Le tortore contano in tutto il globo più di 300 diverse specie, dalla più comune e diffusa tortora dal collare orientale, divenuta specie alloctona e quindi comune abitante di parchi e giardini, alle più minute e variopinte specie esotiche.
Vediamo di seguito le specie più adatte all’allevamento e reperibili in commercio.
Indice dei contenuti
Tortora dal collare domestica (Streptopelia risoria).
È la più comune e docile fra le specie allevate, Il colore varia dal grigio sfumato con dorso più scuro e ventre chiaro.
Caratteristico il collare scuro alla base del collo. Ne sono state selezionate mutazioni di colore nocciola o bianche. Morfologicamente presentano coda lunga, testa piccola, corpo lungo circa 30 cm.
I sessi non sono distinguibili. Caratteristiche importanti di questa specie è la capacità di bere senza dover alzare la testa dalla ciotola e la produzione del “latte del gozzo”, nutrimento per i nidiacei tipico dei colombi.
La coppia può deporre più volte l’anno in genere 1-2 uova che schiudono dopo 15-20 giorni. Il maschio corteggia la femmina con un rituale caratteristico “a passo di danza”.
Non occorre alcun documento per la detenzione.
Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaoto).
È la tortora più comune, visibile anche libera in europa e Africa del nord. Caratterizzata da piumaggio grigio sul dorso e ali color caffè-latte con caratteristica striscia nera alla base del collo.
I sessi si distinguono poco (maschio leggermente più grande: 150 gr. contro i 125 g della femmina, ma possono esserci individui con pesi simili di sesso opposto). È molto docile ma necessita di grandi spazi, va quindi ospitata in voliere con nidi e vegetazione.
Il possesso va denunciato alle province di residenza.
Tortora diamantina (Geopella cuneata).
Originaria dell’Australia è una delle più piccole allevate: misura circa 15 cm. Ne sono state selezionate varie colorazioni: ancestrale grigio, argento, isabella, albino, blu, marrone-rossastro. Facilmente distinguibili dalle altre tortore per le macchie bianche con alone nero sulle copritrici delle ali. I sessi si differenziano per alcune caratteristiche lievi: il maschio ha iride e area di cute attorno all’occhio di un colore rosso molto acceso, la femmina è più rosata, inoltre le macchie sulle ali sono più nette nel maschio che presenta anche colori più brillanti.
Si adattano bene a vivere in voliera anche con altri piccoli passeriformi. Essenzialmente granivore necessitano di voliera con nidi a cestello a parte libera con pochi posatoi o rami dove poter volare.
Tortora striata o t. sparviero (Geopelia striata).
Anch’essa originaria di Australia, Filippine e nuova Guinea. E’ un po’ piu grande della guttata : 22 cm di cui 10 sono rappresentati dalla coda. Presenta striature orizzontali su tutto il corpo, la colorazione è grigia – marrone. Può ibridarsi con la tortora diamantina.
Tortora smeraldina (Chalcophaps indica)
Diffusa in India e Filippine, viene talvolta importata per la bellezza degli esemplari a corpo rosso – marrone e ali verdi brillanti. Non va confusa con la tortora smeraldina africana (Chalcospilos Wagle ) che è decisamente più piccola (50-70 gr. di peso) e presenta una colorazione grigio-rosato sul corpo con due macchie verde metallico sulle ali.
Entrambe in natura si nutrono di semi di erbe prative, bacche ma anche insetti. Vanno dunque integrate camole della farina o altri piccoli insetti nella dieta.
Tortora del capo o maschera di ferro (Oena capensis).
Originaria del sud Sahara e penisola arabica, è facilmente riconoscibile per in netto dimorfismo sessuale: maschio a petto, gola e faccia color nero intenso, femmina invece a capo grigio – azzurro.
Il resto del corpo è di colore grigio.
Tortora tamburina (Tympanistria tympanistria).
Anche questa tortora è reperibile in commercio ed è facilmente allevata. È originaria della Sierra Leone, Uganda ed Etiopia.Si riconosce per il piumaggio bruno – olivastro, fronte, gola e petto bianchi.
Per approfondire in commercio si trovano alcuni libri monotematici su specie e alimentazione di questa specie di uccelli. Associazioni di appassionati iscritti alla FOI (Federazione Ornitologica Italiana) o studiosi delle varie specie zootecniche si possono reperire anche nel web. Un sito interessante è quello di : www.agraria.org
Alimentazione della tortora
Soprattutto granivore, alcune specie necessitano integrazione con bacche o piccoli insetti.
È importante fornire i vari alimenti separati in varie mangiatorie: semi specifici per tortore (semi piccoli di erbe prative e graminacee oppure tritate grossolanamente come mais o risone), grit (utile per fornire calcio carbonato e favorire la digestione meccanica dei semi), cibo fresco tipo: verdure (indivia, lattuga, cicoria piselli, mais tenero tipo per insalate ben risciacquato), erbe prative (centocchio, tarassaco, piantaggine, miglio).
La vaschetta contente cibo fresco va vuotata e pulita giornalmente per evitare residui avariati o contaminati da batteri e muffe.
Sfarinati, pastoni o biscotti non vanno somministrati a questi animali perché non riescono a cibarsene a causa della conformazione del becco.
La gabbia adatta alla tortora
Tortore di piccole dimensioni come le diamantine possono essere ospitate in gabbiette delle dimensioni di 40x 60 x 40 cm di altezza, ma per tutte è da preferire una voliera di almeno 1,4 mt di base e 1,5 mt di altezza. Possono essere ospitate sia in casa che in giardino, preferendo una zona riparata da alberi.
I maschi nel periodo riproduttivo possono essere molto aggressivi, si consiglia quindi di allevare le tortore in coppia, ad eccezione delle specie piu’ piccole e mansuete come le tortore diamentine che possono convivere con un piccolo stormo. Rami naturali, nidi e ovviamente beverini e mangiatoie completano l’arredamento della voliera.
Riproduzione
Le tortore imbottiscono con cura i nidi e i supporti messi loro a disposizione con paglia, iuta, fibre vegetali, piume. La femmina depone 1-3 uova e inizia la cova, aiutata dal maschio.
La schiusa avviene in genere dopo 13- 20 giorni ( a seconda della specie), i piccoli inetti (nudi e ciechi) vengono imboccati nel nido per 15-30 giorni dapprima con il “latte del gozzo” oppure con il cibo più digeribile dai genitori, poi all’uscita da nodo per altre 2 settimane vengono imboccati ancora dai genitori con semi, ed educati a procurarsi il cibo, volare e comunicare con i propri simili.