la-soluzione/ https://www.animalidacompagnia.it/il-gatto-odia-il-trasportino-ecco-la-soluzione/#respond Wed, 08 Nov 2023 16:23:13 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=54293 Se un gatto vive i viaggi all’interno del trasportino in modo molto stressante, c'è il rischio che si rinunci agli spostamenti, anche a quelli necessari come per le visite medico-veterinarie. Ecco qualche consiglio per risolvere il problema.

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Il gatto è notoriamente un animale abitudinario e qualsiasi cambiamento, come ad esempio un viaggio all’interno di un trasportino, può determinare la comparsa di stress.

Quindi, se è vero che si possono evitare al felino i viaggi per recarsi in vacanza, questo ovviamente non vale per gli spostamenti necessari, come quelli per andare dal Veterinario.

Non sempre in una visita domiciliare è infatti possibile effettuare tutti gli esami strumentali utili per analizzare lo stato di salute del felino.

È quindi opportuno abituare il gatto sin da quando è piccolo ai viaggi in automobile e al trasportino.

Quando il trasportino per il gatto è un problema

Tuttavia, capita spesso che l’animale rifiuti questo oggetto e lo viva con ansia.

In questi casi, è opportuno che non appena ci si accorge che il gatto diventa ingestibile alla vista del trasportino ci si rivolga a un Medico veterinario comportamentalista.

Tramite la visita comportamentale si analizzeranno i possibili eventi che hanno causato tale comportamento e si potrà così cercare di trovarne la soluzione.

I traumi non si dimenticano

Il gatto alla vista del trasportino potrebbe scappare, nascondendosi, oppure anche reagire in modo aggressivo.

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Questo suo comportamento, apparentemente ingiustificabile, può essere determinato da un’associazione che l’animale fa tra trasportino e qualcosa di spiacevole, come la visita dal veterinario.

Non è impossibile restituire al pet il trasportino come qualcosa di piacevole.

Non sarà facile, ma ci si può riuscire intervenendo su più fronti:

  • esponendo gradualmente il gatto al trasportino, in modo che vi prenda confidenza, diminuendo così la sua reazione negativa (desensibilizzazione);
  • cercando di invertire la sua reazione negativa, trasformandola in un comportamento positivo (controcondizionamento).

Aggressività da paura

L’aggressività scaturita dal trasportino è determinata dal fatto che l’oggetto incute paura nell’animale, si tratta quindi di un’aggressività da paura.

L’aggressività da paura si manifesta ogni qualvolta l’animale si sente minacciato.

In quel momento il gatto ha una reazione incontrollabile: è la paura a determinare nell’animale uno stato di vigilanza, aumentando così la sua capacità di reazione, che si può manifestare con morsi o graffi.

Le persone circostanti devono quindi prestare molta attenzione specialmente se a casa sono presenti bambini, per evitare possibili aggressioni.

Per evitare ciò, è necessario non forzare mai il gatto a entrare all’interno del trasportino e lasciargli una via di fuga.

Aggressività ridiretta

Un gatto che arriva in ambulatorio stressato potrebbe, poi, manifestare la sua aggressività non appena viene aperto lo sportello del trasportino.

L’aggressività ridiretta avviene in tutte quelle occasioni in cui non l’animale non è riuscito a riversare la propria rabbia verso la persona o l’oggetto che aveva determinato in lui quello stato emotivo.

Questa reazione è quindi assolutamente imprevedibile, perché non ha alcun rapporto con l’evento.

Di conseguenza, il più delle volte risulta incomprensibile, anche se ha alla base precise ragioni.

Come abituare il gatto al trasportino e perché

Il trasportino deve essere considerato dal pet come un oggetto piacevole e familiare.

A questo scopo è opportuno abituarlo sin da quando è giovane a utilizzarlo, così da evitare possibili associazioni negative che potrebbero in futuro determinare notevoli problemi gestionali, come la comparsa di reazioni fobiche alla sola vista dell’oggetto.

Le imprevedibili manifestazioni ansiose o aggressive del gatto porteranno nella maggior parte dei casi a evitare di utilizzare il trasportino.

Il trasportino non deve essere un oggetto da utilizzare solo nel momento in cui si decide di portare il gatto da qualche parte, che sia dal veterinario o in vacanza.

L’animale deve poter considerare l’oggetto come una specie di tana, un posto dove può rifugiarsi, riposare, mangiare e anche giocare.

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Sarà il pet, con il tempo, a decidere quale uso ne vorrà fare.

Per consentire all’animale di utilizzarlo, il trasportino deve essere permanentemente posizionato in una stanza frequentata dall’animale, tenendo lo sportello sempre aperto.

Al suo interno andrà collocato un materassino, dei giochi e del cibo, così da spingere l’animale a utilizzarlo.

In questo modo il gatto ci entrerà frequentemente e di sua volontà senza costrizione.

Il viaggio in automobile

Una volta che il gattino avrà imparato a utilizzare abitualmente il trasportino, sarà opportuno passare allo step successivo: il viaggio in automobile.

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Molti gatti vivono questa esperienza come un evento molto stressante.

Abituare il gatto sin da quando è piccolo ad andare in automobile, consente di evitare o almeno attenuare i sintomi dovuti dalla cinetosi, disturbo che talora ha anche componenti psicologiche.

Il mal d’auto è vissuto sia dal gatto che dai suoi amici umani come qualcosa di particolarmente stressante.

Pertanto, si tende a evitare di trasportare il gatto in automobile, con il rischio di trascurare le visite veterinarie.

Un accorgimento che si può attuare durante il viaggio in automobile è la diffusione di musica classica che pare abbia la capacità di aiutare l’animale a rilassarsi.

È stata anche testata la possibilità di utilizzare musiche specifiche per i gatti, allo scopo di tranquillizzarli.

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Quando il gatto sporca dove non dovrebbe https://www.animalidacompagnia.it/quando-il-gatto-sporca-dove-non-dovrebbe/ https://www.animalidacompagnia.it/quando-il-gatto-sporca-dove-non-dovrebbe/#comments Mon, 02 Oct 2023 14:30:37 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=53960 Quando un gatto sporca dove non dovrebbe non lo fa per fare un dispetto. Le cause possono essere di tipo sanitario o comportamentale.

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Un gatto che sporca fuori dalla cassetta igienica, se non ha un problema di salute, si comporta così non per fare un dispetto, come erroneamente pensano molti, ma per comunicare un suo disagio psichico.

Capita ai proprietari di riscontrare che il proprio gatto non ha usato la lettiera, sporcando con feci e/o urine in altri luoghi della casa.

Questi eventi, escluse eventuali ragioni patologiche, possono avere origine da stati di stress che andrebbero indagati per risolvere la problematica.

Perché il gatto sporca dove non dovrebbe?

Per poter risolvere il problema di un gatto che sporca dove non dovrebbe bisogna prima capire qual è la causa alla base di questo suo comportamento.

In primis, dopo un’attenta visita clinica, saranno eseguiti tutti gli esami necessari per escludere eventuali problemi organici quali: diabete mellito, problemi articolari, cistiti, allergie alimentari, patologie gastroenteriche, neurologiche, endocrine, epatiche e FLUDT (feline lower urinary tract disease).

Una volta escluso un possibile problema organico, sarà fondamentale l’intervento del Medico veterinario esperto in comportamento animale.

È necessario informarsi da quando il gatto ha iniziato a sporcare, in presenza di chi, in quali circostanze, dove e se ci sono stati dei cambiamenti all’interno del nucleo familiare che potrebbero aver determinato stress per l’animale.

L’ingresso di un nuovo animale o di una persona, oppure la perdita di un membro familiare sono tutti elementi fondamentali per capire, perché il gatto si sta comportando così.

Senza scoprire la causa, non sarà infatti possibile intervenire.

Comportamento eliminatorio e di marcatura

Durante la visita comportamentale sono presi in esame i diversi tipi di comportamenti: di eliminazione e di marcatura.

Il comportamento di eliminazione è un comportamento che consiste nell’emissione di urina e di feci su un substrato orizzontale come la lettiera.

Il pet gira su se stesso, si accovaccia progressivamente, scava e dopo l’evacuazione ricopre l’urina o le feci.

Il comportamento di marcatura consiste invece nell’emettere in genere urina su un supporto verticale.

Inizialmente, il gatto esplora la zona grazie al flehmen (comportamento che consiste nell’incurvare il labbro superiore al fine di aspirare feromoni) e rimane in stazione quadrupedale a spruzzare l’urina.

Successivamente, prima di allontanarsi, esegue nuovamente il flehmen.

Marcatura o eliminazione inappropriata?

I disturbi eliminatori del gatto sono la marcatura e l’eliminazione inappropriata.

Per marcatura s’intende lo spruzzare urina e la deposizione di feci a scopo di marcatura (middenig).

Per l’eliminazione inappropriata s’intende, invece, l’azione di urinare o defecare fuori dalla cassetta igienica.

Problema di marcatura urinaria

Nella marcatura urinaria il gatto, generalmente, pur utilizzando la cassetta igienica in modo corretto, spruzza urina in quantità ridotta in varie zone della casa e tendenzialmente su superfici verticali.

La marcatura urinaria può essere di tipo reattivo o sessuale.

La marcatura urinaria di tipo reattivo si verifica in determinate circostanze quali problemi relazionali con i componenti del sistema familiare, traslochi, spostamento di mobili, ingresso o allontanamento di persone o animali.

Tutti questi fattori incidono notevolmente sul benessere psicofisico del gatto che, stressato, comincia a marcare determinate zone della casa.

gatto-sporca-letto

Questo suo comportamento andrà a inficiare i rapporti tra lui e i suoi familiari.

La marcatura urinaria di tipo sessuale, legata agli ormoni, è invece generalmente risolvibile con la sterilizzazione.

Problema di eliminazione inappropriata

L’eliminazione inappropriata si verifica invece con la deposizione di una grande quantità di urina su una superficie orizzontale.

In genere, questo comportamento è scaturito dal cambiamento della lettiera o della cassetta igienica.

Talvolta, dallo spostamento della cassetta igienica in un luogo della casa troppo rumoroso e poco appartato o da una scarsa pulizia della lettiera.

Tuttavia, non sempre la causa è così chiara, ecco perché in questi casi occorre sempre chiedere una consulenza a un Medico veterinario comportamentalista.

Non è un dispetto

Come abbiamo visto se il gatto sporca fuori dalla lettiera può essere il sintomo di un problema organico o comportamentale.

Ciò significa che il micio si starebbe comportando così, non per fare un dispetto, come è comune pensare, ma per esprimere un suo malessere potenzialmente determinato da diverse situazioni.

Una volta escluso il problema organico sarà lo specialista, tramite la visita comportamentale, a valutare le possibili cause che portano l’animale a comportarsi così.

Se la cassetta igienica è la causa

La cassetta igienica deve essere collocata in un posto della casa appartato, lontano dai rumori e dagli sguardi indiscreti dei familiari e distante dalla zona di alimentazione con le ciotole per il cibo e l’acqua.

gatto-sporca-cassettina

È opportuno, quindi, valutare se la posizione della cassetta igienica rispetta le esigenze del gatto e, in caso contrario, nel caso spostarla.

La lettiera deve essere di materiale gradito al gatto.

I gatti preferiscono un substrato a grana più fine, così da poterci scavare facilmente un buco, per poi ricoprirlo subito dopo l’evacuazione.

È opportuno fare molta attenzione anche all’odore/profumo della lettiera che potrebbe essere poco gradito dal gatto.

Nuovi arrivi in famiglia: che stress

L’arrivo di un nuovo gatto all’interno di un sistema familiare, così come la convivenza di più gatti sembrano essere tra le maggiori cause scatenanti il disturbo eliminatorio.

Qualsiasi cambiamento rappresenta di per sé una fonte di stress per il gatto.

L’arrivo non solo di un gatto, un altro animale o una persona estranea all’interno del nucleo familiare, ma anche la nascita di un bebè sono tutti elementi che potrebbero alterare l’equilibrio psichico del pet.

Ad esempio, le relazioni antagoniste tra gatti che vivono nella stessa casa possono spesso determinare nell’animale uno stato ansioso, che si può manifestare con disturbi di eliminazione.

Non sempre tali forme sono così evidenti e sarà compito dello specialista, durante la visita comportamentale, valutare che tipo di relazione c’è tra i gatti.

Per introdurre un nuovo animale in un sistema familiare, inoltre, sarebbe sempre opportuno farsi consigliare da un esperto, con le competenze necessarie per non incorrere in possibili errori che potrebbero compromettere il benessere psicofisico di entrambi gli animali.

Un’origine nascosta

È opportuno cercare di capire che cosa porta il gatto a non utilizzare più la cassetta igienica.

Se il motivo non è chiaro ed evidente, potrebbe essere anche legato a un evento traumatico di cui magari neppure il proprietario del gatto è a conoscenza.

Un’aggressione da parte di un altro animale che vive nella stessa casa, un forte rumore, potrebbero essere le cause scatenanti che hanno determinato questo disturbo.

Il comportamentalista e la risoluzione del problema

È chiaro che, se il problema non è organico, è comportamentale.

Il Medico veterinario comportamentalista riveste quindi un ruolo importante, perché è grazie al suo intervento che sarà possibile risolvere definitivamente il problema.

Lo specialista, tramite la visita comportamentale, riuscirà a individuare la causa del problema e intervenire repentinamente, utilizzando la terapia più adeguata.

Durante la visita comportamentale, lo specialista valuterà attentamente le dinamiche relazionali presenti all’interno del sistema familiare e la casa in cui vive il pet.

Inoltre, analizzerà con scrupolo tutti i comportamenti del gatto, soffermandosi specialmente su quello eliminatorio e di marcatura.

Nel caso in cui non sia possibile visionare direttamente l’abitazione in cui vive l’animale, sarà necessario utilizzare la planimetria ed eventualmente foto o video, per capire esattamente come è stata organizzata la casa e se è cat-friendly.

Spesso, i problemi comportamentali del gatto nascono da uno scarso arricchimento ambientale e dalla non conoscenza dell’etogramma felino.

Un ambiente privo di stimoli e mal organizzato incide notevolmente sul benessere psicofisico del soggetto.

Per il successo terapeutico, una volta individuata la causa che porta il soggetto a sporcare fuori dalla cassetta igienica, occorre intervenire su più fronti quali l’ambiente e la relazione tra il pet e tutti i componenti del nucleo familiare, animali o persone.

È opportuno lavorare in ogni caso anche sulla relazione pet-owner inserendo nell’arco della giornata più sessioni di gioco della durata di 5-10 minuti.

L’attività ludica aiuta infatti a migliorare la relazione tra pet e proprietario.

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Socializzazione ed educazione di un gattino https://www.animalidacompagnia.it/socializzazione-ed-educazione-di-un-gattino/ https://www.animalidacompagnia.it/socializzazione-ed-educazione-di-un-gattino/#comments Fri, 16 Sep 2022 10:32:22 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=51405 I primi mesi di un gattino sono i più importanti per la sua educazione e socializzazione e determinano il suo futuro carattere. Vediamo come comportarsi durante questo periodo affinché si instauri una convivenza serena, equilibrata e piacevole tra noi e il nuovo arrivato.

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Un gattino molto giovane o più grandicello ha bisogno di una corretta educazione e socializzazione per diventare un animale adulto docile ed equilibrato.

Il periodo di socializzazione di un gattino

Il periodo di socializzazione inizia quando il gattino apre gli occhi, a circa 10 giorni, e termina tra le otto e le nove settimane di vita.

gattino cane

Durante questo periodo il gattino dovrà familiarizzare con tutti gli elementi del suo ambiente: le diverse specie con cui entrerà in contatto (altro gatto, cane, uomo) e gli stimoli che incontrerà nella casa dove vivrà (rumori quotidiani, oggetti vari, automobile).

La socializzazione è un passaggio essenziale per i gattini, perché il loro sviluppo comportamentale è breve e, se fatto male, sarà molto difficile recuperare il ritardo.

Una socializzazione efficace è benefica per il gattino.

Gli permetterà di acquisire comportamenti corretti, di vivere nuove esperienze senza provare paura o ansia e di integrarsi meglio nella sua nuova famiglia dopo aver lasciato la madre.

I gatti che non sono stati adeguatamente socializzati, invece, spesso sviluppano problemi comportamentali.

Ad esempio reagiscono in modo eccessivamente timoroso, diventano ansiosi, nervosi e talvolta aggressivi.

Una buona socializzazione è quindi essenziale per una convivenza armoniosa e senza stress tra uomo e gatto.

Questo andrà a nostro vantaggio, che avremo un gatto coccoloso e affezionato, e del gatto stesso, che vivrà una vita serena, equilibrata e piacevole.

Come far socializzare un gattino giovanissimo?

Il carattere futuro di un gatto dipende, ovviamente, dalla sua razza e dai suoi geni.

Ad esempio i Maine Coon sono animali piuttosto indipendenti e dinamici, mentre il Persiano sarà gentile, tranquillo e molto affettuoso.

Tuttavia, anche l’ambiente in cui si sviluppa e le esperienze vissute dal gattino nei primi tre mesi di vita saranno determinanti per il suo successivo comportamento da adulto.

Il ruolo di mamma gatta

È buona norma, e alcune normative regionali lo impongono, aspettare le otto settimane di vita prima di separare un gattino dalla madre.

Essa, infatti, è il riferimento più importante e il più grande modello per i piccoli durante le prime settimane.

educazione gattino mamma

Il gattino osserva il comportamento della madre con i suoi fratelli e sorelle e con gli umani e ne riproduce gli atteggiamenti.

Un gattino la cui madre si mostra fiduciosa verso le persone, che cerca la loro compagnia e si lascia accarezzare, diventerà rapidamente fiducioso anche lui.

Durante le fasi di gioco, la madre mostra al piccolo anche fino a che punto può spingersi.

Se i gattini mordono o graffiano troppo forte (tra di loro o con la madre), lei interviene e pone dei limiti (acquisizione dell’autocontrollo).

La madre può arrivare fino a sedersi su un gattino che diventa aggressivo.

L’educazione della gatta verso un gattino non è né permissiva, né lassista! Pertanto, il futuro proprietario può osservare il comportamento della madre del gattino quando lo adotta, in particolare in un allevamento.

Se la gatta reagisce in modo pauroso e aggressivo con gli estranei, scappa in un angolo o soffia, c’è il rischio che il gattino si comporti allo stesso modo.

Se la madre cerca il contatto, si lascia accarezzare e fa le fusa, anche il gattino sarà tranquillo e rilassato.

Il caso di un gattino orfano

Adottare un gattino orfano non è un atto banale. Ci vorrà molto tempo e pazienza per socializzare il gattino cercando di “sostituire” sua madre. È un compito ingrato e che richiede tempo.

Oltre alla necessità di provvedere ai bisogni naturali del gattino (cibo, eliminazione), è fondamentale insegnargli l’acquisizione dell’autocontrollo sostituendo l’educazione materna che gli manca.

In caso contrario, si avrà un gatto che da adulto morde, graffia e può ferire.

Dall’età di 1 mese il gattino inizia a giocare, a volte brutalmente.

Occorre quindi scoraggiare giochi violenti e che stimolano l’aggressività con le persone e, al contrario, incoraggiare giochi di autocontrollo e giochi riorientati sugli oggetti.

Imitando il comportamento della madre, si possono dare “schiaffetti” con le dita sul muso o sulla pancia ogni volta che il gattino cerca di mordere o graffiare.

Bisogna toccare e maneggiare il gattino il più possibile: almeno un’ora al giorno.

Si consiglia di fornire al gattino più giochi in materiali diversi: peluche, tessuto, ossa finte, e di giocare molto con lui.

Un altro consiglio è quello di porre una borsa dell’acqua calda nel cestino del gattino.

I modelli con una copertura in peluche sono perfetti, perché sostituiscono il corpo morbido e caldo della madre contro cui ama accoccolarsi.

Il ruolo della famiglia umana

Che stia o meno con la madre fino all’età di 2 mesi, la famiglia in cui il gatto è nato deve socializzare con lui non appena apre gli occhi.

educazione gattino coccole

Per questo, vanno incoraggiate manipolazioni delicate, ma ripetute: i genitori tendono spesso a impedire ai bambini di toccare i gattini per non infastidirli, invece dovrebbe essere fatto il contrario.

Più i gattini sono stati accarezzati, presi in braccio, abbracciati, più gli piacerà durante la vita da adulti.

Anche la presenza dei cani è un elemento positivo: un gattino allevato assieme a dei cani non ne avrà paura e si abituerà presto a quelli della sua nuova famiglia.

Bisogna anche fare attenzione ad abituare gli animali al normale livello di rumorosità di una casa: aspirapolvere, elettrodomestici, lavatrice, televisione, radio, ecc.

Al momento dello svezzamento alimentare, si consiglia di presentare al gattino una varietà di alimenti diversi per consistenza (crocchette, paté in mousse, in gelatina) e gusto (manzo, pollo, pesce) in modo che non diventi un adulto difficile.

Educazione e socializzazione a casa dopo l’adozione del gattino

La separazione del piccolo dalla madre e il trasferimento in una nuova casa rappresentano un grande shock per il gattino: deve abituarsi a un ambiente estraneo, nuove persone, odori e rumori.

Quanto più è stato socializzato dalla madre e dall’allevatore, tanto più facile sarà per lui adattarsi al nuovo e all’ignoto.

Tuttavia, il gatto può anche e deve essere socializzato dopo il suo arrivo in casa.

Durante questo processo, l’animale potrebbe scoprire la vita con bambini piccoli, nuovi rumori, viaggi in automobile e visite dal veterinario.

Affinché la sua socializzazione continui in buone condizioni, è necessario rispettare i suoi bisogni primari.

educazione gattino casa

Una zona di riposo tranquilla

Anche se il gattino è molto curioso, le tante nuove impressioni a volte sono troppe per lui!

È importante quindi che possa beneficiare di uno spazio sicuro e tranquillo dove poter riposare e assimilare tutte le sue esperienze.

L’ideale è una cesta per gatti accogliente, con una coperta morbida, posta in un angolo tranquillo della casa.

È consigliabile predisporre anche nascondigli in altezza, molto apprezzati dal gatto per sentirsi più al sicuro.

Questo potrebbe essere un tiragraffi ad albero, ad esempio, o semplicemente una coperta posta su un davanzale rialzato o su uno scaffale sicuro e ben fissato.

Abituare il gatto al trasportino è un passaggio molto importante che condizionerà la futura facilità di portarlo in viaggio e dal veterinario.

Il trasportino quindi deve essere lasciato permanentemente in casa così che il gatto vi si possa rifugiare in qualsiasi momento se ha paura.

All’interno si possono posizionare alcuni dei suoi giocattoli o degli snack.

L’aspetto principale è che le esperienze che accadono dentro il trasportino siano tutte positive.

Non costringerlo

Non bisogna mai forzare il contatto con un gatto: ad esempio, è vietato trascinarlo fuori dal trasportino o dal suo nascondiglio, perché i bambini hanno deciso di accarezzarlo, bisogna rispettare i suoi desideri.

Un gatto sceglie quando vuole essere accarezzato.

Se si desidera un animale che ami l’interazione e costanti sollecitazioni, è meglio adottare un cane!

Un gatto può anche essere intimidito dal suo proprietario.

Un suggerimento è quello di sistemarsi per terra, in un momento tranquillo (nessun rumore ambientale, televisione spenta) e chiamare il gatto.

Se si avvicina, bisogna lasciarsi annusare, strofinare con i baffi, quindi tentare di carezzarlo con movimenti lenti.

L’uso di snack è consigliato.

Continuare a stimolare il gattino

È importante far scoprire gradualmente al piccolo felino tutti gli elementi del suo nuovo ambiente: animali e persone diverse, l’automobile, gli elettrodomestici (aspirapolvere, tosaerba), la musica di sottofondo, ecc.

Bisogna andare per gradi, con delicatezza e fermandosi, se si vede che il gattino si sta spaventando.

Bisogna rispettare il temperamento dell’animale: alcuni gatti sono tranquilli e curiosi di fare presto nuove esperienze, altri sono naturalmente timorosi e sospettosi.

Dopo i 4 mesi di età questa fase di sviluppo del gatto è completa e i tentativi di socializzazione sono quindi inutili.

La socializzazione è dunque la fase più importante dello sviluppo del gattino.

Ne condiziona il futuro carattere e determina se avrà una vita serena e realizzata o se sarà invece un soggetto ansioso.

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Due strani comportamenti del gatto: la pica e il succhiare la lana https://www.animalidacompagnia.it/due-strani-comportamenti-del-gatto-la-pica-e-il-succhiare-la-lana/ https://www.animalidacompagnia.it/due-strani-comportamenti-del-gatto-la-pica-e-il-succhiare-la-lana/#respond Sat, 27 Aug 2022 08:00:44 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=51184 Alcuni gatti hanno strani comportamenti che li portano spesso a succhiare e/o ingerire materiali non commestibili. È normale? Cosa fare in questi casi?

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La pica e il wool suckling (succhiare la lana) sono due comportamenti anomali e strani del gatto, in cui l’animale rispettivamente il gatto ingerisce o succhia materiale non commestibile.

Ad esempio alcuni tessuti (in alcuni casi, la lana), ma anche oggetti di plastica, gomma, ecc.

Il comportamento di pica

La pica si definisce come masticazione e/o ingestione di sostanze o materiale non commestibili quali: lacci o fili, plastica, tessuto, gomma, carta o cartone e legno.

L’ingestione di piante è abbastanza comune nel gatto e alcune di esse possono risultare tossiche per l’animale.

Ciò può scatenare il vomito, ma è anche possibile che disagio gastrointestinale stimoli l’ingestione di piante con conseguente vomito.

Il wool suckling nel gatto

Il wool suckling è un disturbo che deriva da un comportamento normale, ma esagerato, legato alla pulizia e cura della cute e del mantello (grooming), all’ingestione del pasto e all’atto stesso del prendere il latte dalla mammella della madre.

comportamenti strani gatto succhiare lana

In alcune situazioni, il gatto non arriva solo a compiere l’atto del succhiare, ma può spingersi fino a ingerire il tessuto a disposizione.

Non necessariamente c’è però un’escalation della sintomatologia, cioè se un gatto succhia la lana non necessariamente poi passa all’ingestione della stessa.

Esiste una predisposizione per questi comportamenti strani nel gatto?

Razza e sesso

Le razze orientali (ad esempio Siamese, Burmese, Tonkinese, Birmano) sembrano essere più suscettibili.

Anche i gatti comuni Europei possono però manifestare tali comportamenti.

Nessuna predisposizione di sesso invece è stata dimostrata.

Età di comparsa dei comportamenti anomali

Questi comportamenti sembrano essere più frequentemente diagnosticati nei primi 6 mesi di vita fino ai 12 e 18 mesi di età.

L’età di insorgenza tipica fa supporre che la genetica, gli apprendimenti precoci, l’insegnamento materno e lo svezzamento precoce possano essere fattori fondamentali nell’insorgenza della patologia.

Possibili cause

Ad oggi non sono ancora conosciute specifiche cause comportamentali della pica e del wool-suckling.

Patologie mediche, traumi fisici o emotivi o condizioni legate a dolore possono essere fattori che contribuiscono a innescare l’ingestione di materiali non alimentari e il wool-suckling.

Lo svezzamento precoce sembra comunque essere il fattore predisponente più rilevante.

Tali comportamenti sono riscontrati anche in relazione a eccessivo attaccamento al proprietario, alterato meccanismo di controllo della fame, comportamento predatorio reindirizzato, situazioni di stress.

Cosa fare in caso di comportamenti strani nel gatto come la pica e il wool suckling

In questi casi è molto importante rivolgersi a un Medico veterinario comportamentalista, che tramite la visita valuterà attentamente l’ambiente e il sistema familiare in cui vive il gatto: elementi fondamentali per stabilire la cura più adeguata.

comportamenti strani gatto pica

Il problema fondamentale della pica e del wool suckling risiede infatti nelle possibili complicazioni gastrointestinali legate all’ingestione di corpi estranei.

Oltre all’ottimizzazione ambientale, possono essere proposte alternative di masticazione che non comportino rischi per il gatto.

Possono essere effettuate anche alcune azioni correttive attraverso sostanze dissuasive (gusto od odore avverso), diete ricche di fibre, diminuzione dello stress, farmaci ansiolitici.

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Comportamento del gatto: territorio e gerarchie https://www.animalidacompagnia.it/comportamento-del-gatto-territorio-e-gerarchie/ https://www.animalidacompagnia.it/comportamento-del-gatto-territorio-e-gerarchie/#comments Mon, 08 Aug 2022 08:00:43 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=50603 Il territorio è molto importante per il gatto. La sua gestione in ambiente domestico è ulteriormente complicata dalla convivenza di più felini. Ecco qualche indicazione su come gestire territorio, relazioni sociali e gerarchie tra più gatti in casa senza commettere errori.

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Per il gatto domestico il territorio è importantissimo, è infatti molto legato all’ambiente in cui vive.

Inoltre, ha una socialità che è variabile da soggetto a soggetto, sia verso conspecifici che verso l’uomo o altre specie.

Comprendere le esigenze del gatto

La poca conoscenza del comportamento del gatto può portare alcuni proprietari a commettere degli errori.

Quando le circostanze non consentono infatti al gatto di stabilizzare il suo territorio o di svolgere un’attività conforme ai suoi bisogni naturali, possono insorgere sintomi di disagio.

L’importanza del territorio nel gatto

La stabilità del territorio è un elemento chiave per il benessere di un gatto: marca continuamente l’ambiente in cui vive, con segni odoriferi e visivi.

Questo comportamento gli consente di delimitare e stabilizzare un universo soggetto a continui cambiamenti.

Il territorio del gatto è inoltre suddiviso in aree: zone di caccia, zone di eliminazione, zone di riposo, zone di alimentazione.

Ricreare una simile disposizione in ambito domestico aiuta il gatto a sentirsi più a suo agio.

Nelle case piccole, una possibile soluzione per riuscire ad avere più spazio può essere quella di sfruttare la dimensione verticale.

Questo può essere fatto attraverso mensole, ripiani, graffiatoi molto alti o contenitori appesi alle pareti.

Per aumentare lo stato di benessere del gatto è opportuno quindi consentirgli un certo grado di controllo sull’ambiente, in quanto ciò comporta la “prevedibilità”.

Convivenza tra gatti

La convivenza con altri gatti può essere una buona soluzione per garantire il benessere dell’animale, ma deve essere impostata in modo corretto.

gatto territorio nuovo

Come introdurre un nuovo gatto in casa

Prima di tutto è indispensabile verificare che i futuri conviventi non abbiano problemi di socializzazione con altri gatti.

L’introduzione del nuovo gatto in una casa dove è già presente un gatto deve avvenire in modo graduale.

Inizialmente, i gatti devono essere tenuti in stanze separate, impedendo ogni contatto visivo e limitandosi a “contatti” olfattivi (ad esempio, ciotole, lettiera, cuccia, ecc.).

Successivamente, la porta può essere sostituita da una rete o da una lastra di plexiglass, che consente ai gatti di potersi osservare.

Infine, i gatti possono essere lasciati liberi di circolare, sempre però sotto la supervisione dei proprietari.

L’approccio felino normale e amichevole, comprende l’avvicinamento naso contro naso, lo strofinamento della testa, il leccamento delle orecchie, seguito dallo strofinamento dei fianchi e dall’annusarsi reciprocamente della zona anale.

È importante in questa fase ridurre al minimo eventuali situazioni di competizione.

Ogni animale è un soggetto a sé stante. Se esposti allo stesso tipo di stress, due gatti non rispondono infatti in modo identico, anche se appartengono alla medesima cucciolata, con condizioni di sviluppo identiche.

Gerarchie tra gatti

All’interno di una colonia felina, in genere vengono stabilite, tramite aggressioni e conflitti palesi, gerarchie di dominanza, in cui il subordinato è sottomesso al dominante.

Questo equilibrio riduce i combattimenti e lo stress della convivenza perché c’è una reciproca accettazione.

Il gatto dominante ha priorità su vari aspetti della vita quotidiana dall’accesso al cibo, ai luoghi di riposo fino ai territori di caccia.

È un soggetto molto intelligente e attento a tutti i segnali che gli garantiscono dei privilegi.

Si troverà quindi in prima linea nel momento in cui viene distribuito il cibo o sempre di vedetta alla tavola dei proprietari e affettuoso nei loro confronti.

gatto territorio colonia

Sicuramente nei gatti che vivono in casa, la messa in discussione di queste gerarchie, accompagnata a una competizione per le risorse, può creare l’insorgenza di problematiche comportamentali (aggressioni, eliminazione inappropriata, ecc.).

I soggetti di uno stesso gruppo si riconoscono fra di loro e sono in grado di riconoscere anche individui estranei.

Questi ultimi possono venire accettati abbastanza rapidamente all’interno del gruppo se sono individui giovani.

Per gli adulti, invece, l’accettazione è molto più graduale è può passare anche attraverso una serie di conflitti.

Per quanto riguarda i gatti che vivono in casa, è molto importante tenere conto di quest’aspetto nel momento in cui si adotta un nuovo gatto, specie se adulto.

Relazioni sociali e teoria del Caos

Le relazioni sociali non sono stabili per tutta la vita dell’animale, ma possono invece modificarsi continuamente.

L’organizzazione gerarchica dei gatti è infatti articolata e soggetta a cambiamenti improvvisi.

Risponde molto bene teoria del Caos, nel senso che un minimo cambiamento può comportare effetti importanti e imprevedibili sull’insieme del gruppo.

La struttura sociale di un gruppo di gatti rimane quindi un fenomeno affascinante e delicato.

Per approfondire “Tutto sulla psicologia del gatto” di J. Dehassecome il gatto vede l’uomo Libro Dehasse

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Il linguaggio dei gatti: guida per immagini per capire meglio le loro emozioni https://www.animalidacompagnia.it/il-linguaggio-dei-gatti-guida-per-immagini/ https://www.animalidacompagnia.it/il-linguaggio-dei-gatti-guida-per-immagini/#respond Mon, 11 Jul 2022 08:00:48 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=50599 Il linguaggio dei gatti è basato su posture, sguardi, espressioni facciali, segni chimici e vocali. Ecco quali sono i segnali corporei che il nostro felino domestico utilizza per comunicare le sue emozioni.

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Sarebbe bello conoscere il linguaggio dei gatti per sapere cosa ci vorrebbe dire il nostro felino domestico se potesse parlarci e per sapere come si sente e che cosa prova.

Purtroppo questo non è possibile, ma non significa che il gatto non sia in grado di comunicare in maniera abbastanza chiara. Vediamo come.

Come comunicano i gatti?

I gatti, come molti altri animali, utilizzano un linguaggio basato su posture, sguardi, espressioni facciali, segnali chimici e vocali.

Noi esseri umani non siamo in grado di percepire i complessi segnali chimici, che si suddividono in olfattivi e semiochimici (come i feromoni), utilizzati dai nostri animali domestici.

Possiamo però fare molta attenzione al loro comportamento e da lì comprendere quello che stanno dicendo.

Quali emozioni possiamo riconoscere nei gatti attraverso il loro linguaggio?

Recentemente, due ricercatrici dell’University College di Dublino, prof. Sandra Nicholson e dr. Roslyn Áine O’Carroll, hanno creato una guida al riconoscimento delle emozioni comunicate dai gatti.

Per prima cosa i ricercati hanno valutato attentamente tutta la letteratura scientifica disponibile, per selezionare gli stati emotivi che sembrano essere più facilmente riconoscibili nel gatto.

Questo non significa che i gatti provino o comunichino solo quelle emozioni.

Sono invece le emozioni che noi esseri umani riconosciamo in maniera più accurata e affidabile nei gatti e quindi adatte a una ricerca scientifica.

Si tratta delle cosiddette emozioni primarie, ovvero stati emotivi fondamentali e semplici, che dipendono da strutture cerebrali comuni a tutti i mammiferi.

Queste corrispondono a paura, rabbia, gioia, soddisfazione e interesse.

Come si studia la comunicazione delle emozioni?

Il passo successivo è stato quello di capire come studiare la maniera in cui i gatti comunicano le emozioni.

Nuovamente, le ricercatrici dovevano identificare un aspetto analizzabile in maniera standardizzabile e ripetibile.

Naturalmente l’ideale sarebbe poter osservare migliaia di gatti dal vivo, ma questo aumenterebbe la complessità dello studio in maniera infinita.

Ci sarebbero infatti innumerevoli variabili che non è possibile conoscere e controllare.

Per questo motivo le studiose hanno deciso di iniziare da semplici immagini.

Sempre studiando tutte le ricerche pubblicate fino a quel momento, le ricercatrici irlandesi hanno creato una guida, chiamata etogramma, che descrivesse in maniera accurata l’aspetto dei gatti nel momento in cui provavano ognuna di queste emozioni.

In aggiunta, le studiose hanno raccolto circa 100 immagini fotografiche di gatti coinvolti in svariate situazioni, facendo attenzione ad evitare qualsiasi elemento che potesse influenzare l’osservatore su quando veniva illustrato, come ad esempio giocattoli o ciotole.

L’obiettivo era di fare in modo che le uniche informazioni potessero arrivare dal linguaggio corporeo dei gatti stessi.

Le immagini così raccolte sono state inviate ad altri specialisti di comportamento animale per avere una conferma esterna.

Come capire che cosa sta comunicando il nostro gatto?

Il risultato finale è stato quello di avere una breve descrizione di alcuni segnali di comunicazione felina facilmente identificabili, associati alle dieci immagini più rappresentative ottenute da questo studio.

La paura

linguaggio gatti Paura
Da notare il sollevamento del pelo e la dilatazione delle pupille nei gatti delle foto A e B. Entrambi i gatti tendono ad allontanarsi, mostrando così di evitare la minaccia.

Possiamo facilmente riconoscere stati di ansia e paura nel nostro gatto dalla postura rannicchiata e arcuata.

Il gatto spesso cerca di spostare il peso del corpo lontano dall’eventuale minaccia.

Facendo molta attenzione si possono notare le pupille dilatate e le orecchie portate lievemente all’indietro.

La rabbia

linguaggio gatti Rabbia
È evidente l’esposizione dei denti nell’immagine A e le orecchie portate all’indietro nell’immagine B.

La rabbia è un’emozione dal valore protettivo e difensivo per il gatto.

Quando è molto intensa possiamo riconoscerla dai denti scoperti e dai tentativi di attaccare una possibile minaccia, stando sulla punta delle zampe per arcuare il corpo il più possibile, nel tentativo di apparire più grossi.

Tuttavia è possibile riconoscere questa emozione molto prima che arrivi un vero e proprio attacco: il gatto fissa in maniera intensa con il corpo rigido, le orecchie sono all’indietro e appiattite sulla testa.

La coda è tenuta all’ingiù e spesso scatta a destra e sinistra.

La gioia

linguaggio gatti Gioia
Le azioni di “cattura” sono rilassate e le orecchie sono verticali e portate in avanti.

Questa emozione, essendo associata a momenti di giocosità, può essere comunicata tramite le posture e i movimenti più disparati.

Inoltre, una caratteristica del gioco è proprio quella di mimare “per finta” qualsiasi altra attività, inclusa la lotta.

Il trucco però per riconoscere questo stato emotivo è la rilassatezza dei movimenti: il corpo e il muso del gatto non sono tesi, ma sono morbidi e flessuosi.

Inoltre, cosa fondamentale, le orecchie sono verticali e portate in avanti.

La soddisfazione

linguaggio gatto Soddisfazione
La postura sdraiata è rilassata in entrambe le foto, con evidenti le pupille piccole e ovali nell’immagine A e la zampa piegata sotto il corpo nell’immagine B.

Anche in questo caso il corpo morbido e rilassato permette di riconoscere questo stato emotivo.

Trattandosi però di un’emozione associata al relax, solitamente il gatto è sdraiato con le zampine anteriori piegate sotto al corpo, o è seduto, o magari si sta stiracchiando o pulendo oppure “fa la pasta” con le zampe.

Le pupille sono piccole e la coda è lasciata cadere senza movimento.

L’interesse

linguaggio gatto Interesse
In entrambe le immagini (A e B) lo sguardo è diretto e le orecchie portate in avanti.

Come si può immaginare, il gatto fissa l’oggetto di interesse con le orecchie rivolte in avanti.

In questo caso però, il corpo è tonico, ma non teso.

La coda potrebbe essere rivolta verso l’alto oppure tenuta all’indietro con la punta lievemente all’insù.

A seconda di quello che sta facendo, il gatto potrebbe allungarsi verso ciò che lo interessa, anche appoggiandovisi con le zampine anteriori.

Se si sta avvicinando a qualcuno che vuole salutare, potrebbe anche utilizzare il tipico gesto di saluto, toccando con la punta del naso e strusciandosi con la testa e con il corpo.

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Perché molti cani e gatti hanno paura di andare dal veterinario? https://www.animalidacompagnia.it/perche-cani-e-gatti-hanno-paura-di-andare-dal-veterinario/ https://www.animalidacompagnia.it/perche-cani-e-gatti-hanno-paura-di-andare-dal-veterinario/#respond Tue, 07 Jun 2022 16:15:34 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=50443 Molti cani e gatti provano paura o stress quando vanno dal veterinario. Vediamo perché e come ridurre in loro questo malessere e rendere la visita veterinaria possibilmente un'esperienza positiva.

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Molti fattori possono generare paura e stress nei cani e nei gatti portati per una visita dal veterinario.

Ridurre questi stati emotivi è un vantaggio per tutti: animale, proprietario e veterinario.

Le visite dal veterinario sono essenziali per la salute degli animali da compagnia, quindi i segni di paura o stress devono essere individuati rapidamente per migliorare il benessere dell’animale e garantire la sicurezza di tutti.

Paura e stress durante la visita veterinaria

Differenziare tra paura e fobia, stress e ansia

Paura, stress, ansia e fobia sono quattro concetti differenti:

  • la paura è definita come una risposta che consente di evitare un pericolo percepito ed è quindi una reazione normale;
  • uno stimolo che provoca stress è rappresentato da qualsiasi elemento chimico, fisico o emotivo che minaccia l’equilibrio corporeo, inducendo l’animale a reagire fisicamente o a livello comportamentale per adattarsi;
  • l’ansia, che corrisponde alla “previsione” di un possibile pericolo, sconosciuto, immaginario o reale, può derivare dall’anticipazione di un evento negativo a seguito di una precedente esperienza spiacevole, che ha provocato paura o dolore nell’animale;
  • la fobia è una paura persistente ed eccessiva di fronte a determinate circostanze, e sproporzionata rispetto alla reale minaccia che queste situazioni rappresentano.

Cosa provano cani e gatti dal veterinario?

Diversi studi scientifici hanno cercato di capire cosa provocano cani e gatti quando sono dal veterinario.

cani paura veterinario gatto

Secondo 150 medici veterinari intervistati su 750 riguardo allo stato emotivo degli animali durante le visite veterinarie almeno la metà dei cani e circa il 65% dei gatti mostra segni da moderati a gravi di paura o ansia.

In uno studio sul benessere dei cani nella sala d’attesa, oltre il 66% dei 45 cani valutati ha trascorso più del 20% del tempo manifestando almeno un segno di stress.

Il 53,3% almeno quattro segni comportamentali indicativi di stress e il 29% un alto livello di stress.

Un’altra ricerca condotta su 135 cani ha riportato che il 78,5% di loro mostra un comportamento di paura quando si trova sul tavolo da visita del veterinario.

Infine, un’analisi condotta dal Canine behavioral assessment and research questionnaire (C-Barq) ha rivelato che, secondo i loro proprietari, il 41% dei cani esprime paura da lieve a moderata quando esaminato da un Medico veterinario.

Il 14% mostra addirittura una paura grande od estrema.

Anche se le cifre sono diverse a seconda degli studi, la paura o lo stress avvertiti da alcuni animali durante le visite veterinarie sono evidenti e indiscutibili.

Paura e stress negli animali in clinica veterinaria: quali sono le cause?

Molte sono le cause di paura e stress nel cane e nel gatto durante una visita veterinaria:

  • l’esposizione ad altri animali, persone e ambienti sconosciuti;
  • gli odori dovuti a prodotti per la pulizia o disinfettanti, altri animali, alcuni dei quali hanno manifestato stress;
  • i rumori come latrati, miagolii, voce alta, tosatrici mediche, suonerie, ecc.;
  • l’esposizione a superfici lisce o scivolose, come le pavimentazioni o tavoli da visita in metallo;
  • i movimenti rapidi o frettolosi intorno all’animale;
  • il contenimento fisico durante l’esame clinico e le manipolazioni;
  • l’imprevedibilità della situazione e la perdita del controllo durante il contenimento;
  • la separazione dal proprietario o la mancanza di interazione con lui.

In più, nel gatto, il confinamento nel trasportino è un’ulteriore fonte di paura.

Ridurre la paura di andare dal veterinario ha i suoi vantaggi

Le cure veterinarie sono essenziali per garantire la salute degli animali.

cani no paura veterinario

Tuttavia, lo stress subito dall’animale e, di conseguenza, dal suo proprietario, è uno dei principali motivi che porta a ridurre la frequenza delle visite.

Questa riluttanza a condurre l’animale in una struttura veterinaria è ancora più marcata nei proprietari di gatti.

Secondo alcune ricerche il 28% dei proprietari di gatti e il 22% dei proprietari di cani si recherebbero dal medico veterinario più spesso se la visita non fosse così stressante per il loro animale.

I cani e i gatti possono poi mostrare aggressività indotta dalla paura, dal dolore o dal ricordo di esperienze negative vissute durante le visite.

Questo comporta rischi di lesioni per l’animale, il proprietario e il veterinario e più aumenta la paura nell’animale maggiore è il rischio di subire danni.

Lo stress generato nell’animale dalla visita veterinaria inoltre può influire sulle misurazioni di temperatura corporea, pressione sanguigna, frequenza cardiaca e glicemia, aumentando il rischio di errori e quindi diagnosi inesatte.

Uno studio condotto su 30 cani sani ha, ad esempio, evidenziato differenze tra i valori rilevati a domicilio e in clinica per quanto riguarda la pressione sanguigna, la temperatura e la frequenza cardiaca.

Come prevenire in cane e gatto la paura e lo stress di andare dal veterinario

Ogni esperienza negativa rischia di aumentare la paura dell’animale durante le successive visite veterinarie.

I cani che hanno avuto solo esperienze positive in una clinica veterinaria sono molto meno timorosi rispetto a quelli che hanno avuto esperienze negative.

I cuccioli che mostrano paura in un ambiente veterinario tra i 2 e i 4 mesi di età mostreranno paura anche in età adulta.

Quindi è importante evitare di indurre paura nel cucciolo e nel gattino, in modo da limitare il rischio che l’animale, anche in età adulta, abbia paura delle visite veterinarie.

gatto trasportino

Anche la scelta del trasportino per il gatto può influire sul grado di stress dell’animale.

Un modello con la parte superiore rimovibile consente di aprire il trasportino durante la visita senza costringere l’animale ad uscire.

L’esame clinico potrà essere eseguito nel trasportino stesso, riducendo lo stress del gatto.

Se un cane non è a suo agio con i consimili, è preferibile fissare l’appuntamento nelle fasce orarie più tranquille della giornata.

Ciò vale anche per i gatti che non si sentono a loro agio in clinica.

Inoltre, è importante fare tutto il possibile per limitare lo stress del gatto durante il trasporto.

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