Interesse crescente per gli animali selvatici: ruoli e significati

Recenti indagini dell’Ue attestano che per otto persone su dieci il danno alla biodiversità è un problema molto serio a livello globale e l’attenzione alla natura appare come un nuovo valore.

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L’attenzione nei confronti della fauna selvatica è sensibilmente aumentata negli ultimi anni: gli animali selvatici a vita libera attraverso il loro valore estetico-culturale e socio-economico sono in grado di caratterizzare in modo esclusivo un territorio e, di fatto, la sua biodiversità, oltre che la sua cultura.

Animali selvatici, ambiente e clima: un trinomio imprescindibile

Tra le motivazioni che hanno indotto un crescente interesse verso questi temi vi è certamente la maggior presenza di queste specie sul territorio.

In questo senso, non è possibile parlare di fauna selvatica a vita libera senza parlare di ambiente e clima.

I cambiamenti subiti, negli ultimi decenni, dai territori montani e di pianura hanno determinato una serie di modificazioni degli habitat che condizionano l’attuale quadro demografico delle popolazioni di animali selvatici.

Nei territori alpini, ad esempio, allo spopolamento della montagna è conseguito l’abbandono dei pascoli e degli alpeggi e la perdita della loro regolare manutenzione.

La mancanza di custodi dell’ambiente ha quindi inevitabilmente favorito il naturale avanzamento del fronte boscoso, che ha riconquistato spazi alpini-collinari e periurbani determinando una modificazione del mosaico ambientale che, da un punto di vista naturalistico, ha favorito alcune specie, tra cui alcuni ungulati selvatici.

Se pensiamo nello specifico ai bovidi (camoscio e stambecco) e ai cervidi (capriolo, cervo e daino), dopo una fase di forte crescita demografica avvenuta a partire dal dopoguerra, queste popolazioni hanno oggi raggiunto buone densità in gran parte delle Regioni alpine, determinando la nascita di nuove problematiche come incidenti stradali e danni all’agricoltura.

Non solo. Nell’ultimo periodo abbiamo assistito in diverse Regioni al ritorno dei predatori naturali dal grande valore conservazionistico, quali il lupo (Canis lupus), la lince (Lynx lynx) e l’orso bruno (Ursus arctos).

Un processo di ricolonizzazione che ha avuto per ogni specie una storia diversa e che comunque, in molte occasioni, ha determinato la nascita di conflittualità connesse alla gestione e alla convivenza della fauna a vita libera con la popolazione umana, gli animali domestici, le attività agro-zootecniche e con l’ambiente urbano, generando anche problematiche emergenti.

“La natura incontaminata non è un lusso ma una vera necessità”

Accanto a tutti questi aspetti si deve considerare che gli animali selvatici sono una biorisorsa disponibile sul territorio che può assumere una notevole importanza anche in logiche di turismo, come già ampiamente dimostrato in molti Paesi extra-europei, dove la biodiversità selvatica rappresenta un potenziale da poter valorizzare in modo sostenibile, con strategie imprenditoriali innovative in grado di dare respiro a territori di montagna e piccoli paesi poco abitati.

Oggi, nell’era post-moderna ipertecnologica, anche a causa della perdita del rapporto diretto con la natura, l’uomo ha manifestato un crescente interesse per tutte le tematiche legate all’ambiente e alla fauna selvatica.

Dopotutto già a fine ‘800, il naturalista americano John Muir affermava che per l’uomo “la natura incontaminata non è un lusso ma una vera necessità“.

FONTE: La Settimana Veterinaria

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