Anche gli uccelli hanno i loro rituali funebri: dalle ghiandaie alle gazze

È singolare pensare che delle vocalizzazioni degli uccelli simili a quelle che evocano la presenza di un predatore possano essere riconducibili a rituali funebri. Ma alcune ricerche svelano singolari osservazioni nel mondo alato.

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Le osservazioni legate ai rituali funebri che seguono una perdita non sono comuni solo tra i mammiferi. Tra gli uccelli, uno degli esempi più noti e affascinanti riguarda il caso del corvo americano (Corvus brachyrhynchos), che risponde alla morte del conspecifico anche se non conosciuto.

È stato dimostrato, infatti, che la visione di un corpo appartenente a un corvo deceduto innesca un meccanismo di difensiva nei confronti degli altri conspecifici.

La ghiandaia invece risponde alla presenza di un corpo deceduto della stessa specie così come se fosse un predatore: richiami di allarme e di aggregazione si osservano riprodotti nello stesso modo utilizzato nelle situazioni di alto rischio.

Le ghiandaie si pongono quindi in circolo e iniziano con le tipiche vocalizzazioni che richiamano altri membri. Si crea un vero e proprio coro di ghiandaie intorno al corpo della ghiandaia senza vita.

Anche le gazze (Pica pica) tendono a emettere molte vocalizzazioni quando uno dei componenti del gruppo decede improvvisamente.

Probabilmente le vocalizzazioni hanno in questo caso il compito di servire come allarme o chiamata di avvertimento, o sotto un altro punto di vista come un rituale cerimoniale: una forma di assemblea rumorosa intorno a un conspecifico deceduto.

Il significato dei rituali funebri negli uccelli

È singolare pensare che delle vocalizzazioni simili a quelle che evocano la presenza di un predatore possano essere riconducibili a rituali funebri.

Eppure, se si tiene in conto la bassa considerazione nei confronti dei conspecifici al di là del periodo dell’accoppiamento e della cura della prole, si può giustificare con maggiore facilità un comportamento totalmente differente rispetto a specie altamente prosociali come gli elefanti e i cetacei.

Quindi, se ci si sofferma sui diversi comportamenti sociali di queste specie, è possibile spiegare più facilmente come la risposta dei conspecifici davanti alla morte non sia legata alla socialità, ma bensì all’allarme o all’avvertimento.

Per queste specie è più importante avvertire per la presenza di un pericolo piuttosto che esplorare il corpo.

Eppure, alcune ricerche riportano alcune osservazioni totalmente discordanti su questo aspetto.

Le gazze, infatti, sono state osservate anche in altri atteggiamenti come quello nell’atto di portare erba a fianco del corpo del conspecifico deceduto e rimanere vigili per alcuni secondi prima di volare via.

È ormai chiaro come il lutto potrebbe non avere lo stesso significato per tutte le specie.

Per alcune specie, infatti, il riconoscimento di un membro del gruppo deceduto potrebbe avere una grande importanza in termini di sopravvivenza, poiché il corpo può fornire delle informazioni su possibili pericoli legati a predatori o alla presenza di patogeni.

FONTE: LaSettimanaVeterinaria

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