“Perché l’occhio del mio cane non è più trasparente?” È una di quelle domande che qualsiasi proprietario si sarà fatto almeno una volta nella vita. Difatti, un’evenienza abbastanza comune, caratterizzata da un cambiamento di colore dell’occhio dei nostri amici a quattro zampe, è la perdita di trasparenza della superficie oculare, spesso riferita come “appannamento” od opacamento.
Tutti i proprietari sanno che gli occhi del cane e del gatto devono essere trasparenti e brillanti e che quindi la presenza di una qualsiasi colorazione dell’occhio costituisce un campanello d’allarme.
I colori atipici che possono essere acquisiti dall’occhio sono fondamentalmente due: “rosso” e “bianco o azzurro”.
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Occhio non più trasparente o bianco del cane: le cause
L’ “occhio bianco”, invece, può essere dovuto al glaucoma oppure ad una condizione di frequente riscontro nella pratica clinica, la cheratite.
Si tratta di un generico processo infiammatorio a carico della cornea, le cui cause scatenanti possono essere varie:
- le cheratiti traumatiche sono legate ad un danno di tipo fisico ricevuto dalla cornea dei nostri amici animali, come ad esempio il cane che giocando in casa va ad impattare contro il divano, la pallina che rimbalza nell’occhio, un filo d’erba che entra nell’occhio mentre il cane sta correndo nel prato, un ramoscello di siepe che gratta la superficie dell’occhio mentre il cane caccia le lucertole, piccoli granelli di terra o sabbia che vanno a finire nell’occhio (per gli animali scavatori), un corpo estraneo nell’occhio (es: forasacco), eccetera.
- Nel periodo estivo sono più frequenti le cheratiti attiniche, legate all’esposizione eccessiva a raggi ultravioletti del sole, che può causare, oltre alla secchezza della superficie oculare legata all’evaporazione delle lacrime, la perdita di trasparenza.
- Le cheratiti da agenti chimici sono legate all’azione corrosiva di sostanze acide ed alcali sulla superficie oculare, come ad esempio alcuni tipi di spray comunemente presenti nelle nostre abitazioni: deodoranti ambientali (i gatti soprattutto sono attratti da questo tipo di profumatori), i prodotti chimici utilizzati per la pulizia delle superfici, profumi e deodoranti. In alcuni casi, come nell’evenienza di cani presenti nei luoghi di lavoro, anche prodotti singolari, come solventi per vernici (nel caso di cani da guardia in officine meccaniche o carrozzerie) oppure calcestruzzo, possono provocare l’opacamento della cornea.
- A differenza dell’uomo, nei nostri amici a quattro zampe sono rare le cheratiti primariamente dovute ad agenti biologici (come batteri, funghi, virus e protozoi), mentre questi rappresentano dei contaminati frequenti in corso di ulcera corneale, per la cui trattazione si rimanda al contributo specifico già presente nella sezione del sito.
Indipendentemente dalla causa scatenante, in base alla profondità delle lesioni le cheratiti possono essere classificate in superficiali o profonde.
Quelle superficiali interessano solo gli strati più superficiali della cornea e guariscono, a volte anche spontaneamente, senza lasciare alcuna traccia o cicatrice.
Le cheratiti profonde, invece, possono lasciare porzioni di cornea non perfettamente trasparenti con conseguente possibile riduzione dell’acuità visiva (nel caso in cui l’opacamento vada a ricadere al centro del campo visivo).
In alcuni casi, le cheratiti sia superficiali che profonde, se non adeguatamente trattate, posso esitare nelle ulcere corneali.
Cosa fare?
Se i nostri amici a quattro zampe potessero parlare, ci riferirebbero il principale segno clinico della cheratite e cioè la sensazione di corpo estraneo.
Proprietario e Medico Veterinario possono però percepire i segni clinici oggettivi della cheratite, cioè epifora (eccessiva lacrimazione oculare), fotofobia (tendenza a preferire ambienti poco illuminati), blefarospasmo (chiusura forzata delle palpebre), congiuntivite (l’infiammazione della congiuntiva oculare), presenza di ferite e lesioni caratteristiche della cornea e presenza di ammassi di globuli bianchi, visibili ad occhio nudo, all’interno dello spessore della cornea.
La diagnosi di queste condizioni cliniche avviene con la raccolta dell’anamnesi e con l’esame oftalmologico, che è in grado di mettere in evidenza lesioni caratteristiche dell’una o dell’altra forma di cheratite ed aiuta il Medico Veterinario nella scelta del protocollo terapeutico più indicato.