attualità - Animali da compagnia - Il portale per i proprietari di pet https://www.animalidacompagnia.it/category/attualita/ Mon, 18 Nov 2024 16:27:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Tumori mammari nel criceto: sintomi e terapia https://www.animalidacompagnia.it/tumori-mammari-nel-criceto-sintomi-e-terapia/ https://www.animalidacompagnia.it/tumori-mammari-nel-criceto-sintomi-e-terapia/#respond Mon, 18 Nov 2024 16:27:30 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56385 Una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato permettono di risolvere spesso i casi di tumori mammari nel criceto, neoplasia frequente in questo piccolo roditore.

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I tumori mammari sono una delle neoplasie più comuni nel criceto, specialmente nelle femmine non sterilizzate.

Questi tumori, che si sviluppano dalle ghiandole mammarie, possono manifestarsi in diverse forme, da piccoli noduli a masse più grandi, e spesso richiedono un intervento veterinario per una corretta gestione e a volte asportazione.

Fattori di rischio per tumori mammari nel criceto

Le cause esatte dei tumori mammari nei criceti non sono completamente comprese, ma sono stati identificati diversi fattori di rischio che possono aumentarne la probabilità di sviluppo.

In primo luogo, l’età avanzata è un fattore determinante: i criceti più anziani tendono ad essere più suscettibili a questa condizione.

Le femmine non sterilizzate sono particolarmente a rischio, poiché gli ormoni sessuali come gli estrogeni sembrano favorire la crescita di tumori nelle ghiandole mammarie.

Diversi studi hanno infatti dimostrato che la sterilizzazione precoce può ridurre significativamente il rischio di tumori mammari nei criceti.

L’intervento di sterilizzazione preventiva in una specie così piccola (40 grammi) è un atto complesso; nel caso si voglia intraprendere questa strada bisogna necessariamente rivolgersi a un Medico veterinario specializzato in piccoli mammiferi.

Altri fattori predisponenti includono la genetica: alcune linee di criceti possono avere una predisposizione ereditaria allo sviluppo di tumori mammari.

Inoltre, la dieta, lo stress e le condizioni ambientali non ottimali potrebbero contribuire allo sviluppo di neoplasie, anche se sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi legami.

Campanelli d’allarme in caso di tumore mammario nel criceto

I tumori mammari nei criceti si presentano generalmente come una o più masse sotto la pelle, solitamente vicino all’addome o nelle regioni mammarie.

Questi noduli possono essere piccoli e indolori inizialmente, ma con il tempo possono crescere e diventare dolorosi.

Tumori mammari nel criceto-Victor FlowerFly shutterstock.com
(Victor FlowerFly – shutterstock.com)

In alcuni casi, se non trattati, i tumori possono ulcerarsi o sanguinare.

È importante che i proprietari di criceti osservino attentamente la loro salute, monitorando eventuali cambiamenti nel comportamento o nell’aspetto fisico, come perdita di appetito, letargia o difficoltà nei movimenti.

Il criceto è un animale con un metabolismo molto elevato, il che comporta una crescita veloce delle neoformazioni, quindi una visita veterinaria tempestiva è fondamentale per una prognosi favorevole.

Diagnosi e trattamento dei tumori mammari nel criceto

La diagnosi di tumori mammari nei criceti viene generalmente fatta da un Veterinario attraverso un esame fisico approfondito e, in alcuni casi, con l’ausilio di tecniche diagnostiche come citologia o biopsia.

criceto da veterinario-Irishasel shutterstock.com
(Irishasel – shutterstock.com)

Il trattamento dipende dalla natura e dalla gravità del tumore.

Nei casi di tumori benigni, l’intervento chirurgico per rimuovere la massa potrebbe essere sufficiente.

Se il tumore è maligno, oltre all’intervento chirurgico, sarebbe necessaria una terapia adiuvante, come la chemioterapia, anche se il trattamento di tumori maligni nei criceti è più complicato rispetto agli esseri umani e la medicina non è così avanzata da poter disporre di protocolli rodati e sicuri.

In ogni caso, la tempestività dell’intervento è fondamentale per migliorare le probabilità di recupero.

La prevenzione dei tumori mammari nei criceti passa principalmente attraverso la sterilizzazione precoce.

Rimuovere le ovaie e l’utero riduce l’esposizione agli ormoni sessuali e, di conseguenza, il rischio di sviluppare tumori mammari.

Tuttavia, anche con la sterilizzazione, non c’è garanzia totale di prevenzione, quindi è importante monitorare regolarmente la salute del criceto.

In conclusione, i tumori mammari nei criceti sono una condizione seria, ma trattabile.

Con una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato, molti criceti possono continuare a fare una vita normale e attiva.

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Autismo e attività di pet therapy https://www.animalidacompagnia.it/autismo-e-attivita-di-pet-therapy/ https://www.animalidacompagnia.it/autismo-e-attivita-di-pet-therapy/#respond Fri, 08 Nov 2024 14:08:39 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56365 I cani risultano di grande aiuto nelle attività di pet therapy per casi di autismo. Bisogna però analizzare gli obiettivi e le criticità per creare un percorso su misura dell'utente.

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Gli animali riescono a instaurare un rapporto di complicità e fiducia rassicurante con gli esseri umani, soprattutto i più fragili e risultano di grande aiuto in percorsi di attività di pet therapy anche per casi di autismo.

L’animale adatto per attività di pet therapy in caso di autismo

Certamente non tutti gli animali da compagni, per tempra, carattere, esperienze passate, possono trovare impiego nelle attività assistite, e non con tutti i tipi di utente.

Prendiamo il caso di un bambina/bambino/adolescente caratterizzato da un disturbo di vario grado nello spettro autistico.

In questo caso sarebbe opportuno un animale paziente, di grande tempra ovvero in grado di assorbire e fronteggiare con sicurezza e tranquillità eventi improvvisi e potenzialmente pericolosi.

Dovrebbe essere affabile, ma non troppo invasivo, giocoso ma che sa aspettare i tempi di reazione, reattivo ai richiami o alle proposte, ma non chiassoso.

Cani da pastore e da caccia-riporto in genere sono i più coinvolgibili proprio perché cani da lavoro, abituati a interagire strettamente con l’uomo, caratterizzati da un istinto competitivo o di difesa più basso.

Hanno però anche un’altra importante caratteristica: mediante comunicazione non verbale sanno esprimere in modo evidente emozioni e intenzioni e, attraverso lo sguardo, si connettono con utente e coadiutore.

In loro è inoltre particolarmente spiccata la predisposizione all’aiuto dell’uomo in difficoltà, così come la ricerca del contatto fisico, anche senza essere animali da grembo.

Animali sì e animali no

Con utenti con un disturbo di autismo sono considerate molto efficaci anche le attività di pet therapy con cavalli o asini.

Di contro è estremamente cauta e da valutare una interazione con animali dal carattere e struttura fisica più “fragile” come un gatto o un coniglio, anche se spesso richiesti da chi segue gli utenti in questione perché ritenuti meno “dannosi” per le loro più piccole dimensioni.

Percorsi cuciti su misura

Gli obiettivi della pet therapy in caso di autismo sono il fulcro della questione.

Bisogna infatti stabilire cosa si vorrebbe ottenere con un’attività assistita con animale.

Ma è necessario anche analizzare quali possono essere le criticità, quali potrebbero essere i pericoli per l’utente e quali per l’animale, chi assisterà l’utente e in che modo è preparato (esistono figure professionali competenti appositamente formate all’uopo) e che tipo di capacità o inclinazioni mostra di avere l’utente.

Le aree stimolate attraverso la relazione con un animale durante una seduta di IAA sono molteplici:

  • cognitive (attenzione, memoria, associazione di idee, ecc.);
  • emozionali (gestire e riconoscere le emozioni, tollerare le frustrazioni, provare emozioni piacevoli, rilassanti, ecc.);
  • linguistiche (pronunciare parole, associare immagini e oggetti dell’animale con la denominazione corretta, chiamare mediante un’intonazione o postura corretta l’animale per portarlo a sé, ecc.);
  • motorie (accudire l’animale mediante spazzolatura del pelo, fornire premietti, lanciare palline al cane,  aprire tappi o allestire ciotole per acqua e cibo, mettere la guinzaglieria e portare in passeggiata il cane, ecc.);
  • della relazione, stabilendo una relazione con il cane, relazionandosi con i pari se il lavoro avviene in gruppo, sfruttando l’esperienza piacevole per creare un contenuto da raccontare in classe o nei gruppi di attività favorendo così la socializzazione.

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Laboratori mirati ad alcuni problemi comuni

Attraverso la mediazione di un animale si possono mettere in atto dei percorsi/laboratori anche per piccoli gruppi con l’intento di lavorare su precisi problemi degli utenti, abbastanza impattanti sulla vita di tutti i giorni, come ad esempio la selettività alimentare o la cinofobia, talvolta legata alla paura del  “rumore” dell’abbaio.

In entrambi i casi il problema va affrontato su diversi livelli e con stratagemmi e accorgimenti si porteranno gli utenti ad affrontare paure spesso infondate e presupposte.

Piccoli cuochi per piccoli amici

Nel caso degli alimenti, ad esempio, i giovani cuochi dapprima impareranno a conoscere gli alimenti salutari e quelli indicati per il loro amico a quattro zampe.

Poi attraverso la manipolazione del cibo stimoleranno i sensi con colori, odori consistenze diverse, pasticceranno e si divertiranno.

Infine, dovranno preparare un goloso manicaretto e offrirlo in vari modi al cane: mano aperta, ciotola, nascosto in un gioco, gioco di ricerca olfattiva.

Possono cucinare ad esempio dei biscottini sani e sicuri anche per l’animale e condividere la merenda tutti insieme.

Io non ho paura

Se il problema è invece la paura del cane, questo diventa un impatto importante sul quotidiano: passare vicino a prati, aree verdi, parchi o semplicemente passeggiare nelle vie della città potrebbe scatenare crisi di pianto o nervose per l’abbaio improvviso di un cane dietro a un cancello, poi associato anche solo alla vista di un pacifico quadrupede a spasso con il proprietario.

Un percorso dove il ragazzo comprende come comportarsi, cosa osservare, quali regole seguire per la sua sicurezza, interagendo poi con un animale affidabile, docile, tranquillo lo può aiutare a raggiungere una sufficiente autostima e consapevolezza tale da portarlo a vivere meglio i futuri incontri con cani sconosciuti.

Inizialmente non ci sarà contatto diretto, ma varie attività di obedience a distanza, poi con guinzaglio inizierà a seguire piccoli percorsi di mobility e così verranno ulteriormente accorciate le distanze.

Infine, gradualmente si arriverà al contatto fisico con il cane, dapprima mediato da spazzole e guanti o altri strumenti, fino ad arrivare ad usare le mani per accarezzare direttamente il soffice pelo, percepire il calore o addirittura il battito del cuore.

In tutti i casi comunque deve pian piano formarsi una relazione sicura, che dà benessere e tranquillità e rafforza il rapporto con operatori e ovviamente l’animale.

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Gli esami del sangue utili alla diagnosi nei volatili domestici https://www.animalidacompagnia.it/gli-esami-del-sangue-utili-alla-diagnosi-nei-volatili-domestici/ https://www.animalidacompagnia.it/gli-esami-del-sangue-utili-alla-diagnosi-nei-volatili-domestici/#respond Mon, 28 Oct 2024 13:22:04 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56355 Per rivelare patologie o comunque squilibri a livello generale nei volatili domestici alcuni esami ematici possono aiutare a correggere o trattare prima che sia troppo tardi. Con un semplice prelievo ematico e poco sangue intero il clinico può procedere ad analizzare alcuni importanti valori, in tempi molto brevi, se dispone di un macchinario di analisi […]

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Per rivelare patologie o comunque squilibri a livello generale nei volatili domestici alcuni esami ematici possono aiutare a correggere o trattare prima che sia troppo tardi.

Con un semplice prelievo ematico e poco sangue intero il clinico può procedere ad analizzare alcuni importanti valori, in tempi molto brevi, se dispone di un macchinario di analisi in struttura, oppure inviandoli a un laboratorio esterno di fiducia.

In commercio alcune ditte forniscono strumenti già predisposti ad esaminare fino a 14 parametri diversi con pochi millilitri di sangue (in media 0,3 ml).

In questo modo il Medico veterinario può già provvedere a esaminare in rapidità enzimi epatici, elettroliti, cataboliti, proteine sieriche, glucosio, ecc., confermando o rilevando le anomalie sospettate durante la visita clinica.

Talvolta poi bisogna approfondire l’esame con un ulteriore prelievo da inviare per ricerche specifiche oppure altri esami complementari alla visita ovvero radiografie, risonanza magnetica, TAC, ecografia, esami microbiologici, biopsie.

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Esami ematici: i valori normali nei volatili domestici

Le specie di uccelli sono numerosissime e diversissime, i soli pappagalli contano più di 200 specie, ma per molte sono stati standardizzati i range di equilibrio dei più importanti valori.

Per altri uccelli questi possono essere desunti paragonandoli a quelli di specie affini.

I “numeri “ ottenuti quindi possono sempre dare qualche spunto interpretativo.

Variazioni fisiologiche dei valori negli esami dei volatili

Momenti fisiologici possono creare alterazioni nell’organismo e vanno monitorati.

Alcune fasi dello sviluppo o della vita degli uccelli si alternano in modo naturale e fisiologico, ma creano delle situazioni stressanti oppure di carico di lavoro metabolico che, se esaminate senza tenerne presente, possono mimare gravi malattie.

Durante la muta gli uccelli devono cambiare il loro piumaggio in tempi relativamente brevi.

Quindi, lo stress, il fitness non ottimale e la produzione di nuove penne in genere causano alterazioni nella sfera immunitaria e proteica, evidenziandosi con un calo di immunoglobuline e proteine a livello sierico.

Se il calo è notevole, bisogna assolutamente sostenere la muta con integratori e attenzioni maggiori rispetto alla solita buona routine.

Anche il periodo riproduttivo, soprattutto per le femmine, causa un “ciclone “ di cambiamenti: metabolismo di calcio e fosforo per la formazione del guscio, aumento dei trigliceridi e lipidi per il tuorlo, proteine, albumine ….

E, se qualcosa va storto, come in caso di ritenzione d’uovo o peritonite da uovo, altri valori si alterano e richiamano l’attenzione del veterinario che deve agire tempestivamente.

Rene e regato hanno valori precisi da controllare

Le grandi funzioni organiche controllate dall’apparato urinario possono essere esaminate in modo abbastanza preciso attraverso la titolazione di acido urico (gli uccelli sono uricotelici, cioè eliminano le scorie azotate non attraverso l’urea, ma sali di acido urico), elettroliti come calcio, fosforo, potassio, sodio, ma anche proteine totali e urea (il rapporto acido urico/urea suggerisce il grado di disidratazione).

Per quel che riguarda invece il metabolismo e la funzionalità epatica i valori di maggiore interesse clinico riguardano gli acidi biliari, non la bilirubina, in quanto gli uccelli non ne producono.

Attraverso i dotti biliari è invece escreta la biliverdina che colora in un caratteristico verde brillante/acido le deiezioni degli animali a digiuno.

Altri enzimi su cui il clinico si soffermerà per meglio valutare la situazione metabolica saranno le transaminasi, ALP, GGT, LDH.

Alcuni più sensibili altri più specifici, nell’insieme danno comunque un quadro completo del metabolismo, degli eventuali danni muscolari, alle via biliari o addirittura di gravi lesioni cellulari.

Tutto il quadro biochimico comunque concorre nel definire la salute o una problematica a un apparato o a vari sistemi, dato che un organismo non è un semplice insieme di organi, bensì un complesso sistema interconnesso.

Manualità e stress possono giocare brutti scherzi

I valori devono però essere sempre interpretati insieme ai risultati di una buona anamnesi e un’accurata visita clinica.

Durante l’esame clinico le stesse manualità possono però interferire falsando i risultati.

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Stress, cattura in voliera, traumi, situazioni di campionamento non ottimali possono causare, ad esempio, rialzi significativi di glucosio e creatin chinasi, che devono possibilmente essere ricampionati e reinterpretati.

Il rialzo patologico di questi valori, ovviamente associati ad altri più specifici, possono indicare gravi malattie come diabete, problemi cardiaci, lipidosi epatica, grave malnutrizione e cachessia (ovvero consumo delle masse muscolari).

Nei colombi viaggiatori infatti un digiuno prolungato di 4 giorni, paradossalmente causa un’iperglicemia compensatoria.

Parametri associati per una corretta diagnosi

Nell’esame biochimico altri parametri possono essere associati anche in un secondo momento per valutare meglio le condizioni del paziente aviare.

Per accreditare un sospetto di patologia al muscolo cardiaco si può associare la titolazione della troponina 1, non sempre fattibile in tutti i comuni laboratori.

Per valutare correttamente una glicemia, escludendo come accade nell’uomo o nei mammiferi una curva glicemica, che per alcuni uccelli poco confidenti si tradurrebbe in stress, si può in parte ovviare esaminando il valore di fruttosamina.

Infine, in soggetti particolarmente obesi e a rischio sia cardiaco che epatico si dovranno tener conto anche di trigliceridi e colesterolo.

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L’alimentazione del riccio africano https://www.animalidacompagnia.it/alimentazione-del-riccio-africano/ https://www.animalidacompagnia.it/alimentazione-del-riccio-africano/#respond Fri, 25 Oct 2024 13:57:43 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56340 Nel riccio africano un'alimentazione bilanciata e varia è fondamentale per la sua salute fisica e per il suo benessere generale. Vediamo cosa deve esserci nella sua dieta.

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Il riccio africano (Atelerix algirus) è sempre più diffuso come animale domestico e la sua alimentazione in cattività è fondamentale per garantire la sua salute e il suo benessere.

In natura, questi animali sono principalmente insettivori, ma in cattività la loro dieta deve essere diversificata e bilanciata.

L’alimentazione del riccio allevato in ambiente domestico

Una base di proteine

La dieta ideale per un riccio africano dovrebbe comprendere una base di proteine animali.

Le proteine da offrire sono da ricercarsi negli insetti; è possibile offrire grilli, tarme della farina, camole del miele (poche perché ad elevato contenuto di grassi), lombrichi, larve delle mosche soldato e molti altri.

Il lombrico e le larve delle mosche soldato sono fondamentali per il loro elevato contenuto di calcio.

Questi insetti da pasto sono reperibili nei negozi di animali oppure sui siti online dove sono venduti prodotti per rettili.

Le proteine sono essenziali per sostenere la crescita e la salute generale dell’animale e devono rappresentare dal 30 al 50% della dieta giornaliera.

È importante evitare insetti raccolti in natura, poiché potrebbero essere contaminati da pesticidi.

Gli insetti possono anche essere messi in cassette con all’interno un po’ di terra per favorire la ricerca e l’attività fisica quotidiana.

Oltre agli insetti, i ricci africani possono beneficiare di alimenti complementari.

Si possono includere piccole quantità di carne magra cotta, come pollo o tacchino, senza condimenti.

Tuttavia, la carne non dovrebbe costituire la parte principale della loro dieta.

Altri tipi di alimenti

La verdura fresca deve essere integrata giornalmente e anche una piccola quota di legumi è fondamentale per aggiungere una parte proteica vegetale.

Una volta a settimana si può somministrare frutta, uova cotte e ricotta (ovviamente in piccole quantità).

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Negli ultimi anni sono stati sviluppati alimenti commerciali specifici per ricci africani.

Questi mangimi però non sempre sono adeguatamente bilanciati, per questo è consigliabile scegliere prodotti di alta qualità, evitando quelli ricchi di cereali, poiché i ricci hanno una bassa tolleranza agli zuccheri e ai carboidrati complessi.

L’alimentazione con i mangimi per cani e gatti non è consigliata, al massimo si può fare una piccola integrazione settimanale con un cibo per gatti light.

Acqua sempre a disposizione

L’acqua fresca e pulita deve essere sempre a disposizione.

I ricci africani non bevono grandi quantità di acqua, ma è essenziale che possano idratarsi quando necessario.

In natura, ottengono una parte dell’acqua dai loro alimenti, quindi l’idratazione deve essere monitorata con attenzione.

Sono animali pasticcioni e grandi quantità d’acqua in ciotola spesso vengono rovesciate.

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Come e quando alimentare il riccio africano

È cruciale prestare attenzione a porzioni e frequenza dei pasti.

Un adulto dovrebbe essere alimentato circa una volta al giorno, mentre i giovani potrebbero aver bisogno di più pasti.

Essendo un animale notturno la cosa ideale è somministrare i pasti verso il crepuscolo (dopo le 17) per permettergli di riposare tranquillamente durante il giorno.

Il sovrappeso è un problema comune nei ricci in cattività; quindi, è importante controllare il peso dell’animale regolarmente.

In sintesi, l’alimentazione del riccio africano in cattività richiede una cura particolare e una conoscenza approfondita delle sue esigenze nutrizionali.

Una dieta bilanciata e variegata non solo promuove la salute fisica, ma contribuisce anche al benessere generale dell’animale.

Con le giuste attenzioni, il riccio africano può vivere una vita lunga e sana in cattività.

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Il nostro rapporto speciale con il gatto: amore e cura https://www.animalidacompagnia.it/il-nostro-rapporto-speciale-con-il-gatto-amore-e-cura/ https://www.animalidacompagnia.it/il-nostro-rapporto-speciale-con-il-gatto-amore-e-cura/#respond Sun, 20 Oct 2024 09:50:55 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56324 Protezione, cura e attenzione ai suoi bisogni e comportamenti naturali permettono di creare un profondo rapporto di amore e reciproco affetto con il nostro gatto.

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Il gatto a oggi è l’animale più presente nelle case degli italiani, con un ruolo affettivo cruciale nel nucleo familiare, dove è circondato dall’amore dei suoi componenti.

Negli anni si è spesso detto che gatto e proprietario non potessero legare davvero, poiché questo affascinante felino è un animale autonomo e incapace di corrispondere il medesimo attaccamento affettivo.

Recentemente si è però sfatato questo mito. Si è visto infatti che i mici instaurano un rapporto molto profondo con il proprio umano, soprattutto se le azioni nei suoi confronti sono guidate da una buona capacità di rispetto dei suoi bisogni.

protezione amore gatto

L’amore per il gatto e i modi di dimostrarlo

La cura e le cure

Ruolo fondamentale per i membri umani nei confronti del loro gatto è quello di essere protettori della sua salute sotto tutti i punti di vista, e qualunque sia lo stile di vita della famiglia.

Per questo è importante pianificare le visite dal Medico veterinario per i vari controlli di salute, i protocolli terapeutici e per verificare che tutto vada al meglio.

Il gatto infatti solitamente non mostra facilmente situazioni di dolore o malattia, finché la situazione non è abbastanza critica.

Che tipo di cat owner sei?

Prima di adottare un felino in casa, è giusto informarsi sulla migliore gestione dell’animale e la compatibilità con il proprio stile di vita.

Non a caso, si parla molto anche negli ultimi anni della tipologia dei proprietari e del loro rapporto complesso e meraviglioso con i gatti: dal cat owner più “spensierato” e propenso a lasciare il proprio pet libero di girovagare, fino al “preoccupato” che non vuole assolutamente concedere uscite senza controllo.

Ognuno ha un proprio approccio, che però può essere sempre migliorato per adattare al meglio i bisogni sia del micio che propri.

Se vuoi scoprire che tipo di proprietario sei puoi cliccare su Dimmi com’è il tuo gatto e ti dirò chi sei | My Happy Pet e avere utili informazioni e spunti sul rapporto con il tuo amico a 4 zampe e su come proteggere il tuo gatto al meglio.

Comportamenti e bisogni naturali in sicurezza

Bisogna essere però capaci di leggere i comportamenti dell’amico felino e rispettarne i bisogni e la natura, apprendendoli da professionisti esperti, come il Medico veterinario di riferimento.

Ad esempio, tutti i gatti sono propensi alla caccia, quindi necessitano della possibilità di poter soddisfare questo bisogno anche in ambiente esterno; fondamentale è quindi parlare di protezione antiparassitaria e sicurezza del gatto.

Bisogna ovviamente valutare il contesto in cui si vive, che sia una città trafficata pericolosa o una zona più tranquilla, per decidere quanto e come lasciar uscire il micio da casa.

Sicuramente, in aree altamente urbanizzate i pericoli sono molto più elevati; pertanto, si deve valutare di implementare le sue attività di stimolazione e gioco in casa per non portarlo a vivere stressato e annoiato.

E se il gatto non esce mai di casa? Bisogna comunque ricordare che rimane, anche se in misura ridotta, esposto al rischio parassitologico, visto che è sufficiente una piccola preda come una lucertola o un uccellino sul balcone, o che scavi nei vasi delle piante, o conviva con un cane o anche solo abbia accesso alle scarpe dei membri umani di casa per infestarsi con dei parassiti.

gatto dal veterinario

E, magari, mettere così a rischio la sua famiglia umana, in quanto molte delle patologie trasmesse da parassiti sono zoonosi.

Quindi avere un micio è un rischio? Assolutamente no! Anzi, un gatto in casa porta amore, gioia, spensieratezza e quel buon relax che dà nell’osservarlo mentre si muove sinuoso o quando fa le fusa per ottenere le coccole.

Protezione e amore

Ma un’adozione è sempre una responsabilità e non bisogna sottovalutare i possibili pericoli riguardo la salute, per cui è necessario attuare protocolli protettivi per evitare di esporre a rischi il micio e anche la propria famiglia.

Chi ama, protegge e si prende cura!

Rivolgiti sempre al Veterinario per qualunque dubbio o necessità sulla cura e benessere del tuo gatto.

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Il pitone reale e l’importanza dell’arricchimento ambientale https://www.animalidacompagnia.it/pitone-reale-e-arricchimento-ambientale/ https://www.animalidacompagnia.it/pitone-reale-e-arricchimento-ambientale/#respond Wed, 16 Oct 2024 07:13:41 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56301 Spesso trascurato, l'arricchimento ambientale del terrario per il pitone reale è un aspetto essenziale per la sua salute e il suo benessere. Vediamo come realizzarlo.

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Il pitone reale (Phyton regius), spesso scelto per la sua bellezza e la sua natura relativamente tranquilla, è una delle specie di serpenti più popolari tra gli appassionati di rettili, che talvolta trascurano però un aspetto cruciale: l’arricchimento ambientale del terrario.

Come tutti gli animali domestici, anche il pitone infatti richiede cure specifiche, ma anche un ambiente adeguato a garantire il suo benessere e fondamentale per la sua salute fisica e psicologica.

Perché fare arricchimento ambientale per il pitone

Per arricchimento ambientale si intende l’insieme di strategie e pratiche volte a migliorare la qualità della vita degli animali in cattività.

Per i pitoni, questo significa creare un habitat che simuli le loro condizioni naturali, fornendo stimoli fisici e mentali che incoraggiano comportamenti naturali, come arrampicarsi, nascondersi e cacciare.

Stimolazione fisica

I benefici dell’arricchimento per il pitone sono molti. La prima è sicuramente la stimolazione fisica in quanto i pitoni sono animali attivi e curiosi.

Offrire elementi come rami, rocce e piante artificiali favorisce il loro esercizio fisico.

La possibilità di arrampicarsi ed esplorare riduce il rischio di obesità e problemi muscolari.

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Stimolazione mentale

L’arricchimento stimola anche un comportamento naturale consentendo ai pitoni di esprimere comportamenti innati.

Creare nascondigli con scatole o tunnel simula il loro habitat selvaggio, così che possano cercare rifugi per sentirsi al sicuro.

Questo aiuta a ridurre lo stress e l’ansia aumentando di molto il benessere psicologico; infine, aiuta la stimolazione mentale.

L’inserimento di oggetti nuovi e variabili nel terrario aumenta la curiosità del pitone.

L’istinto della caccia

Utilizzare alimenti nascosti in giocattoli interattivi può incoraggiarlo a “cacciare”, rendendo i pasti più stimolanti e interessanti.

Questo è esattamente quello che farebbero in natura, ovvero la ricerca continua di prede con cui saziarsi.

Questo tipo di arricchimento previene l’inappetenza da noia.

Come creare il giusto arricchimento ambientale per il pitone reale in 4 punti

Per arricchire l’ambiente del pitone si possono seguire alcune semplici linee guida.

Varietà di nascondigli

Offrire diversi tipi di rifugi, come caverne di legno o contenitori di plastica, favorisce il pitone a scegliere dove sentirsi al sicuro.

Elementi naturali

Integrare elementi naturali come rami e rocce ed assicurarsi che siano ben puliti e privi di parassiti, aiuta a creare un habitat il più vicino a quello che è per lui si trova in natura.

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Spostamenti regolari

Cambiare la disposizione degli oggetti nell’habitat ogni tanto può stimolare la curiosità dell’animale.

Cibo interattivo

Nascondere il cibo in luoghi diversi o utilizzare contenitori che richiedono sforzo per accedere al cibo possono aumentare l’attività motoria e mentale del pitone.

Salute e benessere del pitone allevato in ambiente domestico

Investire tempo e risorse nell’arricchimento ambientale del pitone è essenziale per la sua salute e il suo benessere.

Un habitat stimolante non solo migliora la qualità della vita del serpente, ma contribuisce anche a creare un legame più profondo tra l’animale e il suo proprietario.

Prendersi cura del proprio pitone significa offrirgli un ambiente che rispecchi le sue esigenze naturali, promuovendo così un’esperienza di coabitazione soddisfacente e gratificante.

Infine, è importante ricordare che un animale felice e non stressato sarò un animale più sano e vivrà più a lungo.

Per tutti i consigli di gestione ideali per il vostro pitone reale è consigliabile rivolgersi sempre a un Medico veterinario esperto in rettili.

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Animali e autismo: quando la relazione è curativa https://www.animalidacompagnia.it/animali-e-autismo-quando-la-relazione-e-curativa/ https://www.animalidacompagnia.it/animali-e-autismo-quando-la-relazione-e-curativa/#respond Mon, 14 Oct 2024 10:31:22 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56292 Esseri senzienti e non giudicanti, pazienti e desiderosi di mettersi in relazione, gli animali possono essere coinvolti in interventi assistiti in caso di autismo. Alcuni casi sono più predisposti.

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I bambini e i ragazzi che presentano un disturbo del neurosviluppo che rientra nello spettro dell’autismo possono trovare utili stimoli sensoriali, empatici, creativi e conoscitivi in attività guidate con animali.

La relazione con esseri non giudicanti ma senzienti, pazienti, desiderosi di connettersi in relazione come lo sono gli animali coinvolti negli interventi assistiti (IAA), aiuta questi giovani ad aprirsi e trovare un canale comunicativo.

Le famiglie si trovano spesso in difficoltà nel gestire la vita quotidiana e nel trovare le attività più indicate e utili per il loro bambino o adolescente, proprio perché l’autismo non è una malattia o una condizione semplice e schematizzata, bensì una divergenza nel neurosviluppo.

Non esistendo “un autismo” ma un intero spettro variabile di disturbi, divergenze, diversità, potenzialità, capacità e preferenze dei singoli soggetti, le attività o gli stessi animali, nel caso si optasse per un percorso di IAA, sono diversi.

Le strutture che propongono percorsi di psicoterapia, supporto, aiuto dovrebbero quindi conoscere le varie opportunità terapeutiche e le attività collaterali e complementari utili per migliorare il benessere del singolo e della famiglia e, al tempo stesso, per conseguire seppur con strade e modi diversi gli obiettivi educativi e “speciali” auspicati, fornendo le giuste informazioni alle famiglie.

Cosa sono gli IAA e come si può accedere

Il percorso co-terapeutico mediato dall’animale è disciplinato in Italia, primo paese al mondo ad aver riunito in un codice normativo definizioni e regole precise su questo argomento, dalle Linee Guida nazionali del 2015.

I professionisti che operano nel settore devo aver conseguito una precisa formazione, devono costantemente aggiornarsi.

Il binomio coadiutore-animale inoltre deve essere costantemente rivalutato per individuarne punti di forza, criticità e idoneità ai progetti.

L’attività con animale può essere svolta sia a domicilio che in strutture idonee, in reparti ospedalieri o a scuola, in singolo o piccolo gruppo.

Le diverse possibili attività

A seconda dell’equipe coinvolta, degli obiettivi e del tipo di attività svolte con gli animali possono essere messe in atto attività assistite con animali ludico-ricreative (AAA), in cui sia importante il benessere, la serenità, la relazione giocosa che comunque porta a importanti stimoli sensoriali, emozionali, motori, cognitivi da consolidare e generalizzare nella vita quotidiana e di relazione.

A scuola in classe, in piccolo gruppo o in singolo, si possono organizzare con insegnati, educatori, pedagogisti, neuropsichiatra e ovviamente binomio uomo-animale percorsi di educazione assistita con animali (EAA) con intenti più precisamente educativi, di integrazione, dove non si dimentica comunque gioco e benessere.

attività assistita animali bambini e cane (1)

Infine, in reparto ospedaliero o struttura dedicata con l’animale si possono ottenere straordinari risultati nella sfera motoria, emozionale, cognitiva, relazionale, logopedica attraverso le terapie assistite con animali (TAA).

In tutte e 3 queste queste attività è fondamentale e deve sempre essere presente in équipe il veterinario esperto e adeguatamente formato che deve valutare l’animale dal punto di vista clinico e comportamentale, suggerendo le attività su cui concentrarsi e le criticità a cui prestare attenzione per non causare pericoli o malessere all’animale coinvolto.

Le famiglie rivolgendosi alle scuole, alle strutture dove il figlio/a è già seguito dal punto di vista neuropsichiatrico, ad associazioni che operano nel settore possono ottenere informazioni sulle varie attività che le attuali buone pratiche propongono tra cui anche quella che un tempo era definita “pet therapy”, ma che oggi è decisamente più evoluta e richiede un grande sforzo e preparazione da parte dei professionisti coinvolti.

Sul portale Digital Pet sono riportati i coadiutori con qualifica ufficiale e regione di appartenenza.

Le attività possono essere sia a pagamento, sia a carico del servizio sanitario (almeno qualche seduta), e le famiglie possono quindi accedere a queste informazioni e valutare le opportunità.

Quali cani possono essere coinvolti nelle attività con utenti autistici?

Il cane per la sua co-evoluzione millenaria al fianco degli uomini ha sviluppato caratteristiche che ne fanno un ottimo compagno di vita, in grado di instaurare una relazione appagante e psicologicamente “curativa”.

Studi effettuati durante le attività di IAA hanno dimostrato, ad esempio, la riduzione di livelli di cortisolo (ormone dello stress), l’aumento di ossitocina (in particolare durante lo scambio di sguardi tra utente e cane), la riduzione della pressione sanguigna e dell’arousal (condizione di allerta del sistema nervoso in risposta a stimoli esterni), con miglior controllo delle emozioni.

I cani in genere più coinvolti in progetti con bambini e ragazzi affetti da autismo sono i Retriever (Golden, Labrador) o cani da riporto, quali animali predisposti al contatto fisico, al gioco, all’affabilità anche con estranei.

cane bambino autismo

Anche i cani da pastore risultano molto adeguati in questo ruolo e con essi i cani che hanno sviluppato un’attitudine al contatto visivo con il loro referente (il coadiutore, in questo caso) anche a distanza: piccoli gesti, sguardi, intesa perfetta sono basilari per condurre in sicurezza un’attività con utenti talvolta complicati.

Un cane ideale in questo contesto deve quindi essere dotato di una buona tempra, che gli consenta di affrontare situazioni impreviste, arousal medio, ovvero reattivo ma non eccessivamente agitato ed energico, un carattere stabile.

Pet therapy non vuol dire adottare un cane

La relazione con un proprio animale è certamente la cosa più appagante, ma un cane di proprietà non è un animale che “fa pet therapy”.

Sarebbe come affermare che ascoltare una sinfonia di Mozart in poltrona è musicoterapia.

È certamente una buona cosa adottare un animale da compagnia, ma data la criticità, la situazione particolare, lo stile di vita deve essere ancor più una scelta consapevole, mirata e guidata.

Prima dell’adozione va interpellato un Medico veterinario, per meglio capire quale razza o incrocio o tipologia di cane sarebbe più adeguato, in quale allevamento o canile ci si dovrebbe indirizzare, come comportarsi a casa e come educare, non addestrare, il nuovo membro della famiglia, affiancando in modo attivo il bambino/ragazzo.

Le sedute di IAA in caso di autismo sono contestualizzate e programmate, e si lascia spazio alla spontaneità degli attori (canee utente), ma occorre un piano preciso di obiettivi, modalità, valutazioni.

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Il grifone, storia del suo ripopolamento in Italia https://www.animalidacompagnia.it/il-grifone-storia-del-suo-ripopolamento-in-italia/ https://www.animalidacompagnia.it/il-grifone-storia-del-suo-ripopolamento-in-italia/#respond Sun, 13 Oct 2024 08:21:17 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56280 Uccello spazzino simile a un avvoltoio, il grifone sopravvive oggi in Italia grazie ad alcuni progetti di ripopolamento. Vediamo alcuni aspetti peculiari di questo incredibile rapace.

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Rapace appartenente alla famiglia degli accipitridi, uccello spazzino dall’aspetto tipico di un avvoltoio, il grifone è a oggi ritenuto a rischio minimo di conservazione in Italia, grazie ai vari progetti di salvaguardia.

Biologia del grifone

Il grifone pesa dai 7 ai 12 kg, apertura alare di 2,4-2,8 m e lungo circa 95 cm.

La testa e il collo sono prive di piume sviluppate: è presente solo un piumino sufficiente a proteggere la cute, ma che consente e facilita l’introduzione del becco e, se necessario, anche della testa all’interno delle carcasse di cui si nutre.

Anche il collare di piume alla base del collo è fatto per proteggere il resto del piumaggio da sangue o resti di cibo.

Le narici sono molto marcate, ma conformate in modo da consentire anche in questo caso l’aspirazione di materiale contaminato.

Il piumaggio è di colore bruno, più scuro in fase giovanile, con coda corta e quadrata.

Si riproducono in gennaio-febbraio, depongono un unico uovo e si occupano del pullo fino all’età di 120 giorni.

I grifoni sono animali longevi: l’aspettativa di vita è di circa 30-40 anni, mentre la maturità sessuale è raggiunta intorno ai 5-7 anni di età.

coppia_grifone_italia

Comportamento dei grifoni

Il grifone è un abile volatore, in particolare sfrutta per le sue ricognizioni le correnti termiche ascensionali, restando quindi in volo per parecchi chilometri senza sbattere le ali e arrivando anche a 6.000 metri di quota.

La vita in stormo

Sono uccelli che vivono preferibilmente in stormi. Ogni grifone rimane fedele alla sua colonia e soprattutto al luogo dove vive e si riproduce.

La vita in stormo riveste la chiave del successo di questo rapace non predatore: la numerosità del gruppo consente una maggiore o migliore attività di ricerca.

Se la colonia conta pochi individui, la tattica di ricognizione prevede una perlustrazione ad alta quota per poter scansionare un territorio maggiore.

Se invece il numero dei componenti della colonia è più elevato, è possibile eseguire un volo a quota minore con maggior minuzia di particolari e comunicazione tra individui.

L’ottima vista di questi rapaci consente agevolmente l’individuazione di una carcassa o movimenti di altri uccelli o animali spazzini, facilitando quindi la ricerca del cibo.

stormo_grifoni

Comportamento alimentare particolare

Come accennato inizialmente i grifoni sono animali saprofagi: si nutrono esclusivamente di carogne di mammiferi di grandi dimensioni, come ungulati selvatici e domestici come ovini e caprini.

Il comportamento alimentare e tutta la fisiologia di questi grandi rapaci è particolare.

Una volta individuata la carcassa lo stormo di grifoni inizia la discesa lenta, con ampi giri attorno all’area, che serve sia per richiamare altri grifoni, sia per scongiurare il pericolo di altri grossi predatori.

Raggiunta a terra la carcassa avvengono alcune scaramucce tra individui per definire l’ordine del pasto.

I rituali sono abbastanza standardizzati: i più affamati e spavaldi compiono una tipica camminata per intimorire gli avversati definita dagli etologi “passo di parata”, dove il soggetto avanza verso l’avversario con collo teso, penne scapolari arruffate e mostra alternativamente gli artigli delle zampe.

Raggiunto l’obiettivo il vincitore sale sulla carcassa apre le ali e assume la postura del “sovrano”, tutti gli altri contendenti attendono quindi che si nutra per primo.

Il pasto non dura mai per troppo tempo, 20-30 avvoltoi riescono a ripulire completamente la carcassa di una pecora in meno di mezz’ora.

Se il cadavere è abbastanza fresco, gli avvoltoio iniziano a cibarsene dagli orifizi naturali, raggiungendo in breve le ossa che sono completamente scarnificate.

Al termine del pasto gli uccelli si occupano del piumaggio che deve essere perfettamente ripulito.

I grifoni sono in grado di digiunare anche per 2-3 settimane.

Talvolta capita che al termine del pasto alcuni grifoni rigurgitino del cibo.

Questi uccelli possono infatti ingerire fino a 2 kg di carne, ma appesantendosi troppo non possono riprendere il volo, così si alleggeriscono rigurgitandone una parte.

Habitat e distribuzione del grifone in Italia

In Italia circa 300 esemplari di grifone sono stati censiti in Sardegna, ma hanno dovuto sopravvivere a un accanito bracconaggio e a vari tentativi di avvelenamento (mediante bocconi sparsi in modo doloso per uccidere altri predatori).

Anche la carenza di luoghi di sopravvivenza ricchi di cibo a loro indispensabile, ovvero carogne di grandi animali predati o morti per cause accidentali, gli incendi e ovviamente l’alterazione dell’habitat hanno contribuito al decremento della specie in natura.

In Sicilia gli ultimi esemplari sono scomparsi a causa dei bocconi avvelenati sparsi nei luoghi di frequentazione.

Sempre in Italia si sono ottenuti ottimi risultati mediante reintroduzione controllata del grifone in Sicilia nel Parco dei Nebrodi, in Calabria nel massiccio del Pollino, in Piemonte, in Abruzzo sul Monte Velino e sul Gran Sasso, e in Friuli Venezia Giulia nella riserva del Lago di Cornino.

Parecchie coppie si sono involate in varie zone e sono state quindi osservate anche sulle Dolomiti, Marmolada, Parco del Gran Paradiso e nel 2024 anche il Garfagnana.

In Europa e nel bacino del Mediterraneo i grifoni sono nidificanti in Marocco, Algeria, Spagna, Grecia, Turchia, Iran e Iraq, Serbia, Slovenia.

Sono stati infine reintrodotti anche in Francia nel Massiccio Centrale.

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Il degu del Cile: alimentazione e allevamento in ambiente domestico https://www.animalidacompagnia.it/il-degu-del-cile-alimentazione-e-allevamento/ https://www.animalidacompagnia.it/il-degu-del-cile-alimentazione-e-allevamento/#respond Fri, 11 Oct 2024 08:19:09 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56270 Animale curioso e intelligente, il degu è un roditore originario delle zone aride del Cile. Scopriamo di più sul suo comportamento e la sua alimentazione.

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Il degu (Octodon degus) è un roditore originario del Cile, noto per la sua vivacità e intelligenza.

Questo piccolo animale, che può raggiungere i 25-30 centimetri di lunghezza, è caratterizzato da un corpo agile, una pelliccia marrone-grigiastra e una coda lunga e pelosa, simile a quella di un criceto.

È diventato sempre più popolare come animale domestico grazie al suo comportamento curioso e sociale.

In natura, i degu vivono in colonie nei cespugli e nelle aree secche del Cile, dove scavano tunnel e costruiscono tane.

Sono animali diurni e, perciò, sono attivi durante il giorno.

Il loro comportamento sociale è affascinante: vivono in gruppi, creando forti legami tra i membri, e comunicano attraverso vocalizzazioni, espressioni corporee e odori.

Questo aspetto sociale li rende adatti a vivere in gruppo anche in cattività, dove è consigliabile avere almeno due degu per garantire il loro benessere.

Alimentazione del degu

La dieta del degu è principalmente erbivora e si basa su fieno e poche verdure.

alimentazione_degu

Hanno bisogno di elementi ad alto contenuto di fibra. È fondamentale evitare cibi ricchi di zuccheri per garantire una buona salute intestinale.

La somministrazione di una dieta equilibrata è essenziale per la loro salute e l’accesso costante all’acqua fresca è imprescindibile.

Malattie del degu

Il degu in cattività soffre moltissimo di patologie dentali legate a cattiva alimentazione; quindi è fondamentale alimentarlo correttamente per farlo vivere a lungo e felice.

La prevenzione è molto utile: una dieta adeguata, un ambiente pulito e una regolare attività fisica aiutano a mantenere il degu in buona salute.

Sono consigliabili anche dei controlli periodici veterinari da un medico specializzato in piccoli mammiferi.

Gestione del degu in ambiente domestico

Per ospitare un degu è necessario fornire una gabbia spaziosa e sicura, con ripiani e tunnel per incoraggiare il movimento.

L’ambiente deve essere arricchito con materiali per la masticazione e oggetti da esplorare.

La temperatura ideale è compresa tra 18 e 24 gradi, evitando correnti d’aria e sbalzi termici.

Piccole attenzioni e cure

Il degu ha una particolarità deve essere fatto maneggiare dai bambini piccoli con cautela in quanto se si spaventano possono perdere l’involucro cutaneo della coda.

In pratica si stacca e rimane la coda “nuda” che può causare molto dolore all’animale.

Nel giro di pochi giorni va in necrosi e si stacca, perdendola per sempre.

Insomma, il degu del Cile è un animale affascinante e adatto a chi cerca un compagno vivace e interattivo.

La loro personalità curiosa e il loro comportamento sociale rendono la convivenza con loro un’esperienza gratificante.

Con la giusta cura e attenzione, questi piccoli roditori possono vivere fino a otto anni, offrendo compagnia e gioia a lungo termine.

Scegliere di adottare un degu richiede impegno, ma il legame che si crea con questi animali vale ogni sforzo.

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Toelettatura invernale, la cura corretta del pelo del cane in autunno e inverno https://www.animalidacompagnia.it/toelettatura-invernale-la-cura-corretta-del-pelo-del-cane-in-autunno-e-inverno/ https://www.animalidacompagnia.it/toelettatura-invernale-la-cura-corretta-del-pelo-del-cane-in-autunno-e-inverno/#respond Mon, 07 Oct 2024 14:46:12 +0000 https://www.animalidacompagnia.it/?p=56261 Scopri come prenderti cura del pelo del tuo cane o gatto durante la stagione fredda. Consigli utili su bagni, tosature e prevenzione dei parassiti.

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Chi ha detto che con l’arrivo dell’autunno possiamo finalmente rilassarci e trascurare la cura del pelo del nostro cane o gatto?

Sbagliato! Scopriamo insieme perché questa convinzione è errata.

Proprio come noi abbiamo bisogno di abiti più pesanti e di una skincare specifica per affrontare il freddo, anche i nostri amici a quattro zampe richiedono attenzioni particolari.

Nella stagione fredda di quali cure ha bisogno il pelo di cane e gatto?

Bagni, tosature e antiparassitari: scopriamo insieme tutto ciò che c’è da sapere per mantenere il pelo del nostro cane o gatto bello e sano anche durante l’inverno.

Antiparassitari: devo continuare a fare la profilassi antiparassitaria anche in autunno e inverno?

Sì, purtroppo i parassiti vivono tutto l’anno e tutto l’anno possono infestare il nostro amico peloso e le nostre case, oltre che causare svariate problematiche di salute.

È quindi utile e necessario l’utilizzo di un buon antiparassitario messo tutto l’anno.

Solo così potrà proteggere la salute del nostro cane o gatto.

Bagni: in autunno e inverno i cani e i gatti devono essere lavati anche se le temperature si abbassano e hanno freddo?

Un pelo pulito e ordinato trattiene il calore corporeo e permette quindi di mantenere meglio e in salute i nostri cani e gatti.

Un po’ come noi che se abbiamo i capelli sporchi sentiamo freddo alla testa, ecco anche per i nostri amici pelosi succede più o meno la stessa cosa.

lavaggio_pelo_cane

Un pelo sporco tende infatti ad agglomerarsi e a far sentire più freddo.

Per quanto riguarda i lavaggi bisogna specificare che sia i professionisti toelettatori che i proprietari a casa utilizzano acqua calda per lavare i nostri beniamini.

Inoltre, l’ambiente nel quale ci si appresta al lavaggio sarà anch’esso adeguatamente riscaldato.

L’animale non avrà quindi problemi nel lavaggio, ma bisognerà piuttosto fare molta attenzione ad asciugare velocemente il mantello e la cute e a non esporre al freddo l’animale finché non riprenderà la temperatura ambientale.

Non lasciate mai ad asciugare all’aria il vostro amico peloso, soprattutto davanti a stufe, camini, stufette elettriche, ecc.

In questo caso potrebbero ustionarsi senza rendersene conto e avere comunque il pelo vicino alla cute ancora bagnato.

Il pelo umido a contatto con la cute calda permette il formarsi incontrollato di batteri nocivi ed è per questo che tanti proprietari si lamentano dell’odore sgradevole già dopo poche ore dal bagno.

Non è il lavaggio che è stato fatto male, bensì l’asciugatura che non è stata completata.asciugatura_pelo_caneSe non si asciuga perfettamente la cute, potrebbero insorgere malattie della pelle come dermatiti, eczemi, piaghe, ecc., causate proprio dalla proliferazione eccessiva dei batteri in questo ambiente caldo-umido.

Ricordati quindi di asciugare sempre molto bene il tuo cane o gatto se fai il bagno a casa.

Se invece non ti senti in grado puoi affidarti alle mani esperte di un toelettatore professionista che saprà restituirti un 4 zampe perfettamente pulito, asciutto e profumato.

Tosature: i cani in autunno e inverno si tosano? Non hanno freddo?

Tosare non vuol dire depilare! La parola tosatura significa tagliare il pelo di un animale con l’ausilio di attrezzature elettriche o manuali atte a velocizzare il lavoro.

Da questa definizione ne deduciamo che non verrà eliminato tutto il pelo, ma si potrà decidere la lunghezza da accorciare e quella da lasciare sul corpo.

Affidandoti alle sapienti mani di un toelettatore professionista potrai ottenere il risultato desiderato:

  • puoi accorciare anche solo le lunghezze delle frange di 2 centimetri sul tuo Setter che durante le passeggiate porta a casa tutti i ricci di castagne;
  • puoi accorciare belle corte le sole frange delle zampe del tuo Cocker che ti impegna almeno 1 ora di asciugatura ogni volta che la passeggiata si fa sotto alla pioggia (o dentro alle pozzanghere come abitudine dei Cocker);
  • puoi chiedere al tuo toelettatore di fiducia di tosare corto, ma non troppo il tuo amato Barboncino di oltre 15 anni, che oramai non regge più la spazzolatura, oppure puoi chiedere di tagliare a forbice solo mezzo centimetro del magnifico pelo bianco del tuo Bichon solo nella zona igienica.

tosatura_pelo_cane

La decisione di tosare o meno quindi dipende da diversi fattori, come la razza del cane, la lunghezza del pelo, le condizioni di salute del soggetto e le necessità del cliente stesso.

Come puoi vedere le possibilità sono tante e nessuna implica la tosatura a pelle del tuo amico peloso quindi, affidarsi a un toelettatore professionista può essere la soluzione migliore per trovare il giusto equilibrio e garantire il benessere del tuo amico a quattro zampe.

Articolo di Chety Meggiorini (www.letermedifido.it) docente ACAD Confcommercio

Acad-loghiPer informazioni: www.acadmilano.it; acad@unione.milano.it; tel. 02 7750216

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