Uno studio dedicato ai gatti e ai parassiti che possono colpirli, promosso da MSD Animal Health, rivela risultati inaspettati.
Quasi 6 gatti su 10 risultano affetti da almeno una specie di parassita.
Questo significa che oltre il 50% dei gatti domestici alberga almeno un parassita, localizzato all’esterno, come nel caso di pulci e zecche, o all’interno come nel caso dei vermi intestinali o respiratori.
Sono questi alcuni dei principali risultati emersi dalla ricerca svolta grazie al contributo non condizionato di MSD Animal Health con il coinvolgimento di tutti i Dipartimenti di Parassitologia Veterinaria dei 13 poli universitari distribuiti sull’intero territorio nazionale.
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Una panoramica sulla presenza dei parassiti nei gatti
Lo studio ha permesso di ottenere una panoramica aggiornata su scala nazionale della prevalenza dei parassiti esterni e interni nel gatto.
Il 22% dei gatti analizzati è risultato affetto da endoparassiti, ossia parassiti interni.
Invece, il 15% degli animali da ectoparassiti, ossia quelli esterni, e il 21% da entrambi.
Dati elevati che rappresentano un monito a seguire tutti i protocolli di prevenzione e trattamento, per garantire la salute dei nostri amati felini, ma anche delle loro famiglie e dell’ambiente, sempre in ottica One Health.
L’indagine si basava su un campione di 987 gatti di entrambi i sessi e di tutte le età.
La loro provenienza era diversa (colonia, gattile, casa), anche per l’area geografica (nord, sud, centro).
Lo stesso valeva per il loro stile di vita (prevalentemente al chiuso, prevalentemente all’esterno, esclusivamente all’esterno).
Non esiste una stagione dei parassiti per i gatti
Dall’analisi dei risultati è emerso come non è più possibile parlare di stagionalità o “stagione a rischio per parassiti”, per via del fenomeno delle alterazioni stagionali.
I parassiti, nello specifico i parassiti esterni come pulci e zecche, presenti un tempo solo in alcuni periodi dell’anno, riescono oggi a sopravvivere molto più a lungo.
Per questo è richiesto un controllo e un trattamento dell’animale per tutti i 12 mesi dell’anno.
Per questo motivo, la durata dello studio è stata di 15 mesi.
Inoltre, è stato chiesto ai vari Dipartimenti di arruolare un numero costante di animali ogni mese, in modo da poter valutare proprio il fattore stagionalità.