Aggressività del gatto: come riconoscere i segnali d’allarme

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aggressività del gatto
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Nei confronti dell’uomo l’aggressività del gatto si manifesta spesso anche in forma di aggressività da contatto. In questi contesti, l’animale può dare inizio all’interazione con i proprietari tollerando il contatto e le interazioni fisiche, per poi attaccarli e morderli senza preavviso mentre questi lo stanno accarezzando.

In queste situazioni, il gatto afferra l’amico umano con gli artigli delle zampe anteriori e scalcia con quelle posteriori.

Questo comportamento viene definito “aggressività associata all’interazione con l’essere umano”: il gatto si comporta amichevolmente finché il proprietario è distante, ma diventa aggressivo improvvisamente se entra in contatto fisico con la persona, in particolare durante le carezze.

Il tutto può iniziare con il gioco, ma poi il piccolo felino si sovreccita e inizia a graffiare arrivando a infliggere delle ferite anche piuttosto profonde.

I gatti che manifestano questi comportamenti sono apparentemente amichevoli e desiderosi di contatto prima che inizi l’attacco vero e proprio; quest’aspetto disorienta il proprietario che li descrive infatti come soggetti imprevedibili.

In realtà appena prima che inizi l’attacco il gatto modifica il suo comportamento: si irrigidisce, porta le orecchie indietro fino ad appiattirle sulla testa, le pupille si dilatano e la coda viene mossa a scatti.

Il proprietario riferisce che il gatto è come in stato confusionale o in preda al panico.

Spesso il comportamento della persona non fa poi altro che aumentare l’eccitazione e l’aggressività del gatto: il cercare di sottrarre la mano, urlare e reagire aggressivamente crea delle reazioni istintive nel gatto, che possono essere di difesa o di predazione, tali da portare un ulteriore incremento dell’intensità dell’aggressione.

Dopo l’aggressione, il piccolo felino spesso manifesta dei comportamenti alternativi come il grooming: inizia a leccarsi e pulirsi il pelo, come per scaricare la tensione e lo stress avuto nell’interazione con il proprietario.

Gli studiosi ipotizzano che la soglia di tolleranza alle manipolazioni di questi soggetti sia bassa per una mancanza di abitudine al contatto con le persone durante le prime fasi di vita del gattino.

Il periodo di socializzazione del gattino avviene tra le due e le sette settimane di vita. In questa fase il micino impara a riconoscere come normali gli stimoli ambientali e a socializzare correttamente sia con le persone sia con gli altri animali e gatti.

Un’alterazione di questa fase può portare a un comportamento alterato nel felino adulto. La madre e i fratellini insegnano al gattino l’inibizione al morso e al graffio retraendo le unghie.

Un gattino che non ha la possibilità di stare con la madre e i fratellini durante questa fase così importante potrà non essere in grado di giocare e di interagire in maniera adeguata con le persone, graffiando e mordendo senza rendersi conto di fare male.

Non è raro che questo comportamento sia associato anche a manifestazioni comportamentali da frustrazione che si presentano frequentemente in gattini svezzati dalle persone: è il caso, per esempio, del gatto che si innervosisce e graffia se il proprietario non è pronto a dargli da mangiare o ad aprigli una porta.

Un’altra ipotesi all’origine del problema potrebbe essere data delle terminazioni nervose del dolore che si sovrappongono a quelle del tatto creando delle situazioni di forte eccitazione e fastidio nel gatto, quando viene accarezzato.

In diversi casi, questo tipo di aggressività, si presenta insieme a un’altra patologia comportamentale chiamata iperestesia felina, in cui compaiono comportamenti strani e privi di motivazioni: corse senza motivo per la casa, arricciamento della cute e ipersensibilità al tocco.

Non esistono delle predisposizioni di razza o di sesso: il comportamento può comparire in egual misura in soggetti appartenenti a razze diverse, sia maschi sia femmine.

A prescindere dalle cause di questo comportamento, attualmente in esame e sotto studio, è importante abituare il piccolo felino in maniera graduale al contatto con le persone: accarezzarlo solo quando si avvicina lui e per brevi periodi, facendo attenzione a interrompere le carezze prima che il gatto inizi ad agitarsi.

È importante non mettergli le mani sulla pancia e non sollevarlo da terra prendendolo in braccio, ma aspettare che sia lui a scegliere quando salire in braccio.

Qualsiasi approccio con il gatto va comunque riservato a un momento di tranquillità e non a uno di agitazione del piccolo felino o di particolare confusione in casa, come per esempio quando i bambini giocano o sono presenti delle persone estranee.

È possibile ricorrere a una terapia comportamentale per far sì che il gatto associ le interazioni con il proprietario, in particolar modo le carezze, a un qualcosa di positivo.

In questi casi, se associato al comportamento aggressivo si registra una forte componente di paura nel piccolo felino, può essere necessario ricorrere anche a un supporto farmacologico.

AGGRESSIVITÀ DEL GATTO: SEGNALI D’ALLARME

  • È importante imparare a leggere il linguaggio posturale del proprio gatto: se inizia a irrigidirsi, se porta le orecchie indietro, se le pupille si dilatano, o se inizia muovere la coda a scatti, dobbiamo interrompere tutte le interazioni con lui.
  • È importante non insegnare al gattino a giocare con le nostre mani o con i nostri piedi. Per le attività ludiche usiamo solo giochi o comunque oggetti.
  • È importante che il gattino stia con la mamma e i fratellini nel suo primo periodo di vita, in modo da insegnargli a inibire il morso e a retrarre le unghie per non graffiare.
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