Anche in piena attività il riccio è un gran dormiglione: di giorno può dormire anche 12 ore filate, svegliandosi all’imbrunire per andare a caccia, al sicuro dai molti predatori.
In inverno, invece, il suo metabolismo si rallenta notevolmente: la temperatura corporea scende fino a raggiungere quella esterna (ma non scende mai sotto i 4 gradi), respirazione e battiti cardiaci sono ridotti all’estremo: 20 pulsazioni al minuto (in attività invece sono circa 120/min) e gli atti respiratori scendo a 10 al minuti.
Il riccio in letargo si sveglia solo ogni 30 giorni per alimentarsi o per incrementare la temperatura corporea.
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Il riccio vive circa 8-10 anni
In natura i ricci hanno una aspettativa di vita che si aggira sui 8-10 anni, ma pericoli, inquinamento, cambiamenti climatici e dell’habitat oltre ad opere umane che incidono abbassandone drasticamente la sopravvivenza (3 anni), possono aver bisogno di una attenzione in più.
Nei giardini si possono favorire lasciando qualche catasta di legno, riparo, tronco cavo in cui questi animali possono creare indisturbati una tana.
Come aiutare un riccio ferito o in pericolo?
I ricci, come tutti gli animali selvatici, sono programmati da Madre Natura per agire nel migliore dei modi per assicurare la sopravvivenza dell’individuo e della specie, ma talvolta l’uomo può dare una mano per favorire o soccorrere questi importanti regolatori dell’ecosistema.
Altro consiglio prezioso è quello di tenere sotto controllo gatti o cani con istinti predatori, per evitare attacchi o ferite anche mortali, attenzione mentre si bruciano foglie secche o stoppie, non lasciare scoperte e incustodite bacinelle colme di acqua, secchi o piscine in cui i ricci posso annegare.
E se ritrovate un riccio ferito o in condizioni di pericolo la cosa migliore è segnalarlo alle autorità competenti per un recupero e un soccorso in strutture idonee come i tanti CRAS o Strutture specializzate nella cura e riabilitazione dei ricci europei, comunque non tentate mai un “fai da te”.